Ed io tra di voi

di
genere
tradimenti

Nel gennaio del 2010, l'improvvisa e prematura morte di Veronica suscitò, tra i colleghi di mia moglie, una grande commozione. Veronica, una bella donna di quaranta anni, moglie di Luigi, impiegato nella stessa Filiale di Poste italiane, dove lavorava mia moglie, era stata stroncata, nel giro di un mese, da una terribile forma di leucemia fulminante e, devo dire, che pur conoscendola appena, anch'io rimasi colpito da quel tristissimo evento.
Mai avrei pensato, però, che la scomparsa di questa giovane donna avrebbe inciso così profondamente nella mia vita, fino al punto di cambiare totalmente il mio carattere, il mio modo di vedere la vita, il mio innato ottimismo.
Mia moglie Giulia ed io, compagni di liceo, ci eravamo fidanzati qualche mese prima della maturità; successivamente, lei aveva "tentato" un concorso alle Poste e lo aveva vinto, mentre io mi ero iscritto alla Facoltà di Economia e Commercio alla Bocconi di Milano. Giulia, dopo circa un anno dal suo concorso, era stata assunta e destinata ad una filiale in una cittadina della provincia di Milano.
Giulia ed io eravamo ritenuti una coppia affiatatissima; una coppia "gioiosa e giocosa"; ci piaceva la compagnia; ci piaceva divertirci; ci piaceva viaggiare, ma soprattutto condividevamo la solidarietà e l'altruismo verso chiunque avesse bisogno di un aiuto.
Un anno dopo la mia laurea, fui assunto in un importante studio di commercialisti di Milano; guadagnavo bene e, quindi, senza alcuna esitazione, Giulia ed io decidemmo di sposarci.
Il nostro modo di essere non cambiò con il matrimonio, anzi eravamo ancora più uniti; ci dicevamo tutto, anche le cose più stupide che ci capitavano e tra noi c'era grande complicità ed armonia e continuavamo la nostra vita sociale, sempre insieme e sempre molto "richiesti" da parenti ed amici, proprio per quel nostro modo gioioso ed ottimista di considerare gli eventi della vita.
Una coppia perfetta, dunque, fino alla morte della povera Veronica e alla conseguente disperazione del marito, collega di mia moglie.
Nell'ambiente lavorativo di mia moglie Giulia, formato da sette impiegati, tra cui tre uomini e quattro donne, tutti mostrarono grande affetto e vicinanza a Luigi che, i primi giorni dopo il lutto, versava in uno stato di grande prostrazione, ma in mia moglie scattò, verso il collega, qualcosa di anomalo ed esagerato:
Dopo circa dieci giorni dal triste evento, mia moglie, per la prima volta, mi chiese se ero d'accordo ad invitare Luigi a cena da noi, affinché si sentisse meno solo. Non solo ero d'accordo, ma le dissi che mi sembrava una buona idea; quale migliore occasione per dimostrargli il nostro affetto e la nostra solidarietà? Luigi venne a cena da noi ed io mi prodigai per cercare di distrarlo il più possibile dai suoi tristi pensieri. Purtroppo, però, già da quella prima volta, mi fu difficile iniziare qualsiasi discorso, perché Luigi e mia moglie, cominciarono a parlare tra loro di fatti relativi al loro ambiente di lavoro e mi trovai a stare zitto per quasi l'intera serata. Non feci cenno a mia moglie di quella indelicatezza nei miei riguardi.
Passarono tre giorni da quella sera quando mia moglie mi "comunicò" che Luigi sarebbe venuto a cena da noi. Anche in questa seconda occasione, cercai di impastire qualche discorso, ma, di fatto, venivo immediatamente interrotto e ricominciavano a parlare tra loro. Cominciai ad infastidirmi e praticamente mi rassegnai all'isolamento che mi era riservato.
Pian piano, Luigi veniva a cena da noi quasi ogni sera; mia moglie a volte me lo "comunicava" con una telefonata in ufficio, molte altre volte, quando tornavo dal lavoro, trovavo Luigi già a casa nostra. Tra una portata e l'altra e a fine cena, se ne andavano fuori al balcone a fumare, ma si trattenevano molto più tempo della durata di una sigaretta.
Affrontai mia moglie, dicendole che la continua presenza di Luigi a casa nostra stava diventando anomala ed esagerata ed il suo atteggiamento verso questa persona mi sembrava che non corrispondesse ad un giusto sentimento di solidarietà umana. Mia moglie si adirò molto, rinfacciandomi che la mia sensibilità ed il mio altruismo erano falsi, perché adesso, difronte alla tragedia del suo amico, mi dimostravo insensibile ed egoista.
Dopo questa lite, le cose non cambiarono molto, ma forse peggiorarono: spesso, la sera, trovavo Luigi a casa nostra; altre volte, mia moglie mi comunicava che andavano a cena fuori perché lui voleva parlare da solo con lei, vergognandosi di me.
Un giorno, durante una cena a casa nostra, mentre tornavo dal bagno nella sala da pranzo, ebbi l'impressione che mia moglie e Luigi, si tenessero per mano. Fu in quella occasione, non so perché, che ricordai la canzone di Aznavour " Ed io tra di voi": "Ed io, tra di voi, se non parlo mai, ho visto già tutto quanto. Ed io, tra di voi, capisco che ormai la fine di tutto è qui".
Quella sera affrontai nuovamente Giulia, questa volta le parlai anche del mio disagio, del mio malessere e di come cominciavo a sentirmi totalmente trascurato da lei. Anche questa volta fece l'offesa; anche questa volta mi disse che ero un grande egoista e concluse dicendo: "tu una moglie ce l'hai; lui no!"
Le cose, con Giulia, cominciarono ad andare male; non tanto perché si litigasse continuamente, ma perché cominciammo a non parlare più. Anche il sesso, sempre straordinario tra di noi, praticamente si annullò: è vero, io non la cercavo più, ma, contrariamente al passato, non mi cercava più nemmeno lei. Stavo diventando triste e malinconico; praticamente stavo diventando un'altra persona. Ma anche mia moglie non era più quella che avevo amato e che ancora amavo.
Le visite di Luigi a casa nostra si diradarono a circa due volte la settimana, ma negli altri giorni, mia moglie, senza mai chiedermi se ero d'accordo, mi comunicava che cenavano insieme da qualche parte e ritornava a casa sempre più tardi.
Nel mese di luglio volli fare un tentativo per stare un po' da solo con Giulia, per cercare di recuperare un rapporto che si deteriorava ogni giorno di più: in concomitanza con le nostre ferie, affittai un appartamentino sulla riviera adriatica per due settimane. Mia moglie mi sembrò contenta ed i primi giorni mi illusi...Il giovedì della prima settimana, Giulia mi chiese se poteva invitare Luigi per il fine settimana. Questa volta mi arrabbiai sul serio! Giulia, le dissi, io mi sto sforzando di migliorare il nostro rapporto e per farlo ho bisogno di ritrovare mia moglie. Lo capisci? Capisci come mi stai trattando in questo periodo? Capisci come mi senta trascurato e non più desiderato da te? " Ma è solo un fine settimana" - rispose Giulia - si sente tanto solo, poverino e poi, l'ho già invitato ed arriva domani".
Non so perché, ma cercai di stare con loro il meno possibile: loro andavano al mare, io facevo lunghe passeggiate in bicicletta per smaltire un'incontenibile rabbia.
Quando tornammo a casa, la nostra vita, per me sempre più triste, continuò come quando eravamo partiti per le vacanze: Luigi spesso a cena a casa nostra; mia moglie e Luigi spesso a cena insieme, mi dicevano, in qualche ristorantino della zona. L'unica novità fu che un giorno incontrai Mario. Mario, collega di mia moglie, era un mio "vecchio" amico a cui ero legato da ricordi della nostra spensierata infanzia. Mario, quando mi vide, cambiò volto: "Gianni, mi disse, nei tuoi occhi leggo tanta tristezza e malinconia e conosco il motivo. Immagino che stai avendo problemi con Giulia e ti sono vicino; anzi, se ti può consolare, sappi che tutti i colleghi di tua moglie sono dalla tua parte. Ci conosciamo da tanti anni e ti voglio bene; cerca di uscire, in un modo o in un altro, da questa situazione. Tua moglie si è "spinta troppo oltre" e la solidarietà non c'entra nulla..."
Quelle parole, finalmente, mi fecero capire.
Quella sera Giulia tornò, dalla cena con il suo amico, alle due di notte ed io l'aspettai seduto sul divano. " Sei ancora sveglio? Potevi andare a letto" No, Giulia, le risposi, avevo bisogno di parlare qualche minuto con te. Voglio ricambiare tutto il male che mi hai fatto in questi otto mesi, con un regalo: da oggi, non dovrai più nasconderti per stare con il tuo "amico". Lui è vedovo e tu, da oggi, sei una donna libera. " Ma che cazzo stai dicendo, inveì Giulia, io non sono una donna libera, io sono sposata con te!" No, Giulia, risposi, tu da oggi non sei più sposata con me, perché domani avvierò le pratiche per la nostra separazione. "Ma non ti sembra di esagerare?" Esagerare? risposi, ma tu, ti rendi conto del male che mi hai fatto? Tu mi hai completamente isolato, trascurato, avvilito, intristito, fino al punto di modificare completamente il mio carattere altruista, gioioso, ottimista e fiducioso che facevano di me una persona amata e benvoluta da tutti. Come vedi, non ti ho parlato del tradimento fisico che pure c'è stato, perché, per me, è meno importante del tradimento della nostra complicità, del nostro dirci tutto... " Ma, perché parli di tradimento fisico, rispose Giulia che ormai cominciava ad agitarsi. Perché, tu con il tuo "amico" Luigi, ci sei stata anche a letto! " Ma che dici? Sì, una volta, ma è stato solo per generosità. Lui pensava di non riuscire a fare più l'amore con una donna; mi sono commossa, l'ho abbracciato e siamo finiti a letto; ma solo per generosità" Certo, risposi, solo per generosità...
Da domani, conclusi, non hai più bisogno di trovare queste puerili scuse; sei una donna libera! Giulia cominciò a piangere ed aggiunse: " Io non voglio essere una donna libera; io voglio stare con te" . Troppo tardi, conclusi, e poi io non sono più l'uomo che hai sposato: dopo questa esperienza, non mi fido più di nessuno; sono un uomo triste e solo. Ognuno per la sua strada.
Sono passati cinque anni: ho rivisto Giulia solo due volte; per la separazione e per il divorzio.
Nel primo anno della nostra separazione, Giulia, ogni sera mi scriveva un messaggio, chiedendomi di tornare da lei. Non ho mai risposto.
Il mio amico Mario, collega di Giulia, mi ha detto che la mia ex moglie non è mai stata più con Luigi e la sua vita, come la mia, è triste e vuota. Ho sbagliato? Dovevo perdonarla? Non lo saprò mai.

scritto il
2015-11-12
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