Regalo di compleanno
di
Diabolik
genere
etero
Questo racconto l'ho già pubblicato su un altro sito, ma visto che ci tengo molto ve lo voglio fare leggere... Che ne dite???
Avevo compiuto 18 anni da poco e, come capita a tanti ragazzi, avevo avuto le mie piccole ma assolutamente gratificanti (almeno fino a quel momento) esperienze sessuali.
Nella mia città quelli erano giorni di grande freddo, e per quel weekend era prevista altra neve.
Ero andato a scuola un pò triste e come al solito arrabbiato, perché non riuscivo a conquistare una ragazza che mi piaceva molto.
Dicevo che la mia vita sessuale sembrava appagante: una scopatina veloce e tante coccole.
Insomma non ero più vergine, ma poco ci mancava.
Alcuni mesi prima a casa dei miei genitori era comparsa una donna di nome Laura (una splendida americana) di cui mi ero perdutamente invaghito.
Lei era tutto quello che un maschio può desiderare: alta circa un metro e settantacinque, seno prosperoso (almeno una quarta), gambe da sogno, un culetto a mandolino che era uno spettacolo, delle labbra rosse sulle quali morire (parafrasando Battisti), e un paio di occhi, di un azzurro così intenso, nei quali perdersi era veramente facile.
Per dirla tutta, quanto di più eccitante avevo visto, anche se io ero troppo piccolo per essere da lei preso in considerazione.
Quel giovedì mattina i miei partirono per lavoro (sarebbero rientrati solo il successivo lunedì sera) e, come avevo detto poco sopra, io ero andato a scuola.
All’uscita pensavo di prendere il l’autobus per tornare a casa, quando ebbi una visione celestiale: Laura era lì davanti alla mia scuola, con un cappello nero a falde larghe e una pelliccia che arrivava fino a terra.
Quando la vidi, il fatto mi sembrò incredibile.
Lei mi venne incontro e mi diede un bacio quasi sulle labbra, e mi disse che i miei genitori le avevano chiesto di riaccompagnarmi a casa: la donna mi disse anche che, una volta saputo che era passato da poco il mio compleanno, lei aveva preso un piccolo regalo per me.
Dalla scuola a casa mia e dei miei genitori, quel giorno, a causa del traffico, ci mettemmo quasi un’ora, e fu un’ora passata a dirci cose di scarsa importanza e a parlare del tempo: lei ogni tanto si bagnava le labbra e mi faceva intravedere le sue bellissime gambe. Una volta superata all’incirca metà della strada, cominciò a nevicare e ogni minuto che passava la neve aumentava d’intensità.
Laura era serena e tranquilla, e mentre mi diceva che la neve le metteva addosso uno stato di grazia e di infinita dolcezza, mi accarezzava la gamba sinistra, sempre più vicino ai miei gioielli di famiglia.
Io abitavo in un grande comprensorio appena fuori la città, e quando entrammo dal cancello, per me fu come entrare nel paese delle favole.
Non c’era nessuno in giro, solo noi e il rombo della Porsche Carrera di Laura.
Arrivati davanti alla palazzina dove vivevo, dissi a Laura che forse era meglio che lei andasse via subito, visto quanto nevicava: ma Laura, con un’aria quasi di rimprovero, mi rispose che non se ne sarebbe andata via se prima non mi avesse dato il suo regalo.
Una volta saliti, Laura, non appena chiusa la porta d’ingresso, mi ci schiacciò contro e mi fece divaricare le gambe, cominciando a tastarmi le palle: poi mi disse di guardarla.
Si tolse il cappello e la pelliccia: sotto non aveva altro che un completino di pizzo rosso, con le mutandine a perizoma, e aveva anche una sensualissima giarrettiera che reggeva delle calze di seta anch’esse rosse:
Le scarpe avevano un tacco esageratamente alto e rendevano le sue caviglie incredibilmente arrapanti.
Lo smalto color prugna e il rossetto scuro completavano un quadretto che era quanto di più sensuale potessi immaginare.
Io indossavo dei jeans, e a un certo punto mi venne da pensare che uno dei bottoni la potesse colpire per quanto quella visione mi aveva eccitato.
Laura mi si avvicinò con fare da pantera, s’inginocchiò ai miei piedi, mi tirò giù i pantaloni e le mutande e si prese in bocca il mio cazzo, iniziando a farmi un favoloso bocchino: quando stavo ormai per venire, si tolse il cazzo dalla bocca, lo scappellò, avvicinò le labbra al mio membro ormai impazzito ed io le schizzai tutto il mio orgasmo sul suo bel viso, un viso stravolto dal desiderio e dal piacere che le aveva dato l’avermi fatto venire con così tanta energia.
Allora lei cominciò a ripulirmi il cazzo di tutto quello sperma, e una volta terminato, prese a farmi una dolcissima sega e a dirmi che era lei il mio regalo di compleanno, e che per tutto il weekend avremmo potuto fare sesso insieme: lei mi avrebbe insegnato tutto quello che sapeva, e che se io mi fossi dimostrato un bravo studente, il lunedì mattina sarei stato il più eccezionale degli amanti. Quello che segue è il racconto di quell’incredibile fine settimana a base di sesso.
Laura, in quella occasione, fu a dir poco dolcissima, come già vi ho detto: dopo avermi ripulito con molta attenzione la cappella, iniziò a farmi una lunga sega, molto lenta.
Poi mi disse di mettermi sdraiato, e fu proprio allora che scoprii di avere una certa particolare abilità, e cioè che la mia lingua sapeva dare piacere in maniera sublime.
Iniziai a leccarle la fica, e lei cominciò a mugolare di piacere, mentre con la bocca si dedicava di nuovo al mio cazzo completamente eretto; quando fu soddisfatta della mia erezione, Laura mi montò sopra e cominciò a muoversi su di me. Già in preda ad una forte eccitazione, dopo pochi istanti mi chiese di salire io sopra di lei: voleva che fossi io a dare il ritmo all’orgasmo che sopraggiunse di lì a poco, assolutamente devastante nella sua potenza.
Caddi di fianco a lei sul divano, esausto ma felice finalmente di provare quelle sensazioni così nuove ed intense.
Laura si alzò e disse cha mi andava a preparare una sorpresa.
Quando tornò indietro, mi bendò gli occhi con una sua calza e, per essere sicura che io non vedessi assolutamente nulla, proprio sugli occhi mi appoggiò le sue mutandine, così che io fossi inebriato anche dal profumo dai suoi umori.
Mi prese per il cazzo (letteralmente intendo dire) e mi portò in bagno dove aveva completamente riempito la vasca di acqua calda e un montagna di schiuma: nel vapore prodotto dall’acqua calda, avvertii l’aroma dello champagne e l’odore di ostriche, di caviale e di aragosta.
Laura mi disse che voleva farmi eccitare di nuovo velocemente: in realtà io ce lo avevo già duro, ma in quella situazione iniziai di nuovo un lungo avvicinamento verso l’ennesimo orgasmo.
E questa volta mi volle ancora più attivo.
Da quel momento e fino all’alba del giorno dopo, con alcune brevi pause, volle che io la scopassi nella fica.
La mattina del venerdì, quando lei si svegliò, io ancora dormivo.
Laura cominciò a leccarmi la pelle e poi iniziò a masturbarmi.
Io mi svegliai di colpo a quelle sollecitazioni.
Lei mi guardò, mi sorrise e poi m’infilò la lingua in bocca e cominciammo a pomiciare in maniera fantastica: quando si staccò, io le mostravo la mia più completa erezione.
Con lo sguardo compiaciuto, lei mi disse che era giunto il momento della mia ultima lezione; mi avrebbe insegnato a far godere una donna sodomizzandola.
La penetrazione anale !!
Lei voleva essere scopata nel culo !!
Non potevo credere alle mie orecchie: Laura voleva che io, proprio io, le penetrassi con il cazzo nel culo !!
Le dissi che ero disposto a fare qualunque cosa per lei e così iniziammo un eccitantissimo sessantanove: con la lingua non facevo altro che tormentarle il clitoride, mi sembrava di impazzire, e di tanto in tanto, ma con il passare dei minuti sempre più di frequente, cominciai a leccarle il buchetto del culo.
Ad un certo memento, dopo che lei mi era già venuta in bocca, mi supplicò di leccarle il culo: era impazzita, parlava in maniera assolutamente oscena, ma così incredibilmente eccitante…
Allora mi dedicai solo al suo ano, e quando lei me lo chiedeva le davo anche degli schiaffetti sulle natiche.
Al momento da lei stabilito, smise di spompinarmi l’uccello, e volle che la penetrassi da davanti, e nel frattempo mi chiese di dedicarmi al suo buchetto; mi disse di muovermi con molta calma e lentezza, e che uno dei segreti per rendere assolutamente indimenticabile la penetrazione anale è quello di mantenere il controllo di se stessi fino a quando non sei completamente dentro, e di attendere che lei ti abbia accettato dentro di se.
Laura era come impazzita, e mi guidava abilmente nella mia prima penetrazione: mi disse di leccarmi per bene il dito e di cominciare a spingerglielo dentro il culo, sempre con molta lentezza.
Quindi volle che inserissi un secondo dito, e così andammo avanti fino quando non mi disse di essere pronta a ricevere il mio cazzo dentro di se.
Allora Laura spinse la testa sul cuscino e spalancò ulteriormente le chiappe spingendole verso di me: io unsi con un olio particolare il mio uccello e poi ne versai un pò sul sedere di Laura, quindi accostai la cappella, e cominciai la mia lenta ma inesorabile penetrazione.
Più io entravo in lei,più lei urlava dal piacere e dal dolore.
Mi fermai un attimo e le chiesi se voleva che io uscissi, ma il suo no fu categorico: rimanemmo per quasi un minuto immobili, e quando la sentii rilassarsi cominciai a muovermi dentro di lei.
Trovarmi nel suo culo, stuzzicarle il clitoride con le dita e sentirla pronunciare porcate e volgarità a ripetizione fece si che io non riuscissi più a trattenermi: finalmente, ormai perso in quel gioco assolutamente fantastico, cominciai anch’io a dire oscenità di ogni tipo, fino al momento in cui le urlai che non ce la facevo più e che dovevo venire. Allora lei, senza alcuna esitazione, mi ordinò di venirle nel culo: a quel punto le assestai quattro colpi profondi e potenti, e poi le schizzai prepotentemente nel culo.
Fu assolutamente fantastico.
La sensazione di venirle dentro mi fece sentire incredibilmente bene.
Lei mi fece uscire con molta lentezza dal suo culo, e poi ci sdraiammo uno di fianco all’altra e ci demmo baci di sublime dolcezza.
Il lunedì mattina, Laura, fasciata in un paio di pantaloni di pelle nera attillatissimi, scese dalla macchina e mi diede un grande bacio in bocca: poi, rivolta alle mie compagne di classe, e soprattutto a quella che mi piaceva tanto, disse loro che erano fortunate ad avermi a loro disposizione.
Laura sparì dalla mia vita quella mattina stessa: non ebbi più occasione di fare sesso con lei.
Ma la sua mente perversa nel corso degli anni mi regalò molte scopate con donne intorno alla quarantina, donne bisognose di ritrovare fiducia nelle loro capacità sessuali.
Come quando, ormai ventenne, Laura mi presentò all’aeroporto Elisabetta.
Ma di questo, se volete, posso raccontare in un’altra occasione.
FINE
Avevo compiuto 18 anni da poco e, come capita a tanti ragazzi, avevo avuto le mie piccole ma assolutamente gratificanti (almeno fino a quel momento) esperienze sessuali.
Nella mia città quelli erano giorni di grande freddo, e per quel weekend era prevista altra neve.
Ero andato a scuola un pò triste e come al solito arrabbiato, perché non riuscivo a conquistare una ragazza che mi piaceva molto.
Dicevo che la mia vita sessuale sembrava appagante: una scopatina veloce e tante coccole.
Insomma non ero più vergine, ma poco ci mancava.
Alcuni mesi prima a casa dei miei genitori era comparsa una donna di nome Laura (una splendida americana) di cui mi ero perdutamente invaghito.
Lei era tutto quello che un maschio può desiderare: alta circa un metro e settantacinque, seno prosperoso (almeno una quarta), gambe da sogno, un culetto a mandolino che era uno spettacolo, delle labbra rosse sulle quali morire (parafrasando Battisti), e un paio di occhi, di un azzurro così intenso, nei quali perdersi era veramente facile.
Per dirla tutta, quanto di più eccitante avevo visto, anche se io ero troppo piccolo per essere da lei preso in considerazione.
Quel giovedì mattina i miei partirono per lavoro (sarebbero rientrati solo il successivo lunedì sera) e, come avevo detto poco sopra, io ero andato a scuola.
All’uscita pensavo di prendere il l’autobus per tornare a casa, quando ebbi una visione celestiale: Laura era lì davanti alla mia scuola, con un cappello nero a falde larghe e una pelliccia che arrivava fino a terra.
Quando la vidi, il fatto mi sembrò incredibile.
Lei mi venne incontro e mi diede un bacio quasi sulle labbra, e mi disse che i miei genitori le avevano chiesto di riaccompagnarmi a casa: la donna mi disse anche che, una volta saputo che era passato da poco il mio compleanno, lei aveva preso un piccolo regalo per me.
Dalla scuola a casa mia e dei miei genitori, quel giorno, a causa del traffico, ci mettemmo quasi un’ora, e fu un’ora passata a dirci cose di scarsa importanza e a parlare del tempo: lei ogni tanto si bagnava le labbra e mi faceva intravedere le sue bellissime gambe. Una volta superata all’incirca metà della strada, cominciò a nevicare e ogni minuto che passava la neve aumentava d’intensità.
Laura era serena e tranquilla, e mentre mi diceva che la neve le metteva addosso uno stato di grazia e di infinita dolcezza, mi accarezzava la gamba sinistra, sempre più vicino ai miei gioielli di famiglia.
Io abitavo in un grande comprensorio appena fuori la città, e quando entrammo dal cancello, per me fu come entrare nel paese delle favole.
Non c’era nessuno in giro, solo noi e il rombo della Porsche Carrera di Laura.
Arrivati davanti alla palazzina dove vivevo, dissi a Laura che forse era meglio che lei andasse via subito, visto quanto nevicava: ma Laura, con un’aria quasi di rimprovero, mi rispose che non se ne sarebbe andata via se prima non mi avesse dato il suo regalo.
Una volta saliti, Laura, non appena chiusa la porta d’ingresso, mi ci schiacciò contro e mi fece divaricare le gambe, cominciando a tastarmi le palle: poi mi disse di guardarla.
Si tolse il cappello e la pelliccia: sotto non aveva altro che un completino di pizzo rosso, con le mutandine a perizoma, e aveva anche una sensualissima giarrettiera che reggeva delle calze di seta anch’esse rosse:
Le scarpe avevano un tacco esageratamente alto e rendevano le sue caviglie incredibilmente arrapanti.
Lo smalto color prugna e il rossetto scuro completavano un quadretto che era quanto di più sensuale potessi immaginare.
Io indossavo dei jeans, e a un certo punto mi venne da pensare che uno dei bottoni la potesse colpire per quanto quella visione mi aveva eccitato.
Laura mi si avvicinò con fare da pantera, s’inginocchiò ai miei piedi, mi tirò giù i pantaloni e le mutande e si prese in bocca il mio cazzo, iniziando a farmi un favoloso bocchino: quando stavo ormai per venire, si tolse il cazzo dalla bocca, lo scappellò, avvicinò le labbra al mio membro ormai impazzito ed io le schizzai tutto il mio orgasmo sul suo bel viso, un viso stravolto dal desiderio e dal piacere che le aveva dato l’avermi fatto venire con così tanta energia.
Allora lei cominciò a ripulirmi il cazzo di tutto quello sperma, e una volta terminato, prese a farmi una dolcissima sega e a dirmi che era lei il mio regalo di compleanno, e che per tutto il weekend avremmo potuto fare sesso insieme: lei mi avrebbe insegnato tutto quello che sapeva, e che se io mi fossi dimostrato un bravo studente, il lunedì mattina sarei stato il più eccezionale degli amanti. Quello che segue è il racconto di quell’incredibile fine settimana a base di sesso.
Laura, in quella occasione, fu a dir poco dolcissima, come già vi ho detto: dopo avermi ripulito con molta attenzione la cappella, iniziò a farmi una lunga sega, molto lenta.
Poi mi disse di mettermi sdraiato, e fu proprio allora che scoprii di avere una certa particolare abilità, e cioè che la mia lingua sapeva dare piacere in maniera sublime.
Iniziai a leccarle la fica, e lei cominciò a mugolare di piacere, mentre con la bocca si dedicava di nuovo al mio cazzo completamente eretto; quando fu soddisfatta della mia erezione, Laura mi montò sopra e cominciò a muoversi su di me. Già in preda ad una forte eccitazione, dopo pochi istanti mi chiese di salire io sopra di lei: voleva che fossi io a dare il ritmo all’orgasmo che sopraggiunse di lì a poco, assolutamente devastante nella sua potenza.
Caddi di fianco a lei sul divano, esausto ma felice finalmente di provare quelle sensazioni così nuove ed intense.
Laura si alzò e disse cha mi andava a preparare una sorpresa.
Quando tornò indietro, mi bendò gli occhi con una sua calza e, per essere sicura che io non vedessi assolutamente nulla, proprio sugli occhi mi appoggiò le sue mutandine, così che io fossi inebriato anche dal profumo dai suoi umori.
Mi prese per il cazzo (letteralmente intendo dire) e mi portò in bagno dove aveva completamente riempito la vasca di acqua calda e un montagna di schiuma: nel vapore prodotto dall’acqua calda, avvertii l’aroma dello champagne e l’odore di ostriche, di caviale e di aragosta.
Laura mi disse che voleva farmi eccitare di nuovo velocemente: in realtà io ce lo avevo già duro, ma in quella situazione iniziai di nuovo un lungo avvicinamento verso l’ennesimo orgasmo.
E questa volta mi volle ancora più attivo.
Da quel momento e fino all’alba del giorno dopo, con alcune brevi pause, volle che io la scopassi nella fica.
La mattina del venerdì, quando lei si svegliò, io ancora dormivo.
Laura cominciò a leccarmi la pelle e poi iniziò a masturbarmi.
Io mi svegliai di colpo a quelle sollecitazioni.
Lei mi guardò, mi sorrise e poi m’infilò la lingua in bocca e cominciammo a pomiciare in maniera fantastica: quando si staccò, io le mostravo la mia più completa erezione.
Con lo sguardo compiaciuto, lei mi disse che era giunto il momento della mia ultima lezione; mi avrebbe insegnato a far godere una donna sodomizzandola.
La penetrazione anale !!
Lei voleva essere scopata nel culo !!
Non potevo credere alle mie orecchie: Laura voleva che io, proprio io, le penetrassi con il cazzo nel culo !!
Le dissi che ero disposto a fare qualunque cosa per lei e così iniziammo un eccitantissimo sessantanove: con la lingua non facevo altro che tormentarle il clitoride, mi sembrava di impazzire, e di tanto in tanto, ma con il passare dei minuti sempre più di frequente, cominciai a leccarle il buchetto del culo.
Ad un certo memento, dopo che lei mi era già venuta in bocca, mi supplicò di leccarle il culo: era impazzita, parlava in maniera assolutamente oscena, ma così incredibilmente eccitante…
Allora mi dedicai solo al suo ano, e quando lei me lo chiedeva le davo anche degli schiaffetti sulle natiche.
Al momento da lei stabilito, smise di spompinarmi l’uccello, e volle che la penetrassi da davanti, e nel frattempo mi chiese di dedicarmi al suo buchetto; mi disse di muovermi con molta calma e lentezza, e che uno dei segreti per rendere assolutamente indimenticabile la penetrazione anale è quello di mantenere il controllo di se stessi fino a quando non sei completamente dentro, e di attendere che lei ti abbia accettato dentro di se.
Laura era come impazzita, e mi guidava abilmente nella mia prima penetrazione: mi disse di leccarmi per bene il dito e di cominciare a spingerglielo dentro il culo, sempre con molta lentezza.
Quindi volle che inserissi un secondo dito, e così andammo avanti fino quando non mi disse di essere pronta a ricevere il mio cazzo dentro di se.
Allora Laura spinse la testa sul cuscino e spalancò ulteriormente le chiappe spingendole verso di me: io unsi con un olio particolare il mio uccello e poi ne versai un pò sul sedere di Laura, quindi accostai la cappella, e cominciai la mia lenta ma inesorabile penetrazione.
Più io entravo in lei,più lei urlava dal piacere e dal dolore.
Mi fermai un attimo e le chiesi se voleva che io uscissi, ma il suo no fu categorico: rimanemmo per quasi un minuto immobili, e quando la sentii rilassarsi cominciai a muovermi dentro di lei.
Trovarmi nel suo culo, stuzzicarle il clitoride con le dita e sentirla pronunciare porcate e volgarità a ripetizione fece si che io non riuscissi più a trattenermi: finalmente, ormai perso in quel gioco assolutamente fantastico, cominciai anch’io a dire oscenità di ogni tipo, fino al momento in cui le urlai che non ce la facevo più e che dovevo venire. Allora lei, senza alcuna esitazione, mi ordinò di venirle nel culo: a quel punto le assestai quattro colpi profondi e potenti, e poi le schizzai prepotentemente nel culo.
Fu assolutamente fantastico.
La sensazione di venirle dentro mi fece sentire incredibilmente bene.
Lei mi fece uscire con molta lentezza dal suo culo, e poi ci sdraiammo uno di fianco all’altra e ci demmo baci di sublime dolcezza.
Il lunedì mattina, Laura, fasciata in un paio di pantaloni di pelle nera attillatissimi, scese dalla macchina e mi diede un grande bacio in bocca: poi, rivolta alle mie compagne di classe, e soprattutto a quella che mi piaceva tanto, disse loro che erano fortunate ad avermi a loro disposizione.
Laura sparì dalla mia vita quella mattina stessa: non ebbi più occasione di fare sesso con lei.
Ma la sua mente perversa nel corso degli anni mi regalò molte scopate con donne intorno alla quarantina, donne bisognose di ritrovare fiducia nelle loro capacità sessuali.
Come quando, ormai ventenne, Laura mi presentò all’aeroporto Elisabetta.
Ma di questo, se volete, posso raccontare in un’altra occasione.
FINE
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