Grazie alla mia titolare mi sono fatto un harem
di
libertino.2016
genere
incesti
Grazie alla mia titolare mi sono fatto un harem
Sono Elio ho 25 anni , lavoro per una media azienda, di cui è proprietaria una donna.
Sono tre anni che sono consulente, una volta al mese devo rivedere i contratti di fornitori e clienti.
Una mattina stavo discutendo del contratto con il signor Aldo un fornitore di materiale di consumo, che voleva il 30% di aumento dal listino dell’anno precedente.
Ad un certo punto visto che ognuno di noi era irremovibile dalle sue posizioni, ho proposto di aggiornare la firma del contratto alla settimana successiva.
Il fornitore se ne andò molto alterato, salutandomi a stento, nel pomeriggio ho contattato dei suoi concorrenti trattanti gli stessi articoli e il mattino seguente mentre stavo valutando la situazione, dall’interfono mi chiama la signora Clelia, con voce alterata:
“Elio vieni immediatamente nel mio ufficio”
“Arrivo signora Clelia”
Non avevo mai sentito la signora Clelia rivolgersi così nei miei confronti.
Bussai ed attesi un paio di minuti.
“Avanti entra pure” disse.
“Buongiorno signora”
“Buongiorno? Tu lo chiami un buon giorno”
Restai basito, non sapevo cosa fosse successo, tanto meno immaginavo che fosse così irascibile per la questione del fornitore, anche perché in fin dei conti a me poteva anche andar bene il vecchio fornitore, visto che i soldi erano suoi.
“Scusi non capisco cosa sia accaduto!”
“Tu non capisci, fai le cose alle mie spalle, devo venirlo a scoprire da persone esterne al mio staff”
Continuavo a non capire, continuavo a sforzarmi di pensare a cosa fosse accaduto.
“Scusi signora Clelia, ma non capisco, se gentilmente mi vuol mettere al corrente di cosa ho combinato, le sarei grato”
“Di tua iniziativa ti permetti di sostituire un fornitore, che ci serve da due lustri, senza neanche consultarmi, cosa devo pensare, che ci sia qualcuno che ti allunga una bustarella?” era sempre più irritata, gridava che la sentivano anche dagli altri uffici.
A quel punto, capii la situazione e con calma dissi:
“Scusi negli ultimi cinque anni il signor Aldo ha fatto degli aumenti del 15% annuo ad ogni firma di contratto, ora vuole addirittura il 30%, a me è sembrato un po’ esoso, così prima di firmare e parlarne con lei, mi sono premurato di sentire altri produttori dello stesso genere per farmi inviare un preventivo”
La mia risposta la quietò leggermente, ma voleva avere lei l’ultima parola:
“E Vossia quando mi avresti ragguardato su tale iniziativa?”
“Signora, domani ho la terza proposta di fornitura e le avrei presentato il tutto”
“Comincia a farmi vedere le prime due”
Tornai nel mio ufficio, presi i due preventivi e il listino prezzi della ditta fornitrice attuale, ritornai nel ufficio della signora Clelia.
Le guardò attentamente, dopo aver ponderato alcuni istanti disse:
“Beh ieri pomeriggio mi ha chiamato Aldo, mi ha detto che non hai voluto firmare il rinnovo del contratto, ma non ha specificato il motivo”
“Non ho niente da nascondere, non ci sono bustarelle, solo che nel giro di poco tempo a furia di aumenti annui, il costo del materiale è più che raddoppiato o poco ci manca, anche se non sono denari miei, mi è sembrato giusto fare una verifica” dissi sorridendo.
“Bravo, vedo che sei attento ai conti aziendali”
“Beh devo fare le sue veci per i contratti!”
Pensando che stessi ironizzando disse:
“Mi stai prendendo per il culo?”
Io sorridendo, sovrappensiero invece di continuare a pensare dissi:
“Magari, un culo così sarebbe una favola prenderlo”
Non l’avessi mai detto:
“Come ti permetti di dire queste cose, anche solo pensarle, sono un tuo superiore, questo mi offende, torna pure nel tuo ufficio. Domani vieni qui con tutto l’incartamento relativo alla questione odierna, nel mentre penso a che provvedimenti prendere nei tuoi confronti. Io non permetto che mi si manchi di rispetto, specialmente se è un mio subalterno”
“Mi scusi signora, buona serata”
“Vai, vai via che per oggi non ti veda più!”
La giornata giunse al termine, quando a fine giornata uscii dall’azienda intravvidi la signora Clelia, che parlava con alcuni miei colleghi e col direttore generale, mi attardai per non incontrarla.
Arrivai a casa, dopo una doccia cenai, mia madre splendida cinquantenne mi chiese come mai ero taciturno.
Non risposi, anche quando squillò in telefono ed era Gabriella la mia ragazza rispondevo a monosillabi, lei come sempre mi raccontava di tutti i colloqui che aveva fatto o delle domande di lavoro presentate, quella sera non avevo proprio voglia di sentire le sue lamentele. Avevo già i miei problemi, per una frase che mi era sfuggita, rischiavo il posto di lavoro. La signora era una bellissima donna, ma certamente era una persona per bene ed io ero andato a risponderle che il suo culo era una favola, se non bastasse anche allusi alla sodomizzazione. Cretino io, se domani mi licenzia come farò a tornare a casa e dirlo a mamma?
Certo ormai faccio la mia vita, ma vivo ancora in casa con mamma, nonna , zia non posso certo permettermi di pesare su loro economicamente.
Alle 10.00 andai a dormire, al mattino alle 5.30 ero già sveglio e alle 7.00 ero già in azienda con ben due ore d’anticipo sull’orario.
Pensavo di essere solo, invece la signora Clelia era in ufficio, me ne accorsi perché la sentii imprecare. Andai a vedere se potevo esserle utile. Aprii piano la porta, la signora si stava togliendo la camicia, si era sporcata col caffè, chiesi:
“Buongiorno, posso entrare? Posso esserle utile?”
Per lo spavento fece un salto, poi:
“Elio, come mai sei già qui?”
“Non riuscivo a dormire. Ho pensato di venire a controllare i preventivi, per poi sottoporglieli”
“Lascia stare i preventivi, li esamini dopo e scegli quello che ritieni migliore, mi fido di te! Ora vai a casa mia, prendi una camicia che questa è tutta sporca! Queste sono le chiavi, la camicia è nell’armadio della mia camera”
“Subito signora, mezz’ora e sono di ritorno”
“Quando torni ti devo parlare”
“Ok signora Clelia”
Conoscevo bene la sua casa in quanto si facevano riunioni serali quattro volte al mese.
Andai a prenderle la camicia, quando tornai si tolse la camicia sporca e si mise quella pulita, feci per girarmi di spalle, ma lei mi fermò:
“Elio dopo gli apprezzamenti sul mio fondo schiena, non fai apprezzamenti sul mio seno?” disse sorridendo.
“No signora, sono già mortificato per ieri, non ritengo sia il caso di fare un’altra gaffe”
“Beh adesso sono io a chiederti cosa ne pensi?”
“Mi sembra bello pieno e prosperoso!” dissi timidamente.
“Allora passiamo a quello che ti devo dire!”
“Certo signora Clelia, dica pure”
“So che hai una ragazza che cerca lavoro, sono disposta ad assumerla, prima con un contratto temporaneo di sei mesi, poi se dimostra capacità con uno indeterminato, però deve sapere, che non esistono domeniche e giorni festivi, quando c’è bisogno deve essere presente!”
“Certamente!”
“Chiamala e falla venire per le 10.00, dille che chieda di me, farò io il colloquio d’assunzione! Ora va nel tuo ufficio e lavora! Ah dimenticavo sei autorizzato a bollare nel momento che arrivi, non devi impiegare del tempo gratis” disse con sguardo sornione.
“Grazie signora Clelia”
Andai nel mio ufficio, telefonai a Gabriella, le riferii il colloquio avuto con la mia datrice di lavoro.
Alle 10.00 si presentò Gabriella, aveva una minigonna scura, calze velate azzurre, una maglietta che lasciava scoperto il seno nella parte superiore, per finire scarpe con tacco 12.
La segretaria personale della titolare la fece accomodare dalla signora Clelia, il colloquio durò un’ora e mezza. Poi dopo aver chiamato la segretaria la signora Clelia disse di darle l’elenco dei documenti da presentare, e che fra 10 giorni quando tornava da un viaggio di lavoro la voleva in ufficio pronta e determinata.
Il pomeriggio mi chiamò in ufficio e mi pose diverse domande:
“Cos’hai deciso per la fornitura? Sei contento dell’assunzione di Gabriella? Pensi che il vostro rapporto migliorerà? Hai finito di apprezzare il mio deretano? Rispondi pure liberamente non ci saranno conseguenze”
“Per la fornitura ho scelto la Fabrix, perché alla fornitura, propone uno sconto dell’8%. Sono contento per Gabriella , anche se tra noi è un po’ che le cose non vanno e non penso che le cose miglioreranno, anzi penso che sarà meglio chiudere il rapporto che c’è tra noi. Per quel che riguarda il suo deretano, mi scuso, non capiterà più, l’unica mia attenuante è che oltre a considerarla una gran donna nel lavoro la considero una bellissima donna sotto l’aspetto estetico”
“Va bene, comunque il discorso fatto con la tua ragazza per l’orario d’ora in poi vale anche per te. Ti voglio disponibile 24 ore al giorno, anche festività e domeniche”
“Come vuole signora Clelia”
“Se continuerai così presto ti promuoverò, mi serve un direttore con massima disponibilità, poi cambierò anche Franco il direttore generale, fra qualche mese andrà in pensione e non lo ritengo più utile per me, c’è ne vuole uno giovane, al massimo di trent’anni con piena vigoria! Capisci cosa intendo!”
“Si signora capisco!” dissi per non contraddirla.
Per la precisione non capivo a cosa si riferisse, sapevo da voci di corridoio che il Signor Franco era il suo amante da cinque anni, perciò non capivo se voleva sostituirlo come amante o come collaboratore.
Passarono una decina di giorni, senza che la signora Clelia si presentasse in azienda.
Poi il sabato mattina la signora Clelia venne in ufficio per una decina di minuti, quando uscì passò da me e mi disse:
“Allora sei pronto per gli straordinari?”
La guardai stupito ma risposi:
“Certo, quando vuole, per lei sempre!”
“Bravo, ti voglio sempre così bello attivo” poi se ne andò.
A mezzogiorno tornai a casa, mangiai con zia, mamma e nonna erano andate al cimitero a portare i fiori sulla tomba di papà.
Come già detto vivo a casa con mamma Marzia che ha 48 anni, mia nonna Agata che di anni ne ha 66 e mia zia Anna di 50, purtroppo papà è mancato vent’anni fa.
Poi nel pomeriggio sono uscito a fare un giro in moto, verso le 17.00 sono tornato, davanti al cancello c’era un auto che intralciava il passaggio, subito dentro di me imprecai, poi con calma suonai il citofono, rispose mia mamma che mi disse di entrare che c’erano visite. La vettura era una Jaguar, come quella della mia datrice di lavoro, ma mai avrei pensato che fosse venuta a casa mia. Entrai in salotto, la vidi che parlava con le mie congiunte. La signora Clelia 44 anni, vestiva con una gonna color panna, una camicia bianca, calze bianche in seta, ai piedi calzava scarpe chiare con tacco a spillo, quando mi vide, disse:
“Era ora che arrivassi, dobbiamo patire per Cuba, tua zia è stata così gentile da prepararti la valigia”
Guardai prima mamma, poi nonna quindi mi rivolsi alla zia:
“Anna cos’hai messo in valigia?”
“Questo devi chiederlo a Clelia, io ho solo messo in valigia, è stata lei che ti ha scelto le cosa più adatte”
“Ok se ha scelto la signora Clelia va bene, lei sa quel che serve! A proposito quando dobbiamo partire?”
“Quando vogliamo caro, il mio jet privato ci attende”
Rimasi stupefatto, che desse del tu era un suo modo per farti sapere che lei era il capo, ma che mi chiamasse caro mi stupì molto.
Al momento del commiato zia Anna l’abbracciò e la baciò, quindi le disse:
“Clelia bada te al mio ragazzone”
“Certo tranquilla, lo tratterò come un figlio”
Fu la volta di mamma e nonna.
Mamma la baciò, poi allontanandosi di un paso disse:
“Mi raccomando è la prima volta che mio figlio sta via un mese da casa, trattalo con amore”
“Certo te l’ho detto, voglio fare di questo ragazzo il mio braccio destro, per questo ho deciso di portarlo con me”
L’ultima ad abbracciare la signora Clelia fu nonna Agata la quale piangendo disse:
“Senti Clelia lo consegniamo nelle tue mani, fai che rimanga un ragazzo a modo”
“Agata stai tranquilla, è proprio perché lo considero un ragazzo a modo, che ho deciso di farle fare carriera. Poi come vi ho detto sono venuta a parlare con voi, per rendervi partecipi del progetto che ho per lui. Non ho avuto figli da mio marito, non so se sono sterile io o lo è il mio consorte, perciò Elio per me è come un figlio”
Dopo i saluti fra loro donne, fra le lacrime mi salutarono mamma, nonna e zia.
Mamma mi baciò addirittura sulle labbra, cosa mai accaduta in 25 anni, nonna mi strinse talmente, che credevo mi volesse fondere in lei, mentre zia Anna mi strizzò l’occhio, mi diede una palpatina al basso ventre e mi sussurrò all’orecchio:
“Complimenti sei riuscito a far innamorare di te una bellissima donna, ora vai con lei e sodisfala”
Dopo un’ora partimmo con il suo aereo, in volo chiesi:
“Chi sono i clienti con cui dobbiamo trattare a Cuba, signora Clelia?”
“A Cuba non ci sono clienti sciocchino, mi sono presa un mese di ferie e ti voglio con me. Mi ha fatto piacere l’apprezzamento, che hai fatto al mio culo e poi al mio seno, anche se subito mi sono sentita offesa”
“Signora Clelia, le chiedo ancora scusa, non volevo offendere”
“Basta con signora Clelia, da adesso sono Clelia e dammi del tu, solo in ufficio mi darai del lei, ma senza signora”
Mi prese la mano, se la passò sul seno, poi facendo finta di niente me la portò all’altezza della vagina e mi chiese:
“In una donna ti piace più che abbia il sesso peloso o depilato?”
“Scusa ma che domande fai?”
“Ho fatto le stesse domande alla tua ex ragazza, ma non ha voluto rispondere, perciò non so come lo preferisci, pertanto se lo vuoi depilato provvederò appena in albergo”
“Scusa ancora Clelia, ma perché tutto questo?”
“Perché quando hai apprezzato il mio culo, mi sono sentita prima offesa, ma subito dopo ho sentito una vampata di calore in figa, comunque non stupirti dalla mia volgarità, anzi abituati, quando saremo soli, specialmente quando faremo l’amore mi piace usare le parolacce e mi piace anche che il mio uomo mi insulti, perché più mi insulta più godo!”
“Non so se ci riuscirò, ho molto rispetto per te”
“Anche l’amante che avevo fino a tre giorni fa, all’inizio era rispettoso, poi ultimamente anche in presenza di altri mi apostrofava con epiteti volgari”
“In azienda le voci dicevano che il tuo amante era Franco, ma a vederlo non sembra un gran amatore”
“Si era Franco, ma adesso ho pensato di sostituirlo con te, quando torniamo dalla vacanza il posto di direttore sarà libero, lo occuperai tu, come ho promesso a tua madre e tua zia. Ho anche preteso che vengano a vivere alla villetta, che c’è in prossimità della mia villa, in modo che quando ti vorrò tu sia vicino, siccome sono bisex ogni tanto mi farò anche tua mamma Marzia e tua zia Anna, sono due bellissime fiche!”
“Non ho mai saputo se sono anche loro bisex”
“Ma caro se non lo sono lo diventeranno, anzi sai che ti dico le faremo diventare anche incestuose, coinvolgeremo anche tua nonna Anna, ho visto come mi guardava, lei deve già avere avuto esperienze lesbiche”
“Ma cosa dici, sai cosa vuol dire tutto questo?”
“Certo, che tu farai carriera in azienda e a casa ti creerai un Harem con le tue puttane, delle quali io sarò la maîtresse”
“E tuo marito cosa dirà?”
“A Paolo se non le va bene, può andarsene, è un uomo inutile, in vent’anni di matrimonio non mi ha mai fatto raggiungere un orgasmo, con lui non ho mai goduto e cosa ancora più importante non mi ha mai messo incinta, non ha mai soddisfatto la mia necessita di maternità. E per ultima cosa è uno scansafatiche, uno smidollato, non ha mai lavorato in vita sua”
“Invece Franco ti soddisfaceva come amante?”
“Abbastanza!”
“Però anche lui non ti ha mai resa madre”
“Beh un figlio lo volevo da mio marito, non da un amante che uso solamente per soddisfare il mio bisogno sessuale”
“Tanto per sapere tu usi la spirale o la pillola?”
“Non uso proprio niente”
“E come fai per non rimanere incinta?”
“Quando andavo a letto con Franco, non lo lasciavo venire dentro”
“Ok quando sarà il momento lo estrarrò, così da non correre rischi”
“No caro, tu mi vieni dentro, salvo che non sia io a dirti il contrario”
“Dovrei essere il tuo schiavo sessuale?”
“No, devi solo essere il mio compagno, ed è per questo che ho voluto fare questa vacanza insieme”
Non discutemmo più per tutto il mese, trascorremmo una bella vacanza, il mattino in spiaggia, il pomeriggio a passeggio e la sera a fottere.
Clelia è una donna vogliosa, oltre ad essere una bellissima donna di 44anni, fulva di capelli che porta lunghi a metà schiena, seno di quarta misura, bello pieno, gambe lunghe con polpacci pronunciati, un culo che se avesse la parola parlerebbe.
Nonostante i 19anni di differenza formavamo una bella copia, nei momenti che non eravamo a letto, Clelia era una persona piacevole e simpatica.
Alla fine della vacanza tornammo a casa, lei fece trasferire le mie congiunte alla villetta, come aveva pavesato.
Mamma, nonna e zia furono contente, in azienda diventai direttore, sotto la visione di Franco il direttore generale, ma con obbligo di referenziare solo con lei.
I primi sei mesi, il mattino andavo con la mia auto in azienda, mentre Clelia aveva l’autista che arrivava alla 6.00 e restava a disposizione fino alle 21.00.
Un giorno l’autista telefonò, dicendo che nella notte era stato ricoverato in ospedale, Clelia alle 10.00 chiamò in sede, ordinando che andassi a prenderla.
Alterato andai a casa sua, avemmo una discussione accesa.
Tanto gridavamo, che sono intervenute le mie donne di casa e suo marito a separarci, in quel frangente purtroppo ci scapparono anche due schiaffi per parte.
Tutto si calmò in pochi minuti, io e Clelia partimmo con l’auto per recarci in ufficio.
Al contrario di quando viaggiava con l’autista, si accomodò sul sedile anteriore.
Durante il tragitto mi baciò sulla guancia, poi m’impose di fermarmi al fondo di una strada sterrata, appena fermai l’auto disse:
“Amore mio, ho voglia del tuo cazzone!”
“Ma Clelia, cosa diranno in ufficio, se ci fermiamo a fare l’amore, arriviamo dopo mezzogiorno”
“Beh sono la titolare, se ho voglia del tuo cazzone, non devo rendere conto a nessuno”
“Neanche a tuo marito?”
“A quella sega d’uomo proprio per niente, adesso dammi una bella razione di cazzo”
A quel punto tirai fuori il mio attrezzo da lavoro, Clelia si tuffò con la bocca, facendomi il miglior pompino che mi avesse mai prodigato.
Quando sborrai nella sua bocca disse:
“Se tutta la sborra che mi hai messo in gola, me l’avessi messa nella topa a quest’ora sarei incinta”
“Per fortuna non è successo, altrimenti sarebbe stato un vero disastro”
“Addirittura un disastro?” rispose risentita.
“Scusa, ma sei stata tu a dirmi che un figlio lo volevi solo da tuo marito, non dal tuo amante”
“Quanto sei stronzo, certamente non l’avrei mai voluto da Franco, ma con te è diverso!”
“Diverso?”
“Si diverso, per te ho fatto venire tua mamma, tua zia e tua nonna a vivere nella villetta e tu ogni notte dormi in villa”
“Che c’entra, Franco era sposato!”
“Beh se l’avessi voluto avrei convocato la moglie, l’avrei sedotta o facendola diventare lesbica oppure trovando un amante anche a lei, l’alternativa era corromperla con denaro, visto che è una persona avara e esosa”
“Allora sono un prescelto!”
“Smettila di parlare e scopami qui in auto”
Fortuna che l’auto ha i vetri oscurati, che di fuori non si vede all’interno
Quella mattina scopammo come indemoniati in auto, Clelia ebbe tre orgasmi, io questa volta non indietreggiai mai, le venni ben due volte direttamente nell’utero.
Finito di fare l’amore mi portò a pranzo in un agriturismo, dopo pranzo posizionai l’auto vicino ad una pianta per usufruire dell’ombra.
Il pranzo , ma soprattutto il vino resero Clelia euforica, volle nuovamente essere posseduta, raggiungendo almeno due orgasmi, questa volta le sparai in figa tre sborrate ben capienti.
Alle 16.30 entravamo in azienda, lei ordinò alla segretaria personale di reperirle un autista per i giorni a seguire, poi rivolgendosi a me disse:
“Elio saresti così gentile di avvertire i tuoi, che per qualche giorno dormirai in villa da me, così mi farai d’autista fino a quando non ne troverò uno adatto”
“Certamente signora Clelia”
Pensai chissà cos’avrà in testa, le mie donne di casa, già sanno che dormo in villa.
Così al mattino l’accompagnavo in azienda, la sera a casa, e la notte frequento il suo letto, cioè appena il marito si addormentava, lei veniva nella stanza assegnatami, dove copulavamo.
Andammo avanti con me da autista per tre mesi.
Poi con una decisione improvvisa diede una buonuscita all’autista che causa complicazioni era sempre in ospedale, mi propose di continuare io come autista.
“Certo però non voglio che ti siedi dietro, da domani indossi una gonna corta con spacco e calze nere, scegli tu se autoreggenti o con reggicalze, ma ti voglio puttana in auto, perché voglio poterti infilare una mano nella figa mentre guido”
“Ma come faccio con i clienti e i fornitori, sono abituati a vedermi vestita sobriamente”
“Visto che risparmi uno stipendio per l’autista, fai oscurare anche i vetri anteriori, così ti porti il cambio, quando arriviamo ti cambi, fai ugualmente quando partiamo per tornare a casa”
“Sei un porco, ma mi piace”
Così fece, coi vetri oscurati all’arrivo in azienda e alla partenza si cambiava, a volte per essere ancora più puttana percorreva il tragitto senza camicia e senza gonna.
L’anno seguente alla prima vacanza a Cuba ne seguì una seconda, scelse di passare un mese alle Canarie.
Dopo 20 giorni dovemmo tornare indietro urgentemente, in quanto suo marito aveva avuto un malore ed era ricoverato in coma all’ospedale.
All’ospedale le dissero, che era stato colpito da un ictus e se anche fosse uscito dal coma , non sarebbe stato più l’uomo di prima, la cosa quasi non la toccò emotivamente.
I dottori le chiesero se una volta possibile portarlo a casa c’era l’eventualità di farlo accudire da persone di fiducia, Clelia prese tempo, disse che doveva verificare se alcune amiche erano disponibili.
Tornati a casa Clelia si rivolse a zia Anna, per chiedere la sua disponibilità ad accudire il marito una volta dimesso, ebbe risposta positiva anche da mamma, così decise che avrebbero lasciato la villetta e si sarebbero trasferite alla villa, per essere disponibili con turni alternati, a loro si aggiunse anche nonna.
Quando Paolo fu dimesso, le quattro donne si organizzarono con turni di sei ore ciascuna, da mezzanotte alle 6.00 ci pensava Clelia, dalle 6.00 alle 12.00 zia Anna, dalle 12.00 alle 18.00 provvedeva nonna Agata, il turno dalle 18.00 alle 24.00 il più faticoso era di mamma Marzia.
Le prime notti Clelia le dedicò a suo marito, per la precisione come sempre dormiva nello stesso letto, ma differentemente da prima che a metà nottata mi raggiungeva, sentendosi responsabile nei suoi riguardi , non lasciava più il talamo coniugale.
Il mattino era sempre scontrosa e irascibile, poi dopo un mese circa, incominciò ad avere dei giramenti di testa, vomito piccole perdite di sangue, stanchezza e fame.
Mamma e zia le consigliarono una visita ginecologica.
Un mattino mi disse:
“Ho appuntamento con la ginecologa, pertanto stamattina niente ufficio”
“Clelia cos’hai?”
“Niente, è solo una visita periodica”
Accompagnai Clelia dalla ginecologa, attesi in auto, quando uscì dopo due ore sembrava raggiante, ma anche pensierosa.
Si fece accompagnare a casa, chiamò sia mamma che zia, parlò con loro per più di un’ora, dopodiché mi chiamarono e Clelia mi disse:
“Caro, dove non è riusciti Paolo e Franco, sei riuscito tu”
Non capivo a cosa si riferisse così domandai:
“Cosa vuoi dire?”
“Che in vent’anni di matrimonio, mio marito ha sempre fallito il colpo, mentre tu in circa un anno mi hai ingravidato, però da adesso fino alla nascita non potrò più avere rapporti, se non voglio rischiare di perdere il bambino”
“Ma le altre donne hanno rapporti fino al giorno prima del parto”
“Si ma sono più giovani e non sono a rischio di aborto spontaneo”
“Capisco perciò per nove mesi niente sesso”
“Perdonami amore, ma sai quanto tengo a diventare madre”
Continua
Sono Elio ho 25 anni , lavoro per una media azienda, di cui è proprietaria una donna.
Sono tre anni che sono consulente, una volta al mese devo rivedere i contratti di fornitori e clienti.
Una mattina stavo discutendo del contratto con il signor Aldo un fornitore di materiale di consumo, che voleva il 30% di aumento dal listino dell’anno precedente.
Ad un certo punto visto che ognuno di noi era irremovibile dalle sue posizioni, ho proposto di aggiornare la firma del contratto alla settimana successiva.
Il fornitore se ne andò molto alterato, salutandomi a stento, nel pomeriggio ho contattato dei suoi concorrenti trattanti gli stessi articoli e il mattino seguente mentre stavo valutando la situazione, dall’interfono mi chiama la signora Clelia, con voce alterata:
“Elio vieni immediatamente nel mio ufficio”
“Arrivo signora Clelia”
Non avevo mai sentito la signora Clelia rivolgersi così nei miei confronti.
Bussai ed attesi un paio di minuti.
“Avanti entra pure” disse.
“Buongiorno signora”
“Buongiorno? Tu lo chiami un buon giorno”
Restai basito, non sapevo cosa fosse successo, tanto meno immaginavo che fosse così irascibile per la questione del fornitore, anche perché in fin dei conti a me poteva anche andar bene il vecchio fornitore, visto che i soldi erano suoi.
“Scusi non capisco cosa sia accaduto!”
“Tu non capisci, fai le cose alle mie spalle, devo venirlo a scoprire da persone esterne al mio staff”
Continuavo a non capire, continuavo a sforzarmi di pensare a cosa fosse accaduto.
“Scusi signora Clelia, ma non capisco, se gentilmente mi vuol mettere al corrente di cosa ho combinato, le sarei grato”
“Di tua iniziativa ti permetti di sostituire un fornitore, che ci serve da due lustri, senza neanche consultarmi, cosa devo pensare, che ci sia qualcuno che ti allunga una bustarella?” era sempre più irritata, gridava che la sentivano anche dagli altri uffici.
A quel punto, capii la situazione e con calma dissi:
“Scusi negli ultimi cinque anni il signor Aldo ha fatto degli aumenti del 15% annuo ad ogni firma di contratto, ora vuole addirittura il 30%, a me è sembrato un po’ esoso, così prima di firmare e parlarne con lei, mi sono premurato di sentire altri produttori dello stesso genere per farmi inviare un preventivo”
La mia risposta la quietò leggermente, ma voleva avere lei l’ultima parola:
“E Vossia quando mi avresti ragguardato su tale iniziativa?”
“Signora, domani ho la terza proposta di fornitura e le avrei presentato il tutto”
“Comincia a farmi vedere le prime due”
Tornai nel mio ufficio, presi i due preventivi e il listino prezzi della ditta fornitrice attuale, ritornai nel ufficio della signora Clelia.
Le guardò attentamente, dopo aver ponderato alcuni istanti disse:
“Beh ieri pomeriggio mi ha chiamato Aldo, mi ha detto che non hai voluto firmare il rinnovo del contratto, ma non ha specificato il motivo”
“Non ho niente da nascondere, non ci sono bustarelle, solo che nel giro di poco tempo a furia di aumenti annui, il costo del materiale è più che raddoppiato o poco ci manca, anche se non sono denari miei, mi è sembrato giusto fare una verifica” dissi sorridendo.
“Bravo, vedo che sei attento ai conti aziendali”
“Beh devo fare le sue veci per i contratti!”
Pensando che stessi ironizzando disse:
“Mi stai prendendo per il culo?”
Io sorridendo, sovrappensiero invece di continuare a pensare dissi:
“Magari, un culo così sarebbe una favola prenderlo”
Non l’avessi mai detto:
“Come ti permetti di dire queste cose, anche solo pensarle, sono un tuo superiore, questo mi offende, torna pure nel tuo ufficio. Domani vieni qui con tutto l’incartamento relativo alla questione odierna, nel mentre penso a che provvedimenti prendere nei tuoi confronti. Io non permetto che mi si manchi di rispetto, specialmente se è un mio subalterno”
“Mi scusi signora, buona serata”
“Vai, vai via che per oggi non ti veda più!”
La giornata giunse al termine, quando a fine giornata uscii dall’azienda intravvidi la signora Clelia, che parlava con alcuni miei colleghi e col direttore generale, mi attardai per non incontrarla.
Arrivai a casa, dopo una doccia cenai, mia madre splendida cinquantenne mi chiese come mai ero taciturno.
Non risposi, anche quando squillò in telefono ed era Gabriella la mia ragazza rispondevo a monosillabi, lei come sempre mi raccontava di tutti i colloqui che aveva fatto o delle domande di lavoro presentate, quella sera non avevo proprio voglia di sentire le sue lamentele. Avevo già i miei problemi, per una frase che mi era sfuggita, rischiavo il posto di lavoro. La signora era una bellissima donna, ma certamente era una persona per bene ed io ero andato a risponderle che il suo culo era una favola, se non bastasse anche allusi alla sodomizzazione. Cretino io, se domani mi licenzia come farò a tornare a casa e dirlo a mamma?
Certo ormai faccio la mia vita, ma vivo ancora in casa con mamma, nonna , zia non posso certo permettermi di pesare su loro economicamente.
Alle 10.00 andai a dormire, al mattino alle 5.30 ero già sveglio e alle 7.00 ero già in azienda con ben due ore d’anticipo sull’orario.
Pensavo di essere solo, invece la signora Clelia era in ufficio, me ne accorsi perché la sentii imprecare. Andai a vedere se potevo esserle utile. Aprii piano la porta, la signora si stava togliendo la camicia, si era sporcata col caffè, chiesi:
“Buongiorno, posso entrare? Posso esserle utile?”
Per lo spavento fece un salto, poi:
“Elio, come mai sei già qui?”
“Non riuscivo a dormire. Ho pensato di venire a controllare i preventivi, per poi sottoporglieli”
“Lascia stare i preventivi, li esamini dopo e scegli quello che ritieni migliore, mi fido di te! Ora vai a casa mia, prendi una camicia che questa è tutta sporca! Queste sono le chiavi, la camicia è nell’armadio della mia camera”
“Subito signora, mezz’ora e sono di ritorno”
“Quando torni ti devo parlare”
“Ok signora Clelia”
Conoscevo bene la sua casa in quanto si facevano riunioni serali quattro volte al mese.
Andai a prenderle la camicia, quando tornai si tolse la camicia sporca e si mise quella pulita, feci per girarmi di spalle, ma lei mi fermò:
“Elio dopo gli apprezzamenti sul mio fondo schiena, non fai apprezzamenti sul mio seno?” disse sorridendo.
“No signora, sono già mortificato per ieri, non ritengo sia il caso di fare un’altra gaffe”
“Beh adesso sono io a chiederti cosa ne pensi?”
“Mi sembra bello pieno e prosperoso!” dissi timidamente.
“Allora passiamo a quello che ti devo dire!”
“Certo signora Clelia, dica pure”
“So che hai una ragazza che cerca lavoro, sono disposta ad assumerla, prima con un contratto temporaneo di sei mesi, poi se dimostra capacità con uno indeterminato, però deve sapere, che non esistono domeniche e giorni festivi, quando c’è bisogno deve essere presente!”
“Certamente!”
“Chiamala e falla venire per le 10.00, dille che chieda di me, farò io il colloquio d’assunzione! Ora va nel tuo ufficio e lavora! Ah dimenticavo sei autorizzato a bollare nel momento che arrivi, non devi impiegare del tempo gratis” disse con sguardo sornione.
“Grazie signora Clelia”
Andai nel mio ufficio, telefonai a Gabriella, le riferii il colloquio avuto con la mia datrice di lavoro.
Alle 10.00 si presentò Gabriella, aveva una minigonna scura, calze velate azzurre, una maglietta che lasciava scoperto il seno nella parte superiore, per finire scarpe con tacco 12.
La segretaria personale della titolare la fece accomodare dalla signora Clelia, il colloquio durò un’ora e mezza. Poi dopo aver chiamato la segretaria la signora Clelia disse di darle l’elenco dei documenti da presentare, e che fra 10 giorni quando tornava da un viaggio di lavoro la voleva in ufficio pronta e determinata.
Il pomeriggio mi chiamò in ufficio e mi pose diverse domande:
“Cos’hai deciso per la fornitura? Sei contento dell’assunzione di Gabriella? Pensi che il vostro rapporto migliorerà? Hai finito di apprezzare il mio deretano? Rispondi pure liberamente non ci saranno conseguenze”
“Per la fornitura ho scelto la Fabrix, perché alla fornitura, propone uno sconto dell’8%. Sono contento per Gabriella , anche se tra noi è un po’ che le cose non vanno e non penso che le cose miglioreranno, anzi penso che sarà meglio chiudere il rapporto che c’è tra noi. Per quel che riguarda il suo deretano, mi scuso, non capiterà più, l’unica mia attenuante è che oltre a considerarla una gran donna nel lavoro la considero una bellissima donna sotto l’aspetto estetico”
“Va bene, comunque il discorso fatto con la tua ragazza per l’orario d’ora in poi vale anche per te. Ti voglio disponibile 24 ore al giorno, anche festività e domeniche”
“Come vuole signora Clelia”
“Se continuerai così presto ti promuoverò, mi serve un direttore con massima disponibilità, poi cambierò anche Franco il direttore generale, fra qualche mese andrà in pensione e non lo ritengo più utile per me, c’è ne vuole uno giovane, al massimo di trent’anni con piena vigoria! Capisci cosa intendo!”
“Si signora capisco!” dissi per non contraddirla.
Per la precisione non capivo a cosa si riferisse, sapevo da voci di corridoio che il Signor Franco era il suo amante da cinque anni, perciò non capivo se voleva sostituirlo come amante o come collaboratore.
Passarono una decina di giorni, senza che la signora Clelia si presentasse in azienda.
Poi il sabato mattina la signora Clelia venne in ufficio per una decina di minuti, quando uscì passò da me e mi disse:
“Allora sei pronto per gli straordinari?”
La guardai stupito ma risposi:
“Certo, quando vuole, per lei sempre!”
“Bravo, ti voglio sempre così bello attivo” poi se ne andò.
A mezzogiorno tornai a casa, mangiai con zia, mamma e nonna erano andate al cimitero a portare i fiori sulla tomba di papà.
Come già detto vivo a casa con mamma Marzia che ha 48 anni, mia nonna Agata che di anni ne ha 66 e mia zia Anna di 50, purtroppo papà è mancato vent’anni fa.
Poi nel pomeriggio sono uscito a fare un giro in moto, verso le 17.00 sono tornato, davanti al cancello c’era un auto che intralciava il passaggio, subito dentro di me imprecai, poi con calma suonai il citofono, rispose mia mamma che mi disse di entrare che c’erano visite. La vettura era una Jaguar, come quella della mia datrice di lavoro, ma mai avrei pensato che fosse venuta a casa mia. Entrai in salotto, la vidi che parlava con le mie congiunte. La signora Clelia 44 anni, vestiva con una gonna color panna, una camicia bianca, calze bianche in seta, ai piedi calzava scarpe chiare con tacco a spillo, quando mi vide, disse:
“Era ora che arrivassi, dobbiamo patire per Cuba, tua zia è stata così gentile da prepararti la valigia”
Guardai prima mamma, poi nonna quindi mi rivolsi alla zia:
“Anna cos’hai messo in valigia?”
“Questo devi chiederlo a Clelia, io ho solo messo in valigia, è stata lei che ti ha scelto le cosa più adatte”
“Ok se ha scelto la signora Clelia va bene, lei sa quel che serve! A proposito quando dobbiamo partire?”
“Quando vogliamo caro, il mio jet privato ci attende”
Rimasi stupefatto, che desse del tu era un suo modo per farti sapere che lei era il capo, ma che mi chiamasse caro mi stupì molto.
Al momento del commiato zia Anna l’abbracciò e la baciò, quindi le disse:
“Clelia bada te al mio ragazzone”
“Certo tranquilla, lo tratterò come un figlio”
Fu la volta di mamma e nonna.
Mamma la baciò, poi allontanandosi di un paso disse:
“Mi raccomando è la prima volta che mio figlio sta via un mese da casa, trattalo con amore”
“Certo te l’ho detto, voglio fare di questo ragazzo il mio braccio destro, per questo ho deciso di portarlo con me”
L’ultima ad abbracciare la signora Clelia fu nonna Agata la quale piangendo disse:
“Senti Clelia lo consegniamo nelle tue mani, fai che rimanga un ragazzo a modo”
“Agata stai tranquilla, è proprio perché lo considero un ragazzo a modo, che ho deciso di farle fare carriera. Poi come vi ho detto sono venuta a parlare con voi, per rendervi partecipi del progetto che ho per lui. Non ho avuto figli da mio marito, non so se sono sterile io o lo è il mio consorte, perciò Elio per me è come un figlio”
Dopo i saluti fra loro donne, fra le lacrime mi salutarono mamma, nonna e zia.
Mamma mi baciò addirittura sulle labbra, cosa mai accaduta in 25 anni, nonna mi strinse talmente, che credevo mi volesse fondere in lei, mentre zia Anna mi strizzò l’occhio, mi diede una palpatina al basso ventre e mi sussurrò all’orecchio:
“Complimenti sei riuscito a far innamorare di te una bellissima donna, ora vai con lei e sodisfala”
Dopo un’ora partimmo con il suo aereo, in volo chiesi:
“Chi sono i clienti con cui dobbiamo trattare a Cuba, signora Clelia?”
“A Cuba non ci sono clienti sciocchino, mi sono presa un mese di ferie e ti voglio con me. Mi ha fatto piacere l’apprezzamento, che hai fatto al mio culo e poi al mio seno, anche se subito mi sono sentita offesa”
“Signora Clelia, le chiedo ancora scusa, non volevo offendere”
“Basta con signora Clelia, da adesso sono Clelia e dammi del tu, solo in ufficio mi darai del lei, ma senza signora”
Mi prese la mano, se la passò sul seno, poi facendo finta di niente me la portò all’altezza della vagina e mi chiese:
“In una donna ti piace più che abbia il sesso peloso o depilato?”
“Scusa ma che domande fai?”
“Ho fatto le stesse domande alla tua ex ragazza, ma non ha voluto rispondere, perciò non so come lo preferisci, pertanto se lo vuoi depilato provvederò appena in albergo”
“Scusa ancora Clelia, ma perché tutto questo?”
“Perché quando hai apprezzato il mio culo, mi sono sentita prima offesa, ma subito dopo ho sentito una vampata di calore in figa, comunque non stupirti dalla mia volgarità, anzi abituati, quando saremo soli, specialmente quando faremo l’amore mi piace usare le parolacce e mi piace anche che il mio uomo mi insulti, perché più mi insulta più godo!”
“Non so se ci riuscirò, ho molto rispetto per te”
“Anche l’amante che avevo fino a tre giorni fa, all’inizio era rispettoso, poi ultimamente anche in presenza di altri mi apostrofava con epiteti volgari”
“In azienda le voci dicevano che il tuo amante era Franco, ma a vederlo non sembra un gran amatore”
“Si era Franco, ma adesso ho pensato di sostituirlo con te, quando torniamo dalla vacanza il posto di direttore sarà libero, lo occuperai tu, come ho promesso a tua madre e tua zia. Ho anche preteso che vengano a vivere alla villetta, che c’è in prossimità della mia villa, in modo che quando ti vorrò tu sia vicino, siccome sono bisex ogni tanto mi farò anche tua mamma Marzia e tua zia Anna, sono due bellissime fiche!”
“Non ho mai saputo se sono anche loro bisex”
“Ma caro se non lo sono lo diventeranno, anzi sai che ti dico le faremo diventare anche incestuose, coinvolgeremo anche tua nonna Anna, ho visto come mi guardava, lei deve già avere avuto esperienze lesbiche”
“Ma cosa dici, sai cosa vuol dire tutto questo?”
“Certo, che tu farai carriera in azienda e a casa ti creerai un Harem con le tue puttane, delle quali io sarò la maîtresse”
“E tuo marito cosa dirà?”
“A Paolo se non le va bene, può andarsene, è un uomo inutile, in vent’anni di matrimonio non mi ha mai fatto raggiungere un orgasmo, con lui non ho mai goduto e cosa ancora più importante non mi ha mai messo incinta, non ha mai soddisfatto la mia necessita di maternità. E per ultima cosa è uno scansafatiche, uno smidollato, non ha mai lavorato in vita sua”
“Invece Franco ti soddisfaceva come amante?”
“Abbastanza!”
“Però anche lui non ti ha mai resa madre”
“Beh un figlio lo volevo da mio marito, non da un amante che uso solamente per soddisfare il mio bisogno sessuale”
“Tanto per sapere tu usi la spirale o la pillola?”
“Non uso proprio niente”
“E come fai per non rimanere incinta?”
“Quando andavo a letto con Franco, non lo lasciavo venire dentro”
“Ok quando sarà il momento lo estrarrò, così da non correre rischi”
“No caro, tu mi vieni dentro, salvo che non sia io a dirti il contrario”
“Dovrei essere il tuo schiavo sessuale?”
“No, devi solo essere il mio compagno, ed è per questo che ho voluto fare questa vacanza insieme”
Non discutemmo più per tutto il mese, trascorremmo una bella vacanza, il mattino in spiaggia, il pomeriggio a passeggio e la sera a fottere.
Clelia è una donna vogliosa, oltre ad essere una bellissima donna di 44anni, fulva di capelli che porta lunghi a metà schiena, seno di quarta misura, bello pieno, gambe lunghe con polpacci pronunciati, un culo che se avesse la parola parlerebbe.
Nonostante i 19anni di differenza formavamo una bella copia, nei momenti che non eravamo a letto, Clelia era una persona piacevole e simpatica.
Alla fine della vacanza tornammo a casa, lei fece trasferire le mie congiunte alla villetta, come aveva pavesato.
Mamma, nonna e zia furono contente, in azienda diventai direttore, sotto la visione di Franco il direttore generale, ma con obbligo di referenziare solo con lei.
I primi sei mesi, il mattino andavo con la mia auto in azienda, mentre Clelia aveva l’autista che arrivava alla 6.00 e restava a disposizione fino alle 21.00.
Un giorno l’autista telefonò, dicendo che nella notte era stato ricoverato in ospedale, Clelia alle 10.00 chiamò in sede, ordinando che andassi a prenderla.
Alterato andai a casa sua, avemmo una discussione accesa.
Tanto gridavamo, che sono intervenute le mie donne di casa e suo marito a separarci, in quel frangente purtroppo ci scapparono anche due schiaffi per parte.
Tutto si calmò in pochi minuti, io e Clelia partimmo con l’auto per recarci in ufficio.
Al contrario di quando viaggiava con l’autista, si accomodò sul sedile anteriore.
Durante il tragitto mi baciò sulla guancia, poi m’impose di fermarmi al fondo di una strada sterrata, appena fermai l’auto disse:
“Amore mio, ho voglia del tuo cazzone!”
“Ma Clelia, cosa diranno in ufficio, se ci fermiamo a fare l’amore, arriviamo dopo mezzogiorno”
“Beh sono la titolare, se ho voglia del tuo cazzone, non devo rendere conto a nessuno”
“Neanche a tuo marito?”
“A quella sega d’uomo proprio per niente, adesso dammi una bella razione di cazzo”
A quel punto tirai fuori il mio attrezzo da lavoro, Clelia si tuffò con la bocca, facendomi il miglior pompino che mi avesse mai prodigato.
Quando sborrai nella sua bocca disse:
“Se tutta la sborra che mi hai messo in gola, me l’avessi messa nella topa a quest’ora sarei incinta”
“Per fortuna non è successo, altrimenti sarebbe stato un vero disastro”
“Addirittura un disastro?” rispose risentita.
“Scusa, ma sei stata tu a dirmi che un figlio lo volevi solo da tuo marito, non dal tuo amante”
“Quanto sei stronzo, certamente non l’avrei mai voluto da Franco, ma con te è diverso!”
“Diverso?”
“Si diverso, per te ho fatto venire tua mamma, tua zia e tua nonna a vivere nella villetta e tu ogni notte dormi in villa”
“Che c’entra, Franco era sposato!”
“Beh se l’avessi voluto avrei convocato la moglie, l’avrei sedotta o facendola diventare lesbica oppure trovando un amante anche a lei, l’alternativa era corromperla con denaro, visto che è una persona avara e esosa”
“Allora sono un prescelto!”
“Smettila di parlare e scopami qui in auto”
Fortuna che l’auto ha i vetri oscurati, che di fuori non si vede all’interno
Quella mattina scopammo come indemoniati in auto, Clelia ebbe tre orgasmi, io questa volta non indietreggiai mai, le venni ben due volte direttamente nell’utero.
Finito di fare l’amore mi portò a pranzo in un agriturismo, dopo pranzo posizionai l’auto vicino ad una pianta per usufruire dell’ombra.
Il pranzo , ma soprattutto il vino resero Clelia euforica, volle nuovamente essere posseduta, raggiungendo almeno due orgasmi, questa volta le sparai in figa tre sborrate ben capienti.
Alle 16.30 entravamo in azienda, lei ordinò alla segretaria personale di reperirle un autista per i giorni a seguire, poi rivolgendosi a me disse:
“Elio saresti così gentile di avvertire i tuoi, che per qualche giorno dormirai in villa da me, così mi farai d’autista fino a quando non ne troverò uno adatto”
“Certamente signora Clelia”
Pensai chissà cos’avrà in testa, le mie donne di casa, già sanno che dormo in villa.
Così al mattino l’accompagnavo in azienda, la sera a casa, e la notte frequento il suo letto, cioè appena il marito si addormentava, lei veniva nella stanza assegnatami, dove copulavamo.
Andammo avanti con me da autista per tre mesi.
Poi con una decisione improvvisa diede una buonuscita all’autista che causa complicazioni era sempre in ospedale, mi propose di continuare io come autista.
“Certo però non voglio che ti siedi dietro, da domani indossi una gonna corta con spacco e calze nere, scegli tu se autoreggenti o con reggicalze, ma ti voglio puttana in auto, perché voglio poterti infilare una mano nella figa mentre guido”
“Ma come faccio con i clienti e i fornitori, sono abituati a vedermi vestita sobriamente”
“Visto che risparmi uno stipendio per l’autista, fai oscurare anche i vetri anteriori, così ti porti il cambio, quando arriviamo ti cambi, fai ugualmente quando partiamo per tornare a casa”
“Sei un porco, ma mi piace”
Così fece, coi vetri oscurati all’arrivo in azienda e alla partenza si cambiava, a volte per essere ancora più puttana percorreva il tragitto senza camicia e senza gonna.
L’anno seguente alla prima vacanza a Cuba ne seguì una seconda, scelse di passare un mese alle Canarie.
Dopo 20 giorni dovemmo tornare indietro urgentemente, in quanto suo marito aveva avuto un malore ed era ricoverato in coma all’ospedale.
All’ospedale le dissero, che era stato colpito da un ictus e se anche fosse uscito dal coma , non sarebbe stato più l’uomo di prima, la cosa quasi non la toccò emotivamente.
I dottori le chiesero se una volta possibile portarlo a casa c’era l’eventualità di farlo accudire da persone di fiducia, Clelia prese tempo, disse che doveva verificare se alcune amiche erano disponibili.
Tornati a casa Clelia si rivolse a zia Anna, per chiedere la sua disponibilità ad accudire il marito una volta dimesso, ebbe risposta positiva anche da mamma, così decise che avrebbero lasciato la villetta e si sarebbero trasferite alla villa, per essere disponibili con turni alternati, a loro si aggiunse anche nonna.
Quando Paolo fu dimesso, le quattro donne si organizzarono con turni di sei ore ciascuna, da mezzanotte alle 6.00 ci pensava Clelia, dalle 6.00 alle 12.00 zia Anna, dalle 12.00 alle 18.00 provvedeva nonna Agata, il turno dalle 18.00 alle 24.00 il più faticoso era di mamma Marzia.
Le prime notti Clelia le dedicò a suo marito, per la precisione come sempre dormiva nello stesso letto, ma differentemente da prima che a metà nottata mi raggiungeva, sentendosi responsabile nei suoi riguardi , non lasciava più il talamo coniugale.
Il mattino era sempre scontrosa e irascibile, poi dopo un mese circa, incominciò ad avere dei giramenti di testa, vomito piccole perdite di sangue, stanchezza e fame.
Mamma e zia le consigliarono una visita ginecologica.
Un mattino mi disse:
“Ho appuntamento con la ginecologa, pertanto stamattina niente ufficio”
“Clelia cos’hai?”
“Niente, è solo una visita periodica”
Accompagnai Clelia dalla ginecologa, attesi in auto, quando uscì dopo due ore sembrava raggiante, ma anche pensierosa.
Si fece accompagnare a casa, chiamò sia mamma che zia, parlò con loro per più di un’ora, dopodiché mi chiamarono e Clelia mi disse:
“Caro, dove non è riusciti Paolo e Franco, sei riuscito tu”
Non capivo a cosa si riferisse così domandai:
“Cosa vuoi dire?”
“Che in vent’anni di matrimonio, mio marito ha sempre fallito il colpo, mentre tu in circa un anno mi hai ingravidato, però da adesso fino alla nascita non potrò più avere rapporti, se non voglio rischiare di perdere il bambino”
“Ma le altre donne hanno rapporti fino al giorno prima del parto”
“Si ma sono più giovani e non sono a rischio di aborto spontaneo”
“Capisco perciò per nove mesi niente sesso”
“Perdonami amore, ma sai quanto tengo a diventare madre”
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