Il concierge
di
AB&AM
genere
etero
Arrivai all’Hotel Quirinale nel dopo cena; pioveva; sbrigai le pratiche della registrazione. Dietro al bancone c’era un ragazzo giovane che, come ultimo arrivato, aveva il compito di coprire il turno di notte; “Massimo” si leggeva sull’etichetta del personale; un bel ragazzo, atletico.
Stanza 315, terzo piano; non fece in tempo ad entrare che il telefono stava già squillando:
“Signora, ha dimenticato la sua valigetta qui all’ingresso, gliela mando o scende lei a prenderla!”
“Oh, che sbadata! È molto importante! Potrebbe portarmela lei per favore?”
“Io non posso allontanarmi fino a mezzanotte Signora.”
“Oh non importa, l’aspetterò sveglia….”
A mezzanotte il concierge bussò alla porta. Andai ad aprire. Indossavo una vestaglia celeste trasparente regalata da mio marito attraverso la quale si vedeva velatamente il seno nudo.
I piedi erano curatissimi e inguainati in un paio di sandali aperti con un po' di tacco.
“Entri, non stia sulla porta!”
Si voltò e l’immagine del sedere abbondante incorniciato da un perizoma bianco balzò prepotente nello sguardo del giovane. Gli era già capitato di incontrare delle clienti compiacenti, specialmente tra anziane turiste tedesche o americane, ma quella sera l’offerta era di prima classe.
Chiuse la porta, mi ero seduta sul letto. Senza dire una parola si avvicinò, lo fermai sollevando un piede verso di lui. Lui si inginocchiò e incominciò a baciarmi il piede senza togliere il sandalo e poi spostò i baci lungo la gamba fino ad arrivare a sentire l’odore della mia eccitazione.
Lo fermai e lo feci alzare, gli slacciai i pantaloni e gli estrassi l’uccello dalle mutande prendendoselo in bocca affamata.
Mi alzai in piedi e mi misi a novanta gradi appoggiandomi al letto. Lui mi sollevò la vestaglia ed incominciò a penetrarmi spostando il sottile perizoma: non c’era bisogno di toglierlo. Mi sentii larga e bagnata.
Si fermò per indossare un preservativo; con la mano mi massaggiava tra la vagina e l’ano: stava raccogliendo gli umori abbondanti della mia vagina per lubrificarmi l’ano.
Quando lui fu pronto gli presi l’uccello e me lo lo accompagnai gentilmente nel sedere. Mentre lui lentamente incominciava ad penetrarmi gli spostai la mano dal fianco dove era appoggiata al mio clitoride.
Sentii tutti un orgasmo forte.
Da quella sera il ragazzo controllò sempre le prenotazioni dell’albergo per essere sicuro di essere in servizio quando arrivavo.
In fondo, la soddisfazioni delle clienti era uno dei suoi doveri.
Stanza 315, terzo piano; non fece in tempo ad entrare che il telefono stava già squillando:
“Signora, ha dimenticato la sua valigetta qui all’ingresso, gliela mando o scende lei a prenderla!”
“Oh, che sbadata! È molto importante! Potrebbe portarmela lei per favore?”
“Io non posso allontanarmi fino a mezzanotte Signora.”
“Oh non importa, l’aspetterò sveglia….”
A mezzanotte il concierge bussò alla porta. Andai ad aprire. Indossavo una vestaglia celeste trasparente regalata da mio marito attraverso la quale si vedeva velatamente il seno nudo.
I piedi erano curatissimi e inguainati in un paio di sandali aperti con un po' di tacco.
“Entri, non stia sulla porta!”
Si voltò e l’immagine del sedere abbondante incorniciato da un perizoma bianco balzò prepotente nello sguardo del giovane. Gli era già capitato di incontrare delle clienti compiacenti, specialmente tra anziane turiste tedesche o americane, ma quella sera l’offerta era di prima classe.
Chiuse la porta, mi ero seduta sul letto. Senza dire una parola si avvicinò, lo fermai sollevando un piede verso di lui. Lui si inginocchiò e incominciò a baciarmi il piede senza togliere il sandalo e poi spostò i baci lungo la gamba fino ad arrivare a sentire l’odore della mia eccitazione.
Lo fermai e lo feci alzare, gli slacciai i pantaloni e gli estrassi l’uccello dalle mutande prendendoselo in bocca affamata.
Mi alzai in piedi e mi misi a novanta gradi appoggiandomi al letto. Lui mi sollevò la vestaglia ed incominciò a penetrarmi spostando il sottile perizoma: non c’era bisogno di toglierlo. Mi sentii larga e bagnata.
Si fermò per indossare un preservativo; con la mano mi massaggiava tra la vagina e l’ano: stava raccogliendo gli umori abbondanti della mia vagina per lubrificarmi l’ano.
Quando lui fu pronto gli presi l’uccello e me lo lo accompagnai gentilmente nel sedere. Mentre lui lentamente incominciava ad penetrarmi gli spostai la mano dal fianco dove era appoggiata al mio clitoride.
Sentii tutti un orgasmo forte.
Da quella sera il ragazzo controllò sempre le prenotazioni dell’albergo per essere sicuro di essere in servizio quando arrivavo.
In fondo, la soddisfazioni delle clienti era uno dei suoi doveri.
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