I 7 anelli (parte 1)

di
genere
sadomaso

Guardava quell'ultimo messaggio arrivato. “Possibile? Può mai essere vero?” pensava. Non le sembrava plausibile un chiaro invito a cercare in un punto ben preciso della città un pacchetto, un dono per lei.

Fino ad allora le "avances" si erano limitate a fantasie da social erotiche, sadiche ed estreme sul suo corpo da parte del suo virtuale padrone. Le sue foto trasformate in icone sadomaso, le descrizioni dettagliate delle fantasie che il suo persecutore nutriva verso la sua pelle, morbita e setosa, in attesa di essere marchiata, o verso i suoi capelli, manto corvino da tenere serratamente tra le mani mentre la si costringeva ad assaporare l'umore del suo carceriere, o verso il suo collo, minacciato costantemente dal più sadico e amato dei gioielli, il collare, che le era sempre stato promesso come ben stretto al suo collo, quasi a ripagare il tempo dell'attesa che il suo domatore stava vivendo, auspicando ai piaceri da assaporare nll'attimo della sua sua totale resa e sottomissione.

Aveva sempre respinto gli inviti di quell'ignoto individuo che, per altro, celava la sua identità. Troppo pericoloso! No, un incontro al buio no! Era un pazzo, un ossessionato da tenere alla larga. Uno che non diceva chi era e non si faceva vedere. Ma allora il dubbio era un altro: lo respingeva perché lo reputava pericoloso, o perché non lo aveva visto? Magari, se lo avesse visto, per di più bello e pieno di fascino, tutte le sue paure si sarebbero tramutate nelle sue vere sensazioni e senza remore: l'eccitante sottomissione! “Sì!” aveva più volte confessata a se stessa. “So di essere bella, desiderata e maledettamente intrigante. So di suscitare desideri proibiti in tutti e so di dominare l'universo maschile. Ma questo ossessionato vuole essere il Maschio! Colui che domina questa mia pur giustificata presunzione! Del resto, maledetto, sia pure in chat, è riuscito a farsi chiamare Padrone!”. Ed era stato lì che si era sentita schiava. Lì ha vissuto la sensazione di dipendere da volontà altrui. Lì si era sentita legata veramente come il suo padrone più volte le aveva descritto: a gambe e braccia divaricate, ben tese, di modo che non potesse toccare, per proteggere, nessuna parte del suo incantevole e provocante corpo. In catene lì, al centro della stanza delle torture, vestita solo di un succinto intimo nero, mentre il suo dominatore le girava intorno in attesa di ispirazione: lo strumento con cui punirla! Lì poteva sentirsi padrona solo del legame indissolubile con il suo Master: quel gioco che fa il padrone schiavo della sua schiava, perché sa che senza di lei non potrebbe mai soddisfare il suo desiderio di sublimare sesso e dominazione. Ecco, grazie al suo sadico padrone, lei sarebbe stata padrona dell'assenza del controllo, padrona del brivido del perverso, padrona della totale sottomissione, padrona di essere schiava!

Ormai la fantasia l'aveva portata quasi via dalla realtà, eccitandola al punto da sentirsi umida pur senza toccarsi, quando ad un tratto il suo sguardo ricadeva sul messaggio arrivatole, riportandola al bivio tra fantasia e realtà che, forse, la superava: “Recati sulla scogliera. C'è un dono per te, schiava!”
(continua)
scritto il
2016-11-21
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