Rapimento in Arabia 7
di
DR
genere
trans
Ecco quel che sono riuscito a mettere insieme, partendo dai vostri suggerimenti. Spero vi piaccia:
La mia vita da schiava sessuale continua tra mille esperienze e scopate. Lo sceicco non si è ancora stufato di me e ormai vivo come sua compagna, potendo girare liberamente per il palazzo, mentre per le uscite devo sempre accompagnarmi a lui. Quando lo sceicco esce, mi reco quasi sempre nel suo harem per vedere la donna con cui ho fatto sesso durante la mia prima orgia. Ho saputo che è una donna genetica, si chiama Samantha ed è la prima concubina dello sceicco che l'ha scelta per il suo clitoride molto sviluppato, prima di passare a passioni più estreme e trasgressive, quale quella che mi ha trasformato nella bella donna che sono ora. Io sono innamorata di Samantha e della sua dolcezza. Anche lei mi ama e passiamo insieme ogni istante in cui lo sceicco non mi controlla. E' bellissimo parlare con lei, guardare il suo viso angelico, fare l'amore con lei. Con il suo clitoride riesce a scoparmi anche se, abituata al calibro dello sceicco, non sento molto. Però lei ha degli orgasmi devastanti e questo mi basta. Ha scoperto che si eccita molto a fistarmi e, dato che la mia vagina è artificiale e quindi poco elastica, pratica il fisting anale su di me e così anch'io raggiungo dei bellissimi orgasmi. Dopo la transessuale superdotata, il mio culo è diventato molto dilatabile e la mia amante riesce a infilare il braccio fino al gomito, con grande godimento sia mio sia suo. Purtroppo, la nostra storia d'amore segreta ha avuto un triste epilogo. Nelle nostre scopate, lei è rimasta incinta di me dello sperma che dalla mia vagina è passato nella sua. E' riuscita a tenere il suo stato nascosto allo sceicco che, ormai, non è più interessato a lei e questo le ha permesso di portare a termine la gravidanza. Dovendo però partorire da sola nell'harem, è morta di parto e la stessa fine l'ha fatta il nostro bambino. Le altre concubine hanno potuto far sparire il feto e lo sceicco non ha mai saputo di cosa sia morta Samantha, né la cosa lo ha turbato o interessato. Io invece sono devastata, non so darmi pace e ho deciso che non posso più vivere in questo palazzo in cui ogni cosa, ogni stanza mi ricorda lei. Devo fuggire!
L'occasione per la fuga si presenta durante un ricevimento ufficiale, in cui è presente anche un diplomatico italiano cui racconto la mia storia e che mi promette di aiutarmi. Mi fa nascondere in un carrello porta vivande e mi fa portare fuori dalla sala del ricevimento da un suo sottoposto, da cui mi fa portare all'ambasciata dove mi nasconde. Purtroppo, nessuno fa niente per niente e, mentre mi carica in auto, l'autista approfitta di me. Mi fa piegare sul baule dell'auto, mi alza la gonna e, approfittando del fatto che non posso urlare per non far scoprire la mia fuga, e mi scopa in entrambi i buchi. Il terrore di essere scoperta, la brutalità dell'atto e il grosso cazzo dell'italiano mi portano a godere più volte finché il mio violentatore viene dentro di me e poi mi nasconde nel bagagliaio, in attesa che il diplomatico si congedi dal ricevimento e salga in auto. Rimango nel bagagliaio per parecchio tempo, prima che l'auto cominci a muoversi e ho tempo di pensare alla mia situazione: sono senza documenti, con un aspetto che non è quello con cui ho lasciato l'Italia, in mano a gente probabilmente senza scrupoli. Avrò fatto bene a scappare? Sono ancora in preda a questi dubbi, quando l'auto si ferma e il bagagliaio viene aperto. Il diplomatico mi aiuta a uscire dal mio nascondiglio e mi porta all'interno del palazzo dell'ambasciata. Mi accompagna in una stanza nel seminterrato e mi dice che dovrò rimanere lì finché la mia posizione sarà chiarita. Passo così diversi giorni, durante i quali il diplomatico, prima con dolcezza e poi con sempre più violenza, approfitta del mio corpo e di tutti i miei buchi, tanto che mi pare di essere caduta dalla padella nella brace. Quando gli chiedo quando mi farà rimpatriare, risponde sempre vagamente, dicendo che non ho documenti e non posso dimostrare di essere cittadina italiana e, quindi, sarà difficile che io possa lasciare l'ambasciata. Io però non voglio fare questa vita e voglio trovare un modo per fuggire anche da qui. Non essendo ufficiale la mia presenza in ambasciata, non ho guardie durante la notte e, rimuovendo le cerniere della porta che mi rinchiude nella mia stanza, riesco a uscire e a fuggire. Però mi trovo in un paese integralista, vestita come una puttana e con un corpo che non passa inosservato. Non voglio annoiarvi con la storia della mia latitanza, con i mille sotterfugi necessari a nascondermi, con i compromessi che ho dovuto accettare per poter lasciare il paese abusivamente, con i soprusi che ho dovuto a subire, ma vi dirò soltanto che sono riuscita a raggiungere la Libia. Purtroppo non ho soldi per pagarmi il tragitto in barca verso l'Italia e gli scafisti ne approfittano, usando il mio corpo a loro piacimento per giorni. Mi scopano in continuazione, non accorgendosi che non sono una donna genetica. Non vi racconto le scopate, una uguale all'altra, tutte veloci e violente e senza alcuna fantasia. Mi hanno rinchiuso in una stanza nel campo in cui radunavano i profughi e a turno, uno alla volta, entravano a scoparmi. Una sola volta, sono entrati in cinque e hanno preteso che li soddisfacessi tutti contemporaneamente: bocca, culo, figa, mani... ero impegnata su tutti i fronti e sono anche riuscita a godere più volte. Per fortuna, il mio sperma si è mischiato a quello di tutti gli altri e nessuno si è accorto di questa mia particolarità. Fatto sta che, dopo mesi di soprusi, ho deciso che era ora di fuggire anche da questo inferno e, nottetempo, sono riuscita a sgattaiolare fuori dall'accampamento e a darmi alla macchia. Ho capito che dovevo trovare un altro sistema per farmi portare in Italia e ho cominciato a vagare per le strade, in cerca di idee. Mentre mi trovavo, sporca e sgualcita, nel centro della città, vedo un giovane carino e pulito che, dopo avermi osservata per qualche minuto, mi si avvicina e mi chiede se ho bisogno di qualcosa. Decisa a provare il tutto per tutto, gli racconto i punti salienti della mia recente esperienza di abusi da parte degli scafisti e vedo che si impietosisce e mi dice di avere un'idea. Lui è il mozzo di un peschereccio libico che salperà tra non molto per una battuta di pesca ai limiti delle acque italiane e mi propone di nascondermi nella sua cabina fino al punto più vicino all'Italia. Ovviamente, accetto di buon grado e lo seguo a bordo. Lui ai suoi colleghi mi spaccia per un'amica che ha bisogno di una doccia e lascia intendere che passerò la notte con lui. Così andiamo nella sua cabina e poi, mentre lui fa la guardia fuori dalla porta, faccio la doccia nel bagno comune. Finalmente mi sento pulita e non posso indossare nuovamente i vestiti sporchi così lui mi presta dei pantaloni e una maglietta sua, mentre io lavo e aspetto che asciughi il mio abbigliamento. Passo realmente la notte con lui che si dimostra dolcissimo e non approfitta di me, tanto che mi sento fin quasi in colpa nei suoi confronti. Dormiamo abbracciati come due bimbi, senza che succeda niente tra noi. I giorni successivi, li trascorro nascosta nella sua cabina fino a che salpiamo. I giorni trascorrono lenti: io non posso uscire dalla cabina e il mio ospite continua a comportarsi da gentiluomo, non toccandomi e non approfittando del mio corpo e addirittura non vuole che dorma più nel letto con lui. Quindi mi fa dormire in una cuccetta che è molto vicina al soffitto della cabina e che era utilizzata come deposito di valigie e, anzi, ogni volta che mi corico, mi nasconde con i bagagli di cui ho preso il posto. Non ne capisco la ragione fino a una notte in cui vengo svegliata da dei rumori provenienti dalla porta. Uno dei marinai, il più grosso e virile, sta entrando, barcollando ubriaco, nella cabina del mio amico e si butta nel letto con lui. Mentre lui dormiva stremato dalla dura giornata di lavoro, l'altro lo sveglia, spogliandolo e agitandolo come una bambola. Gli dice che ha voglia e che questa sera tocca a lui. Vedo l'espressione del mio amico che è tutt'altro che contenta e eccitata, ma lui non si oppone. L'omone si abbassa i pantaloni, si sputa sulla mano e si bagna il cazzo e sodomizza il mio amico in un solo colpo. Lo scopa violentemente per diversi minuti finché, con grugniti e frasi che non capisco, si svuota nel suo intestino. Dopo aver fatto i suoi comodi, si alza e se ne va, lasciando il mio amico. Lo guardo e vedo che una lacrima scorre sul suo viso e, quindi, sposto i bagagli che mi nascondono e scendo nel suo letto. Lo abbraccio e lo coccolo, senza dirgli niente. Ogni parola sarebbe superflua. Capisco perché non ha approfittato di me e gliene sono grata e, anzi, voglio sdebitarmi... Prendo una crema e cerco di alleviare le pene del suo povero culetto, mentre lo bacio su tutto il viso. Vedo che a poco a poco, la sua espressione si fa meno triste e lui comincia a rispondere ai miei baci. Gli chiedo se voglia fare sesso e mi risponde affermativamente, ma dice che non possiamo impiegare troppo tempo perché la porta non ha serratura e corriamo il rischio che entri qualcun altro, scoprendomi. Allora mi piego in avanti, appoggiando le mani alla porta, così da tenerla chiusa, e lo incito a scoparmi. Lui viene dietro di me e mi penetra lentamente e sento quasi il suo affetto e la sua riconoscenza. E' una scopata lenta e silenziosa ma provo piacere e lui, dopo poco, viene dentro di me. Mi dice subito di tornare al mio posto perché abbiamo rischiato anche troppo, ma mi dà un dolcissimo bacio della buona notte, prima di rimettere le valigie a nascondermi. Sono contenta di aver potuto donare un minuto di dolcezza e felicità a questo povero ragazzo. I giorni trascorrono sempre uguali e le notti si alternano tra la quiete e le violenze sul mio ospite, finché una notte il ragazzo mi sveglia e mi dice che è ora di abbandonare la barca. Rubiamo un autogonfiabile e, di nascosto da tutti, mi lancio in mare. Trascorro diversi giorni e diverse notti alla deriva finché vengo trovata e salvata da una motovedetta della guardia costiera italiana.
Che ne dite? Vale la pena che concluda con un ultimo capitolo sulla mia vita, una volta rientrata in Italia?
La mia vita da schiava sessuale continua tra mille esperienze e scopate. Lo sceicco non si è ancora stufato di me e ormai vivo come sua compagna, potendo girare liberamente per il palazzo, mentre per le uscite devo sempre accompagnarmi a lui. Quando lo sceicco esce, mi reco quasi sempre nel suo harem per vedere la donna con cui ho fatto sesso durante la mia prima orgia. Ho saputo che è una donna genetica, si chiama Samantha ed è la prima concubina dello sceicco che l'ha scelta per il suo clitoride molto sviluppato, prima di passare a passioni più estreme e trasgressive, quale quella che mi ha trasformato nella bella donna che sono ora. Io sono innamorata di Samantha e della sua dolcezza. Anche lei mi ama e passiamo insieme ogni istante in cui lo sceicco non mi controlla. E' bellissimo parlare con lei, guardare il suo viso angelico, fare l'amore con lei. Con il suo clitoride riesce a scoparmi anche se, abituata al calibro dello sceicco, non sento molto. Però lei ha degli orgasmi devastanti e questo mi basta. Ha scoperto che si eccita molto a fistarmi e, dato che la mia vagina è artificiale e quindi poco elastica, pratica il fisting anale su di me e così anch'io raggiungo dei bellissimi orgasmi. Dopo la transessuale superdotata, il mio culo è diventato molto dilatabile e la mia amante riesce a infilare il braccio fino al gomito, con grande godimento sia mio sia suo. Purtroppo, la nostra storia d'amore segreta ha avuto un triste epilogo. Nelle nostre scopate, lei è rimasta incinta di me dello sperma che dalla mia vagina è passato nella sua. E' riuscita a tenere il suo stato nascosto allo sceicco che, ormai, non è più interessato a lei e questo le ha permesso di portare a termine la gravidanza. Dovendo però partorire da sola nell'harem, è morta di parto e la stessa fine l'ha fatta il nostro bambino. Le altre concubine hanno potuto far sparire il feto e lo sceicco non ha mai saputo di cosa sia morta Samantha, né la cosa lo ha turbato o interessato. Io invece sono devastata, non so darmi pace e ho deciso che non posso più vivere in questo palazzo in cui ogni cosa, ogni stanza mi ricorda lei. Devo fuggire!
L'occasione per la fuga si presenta durante un ricevimento ufficiale, in cui è presente anche un diplomatico italiano cui racconto la mia storia e che mi promette di aiutarmi. Mi fa nascondere in un carrello porta vivande e mi fa portare fuori dalla sala del ricevimento da un suo sottoposto, da cui mi fa portare all'ambasciata dove mi nasconde. Purtroppo, nessuno fa niente per niente e, mentre mi carica in auto, l'autista approfitta di me. Mi fa piegare sul baule dell'auto, mi alza la gonna e, approfittando del fatto che non posso urlare per non far scoprire la mia fuga, e mi scopa in entrambi i buchi. Il terrore di essere scoperta, la brutalità dell'atto e il grosso cazzo dell'italiano mi portano a godere più volte finché il mio violentatore viene dentro di me e poi mi nasconde nel bagagliaio, in attesa che il diplomatico si congedi dal ricevimento e salga in auto. Rimango nel bagagliaio per parecchio tempo, prima che l'auto cominci a muoversi e ho tempo di pensare alla mia situazione: sono senza documenti, con un aspetto che non è quello con cui ho lasciato l'Italia, in mano a gente probabilmente senza scrupoli. Avrò fatto bene a scappare? Sono ancora in preda a questi dubbi, quando l'auto si ferma e il bagagliaio viene aperto. Il diplomatico mi aiuta a uscire dal mio nascondiglio e mi porta all'interno del palazzo dell'ambasciata. Mi accompagna in una stanza nel seminterrato e mi dice che dovrò rimanere lì finché la mia posizione sarà chiarita. Passo così diversi giorni, durante i quali il diplomatico, prima con dolcezza e poi con sempre più violenza, approfitta del mio corpo e di tutti i miei buchi, tanto che mi pare di essere caduta dalla padella nella brace. Quando gli chiedo quando mi farà rimpatriare, risponde sempre vagamente, dicendo che non ho documenti e non posso dimostrare di essere cittadina italiana e, quindi, sarà difficile che io possa lasciare l'ambasciata. Io però non voglio fare questa vita e voglio trovare un modo per fuggire anche da qui. Non essendo ufficiale la mia presenza in ambasciata, non ho guardie durante la notte e, rimuovendo le cerniere della porta che mi rinchiude nella mia stanza, riesco a uscire e a fuggire. Però mi trovo in un paese integralista, vestita come una puttana e con un corpo che non passa inosservato. Non voglio annoiarvi con la storia della mia latitanza, con i mille sotterfugi necessari a nascondermi, con i compromessi che ho dovuto accettare per poter lasciare il paese abusivamente, con i soprusi che ho dovuto a subire, ma vi dirò soltanto che sono riuscita a raggiungere la Libia. Purtroppo non ho soldi per pagarmi il tragitto in barca verso l'Italia e gli scafisti ne approfittano, usando il mio corpo a loro piacimento per giorni. Mi scopano in continuazione, non accorgendosi che non sono una donna genetica. Non vi racconto le scopate, una uguale all'altra, tutte veloci e violente e senza alcuna fantasia. Mi hanno rinchiuso in una stanza nel campo in cui radunavano i profughi e a turno, uno alla volta, entravano a scoparmi. Una sola volta, sono entrati in cinque e hanno preteso che li soddisfacessi tutti contemporaneamente: bocca, culo, figa, mani... ero impegnata su tutti i fronti e sono anche riuscita a godere più volte. Per fortuna, il mio sperma si è mischiato a quello di tutti gli altri e nessuno si è accorto di questa mia particolarità. Fatto sta che, dopo mesi di soprusi, ho deciso che era ora di fuggire anche da questo inferno e, nottetempo, sono riuscita a sgattaiolare fuori dall'accampamento e a darmi alla macchia. Ho capito che dovevo trovare un altro sistema per farmi portare in Italia e ho cominciato a vagare per le strade, in cerca di idee. Mentre mi trovavo, sporca e sgualcita, nel centro della città, vedo un giovane carino e pulito che, dopo avermi osservata per qualche minuto, mi si avvicina e mi chiede se ho bisogno di qualcosa. Decisa a provare il tutto per tutto, gli racconto i punti salienti della mia recente esperienza di abusi da parte degli scafisti e vedo che si impietosisce e mi dice di avere un'idea. Lui è il mozzo di un peschereccio libico che salperà tra non molto per una battuta di pesca ai limiti delle acque italiane e mi propone di nascondermi nella sua cabina fino al punto più vicino all'Italia. Ovviamente, accetto di buon grado e lo seguo a bordo. Lui ai suoi colleghi mi spaccia per un'amica che ha bisogno di una doccia e lascia intendere che passerò la notte con lui. Così andiamo nella sua cabina e poi, mentre lui fa la guardia fuori dalla porta, faccio la doccia nel bagno comune. Finalmente mi sento pulita e non posso indossare nuovamente i vestiti sporchi così lui mi presta dei pantaloni e una maglietta sua, mentre io lavo e aspetto che asciughi il mio abbigliamento. Passo realmente la notte con lui che si dimostra dolcissimo e non approfitta di me, tanto che mi sento fin quasi in colpa nei suoi confronti. Dormiamo abbracciati come due bimbi, senza che succeda niente tra noi. I giorni successivi, li trascorro nascosta nella sua cabina fino a che salpiamo. I giorni trascorrono lenti: io non posso uscire dalla cabina e il mio ospite continua a comportarsi da gentiluomo, non toccandomi e non approfittando del mio corpo e addirittura non vuole che dorma più nel letto con lui. Quindi mi fa dormire in una cuccetta che è molto vicina al soffitto della cabina e che era utilizzata come deposito di valigie e, anzi, ogni volta che mi corico, mi nasconde con i bagagli di cui ho preso il posto. Non ne capisco la ragione fino a una notte in cui vengo svegliata da dei rumori provenienti dalla porta. Uno dei marinai, il più grosso e virile, sta entrando, barcollando ubriaco, nella cabina del mio amico e si butta nel letto con lui. Mentre lui dormiva stremato dalla dura giornata di lavoro, l'altro lo sveglia, spogliandolo e agitandolo come una bambola. Gli dice che ha voglia e che questa sera tocca a lui. Vedo l'espressione del mio amico che è tutt'altro che contenta e eccitata, ma lui non si oppone. L'omone si abbassa i pantaloni, si sputa sulla mano e si bagna il cazzo e sodomizza il mio amico in un solo colpo. Lo scopa violentemente per diversi minuti finché, con grugniti e frasi che non capisco, si svuota nel suo intestino. Dopo aver fatto i suoi comodi, si alza e se ne va, lasciando il mio amico. Lo guardo e vedo che una lacrima scorre sul suo viso e, quindi, sposto i bagagli che mi nascondono e scendo nel suo letto. Lo abbraccio e lo coccolo, senza dirgli niente. Ogni parola sarebbe superflua. Capisco perché non ha approfittato di me e gliene sono grata e, anzi, voglio sdebitarmi... Prendo una crema e cerco di alleviare le pene del suo povero culetto, mentre lo bacio su tutto il viso. Vedo che a poco a poco, la sua espressione si fa meno triste e lui comincia a rispondere ai miei baci. Gli chiedo se voglia fare sesso e mi risponde affermativamente, ma dice che non possiamo impiegare troppo tempo perché la porta non ha serratura e corriamo il rischio che entri qualcun altro, scoprendomi. Allora mi piego in avanti, appoggiando le mani alla porta, così da tenerla chiusa, e lo incito a scoparmi. Lui viene dietro di me e mi penetra lentamente e sento quasi il suo affetto e la sua riconoscenza. E' una scopata lenta e silenziosa ma provo piacere e lui, dopo poco, viene dentro di me. Mi dice subito di tornare al mio posto perché abbiamo rischiato anche troppo, ma mi dà un dolcissimo bacio della buona notte, prima di rimettere le valigie a nascondermi. Sono contenta di aver potuto donare un minuto di dolcezza e felicità a questo povero ragazzo. I giorni trascorrono sempre uguali e le notti si alternano tra la quiete e le violenze sul mio ospite, finché una notte il ragazzo mi sveglia e mi dice che è ora di abbandonare la barca. Rubiamo un autogonfiabile e, di nascosto da tutti, mi lancio in mare. Trascorro diversi giorni e diverse notti alla deriva finché vengo trovata e salvata da una motovedetta della guardia costiera italiana.
Che ne dite? Vale la pena che concluda con un ultimo capitolo sulla mia vita, una volta rientrata in Italia?
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