Lei e Lei, Loro e Lui
di
Chiodino
genere
incesti
Note dell'autore:
Vergine a ventisei anni, curiosa, un poco lesbica, lo incontra ed è amore tra lei e lui e tra lei e lei.
Cap. 1.
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Mi ci ha trascinato Fannì in questo posto, un “Frusta Party," piantandomi poi in asso appena oltre il cancello della vecchia cascina ed appena dopo aver pagato l'ingresso. Si è dileguata con il suo amico dopo avermi spiegato come, secondo lei, avrei potuto avere un passaggio e tornare a casa. Con mia sorella cose del genere capitano non spesso ma...Comunque sono letteralmente imbestialita. Due parole con la signora del botteghino mi tranquillizzano, ci penso io, carina, a farti avere un passaggio per casa, se non sono qua, cercami in Direzione, ed indica un camper poco distante. Goditela intanto. Mi mette in mano qualche rivista “specializzata” e dell'altro materiale, mi appunta alla camicia una coccarda con cui accedere, senza garanti o pagare altri biglietti d'ingresso, alla zona riservata. Mi congeda con una pacca sul sedere per dedicarsi ad altri arrivi. Mi avvio tutto sommato più tranquilla. Da tempo volevo venire a curiosare in un posto del genere. Ed è anche una bella giornata di primavera inoltrata, calda ma leggermente ventilata Con mia meraviglia sono parecchie le donne, di tutte le età, a girare tra i banchetti. Una fiera più che altro, almeno qui fuori. Vendono di tutto: Libri, DVD, abbigliamento, strumenti di tutti i tipi e di cui spesso non capisco la funzione ma certo tutto in tema. La zona riservata è una delusione. Altri banchetti, molta gente che chiacchiera in attesa dello spettacolo. Come me. Tutto sommato è per questo che mi sono “fatta convincere” tanto facilmente da Fannì. Certo non appartengo a questo genere di persone e sono arrivata ai miei quasi trent'anni, bé, 26 e mezzo soltanto, senza sentire la necessità di frustare nessuno e neppure di essere legata e frustata io. Però sono curiosa di questo mondo di cui di tanto in tanto leggo qualcosa. Un'occhiata in tralice allo specchio di un banchetto che vende indumenti in lattice.. Sono più che in ordine e non sono neppure male, forse meglio della media. Lo pensa anche il giovanotto, uno mica male che per la terza o quarta volta mi trovo vicino e cerca di attaccare bottone. Dal palchetto al centro hanno illustrato in cosa consisterà la sessione. Sono stufa, assetata, fa un caldo tremendo sotto il tendone e decido di andarmene. Prima però vedrò la parte iniziale, dico a Peter, si, alla fine ci siamo presentati. Lui da subito mi chiama per nome ed io faccio altrettanto. Il nome solo, mi dice, si usa così. Sbaglio od è la prima volta che vieni a vedere cose del genere? Mi ci ha trascinata mia sorella, rispondo, e poi son stata mollata, non so neppure come tornare a casa. Mi sento furba, ha abboccato. Mi chiede di dove sono e si offre di accompagnarmi in città dopo aver passato le “consegne”. Lui deve assistere alla prima fustigazione: sono un medico, sostituisco un amico. Tra qualche decina di minuti possiamo andarcene. Non mi aspettavo una decapottabile sportiva, una macchina che non ho mai visto ma che deve costare un patrimonio. Il collega di Peter non è arrivato, e solo dopo le sette passate usciamo dal parcheggio. E' stata tutta una farsa, lui me lo aveva detto prima ancora che cominciassero e forse l'avrei capito da sola. Fruste taroccate” perchè disegnino striature che andranno via con l'acqua o l'alcool, svenimenti altrettanto fasulli. Potevo salire benissimo anch'io sul banchetto gli dico, sono molto delusa. Se salivi tu che non sei del giro usavano una frusta vera, non l'avresti gradito per niente. Dopo una pizza mi scarica davanti a casa. Non chiede di salire, niente avance, neppure chiede il numero di telefono. Temevo il contrario ma ci resto male. Non che sia a caccia disperata di uomini, anzi ho quasi smesso di crucciarmi per non averne ancora trovato uno. Uno di giusto almeno, di quelli che ti fanno sentire le farfalle nello stomaco, come dice Fannì che di uomini ne ha trovati fin troppi. Fannì è la mia gemella. Mi somiglia molto, normale direte . Invece no, siamo gemelle per modo di dire, anche se siamo nate dalla stessa pancia a meno di mezz'ora di distanza. Eterozigote, cioè duo ovetti di mamma e due spermatozoi di papà. Ancora al ginnasio, quando mi limitavo a lumare, inutilmente speranzosa, questo o quel ragazzo, Fannì ne aveva dietro una fila. L'ha buttata alle ortiche il penultimo anno del liceo e non se ne è mai pentita. Io invece mi pento sempre od almeno spesso, per non aver...concluso. Non ho mai concluso!
Ci pensi ancora al tuo bel Peter? Fannì ha insistito fino all'ultimo perchè uscissi con lei, ma non ne ho voglia. E' bella Fannì, più di me. In quello ha una marcia in più. Per vivere, e viviamo più che decorosamente, illustro libercoli per bambini e ne scrivo anche. Fannì mi aiuta anche se in questo le manca il mio tocco. Guadagna e bene con altri lavori. Come me poliglotta, di volta in volta è traduttrice simultanea, hostess, organizzatrice di eventi ed è abilitata come Guida Turistica. Sul lavoro è inappuntabile, non da corda a nessuno. Niente avventure estemporanee, il lavoro è lavoro, solo lavoro sia con maschietti che femminucce. E si! Fuori del lavoro, con discrezione, svolazza “di fiore in fiore” per coglierne “il nettar soave” ed indulge ad entrambe i sessi. Predilige comunque almeno di norma i maschietti. Da quella sera vado spesso a mangiare una pizza dove mi ero fermata con Peter. Non penso di incontrarlo anche se mi piacerebbe. Era la prima volta che ci entrava anche lui. Ma ci si mangia veramente bene senza spendere poi molto. C' è...c' è anche Peter.
Tengo il suo numero di telefono nella taschina del portafoglio. Che giornata! Non sono astemia ma quel mezzogiorno ho bevuto troppo di quel vinello rosato di Marsala. E' bello, Peter, è simpatico, mi piace. Sono entrata dopo la mezza e ne siamo usciti alle tre passate, cortesemente buttati fuori. Normalmente non sono una chiacchierona e se uno mi piace poi, mi chiudo come una ostrica, non spiaccico una parola. Ho parlato quasi solo io. Gli ho raccontato tutto di me e molto di Fannì, troppo anche di lei. Mi strozza, ed a ragione, se mai lo viene a sapere. Lui ha detto che sa parecchio sul mondo che sono andata a spiare quando ci siamo incontrati ed alla mia lampante curiosità ha detto di telefonargli se ne volevo sul serio sapere di più. Quello non era il posto adatto e dovevamo andarcene. Mi ha portata a casa con la sua macchina perchè era evidente che non potevo guidare.
Guardo quel cartoncino col nome ed il numero tanto spesso che ormai è un poco frusto. Una volta lo ho persino composto il numero, interrompendo prima della risposta.
Ti sei decisa, non ci facevo più conto. Si ero indecisa, non è che quella roba sia il mio primo interesse, e per vivere devo anche lavorare. Sono state due settimane impegnative anche per me. Tra lezioni, esami e clienti è stato un inferno, ma oggi non ho preso impegni, non ho lezioni e ho finito, almeno per un po' di dover ascoltare asinate dagli studenti. Perché non vieni adesso?
Una casa della vecchia Milano vino ai Navigli. Un bel portoncino sistemato da poco che stona con il muro di mattoni sbrecciati e solo parzialmente coperti di vecchio intonaco. Un solo campanello sopra la targhetta in ottone lucido. Nessuna finestra a pian terreno, e più su un balconcino e due finestre per lato. Un bel posto che non avevo mai visto, ben nascosto e persino isolato. Un caso o ci tiene alla privacy? Non importa. Mi accoglie in cima alla ripida scala, passatoia rossa bordata crema, passamani in velluto rosso, luce tenue ma sufficiente. Ciao, vieni, sto facendo il caffè, se vuoi, per due basta ed avanza. I soliti convenevoli tra conoscenti, cordiale senza eccessi, giusto come piace a me e come lo ricordavo. Un salotto piuttosto ampio, arredato con gusto ma che manca della mano femminile. Lo noto con piacere. Un ottimo caffè, gli dico. Sono curiosa ma un poco tesa, in fin dei conti sono a casa di un tizio che conosco appena a parlare di frustate, piacere fisico, orgasmi. Non poco per una ragazza di ventisei anni che al massimo e raramente, diciamo una mezza dozzina di volte ha baciato un uomo, scappando poi di corsa. Ascolto attenta ma ne capisco poco. Di neuroni ed endorfine non ne so nulla e neppure del resto. In pratica tra dolore e piacere il meccanismo si differenzia poco, si può persino dire... e qui mi perdo perchè ascolto la sua voce più di quel che dice. Un bell'uomo, si, mi piace. Guardo appena le fotografie. C'è anche lui, in camice; per ogni gruppo di foto, una ragazza diversa, sei in tutto forse sette. Nude ma irriconoscibili, mascherate. Sullo sfondo, in ogni foto le stesse tre figure in camice, tre donne anziane che prendono appunti, serie serie. Si può arrivare all'orgasmo attraverso il dolore. Ne parla a lungo, me lo propone quasi per scherzo. Ho accettato. Poi mi do della scema ma...non scappo anche quando dice di riflettere, si può fare un'altra volta, magari con tua sorella presente. E' questo che mi fa decidere del tutto. Se Fannì lo conosce addio. Se lo prende e se lo tiene. In questo non è mai stata generosa. Si prende sempre tutto anche se, a dire il vero a me, non ha mai avuto occasione di rubarmi un uomo. Indosso un camice che so mi toglierà di dosso subito; mi ha spiegato tutto. Sono stranamente presente a me stessa mentre entro nello studio. Mi aspettavo una stanza stile sadomaso come nei racconti che sia pur raramente leggo. Raramente leggo e spesso neppure finisco, pur incuriosita dall'argomento, li trovo sciatti per lo più. Lui mi sta aspettando. Indossa un camice simile al mio e so che non indossa altro...In terra linoleum, plastica o qualcosa del genere, a sinistra, in angolo una scrivania e per completare l'arredamento una specie di lettino, simile a quello degli studi medici, con lenzuola di carta ed un armadietto a due ante scorrevoli, oltre la testata. Non è proprio quello che mi aspettavo. Siediti per piacere. All'inizio sentirai male, anche molto. Poi se reagirai come penso, verrà il resto. Quello che hai firmato mi impegna a non pubblicare nulla su quanto faremo senza una tua autorizzazione esplicita e nella forma prescritta dalla legge. Mi impegna inoltre...Capisco che la tiritera è necessaria e la ascolto fino in fondo. D'altronde avevo firmato capendo si e no un decimo di quello che c'era scritto. Seguendo le sue indicazioni slaccio e sfilo il camice, altrettanto fa lui, mi siedo sul lettini e mi lascio abbracciare. Aveva anticipato tutto questo, ma per me è la prima volta che sto nuda tra le braccia di un uomo. Non mi bacia, mentre me lo aspettavo. Mi carezza, delicatamente ed i brividi che provo sono di fastidio e di...no, paura no, al massimo un poco di apprensione, ma certo non di piacere. Però un poco per volta, almeno il fastidio diminuisce. Stringe con più forza di quel che amerei i seni, mentre sugge i capezzoli, le mani tiepide sono...non lo so cosa siano e cosa facciano. Sa per certo dove premere, carezzar, e...mi abbandono, mi perdo un poco finché non vellicano, i polpastrelli, l'interno delle cosce, la fessura del sesso. Stringo le gambe ed incrocerei le ginocchia. Si ferma. Vuoi che smettiamo? La mia risposta è un no deciso, proferito senza esitazioni, senza pensare. Di nuovo le mani percorrono il mio corpo. Non sapevo di essere così sensibile dietro la nuca...ed altrove. Ora ti farò male. Mi mostra un ferretto, spiega che è una molletta chirurgica, mi tendo tutta, la dovrò sopportare dieci minuti circa. Non è l'inferno ma fa male, sempre di più. Il peggio viene quando applica la seconda. Su, su, che mai è, solo altri dieci minuti. L'inferno è poi la terza sul clitoride. Come sia riuscito a stimolarlo tanto da permettergli...ma fa male, molto male. Serro i denti, mi do della cretina, ma sono testarda. Mi unge l'orifizio anale e vi introduce il pene di plastica. Le sue dimensioni sono la metà o poco più di quelle di un maschio bianco adulto, aveva detto, tranquilla. Lo introduce lentamente, poi mi imbavaglia e mi unisce i polsi con le manette imbottite. Stretti nei due pugni i fazzoletti. Basta che li faccia cadere e lui smette e mi libera. Un altro cazzo di plastica, più grande, sostituisce il primo e vengo accompagnata, sospinta, quasi di peso trasportata verso il muro. Sono di nuovo ben presente, conscia dei dolori lancinanti eppure... incerta sopratutto quando un terzo cazzo, ancora più grande, sostituisce il secondo, dilatandomi tanto da farmi credere...Per allargarti un poco per volta e non farti soffrire inutilmente. I polsi, le manette anzi sono unite al muro. E' questo il peggio da superare mi aveva detto mostrandomi lo scudiscio prima di cominciare. Sentilo, è leggerissimo e ti colpirò solo col cimino, Questo rettangolo morbido. Al primo colpo avrei gridato, grido anzi ma il bavaglio lascia passare ben poco e la stanza, tutta la casa è insonorizzata. Ad ogni colpo grido, poi tutto diventa evanescente. La testa mi gira e temo di venir soffocata dal bavaglio. Un caldo piacevole...Dio, mi sto facendo la pipì addosso! Un altro colpo. Quasi non percepisco che un...non so, mi sta riportando indietro alla vita a...sono sul lettino. Sei stata bravissima. Ero quasi sicuro che li avresti gettati a terra. Spingi cara, come per andare al gabinetto. E' bello, e' bellissimo spingerlo via, fuori di me. Ora devo togliere le mollette e farà più male che mai. Si fa male la prima, meno la seconda, un inferno la terza e grido, mi divincolo vorrei morire quasi ma invece vivo. Vivo squassata da qualcosa che non conosco e non so cosa sia, non mi è mai successo prima. Lui, Peter sorride, mi stringe a lui. Mi culla quasi e cullandomi rinnova quello che ho provato e grazie a lui continuo a provare. A lungo. Sono io a stringerlo, a cercarne le labbra, a baciare per la prima volta un uomo con passione, con tutta me stessa non per...per cosa? Lo voglio, ti voglio, gli dico, voglio fare l'amore. Dovrai insegnarmi anche quello, dovrai insegnarmi tutto. Allora facciamoci la doccia, risponde serio serio. Sono leggera come una libellula, mi sento, non so neppure io. Mi ha portata in camera sdraiandomi sul letto prima di tornare in bagno a radersi. Mi dolgono i seni, mi fa male dove ha applicato le mollette, i capezzoli ed il clitoride, mi fa male il sedere sopratutto dove mi ha colpito non so quante volte. Sto aspettando l'uomo che mi ha fatto tutto questo e con cui farò l'amore per la prima volta. L'uomo che mi avrà per primo. Potrebbe essere anche l'ultimo, l'unico. Non penso a cose come alla morte, o sedotta ed abbandonata si chiude in convento. Per un attimo, più di un attimo mi vedo vestita di bianco...mi do della scema e vado all'armadio. Si, c'è. Come in molti casi una delle ante , due nel caso specifico, sostengono uno specchio. Credevo di essere piena di segni. Ne ho uno solo, Rosso viola, anche con la crema che ha spalmato, in alto sul lato della natica destra. Piuttosto ho due occhiaie da film dell'orrore. Mi giro sentendolo tornare. Faccio paura, gli dico. Sei bellissima replica Peter. Vieni, ti voglio. Che c'è., non hai mai visto un uomo nudo? No. Lo mormoro piano, vergognandomene quasi. Ti ho detto che io, esito, non so come dirlo, sono vergine. Dall'espressione capisco che non ero stata abbastanza chiara. Ride. Questa poi...mi stringe e per la prima volta mi bacia con foga vera. Però qualche bacio l'ho dato, dico poi, per ripicca alla sua risata ed ancora trasognata, fuori di testa. Credevo di aver dato qualche bacio, non così, però. Non così come? MI solleva da terra e mi depone sul letto. In pratica non esco da casa sua per i tre giorni seguenti. Il lavoro? E chi se ne frega! Sono con il mio uomo e solo questo conta! Ho qualche linea di febbre, normale, dice. Non me ne frega niente. Fa venire due volte il pasto da una trattoria vicina, due volte usciamo a cena, mentre per il resto traffico io con i fornelli e quanto offre il frigorifero di uno scapolo. Vorrei chiedergli il permesso...perchè dovrei chiedere il permesso per raccontare a Fannì...poi lo capirebbe al volo. Facciamo l'amore come furetti ed io godo da morire. Mi sorprende mentre stiamo per salutarci. Lo racconti a tua sorella? Perché no, non dovrei? Ci siamo sempre dette tutto. Raccontale pure tutto, se mai farò l'esperimento anche con lei. Porco gli dico, ma rido. Non sei gelosa? Di Fannì. Non so... Non credo. Fanniì invece sta via ancora quasi una settimana ed io passo le ore,i giorni e le notti con il mio Peter. Ho un uomo, sono di un uomo che amo. Lo amo? E lui mi ama?
Come sono scema! Domani Peter parte per qualche giorno e tra qualche giorno torna Fannì; torna Fannì che già qualcosa sospetta. No continuo, non è per questo che mi sento scema. Ho perso quindici anni di scopate. Sei decisamente stata scema, mi dice, dai che recuperiamo.
Mi sono chiusa in casa per due o tre giorni, devo lavorare ed ho anche le mie cose, quindi sono contenta di essere sola. In situazioni del genere mordo. E finalmente vedo uscire Fannì dal settore chiuso dell'aeroporto, più bella e pimpante che mai. Mi racconta del lavoro, andato bene, delle prospettive di un altro lavoro che è certa di ottenere, meno certa che le paghino quanto ha chiesto. Forse troppo, dice, ma voglio sfondare , lavorare di meno e guadagnare di più, e continua su questa falsariga parlando quasi sempre lei per un' ora, fino a casa. Un'ora o poco più tardi la valigia è già sul soppalco e facciamo la doccia. Mi sei mancata mi dice poi. Abbiamo mangiato un boccone e siamo andate a riposare, in camera di mamma. E' normale dopo una separazione come alla
fine è stata questa, più lunga del previsto, oppure quando abbiamo qualcosa da dirci. E' lei che ha in genere qualche novità. Con Maurizio è finita e male. Lo dice con voce priva di qualsiasi inflessione, atona. Ci resto male anch'io sapendo quanto ci tenesse a Maurizio. A te non è piaciuto sin dall'inizio, dice pianamente, esita un attimo, più di un attimo. Avevi ragione tu, è uno stronzo, un grandissimo stronzo. Mi spiega cosa l'abbia fatta imbufalire sino a questo punto e capisco di aver sbagliato nel giudicarlo. E' peggio di quello che pensassi. Sto in silenzio, non so cosa dirle ed allora l'abbraccio. Piangiamo una nelle braccia dell'altra, ma sento una disperazione grande, immensa anche per lei che spesso ha avuto da superare simili crisi. Ricorro all'unico sistema che conosca e che funzioni fin da quando ho cominciato a dover lenire le sue “pene d'amore”. La stringo forte, la coccolo, le copro il viso di baci mentre i suoi singhiozzi si fanno violenti per poi scemare in un lungo pianto quieto, liberatorio e lei si abbandona tra le mie braccia. Non è la prima volta e non è sempre così. Se la cosa è particolarmente grave per lei, e non lo so mai prima, ad un cero punto ne vengo quasi aggredita. Invece che accontentarsi dei miei abbracci e di quanto stia facendo da brava sorella, quasi mi aggredisce, mi bacia, mi carezza, e non sono le normali affettuosità tra sorelle. Come sempre cerco di calmarla, di ricondurla alla ragione e come quasi sempre, fallisco. Mi abbandono alla sua furia, quasi un rictus erotico, uno sfogo per lei forse indispensabile. Forse cedo più in fretta del solito, forse reagisco in modo diverso, ed il mio corpo ed anche la testa stessa reagisce prima del solito ed in maniera diversa. Dopo un sonno ristoratore che ci porta sino all'ora di cena, dopo una rapida doccia, mangiamo in cucina in perfetta allegria. Alza il bicchiere di birra brindando alla faccia di tutti gli stronzi della terra, e sono tanti, afferma convinta. Al mio assenso finisce l'ultimo boccone della pizza che abbiamo scongelato per cena e fissandomi negli occhi, “spara”, mi dice. Adesso tocca a te, non fare la santerellina, hai un mucchio di cose da raccontare. Tu prepara il caffè che io lavo i piatti, sono solo due, viva le tegliette usa e getta. La solita Fannì. Che cosa posso fare? Il solito, raccontarle tutto come sempre. Solo che le altre volte raccontavo come avessi fatto a scappare da situazioni intricatissime salvando la mia preziosa purezza e Fannì si sbellicava dal ridere dandomi al tempo stesso della fanatica. Ma eri andata a casa sua, sei stata tu a...ma allora sei tutta scema...Allora, racconta. No, io... Non fare la scema, sai che alla fine mi racconti tutto. Già muori dalla voglia di dirmelo quello che è successo. Fannì è un gatto ed io il classico topolino in cerca, disperata, di una inesistente via di fuga. Dopo poco siamo a letto. Adesso cara dimmi tutto, e non inventare palle. Una volta di più mi convinco abbia poteri medianici, mi legge nella testa, stavo appunto cercando di costruite una palla credibile. Mi carezza come solo lei, no, adesso solo lei e lui sanno fare. Ma è diverso, la sua mano di donna è più dolce e tenera di quanto mai possa esserlo la mano di un uomo per quanto sapiente. Sa da sempre, sente come è fatto un corpo di donna,non ha dovuto leggerlo in un libro. Mi sento debole ed in pochi attimi mi sfila la camicia da notte senza le mie solite proteste. Me lo fa notare. Ma allora hai veramente parecchio da dire! Serro ostinatamente la bocca e non mi lascio baciare ma non posso impedire mi baci i seni, mi titilli i capezzoli e faccia le mille deliziose cose che mi fanno impazzire e sottomettere, per farmi giurare il giorno dopo che mai più, eccetera eccetera. Ci impiega poco, solo un poco più del solito, ecco tutto. Io che resto immobile fingendo una insensibilità che sono ben lontana dal provare. Una serie di no, non voglio, siamo sorelle, siamo due donne, mentre dentro di me vengo presa da un tepore crescente che dolcemente mi scalda smantellando piano piano ogni più fermo proposito. Serro ancor più le labbra per vietarne l'accesso. Mi carezza il ventre e bacia i seni mentre mormora mille piacevoli sciocchezze. Serro le ginocchia in una difesa che so vana. Attacca di nuovo la bocca e schiudo le labbra ma non la saracinesca dei denti. E poi mi abbandono, la mano calda ed esperta risale l'interno delle cosce raggiunge la mia fessura ormai un poco inumidita. Le nostre lingue si incontrano e si intrecciano ed io sospiro. Copro con la sinistra la mano che è risalita carezzevole, la voglio imprigionare li, sul mio seno, non farla di nuovo scendere...potrebbe scoprire... Al tempo stesso le cingo il collo, la stringo a me, come sempre quando mi vuole e ormai arresa la voglio anch'io. E la mano scende, si, è bello, me ne pentirò ma, domani, adesso..mi inarco e le offro i seni da lappare, i capezzoli da suggere, e grido, non so cosa dico ma qualcosa dico. La mia sorellina verginella, mormora. Il dito di lei percorre su e giù la fessura del sesso, mi manda fuori di testa quando la prima falange entra nel mio buchetto posteriore. È peggio quando si avvicina. Sempre più all'altro buchetto, ma non lo forza. Sono salva, mi dico più tardi, non a mente serena ma un poco meno rincoglionita.
Meno rincoglionita? Forse, ma ancora abbastanza fuori di testa da dirle che non sono più vergine. Lo mormoro a me stessa etanto piano da non pensare che possa sentire. Lo sente. Mi guarda esterrefatta, poi lo stesso dito scivola leggero sulla vulva, preme proprio sul buchino, entra un poco come fa talvolta ed attende il mio grido di protesta che vorrei emettere ma che non esce dalla strozza. A che pro poi? Preme ancora, entra timidamente e con delicatezza lo muove un poco, lo rigira. Pensavo avrebbe riso o che so, persino mi avrebbe sgridata. Mi abbraccia con una dolcezza che non riconosco neppure a lei che pure dolce lo è tanto spesso. Non mi sgrida. Perché mai dovrebbe! Non mi prende in giro. Mormora solo una domanda: ne è valsa la pena, è stato bello, sei felice? Non me lo sono domandato...non ci avevo pensato, rispondo. Però sono felice di averlo fatto e spero, spero non sia una cosa così, qualche giorno e via. Lo dico improvvisamente spaventata al ricordo di troppe situazioni analoghe vissute e sofferte da mia sorella. Non sarà facile andare avanti, raccontarle tutto, rispondere al mare di domande che mi farà, ripetere le cose a lei poco chiare. Chi è, lo conosco? Scuoto il capo. Si chiama Peter, non puoi conoscerlo, non credo proprio. Parlo senza essere quasi mai interrotta, a lungo, descrivo il dolore ed il piacere che ho provato. E' un bell'uomo, e... ma ti ha scopata alla faccia della ricerca scientifica. L'ho chiesto io , l'ho voluto io. Si è rasato per venire a letto. Ma no! Un gentiluomo vecchio stampo. E poi? E poi mi ha fatto tutto. Mi guarda perplessa. Stiamo mangiando spaghetti aglio olio e peperoncino, più pecorino abbondante. Cosa intendi per tutto? Ti ha scopata, sverginandoti e che altro. Mi ha fatto il culo e poi abbiamo scopato di nuovo. Caspita! Ti ha fatto molto male? Male si, un poco, poi però mi è piaciuto e mi è piaciuto, prima di dormire fargli un pompino. Ci impiega parecchio prima di poter dire qualcosa...quasi si strozza con il boccone di pasta per il gran ridere. Batte la mano aperta sul tavolo, si riprende un poco. Hai aspettato un mucchio di tempo ma credo ti rifarai in fretta. Sono io che rido. Sarebbe la mia intenzione. Hai preso le tue precauzioni? E' un medico, te l'ho detto. Più tardi nel letto, al buio mi fa un mucchio di domande cui rispondo serena, senza omettere o mascherare nulla. Ero quasi ubriaca di carezze e dei suoi baci quando ho capito che era arrivato il momento. Naturalmente, senza problemi, senza paure. Ero anzi calda, letteralmente fremevo di desideri repressi per troppo tempo, con le ginocchia piegate e lui mi ha...fatta donna. Male? Si un poco, niente di più ed anzi meno di quanto temessi, poi non ero più vergine ed abbiamo giocato. Si avete giocato al gioco del cazzo. Un gran bel gioco. Non credevo proprio che l'avresti mai preso un cazzo lungo e duro nel tuo bel popò.. Non si tocca! Le dico cercando di allontanarla. Invece lo tocca e tocca, carezza e bacia tutto il resto. Non mi spiace per niente. Tocco anch'io anzi, per la prima volta prendo l'iniziativa per un sessantanove indiavolato. Non eri mai stata così. Così come? Così. Poi tace e pian pino si addormenta. Mi addormento anch'io, finalmente senza preoccupazioni o vergogne e rimorsi per aver lesbicato con mia sorella. Ed ho un amante. Mi piace il mio amante. MI piace scopare e mi piace fare l'amore con Fannì, lo ho scoperto questa sera.
E ti è piaciuto anche prenderlo nel sedere. E' questo che le rode. Più ancora le rode che sappia fare, a detta di Peter, ottimi pompini anche se sono una neofita dell'arte. E' tornato e ci siamo rivisti. Non passo tutte le notti con lui solo perchè lei è chiaramente gelosa, in un modo che non le conoscevo. Mai una parola malevola e neppure frasi acidule del tipo, hai fatto tardi ieri sera, oppure: vi vedete anche oggi? Quando ho detto che sarebbe venuto da me a dormire, durante un viaggio di lavoro di lei però, per un attimo ho pensato che stessimo per litigare. Ha detto un “va bene” che, che mi ha pugnalata. Cosa cazzo posso fare. Da ragazzine ero anch'io così e capisco cosa provi lei ora. Ma soluzioni non ne vedo. A me è passata col tempo, anni di tempo. Sono da lui che è un' altro problema. Si sta chiedendo perchè non lo abbia mai portato a casa mia, per una cena almeno, per una specie di presentazione ufficiale. Abbiamo scopato e faremo l'amore ancora. Per adesso voglio farglielo tirare ancora per impalarmici. Mi piace da morire e piace a Peter tenermi stesa su di lui col suo cazzo ben confitto nella fica. E' il modo migliore per fare delle belle chiacchierate, magari in attesa d'altro.
Un poco per volta le cose si quietano. Mia sorella ammette di essersi comportata da stronza rompiballe, parole sue, ed accampa come scusa, e col cazzo che è valida, la rottura col suo uomo. Invitalo venerdì, se può a mezzogiorno. Ci conosciamo e più tardi io vado e lui si ferma. Torno lunedì sera o martedì mattina.
Vergine a ventisei anni, curiosa, un poco lesbica, lo incontra ed è amore tra lei e lui e tra lei e lei.
Cap. 1.
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Mi ci ha trascinato Fannì in questo posto, un “Frusta Party," piantandomi poi in asso appena oltre il cancello della vecchia cascina ed appena dopo aver pagato l'ingresso. Si è dileguata con il suo amico dopo avermi spiegato come, secondo lei, avrei potuto avere un passaggio e tornare a casa. Con mia sorella cose del genere capitano non spesso ma...Comunque sono letteralmente imbestialita. Due parole con la signora del botteghino mi tranquillizzano, ci penso io, carina, a farti avere un passaggio per casa, se non sono qua, cercami in Direzione, ed indica un camper poco distante. Goditela intanto. Mi mette in mano qualche rivista “specializzata” e dell'altro materiale, mi appunta alla camicia una coccarda con cui accedere, senza garanti o pagare altri biglietti d'ingresso, alla zona riservata. Mi congeda con una pacca sul sedere per dedicarsi ad altri arrivi. Mi avvio tutto sommato più tranquilla. Da tempo volevo venire a curiosare in un posto del genere. Ed è anche una bella giornata di primavera inoltrata, calda ma leggermente ventilata Con mia meraviglia sono parecchie le donne, di tutte le età, a girare tra i banchetti. Una fiera più che altro, almeno qui fuori. Vendono di tutto: Libri, DVD, abbigliamento, strumenti di tutti i tipi e di cui spesso non capisco la funzione ma certo tutto in tema. La zona riservata è una delusione. Altri banchetti, molta gente che chiacchiera in attesa dello spettacolo. Come me. Tutto sommato è per questo che mi sono “fatta convincere” tanto facilmente da Fannì. Certo non appartengo a questo genere di persone e sono arrivata ai miei quasi trent'anni, bé, 26 e mezzo soltanto, senza sentire la necessità di frustare nessuno e neppure di essere legata e frustata io. Però sono curiosa di questo mondo di cui di tanto in tanto leggo qualcosa. Un'occhiata in tralice allo specchio di un banchetto che vende indumenti in lattice.. Sono più che in ordine e non sono neppure male, forse meglio della media. Lo pensa anche il giovanotto, uno mica male che per la terza o quarta volta mi trovo vicino e cerca di attaccare bottone. Dal palchetto al centro hanno illustrato in cosa consisterà la sessione. Sono stufa, assetata, fa un caldo tremendo sotto il tendone e decido di andarmene. Prima però vedrò la parte iniziale, dico a Peter, si, alla fine ci siamo presentati. Lui da subito mi chiama per nome ed io faccio altrettanto. Il nome solo, mi dice, si usa così. Sbaglio od è la prima volta che vieni a vedere cose del genere? Mi ci ha trascinata mia sorella, rispondo, e poi son stata mollata, non so neppure come tornare a casa. Mi sento furba, ha abboccato. Mi chiede di dove sono e si offre di accompagnarmi in città dopo aver passato le “consegne”. Lui deve assistere alla prima fustigazione: sono un medico, sostituisco un amico. Tra qualche decina di minuti possiamo andarcene. Non mi aspettavo una decapottabile sportiva, una macchina che non ho mai visto ma che deve costare un patrimonio. Il collega di Peter non è arrivato, e solo dopo le sette passate usciamo dal parcheggio. E' stata tutta una farsa, lui me lo aveva detto prima ancora che cominciassero e forse l'avrei capito da sola. Fruste taroccate” perchè disegnino striature che andranno via con l'acqua o l'alcool, svenimenti altrettanto fasulli. Potevo salire benissimo anch'io sul banchetto gli dico, sono molto delusa. Se salivi tu che non sei del giro usavano una frusta vera, non l'avresti gradito per niente. Dopo una pizza mi scarica davanti a casa. Non chiede di salire, niente avance, neppure chiede il numero di telefono. Temevo il contrario ma ci resto male. Non che sia a caccia disperata di uomini, anzi ho quasi smesso di crucciarmi per non averne ancora trovato uno. Uno di giusto almeno, di quelli che ti fanno sentire le farfalle nello stomaco, come dice Fannì che di uomini ne ha trovati fin troppi. Fannì è la mia gemella. Mi somiglia molto, normale direte . Invece no, siamo gemelle per modo di dire, anche se siamo nate dalla stessa pancia a meno di mezz'ora di distanza. Eterozigote, cioè duo ovetti di mamma e due spermatozoi di papà. Ancora al ginnasio, quando mi limitavo a lumare, inutilmente speranzosa, questo o quel ragazzo, Fannì ne aveva dietro una fila. L'ha buttata alle ortiche il penultimo anno del liceo e non se ne è mai pentita. Io invece mi pento sempre od almeno spesso, per non aver...concluso. Non ho mai concluso!
Ci pensi ancora al tuo bel Peter? Fannì ha insistito fino all'ultimo perchè uscissi con lei, ma non ne ho voglia. E' bella Fannì, più di me. In quello ha una marcia in più. Per vivere, e viviamo più che decorosamente, illustro libercoli per bambini e ne scrivo anche. Fannì mi aiuta anche se in questo le manca il mio tocco. Guadagna e bene con altri lavori. Come me poliglotta, di volta in volta è traduttrice simultanea, hostess, organizzatrice di eventi ed è abilitata come Guida Turistica. Sul lavoro è inappuntabile, non da corda a nessuno. Niente avventure estemporanee, il lavoro è lavoro, solo lavoro sia con maschietti che femminucce. E si! Fuori del lavoro, con discrezione, svolazza “di fiore in fiore” per coglierne “il nettar soave” ed indulge ad entrambe i sessi. Predilige comunque almeno di norma i maschietti. Da quella sera vado spesso a mangiare una pizza dove mi ero fermata con Peter. Non penso di incontrarlo anche se mi piacerebbe. Era la prima volta che ci entrava anche lui. Ma ci si mangia veramente bene senza spendere poi molto. C' è...c' è anche Peter.
Tengo il suo numero di telefono nella taschina del portafoglio. Che giornata! Non sono astemia ma quel mezzogiorno ho bevuto troppo di quel vinello rosato di Marsala. E' bello, Peter, è simpatico, mi piace. Sono entrata dopo la mezza e ne siamo usciti alle tre passate, cortesemente buttati fuori. Normalmente non sono una chiacchierona e se uno mi piace poi, mi chiudo come una ostrica, non spiaccico una parola. Ho parlato quasi solo io. Gli ho raccontato tutto di me e molto di Fannì, troppo anche di lei. Mi strozza, ed a ragione, se mai lo viene a sapere. Lui ha detto che sa parecchio sul mondo che sono andata a spiare quando ci siamo incontrati ed alla mia lampante curiosità ha detto di telefonargli se ne volevo sul serio sapere di più. Quello non era il posto adatto e dovevamo andarcene. Mi ha portata a casa con la sua macchina perchè era evidente che non potevo guidare.
Guardo quel cartoncino col nome ed il numero tanto spesso che ormai è un poco frusto. Una volta lo ho persino composto il numero, interrompendo prima della risposta.
Ti sei decisa, non ci facevo più conto. Si ero indecisa, non è che quella roba sia il mio primo interesse, e per vivere devo anche lavorare. Sono state due settimane impegnative anche per me. Tra lezioni, esami e clienti è stato un inferno, ma oggi non ho preso impegni, non ho lezioni e ho finito, almeno per un po' di dover ascoltare asinate dagli studenti. Perché non vieni adesso?
Una casa della vecchia Milano vino ai Navigli. Un bel portoncino sistemato da poco che stona con il muro di mattoni sbrecciati e solo parzialmente coperti di vecchio intonaco. Un solo campanello sopra la targhetta in ottone lucido. Nessuna finestra a pian terreno, e più su un balconcino e due finestre per lato. Un bel posto che non avevo mai visto, ben nascosto e persino isolato. Un caso o ci tiene alla privacy? Non importa. Mi accoglie in cima alla ripida scala, passatoia rossa bordata crema, passamani in velluto rosso, luce tenue ma sufficiente. Ciao, vieni, sto facendo il caffè, se vuoi, per due basta ed avanza. I soliti convenevoli tra conoscenti, cordiale senza eccessi, giusto come piace a me e come lo ricordavo. Un salotto piuttosto ampio, arredato con gusto ma che manca della mano femminile. Lo noto con piacere. Un ottimo caffè, gli dico. Sono curiosa ma un poco tesa, in fin dei conti sono a casa di un tizio che conosco appena a parlare di frustate, piacere fisico, orgasmi. Non poco per una ragazza di ventisei anni che al massimo e raramente, diciamo una mezza dozzina di volte ha baciato un uomo, scappando poi di corsa. Ascolto attenta ma ne capisco poco. Di neuroni ed endorfine non ne so nulla e neppure del resto. In pratica tra dolore e piacere il meccanismo si differenzia poco, si può persino dire... e qui mi perdo perchè ascolto la sua voce più di quel che dice. Un bell'uomo, si, mi piace. Guardo appena le fotografie. C'è anche lui, in camice; per ogni gruppo di foto, una ragazza diversa, sei in tutto forse sette. Nude ma irriconoscibili, mascherate. Sullo sfondo, in ogni foto le stesse tre figure in camice, tre donne anziane che prendono appunti, serie serie. Si può arrivare all'orgasmo attraverso il dolore. Ne parla a lungo, me lo propone quasi per scherzo. Ho accettato. Poi mi do della scema ma...non scappo anche quando dice di riflettere, si può fare un'altra volta, magari con tua sorella presente. E' questo che mi fa decidere del tutto. Se Fannì lo conosce addio. Se lo prende e se lo tiene. In questo non è mai stata generosa. Si prende sempre tutto anche se, a dire il vero a me, non ha mai avuto occasione di rubarmi un uomo. Indosso un camice che so mi toglierà di dosso subito; mi ha spiegato tutto. Sono stranamente presente a me stessa mentre entro nello studio. Mi aspettavo una stanza stile sadomaso come nei racconti che sia pur raramente leggo. Raramente leggo e spesso neppure finisco, pur incuriosita dall'argomento, li trovo sciatti per lo più. Lui mi sta aspettando. Indossa un camice simile al mio e so che non indossa altro...In terra linoleum, plastica o qualcosa del genere, a sinistra, in angolo una scrivania e per completare l'arredamento una specie di lettino, simile a quello degli studi medici, con lenzuola di carta ed un armadietto a due ante scorrevoli, oltre la testata. Non è proprio quello che mi aspettavo. Siediti per piacere. All'inizio sentirai male, anche molto. Poi se reagirai come penso, verrà il resto. Quello che hai firmato mi impegna a non pubblicare nulla su quanto faremo senza una tua autorizzazione esplicita e nella forma prescritta dalla legge. Mi impegna inoltre...Capisco che la tiritera è necessaria e la ascolto fino in fondo. D'altronde avevo firmato capendo si e no un decimo di quello che c'era scritto. Seguendo le sue indicazioni slaccio e sfilo il camice, altrettanto fa lui, mi siedo sul lettini e mi lascio abbracciare. Aveva anticipato tutto questo, ma per me è la prima volta che sto nuda tra le braccia di un uomo. Non mi bacia, mentre me lo aspettavo. Mi carezza, delicatamente ed i brividi che provo sono di fastidio e di...no, paura no, al massimo un poco di apprensione, ma certo non di piacere. Però un poco per volta, almeno il fastidio diminuisce. Stringe con più forza di quel che amerei i seni, mentre sugge i capezzoli, le mani tiepide sono...non lo so cosa siano e cosa facciano. Sa per certo dove premere, carezzar, e...mi abbandono, mi perdo un poco finché non vellicano, i polpastrelli, l'interno delle cosce, la fessura del sesso. Stringo le gambe ed incrocerei le ginocchia. Si ferma. Vuoi che smettiamo? La mia risposta è un no deciso, proferito senza esitazioni, senza pensare. Di nuovo le mani percorrono il mio corpo. Non sapevo di essere così sensibile dietro la nuca...ed altrove. Ora ti farò male. Mi mostra un ferretto, spiega che è una molletta chirurgica, mi tendo tutta, la dovrò sopportare dieci minuti circa. Non è l'inferno ma fa male, sempre di più. Il peggio viene quando applica la seconda. Su, su, che mai è, solo altri dieci minuti. L'inferno è poi la terza sul clitoride. Come sia riuscito a stimolarlo tanto da permettergli...ma fa male, molto male. Serro i denti, mi do della cretina, ma sono testarda. Mi unge l'orifizio anale e vi introduce il pene di plastica. Le sue dimensioni sono la metà o poco più di quelle di un maschio bianco adulto, aveva detto, tranquilla. Lo introduce lentamente, poi mi imbavaglia e mi unisce i polsi con le manette imbottite. Stretti nei due pugni i fazzoletti. Basta che li faccia cadere e lui smette e mi libera. Un altro cazzo di plastica, più grande, sostituisce il primo e vengo accompagnata, sospinta, quasi di peso trasportata verso il muro. Sono di nuovo ben presente, conscia dei dolori lancinanti eppure... incerta sopratutto quando un terzo cazzo, ancora più grande, sostituisce il secondo, dilatandomi tanto da farmi credere...Per allargarti un poco per volta e non farti soffrire inutilmente. I polsi, le manette anzi sono unite al muro. E' questo il peggio da superare mi aveva detto mostrandomi lo scudiscio prima di cominciare. Sentilo, è leggerissimo e ti colpirò solo col cimino, Questo rettangolo morbido. Al primo colpo avrei gridato, grido anzi ma il bavaglio lascia passare ben poco e la stanza, tutta la casa è insonorizzata. Ad ogni colpo grido, poi tutto diventa evanescente. La testa mi gira e temo di venir soffocata dal bavaglio. Un caldo piacevole...Dio, mi sto facendo la pipì addosso! Un altro colpo. Quasi non percepisco che un...non so, mi sta riportando indietro alla vita a...sono sul lettino. Sei stata bravissima. Ero quasi sicuro che li avresti gettati a terra. Spingi cara, come per andare al gabinetto. E' bello, e' bellissimo spingerlo via, fuori di me. Ora devo togliere le mollette e farà più male che mai. Si fa male la prima, meno la seconda, un inferno la terza e grido, mi divincolo vorrei morire quasi ma invece vivo. Vivo squassata da qualcosa che non conosco e non so cosa sia, non mi è mai successo prima. Lui, Peter sorride, mi stringe a lui. Mi culla quasi e cullandomi rinnova quello che ho provato e grazie a lui continuo a provare. A lungo. Sono io a stringerlo, a cercarne le labbra, a baciare per la prima volta un uomo con passione, con tutta me stessa non per...per cosa? Lo voglio, ti voglio, gli dico, voglio fare l'amore. Dovrai insegnarmi anche quello, dovrai insegnarmi tutto. Allora facciamoci la doccia, risponde serio serio. Sono leggera come una libellula, mi sento, non so neppure io. Mi ha portata in camera sdraiandomi sul letto prima di tornare in bagno a radersi. Mi dolgono i seni, mi fa male dove ha applicato le mollette, i capezzoli ed il clitoride, mi fa male il sedere sopratutto dove mi ha colpito non so quante volte. Sto aspettando l'uomo che mi ha fatto tutto questo e con cui farò l'amore per la prima volta. L'uomo che mi avrà per primo. Potrebbe essere anche l'ultimo, l'unico. Non penso a cose come alla morte, o sedotta ed abbandonata si chiude in convento. Per un attimo, più di un attimo mi vedo vestita di bianco...mi do della scema e vado all'armadio. Si, c'è. Come in molti casi una delle ante , due nel caso specifico, sostengono uno specchio. Credevo di essere piena di segni. Ne ho uno solo, Rosso viola, anche con la crema che ha spalmato, in alto sul lato della natica destra. Piuttosto ho due occhiaie da film dell'orrore. Mi giro sentendolo tornare. Faccio paura, gli dico. Sei bellissima replica Peter. Vieni, ti voglio. Che c'è., non hai mai visto un uomo nudo? No. Lo mormoro piano, vergognandomene quasi. Ti ho detto che io, esito, non so come dirlo, sono vergine. Dall'espressione capisco che non ero stata abbastanza chiara. Ride. Questa poi...mi stringe e per la prima volta mi bacia con foga vera. Però qualche bacio l'ho dato, dico poi, per ripicca alla sua risata ed ancora trasognata, fuori di testa. Credevo di aver dato qualche bacio, non così, però. Non così come? MI solleva da terra e mi depone sul letto. In pratica non esco da casa sua per i tre giorni seguenti. Il lavoro? E chi se ne frega! Sono con il mio uomo e solo questo conta! Ho qualche linea di febbre, normale, dice. Non me ne frega niente. Fa venire due volte il pasto da una trattoria vicina, due volte usciamo a cena, mentre per il resto traffico io con i fornelli e quanto offre il frigorifero di uno scapolo. Vorrei chiedergli il permesso...perchè dovrei chiedere il permesso per raccontare a Fannì...poi lo capirebbe al volo. Facciamo l'amore come furetti ed io godo da morire. Mi sorprende mentre stiamo per salutarci. Lo racconti a tua sorella? Perché no, non dovrei? Ci siamo sempre dette tutto. Raccontale pure tutto, se mai farò l'esperimento anche con lei. Porco gli dico, ma rido. Non sei gelosa? Di Fannì. Non so... Non credo. Fanniì invece sta via ancora quasi una settimana ed io passo le ore,i giorni e le notti con il mio Peter. Ho un uomo, sono di un uomo che amo. Lo amo? E lui mi ama?
Come sono scema! Domani Peter parte per qualche giorno e tra qualche giorno torna Fannì; torna Fannì che già qualcosa sospetta. No continuo, non è per questo che mi sento scema. Ho perso quindici anni di scopate. Sei decisamente stata scema, mi dice, dai che recuperiamo.
Mi sono chiusa in casa per due o tre giorni, devo lavorare ed ho anche le mie cose, quindi sono contenta di essere sola. In situazioni del genere mordo. E finalmente vedo uscire Fannì dal settore chiuso dell'aeroporto, più bella e pimpante che mai. Mi racconta del lavoro, andato bene, delle prospettive di un altro lavoro che è certa di ottenere, meno certa che le paghino quanto ha chiesto. Forse troppo, dice, ma voglio sfondare , lavorare di meno e guadagnare di più, e continua su questa falsariga parlando quasi sempre lei per un' ora, fino a casa. Un'ora o poco più tardi la valigia è già sul soppalco e facciamo la doccia. Mi sei mancata mi dice poi. Abbiamo mangiato un boccone e siamo andate a riposare, in camera di mamma. E' normale dopo una separazione come alla
fine è stata questa, più lunga del previsto, oppure quando abbiamo qualcosa da dirci. E' lei che ha in genere qualche novità. Con Maurizio è finita e male. Lo dice con voce priva di qualsiasi inflessione, atona. Ci resto male anch'io sapendo quanto ci tenesse a Maurizio. A te non è piaciuto sin dall'inizio, dice pianamente, esita un attimo, più di un attimo. Avevi ragione tu, è uno stronzo, un grandissimo stronzo. Mi spiega cosa l'abbia fatta imbufalire sino a questo punto e capisco di aver sbagliato nel giudicarlo. E' peggio di quello che pensassi. Sto in silenzio, non so cosa dirle ed allora l'abbraccio. Piangiamo una nelle braccia dell'altra, ma sento una disperazione grande, immensa anche per lei che spesso ha avuto da superare simili crisi. Ricorro all'unico sistema che conosca e che funzioni fin da quando ho cominciato a dover lenire le sue “pene d'amore”. La stringo forte, la coccolo, le copro il viso di baci mentre i suoi singhiozzi si fanno violenti per poi scemare in un lungo pianto quieto, liberatorio e lei si abbandona tra le mie braccia. Non è la prima volta e non è sempre così. Se la cosa è particolarmente grave per lei, e non lo so mai prima, ad un cero punto ne vengo quasi aggredita. Invece che accontentarsi dei miei abbracci e di quanto stia facendo da brava sorella, quasi mi aggredisce, mi bacia, mi carezza, e non sono le normali affettuosità tra sorelle. Come sempre cerco di calmarla, di ricondurla alla ragione e come quasi sempre, fallisco. Mi abbandono alla sua furia, quasi un rictus erotico, uno sfogo per lei forse indispensabile. Forse cedo più in fretta del solito, forse reagisco in modo diverso, ed il mio corpo ed anche la testa stessa reagisce prima del solito ed in maniera diversa. Dopo un sonno ristoratore che ci porta sino all'ora di cena, dopo una rapida doccia, mangiamo in cucina in perfetta allegria. Alza il bicchiere di birra brindando alla faccia di tutti gli stronzi della terra, e sono tanti, afferma convinta. Al mio assenso finisce l'ultimo boccone della pizza che abbiamo scongelato per cena e fissandomi negli occhi, “spara”, mi dice. Adesso tocca a te, non fare la santerellina, hai un mucchio di cose da raccontare. Tu prepara il caffè che io lavo i piatti, sono solo due, viva le tegliette usa e getta. La solita Fannì. Che cosa posso fare? Il solito, raccontarle tutto come sempre. Solo che le altre volte raccontavo come avessi fatto a scappare da situazioni intricatissime salvando la mia preziosa purezza e Fannì si sbellicava dal ridere dandomi al tempo stesso della fanatica. Ma eri andata a casa sua, sei stata tu a...ma allora sei tutta scema...Allora, racconta. No, io... Non fare la scema, sai che alla fine mi racconti tutto. Già muori dalla voglia di dirmelo quello che è successo. Fannì è un gatto ed io il classico topolino in cerca, disperata, di una inesistente via di fuga. Dopo poco siamo a letto. Adesso cara dimmi tutto, e non inventare palle. Una volta di più mi convinco abbia poteri medianici, mi legge nella testa, stavo appunto cercando di costruite una palla credibile. Mi carezza come solo lei, no, adesso solo lei e lui sanno fare. Ma è diverso, la sua mano di donna è più dolce e tenera di quanto mai possa esserlo la mano di un uomo per quanto sapiente. Sa da sempre, sente come è fatto un corpo di donna,non ha dovuto leggerlo in un libro. Mi sento debole ed in pochi attimi mi sfila la camicia da notte senza le mie solite proteste. Me lo fa notare. Ma allora hai veramente parecchio da dire! Serro ostinatamente la bocca e non mi lascio baciare ma non posso impedire mi baci i seni, mi titilli i capezzoli e faccia le mille deliziose cose che mi fanno impazzire e sottomettere, per farmi giurare il giorno dopo che mai più, eccetera eccetera. Ci impiega poco, solo un poco più del solito, ecco tutto. Io che resto immobile fingendo una insensibilità che sono ben lontana dal provare. Una serie di no, non voglio, siamo sorelle, siamo due donne, mentre dentro di me vengo presa da un tepore crescente che dolcemente mi scalda smantellando piano piano ogni più fermo proposito. Serro ancor più le labbra per vietarne l'accesso. Mi carezza il ventre e bacia i seni mentre mormora mille piacevoli sciocchezze. Serro le ginocchia in una difesa che so vana. Attacca di nuovo la bocca e schiudo le labbra ma non la saracinesca dei denti. E poi mi abbandono, la mano calda ed esperta risale l'interno delle cosce raggiunge la mia fessura ormai un poco inumidita. Le nostre lingue si incontrano e si intrecciano ed io sospiro. Copro con la sinistra la mano che è risalita carezzevole, la voglio imprigionare li, sul mio seno, non farla di nuovo scendere...potrebbe scoprire... Al tempo stesso le cingo il collo, la stringo a me, come sempre quando mi vuole e ormai arresa la voglio anch'io. E la mano scende, si, è bello, me ne pentirò ma, domani, adesso..mi inarco e le offro i seni da lappare, i capezzoli da suggere, e grido, non so cosa dico ma qualcosa dico. La mia sorellina verginella, mormora. Il dito di lei percorre su e giù la fessura del sesso, mi manda fuori di testa quando la prima falange entra nel mio buchetto posteriore. È peggio quando si avvicina. Sempre più all'altro buchetto, ma non lo forza. Sono salva, mi dico più tardi, non a mente serena ma un poco meno rincoglionita.
Meno rincoglionita? Forse, ma ancora abbastanza fuori di testa da dirle che non sono più vergine. Lo mormoro a me stessa etanto piano da non pensare che possa sentire. Lo sente. Mi guarda esterrefatta, poi lo stesso dito scivola leggero sulla vulva, preme proprio sul buchino, entra un poco come fa talvolta ed attende il mio grido di protesta che vorrei emettere ma che non esce dalla strozza. A che pro poi? Preme ancora, entra timidamente e con delicatezza lo muove un poco, lo rigira. Pensavo avrebbe riso o che so, persino mi avrebbe sgridata. Mi abbraccia con una dolcezza che non riconosco neppure a lei che pure dolce lo è tanto spesso. Non mi sgrida. Perché mai dovrebbe! Non mi prende in giro. Mormora solo una domanda: ne è valsa la pena, è stato bello, sei felice? Non me lo sono domandato...non ci avevo pensato, rispondo. Però sono felice di averlo fatto e spero, spero non sia una cosa così, qualche giorno e via. Lo dico improvvisamente spaventata al ricordo di troppe situazioni analoghe vissute e sofferte da mia sorella. Non sarà facile andare avanti, raccontarle tutto, rispondere al mare di domande che mi farà, ripetere le cose a lei poco chiare. Chi è, lo conosco? Scuoto il capo. Si chiama Peter, non puoi conoscerlo, non credo proprio. Parlo senza essere quasi mai interrotta, a lungo, descrivo il dolore ed il piacere che ho provato. E' un bell'uomo, e... ma ti ha scopata alla faccia della ricerca scientifica. L'ho chiesto io , l'ho voluto io. Si è rasato per venire a letto. Ma no! Un gentiluomo vecchio stampo. E poi? E poi mi ha fatto tutto. Mi guarda perplessa. Stiamo mangiando spaghetti aglio olio e peperoncino, più pecorino abbondante. Cosa intendi per tutto? Ti ha scopata, sverginandoti e che altro. Mi ha fatto il culo e poi abbiamo scopato di nuovo. Caspita! Ti ha fatto molto male? Male si, un poco, poi però mi è piaciuto e mi è piaciuto, prima di dormire fargli un pompino. Ci impiega parecchio prima di poter dire qualcosa...quasi si strozza con il boccone di pasta per il gran ridere. Batte la mano aperta sul tavolo, si riprende un poco. Hai aspettato un mucchio di tempo ma credo ti rifarai in fretta. Sono io che rido. Sarebbe la mia intenzione. Hai preso le tue precauzioni? E' un medico, te l'ho detto. Più tardi nel letto, al buio mi fa un mucchio di domande cui rispondo serena, senza omettere o mascherare nulla. Ero quasi ubriaca di carezze e dei suoi baci quando ho capito che era arrivato il momento. Naturalmente, senza problemi, senza paure. Ero anzi calda, letteralmente fremevo di desideri repressi per troppo tempo, con le ginocchia piegate e lui mi ha...fatta donna. Male? Si un poco, niente di più ed anzi meno di quanto temessi, poi non ero più vergine ed abbiamo giocato. Si avete giocato al gioco del cazzo. Un gran bel gioco. Non credevo proprio che l'avresti mai preso un cazzo lungo e duro nel tuo bel popò.. Non si tocca! Le dico cercando di allontanarla. Invece lo tocca e tocca, carezza e bacia tutto il resto. Non mi spiace per niente. Tocco anch'io anzi, per la prima volta prendo l'iniziativa per un sessantanove indiavolato. Non eri mai stata così. Così come? Così. Poi tace e pian pino si addormenta. Mi addormento anch'io, finalmente senza preoccupazioni o vergogne e rimorsi per aver lesbicato con mia sorella. Ed ho un amante. Mi piace il mio amante. MI piace scopare e mi piace fare l'amore con Fannì, lo ho scoperto questa sera.
E ti è piaciuto anche prenderlo nel sedere. E' questo che le rode. Più ancora le rode che sappia fare, a detta di Peter, ottimi pompini anche se sono una neofita dell'arte. E' tornato e ci siamo rivisti. Non passo tutte le notti con lui solo perchè lei è chiaramente gelosa, in un modo che non le conoscevo. Mai una parola malevola e neppure frasi acidule del tipo, hai fatto tardi ieri sera, oppure: vi vedete anche oggi? Quando ho detto che sarebbe venuto da me a dormire, durante un viaggio di lavoro di lei però, per un attimo ho pensato che stessimo per litigare. Ha detto un “va bene” che, che mi ha pugnalata. Cosa cazzo posso fare. Da ragazzine ero anch'io così e capisco cosa provi lei ora. Ma soluzioni non ne vedo. A me è passata col tempo, anni di tempo. Sono da lui che è un' altro problema. Si sta chiedendo perchè non lo abbia mai portato a casa mia, per una cena almeno, per una specie di presentazione ufficiale. Abbiamo scopato e faremo l'amore ancora. Per adesso voglio farglielo tirare ancora per impalarmici. Mi piace da morire e piace a Peter tenermi stesa su di lui col suo cazzo ben confitto nella fica. E' il modo migliore per fare delle belle chiacchierate, magari in attesa d'altro.
Un poco per volta le cose si quietano. Mia sorella ammette di essersi comportata da stronza rompiballe, parole sue, ed accampa come scusa, e col cazzo che è valida, la rottura col suo uomo. Invitalo venerdì, se può a mezzogiorno. Ci conosciamo e più tardi io vado e lui si ferma. Torno lunedì sera o martedì mattina.
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