Non ho finito con te

di
genere
dominazione

Lui sa come ottenere l'elenco delle situazioni più torbide e perverse che agitano i miei desideri. E ogni volta non so resistergli.

Mi lega le caviglie, stringe i nodi, con movimenti veloci e precisi torna alla testiera del letto; mi afferra il polso destro e lo lega con precisione al pomello dorato, poi si sposta sul lato opposto o fa lo stesso con il sinistro.
Mi passa una corda attorno al torace, come decorazione.
“Cosa ti piace di più?” La sua voce è da qualche parte dietro di me, un punto indefinito sulla mia schiena, il respiro regolare – il mio non lo è ormai da un pezzo.
La sua mano da un altro strattone ai miei capelli, tirandomi la testa indietro.
Il respiro caldo si infila nel mio orecchio con la stessa domanda, poco prima che lo faccia la sua lingua.
Socchiudo gli occhi, boccheggio, cerco una risposta nella mia mente offuscata da un solo pensiero – scopami, scopami, scopami.
“Allora? Non ti ho sentito”.
Mi morde il lobo e poi lo succhia, tirando verso il basso. Chiudo gli occhi e cerco di riprendere il controllo, deglutisco. Sento le corde stringermi i polsi e le caviglie, apro le labbra e ne esce un verso indistinto, a metà fra il gemito e un respiro strozzato.
La sua mano lascia la presa sui miei capelli, mi scorre velocemente sulla schiena con le unghie e si pianta a due millimetri dal mio clitoride, sotto gli slip che ormai sono tessuto bagnato ed inutile.
Un forte gemito mi sfugge, abbasso la testa e cerco di allontanarmi dalla sua voce divertita e incalzante. Le sue dita mi sfiorano, mi accarezza le labbra, mi trattiene il clitoride fra due dita, lo sfrega fino a che la frustrazione diventa insostenibile.
Mi ritrovo a sibilare qualcosa a labbra serrate, inizia come un verso e diventa un “Smettila di divertirti e scopami”.
Sorride appena, mi ignora e i suoi denti mi mordono il collo, inarco la schiena, pregando che la smetta o che continui e mi faccia venire, e in fretta, ma non è mai così semplice.
“Non ho capito, cosa hai detto? Non voglio aspettare tutto il giorno.”
Le sue dita mi penetrano, dandomi il tempo di rabbrividire e rilassarmi, per poi ritrarsi di scatto.
“Dio, ti prego!” la voce non sembra neanche la mia.
Con le stesse due dita mi solleva il mento e mi fissa, passandosi la lingua sulle labbra.
“Preghi me o Dio?” il tono è canzonatorio e per la prima volta da mesi vorrei non essere legata.
Vorrei poterlo mordere ed aggredire, disporre liberamente del suo corpo, per poi farmi sbattere addosso al muro, in piedi, o sul tavolo del salone, o su in terrazza, in pieno giorno, con il rischio che ci veda qualcuno.
“Nessuno dei due.” Mormoro, stizzita, come se in queste condizioni potessi permettermelo.
Me lo legge in faccia, che sono al limite e sorride. Mi bacia in modo languido, forzando la propria lingua contro la mia. La succhia, la morde a lungo, si ritrae e mi offre l’indice e il medio. Li prendo in bocca e lecco via il sapore dolciastro del mio piacere insoddisfatto.
Mi spingo fino alla base delle dita e poi ne succhio la pelle a ritroso, mentre si muovono per accarezzare e giocare con la mia lingua.
Le mordo con intenzione e violenza, fino a che lui non mi afferra nuovamente per i capelli, e stringe.
Lascio andare la presa, sospiro. Si alza, velocemente mi slega le caviglie e lascia cadere le corde a terra. Disfa i nodi sulla testiera di ferro del letto, con una mano mi gira, ricado di schiena sulle lenzuola mentre li riannoda.
Si inginocchia fra le mie gambe, un dito mi abbassa gli slip lentamente mentre mi guarda. Soffia su di me, a lungo, per un attimo mi accarezza con la lingua, quanto basta perché il mio corpo si tenda verso la sua bocca e mi senta gemere nuovamente.
“Voglio un elenco.” Mormora, baciandomi il clitoride prima di morderlo.
Serro le labbra e mi costringo a pensare a qualsiasi cosa, Cristo, basta che finisca, ad un elenco.
“In sospensione.”
“Cosa?”
Un dito mi accarezza, sul punto di spingerlo dentro, a fondo. “Scopare mentre sono in sospensione.”
Compie un verso di assenso, mentre un secondo dito si affianca al primo.
Il mio bacino si muove verso di lui e una mano grava contro un mio fianco, per tenermi ferma.
“Poi?”
“Farlo in un locale, davanti ad altra gente.”
Mi morde le labbra, così forte da farmi gridare.
“Banale. E non devi dirmi cosa ti piacerebbe fare. Devi dirmi cosa ti eccita, ora. Farti scopare bendata, un cazzo davanti e un vibratore dietro? E sto usando dei cliché. Su, usa la fantasia.”
Chiudo gli occhi, non posso. La mia voce si rifiuta, avvampo e mi sottraggo mentalmente, ma una sua mano mi stringe una natica e mi ricorda che non mi è permesso.
Respiro a fondo, la mia voce trema.
“Voglio che mi scopi a terra, bendata e imbavagliata. Da dietro, mentre fai fisting. Voglio che mi scopi legata a letto, dopo avermi fatto implorare e piangere.”
Sento la sua lingua che si muove lentamente, leccandomi.
Gemo ad occhi chiusi, il suo peso si sposta e sento il suo corpo gravare contro il mio. Inarco la schiena, cercando di toccarlo ma lui si scosta.
Mi afferra il mento e mi morde le labbra, poi l’angolo degli occhi. Sussulto e li apro di scatto, fissandolo.
“Ripetilo. Voglio i dettagli. Come vuoi essere scopata?” mi penetra appena, lasciandomi gemere e concedendo al mio bacino di scontrarsi con il suo, prima di sfilarsi.
Sorride, non smette di fissarmi, avvicina le labbra al mio orecchio e lo lecca.
“Avanti, dimmelo. So che ti piace.”
Cerco la sua bocca da mordere, la sua lingua da succhiare.
Si ritrae, la sua lingua gioca sul mento e le labbra mantenendosi distante, torna a spingersi nella mia fica, senza cedere più del dovuto.
Si spinge dentro di me, affondo i denti nella sua spalla, sento il mio piacere montare e la sua voce incalzante.
“Dimmelo.”
Non lo sto ascoltando, non si sta ascoltando, assecondo i movimenti del suo corpo, il suo petto mi schiaccia contro il materasso, la sua voce si trasforma in versi rochi e bassi, le sue mani mi sollevano le natiche e mi premono contro di sé.
Riprende a mordermi, sulle spalle, sul collo, sul seno e mi sento quasi delusa dal fatto che abbia smesso di insistere.
Mi spinge due dita in culo, i miei gemiti diventano grida soffocate, non riesco a trattenermi e vengo, troppo veloce per i gusti di chiunque.
Non se ne cura, rallenta il proprio ritmo e chiude gli occhi.
Li riapre nell’istante in cui allaccio le mie gambe alle sue, volendone ancora.
Sono io ad incitarlo, afferrando i suoi fianchi e lasciando che le unghie graffino la pelle; sollevo il mio corpo, cercando la sua bocca e mordendola, sussurrando un “Di più, spingi di più, più veloce, per dio!” fuori dalla mia bocca, lasciando che le ossa del mio bacino cozzino con le sue, sfregandole come fossero pezzi di legno.

Eccolo l’elenco, eccolo.
- Passami la corda sul clitoride tanto stretta da aderire, deve sfregarmi ogni volta che strattoni fino a diventare insopportabile, fammi arrivare vicino all’orgasmo e poi fermati, aspetta e ricomincia.
- Fai colare la cera bollente sulla mia schiena mentre mi scopi da dietro, girami e falla colare sul clitoride, appoggia la candela accesa fra le mie gambe aperte e spingila dentro che la possa sentire in fica fino a venire.
- Voglio baciarti i piedi in ginocchio e poi venire strattonata per i capelli.
- Schiaffeggiami fino a che non ti prego di fermarti.
- Mettimi due dita in bocca, mordimi i capezzoli, usa la frusta sottile per farmi bagnare.
- Sbattimi contro il muro, scopami in piedi.
- Sorprendimi mentre sto facendo altro, leggendo, scrivendo, studiando.
- Trascinami contro la libreria, imbavagliami, scopami fra l’odore della carta e dell’inchiostro.
- Fammi leccare via il sudore dalla tua pelle una notte qualsiasi dopo una delle prove col gruppo.
- Portami in un locale e spogliami davanti a tutti e lasciami in piedi, che mi guardino mentre mi passi accanto, mi giri attorno e mi tocchi, mi accarezzi. Con le mani e con la lingua; spingimi in ginocchio e poi a terra, passami la frusta sulla schiena, gli occhi fissi nei miei, senza che io possa parlare o muovermi.
- Portami a casa di Ilaria, che faccia quello che vuole di me. Siediti a terra e resta a guardarmi mentre la spoglio, mentre le mordo i capezzoli e mentre le spingo la lingua in fica, a fondo fino a farla gridare, vieni a scoparmi mentre lo sto facendo, dimmi all’orecchio cosa vuoi che faccia.
- In sospensione inversa, inginocchiati e fammi prendere il cazzo in bocca, infilami un vibratore in fica.
- Attacca un paio di mollette alle mie labbra, di quelle con i pesi. Che mi facciano male e che io arrivi ad implorarti di toglierle, ma non ti azzardare a farlo.

Sorprende entrambi quando mi viene dentro, procurandomi un brivido, accentuando il calore che sento, le dita dei piedi mi si contraggono inconsciamente e la sua voce mi arriva come uno schiaffo in viso, quasi rabbiosa.
“Cazzo, sono venuto troppo presto, scusa.”
Non rispondo, mi limito a ripassare mentalmente i suoi gesti, cercando di non eccitarmi nuovamente.
Decido che mi posso accontentare, per ora, posso sempre farmi scopare di nuovo quando si sveglia, o domani, o la prossima volta, magari; vedrò di fargli mettere in pratica un paio di voci di quel fottutissimo elenco.
Arrossisco solo a pensarci.
Lo lascio pesare su di me, godendo del suo corpo caldissimo sul mio. Toglie le dita, in modo languido mi bacia la spalla e vi appoggia la testa.
Prima di chiudere gli occhi mi guarda e la sua voce mi risulta quasi minacciosa, ma in fondo mi diverte, e ottengo quello che volevo.
“Non ho finito, con te.”

Per fare quattro chiacchiere: evoman@libero.it
di
scritto il
2017-01-04
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