Xilman, l'inizio

di
genere
dominazione

Xilman, 1, M.

Un brevissima introduzione prima di cominciare, mi perdonino gli amici lettori ma ritengo sia necessaria per capire il senso del racconto attuale e di quelli che seguiranno.
Ancora nel pieno di una crisi simil depressiva dovuta alla fine brusca e umiliante della mia ultima storia d'amore, decisi di trovare una via d'uscita dal tunnel oscuro della demotivazione in cui mi ero addentrato.
Cercavo una strada per incanalare l'energia negativa ed i brutti pensieri verso qualcosa che permettesse un riscatto, verso qualcosa che permettesse alla mia persona di essere nuovamente qualcosa. Avendo sempre avuto un interesse per il mondo della dominazione iniziai a documentarmi a riguardo, finquando non fui in grado di costruirmi un mio pensiero sulla pratica ed un personaggio di facciata che mi permettesse di rimanere distaccato da esso nel caso la situazione lo avesse reso necessario.
Nasce così Xilman, mio alter ego. Certo, non sono un cacciatore della notte mascherato, con super poteri o che altro, solo una persona normale che ha interesse a mantenere un velo di riservatezza sulla sua vera identità.
Non mi dilungheró oltre in convenevoli, mi rendo disponibile a raccontare altro sul personaggio nel caso mi fosse richiesto. Per ora mi limito a raccontare della sua (mia?) prima "avventura", concedetemi il termine. Tutto ebbe inizio quando un mio amico mi mise in contatto con M. per questioni di futile entità. Nello specifico, l'acquisto da parte sua di un mio vecchio telefono del quale volevo liberarmi.
Ci incontrammo pochi giorni dopo ad un bar, le nostre messaggiate per telefono erano state abbastanza brevi e formali. D'altronde lei per me, come io per lei, era una perfetta sconosciuta.
Come sempre arrivai in anticipo e approfittai per ordinare il mio solito caffè quando poco dopo la vidi arrivare. Una ragazza piuttosto alta e non appariscente, il classico prototipo con la spalla più stretta delle anche ed il sedere coronato da cosce piuttosto paffute. Nel complesso peró una bella ragazza, più che accettabile visto anche il suo seno abbondante e ben servito agli occhi degli interessati. Rimase stranita al primo impatto, dopo tutto come potevo biasimarla. Non ero esattamente il prototipo del padrone che vaga nell'immaginario dei non addetti ai lavori, saranno stati i miei capelli biondi, gli occhi chiari e la faccia da bambino a metterla in soggezione. Sono fatto così, che posso farci.
Notai il suo stupore e la tranquillizzai di non aver sbagliato tavolo ed iniziammo a chiacchierare. Parlammo del più e del meno per alcuni minuti quando decisi che era giunto il momento di iniziare a giocare. Tirai fuori dalla tasca un tappo anale, lo mostrai a lei nella mia mano mentre continuavo a parlare come se nulla fosse. Si irrigidì sulla sedia e le sua parlata si faceva sempre più singhiozzante ed imbarazzata. Le chiesi se c'era qualcosa che non andava e la invitai ad andare in bagno a rinfrescarsi perchè la vedevo in difficoltà. Appoggiai il giocattolo sul tavolo e feci capire con uno sguardo quello che avrebbe dovuto fare. Tornó qualche minuto dopo e rispose positivamente alla mia richiesta sulla buona riuscita della missione che avevo assegnato. Rimanemmo ancora qualche minuto li seduti a parlare per poi prendere la strada verso il centro della città. Era una bellissima giornata ed approfittai per fare tutto il giro della piazza, fingendo di essere interessato alle vetrine dei negozi e fermandomi spesso per biascicare quelle poche nozioni architettoniche che ricordavo sui più bei palazzi della città. Iniziai finalmente a vedere il suo leggero disagio nell'avere una peretta di metallo di almeno due etti infilata nel culo. Mi avvicinai a lei e sussurai all'orecchio che era il momento di tornare a casa.
Abitavo a poca distanza da dove ci trovavamo e gli ultimi metri immagino furono piuttosto faticosi, camminata irregolare e i primi sudori freddi si facevano strada sulla sua fronte.
Iniziavo ad eccitarmi nel vedere come il suo corpo reagiva ai miei primi stimoli, a come il suo seno ballasse mentre i passi cedevano alla tensione dei muscoli rettali. Era semplice ed altrettanto fruttuoso, davvero una minima spesa con massima resa.
Eravamo al centro della mia sala da pranzo quando decisi di togliere quel tamponcino luccicante, lasciai a lei l'onore di sfilarselo e di pulirlo per bene con la bocca mentre sentivo la mia erezione spingere nei pantaloni. Sul pavimento a pecorina con i pantaloni mezzi calati, metteva in mostra il frutto di un paio d'ore di lento lavoro dilatante. Quel bel buco arrossato e pulsante causava un sovraccarico di idee nel mio cervello, quando decisi che la cosa migliore fosse quella di lasciare che conoscesse meglio il suo corpo con le dita. Mi accomodai sul divano dopo aver acceso lo stereo e mentre in sottofondo suonava "Child in Time" rimasi ad osservarla come con indice e medio si masturbava.
Dopo aver chiuso gli occhi qualche secondo per godermi il pezzo parlato mi avvicinai a lei. Le alzai la maglia fin sopra il reggiseno che poco dopo slacciai e lasciai anch'esso a penzoloni. Continuava a penetrarsi, con la faccia appoggiata al pavimento con una guancia e una delle due braccia inarcata indietro alla ricerca spasmodica di trovare la migliore posizione per permettere alle dita di entrare più in fondo possibile. Feci qualche foto, il flash della macchina esaltava le sue forme sinuose e creava un gioco di ombre che rendevano il tutto più vintage e scenico. Mantenevo un rigoroso silenzio, solo i suoi mugolii alle volte spiccavano sopra la musica.
Al sesto brano i primi cenni di cedimento, ritmo più singhiozzato, braccio indolenzito... Quelle due mammelle che disegnavano piccoli cerchi di sudore quando i capezzoli turgidi ed umidicci toccavano il pavimento.
Infilai la mano sotto al suo mento ancora a terra da prima e la portai all'altezza del mio pene. La lasciai in ginocchio alcuni secondi in fronte a me, il trucco ormai colato disegnava lunghe linee nere sulle guance e il suo respiro di bocca ansimato mostrava di sfuggita il piercing alla lingua.
Mi scappó un sorriso, credo. Lasciai andare uno schiaffo a tutto braccio sulla sua gota sinistra. Uno schiocco e suoi capelli ondeggiarono con il girarsi della testa lasciandola spettinata con tutti i capelli attaccati in volto per il sudore.
Mostrandomi le sue dita notai una vena rossastra in mezzo ai vari umori che le feci prontamente assaggiare. Pulì perfettamente tutto, con qualche leggero conato di vomito. Forse il sapore non era il massimo ma non era un problema mio.
L'ano le sanguinava leggermente, forse perchè non avevo incluso l'utilizzo del lubrificante... Che sbadato...
Puntai l'indice sulla sua fronte e diedi una leggera spinta che le fece perdere la posizione in ginocchio e si stese a terra. Ancora con i pantaloni calate, l'intimo macchiato, il reggiseno slacciato e la maglia che spingeva sopra il davanzale che sporgeva.
Lasciai che rimanesse il tempo di cui aveva bisogno per riprendersi e quando si alzó presi un paio di fazzolezzi di carta e ne riempii uno con il mio seme ed uno lo lasciai vuoto. Utilizzó quello pieno per struccarsi e l'altro per togliere le tracce, alquanto malamente.
Si rivestì e la salutai con estrema naturalezza mentre varcava l'uscio di casa. Da quel momento in poi, inizió il nostro gioco, la nostra relazione, inizió ad esistere Xilman.
di
scritto il
2017-04-24
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