Io e Andrea sulla strada giusta per pentrarci 1

di
genere
gay

Io e Andrea,la nostra storia comincia dinanzi ad una bacheca con messaggi di “fittasi a studenti” nell’androne dell’Università. Entrambi cerchiamo un appartamentino, dignitoso, economico. Quando il destino la fa da padrone: ci soffermiamo sullo stesso annuncio. Prendo il numero di telefono, Andrea smircia sul foglio dove l’ho scritto e se lo copia. La cosa mi innervosisce, mi allontano e digito il numero. Andrea è alle mie spalle. Gli rivolgo parola: mi sembri un guardone! Di rimando con alterigia. “ti piacerebbe che ti guardassi. Se non lo prendi te quell’offerta mi interessa. Dai rispondi”. “Buon giorno! Ho letto l’annuncio sarei interessato all’appartamentino. Come? Una sola stanza grande da letto? Ah, ben arredato, buono mi dice anche per due studenti che è meglio siano amici. Io sono solo. Si in due è meglio per dividere le spese. Va bene vengo a vederlo. Si, subito.” Andrea non si è perso una parola della conversazione e si candida ad essere il secondo inquilino. Mi chiede se può venire con me per il sopralluogo. Ok. Strada facendo ci scambiamo le informazioni personali. In fondo Andrea mi è simpatico. Un bel ragazzo. Fisico asciutto, coscia lunga, mi fotografo nella mente il suo lato B. Il culetto è quel che mi attizza di più nei maschietti. Oltre ovviamente a quel che hanno fra le gambe. Avrete capito che mi sento attratto dagli uomini. Intendiamoci ho avuto solo un paio di esperienze per giunta con uomini maturi. E’ stato infatti un 60enne a sverginarmi. Un amico di famiglia. Il suo bel cazzo fu il regalo per i miei 18anni. Vi racconterò un'altra volta. Andrea è un bel tipo anche perché dice le cose che pensa: “lo sai, mi piacerebbe dividere con te l’appartamentino, sento che possiamo andare d’accordo, molto d’accordo. Credo al destino, una chiromante al mio paese prima di partire mi ha detto: farai un incontro importante che ti cambierà la vita. Ed io ho proprio bisogno di uscire dal mio guscio, fare quel che sento e non quel che altri mi impongono per motivi convenzionali”. Andrea in fondo aveva le mie stesse idee. La visita all’appartamentino fu ok. L’unico inconveniente a primo acchitto che avremmo dovuto condividere l’unica stanza da letto. Per giunta il proprietario ce la forniva arredata con un letto matrimoniale. Altrimenti a spese nostre avremmo dovuto prendere due reti, due materassi. Ci riservammo di dare la risposta entro un ora. Andrea fu esplicito: mi sta bene. Se non vuoi condividere il lettone ti sistemi nello spazioso ripostiglio senza punto luce ma paghi lo stesso la metà del fitto.” Non ebbi esitazioni: “prendiamolo poi col tempo caso mai mettiamo due reti”. Andrea fu d’accordo. Dunque eravamo più che mai decisi a condividere il lettone. Non so perfchè ma intimamente sentivo che la cosa faceva piacere ad entrambi. Risalimmo dal padrone di casa e concludemmo il contratto. L’appartamentino era veramente in ottime condizioni, ripitturato da poco, mobilio moderno e nuovo o quasi. Passammo l’intera giornata a sistemare le nostre cose personali e dare una pulitina alle stoviglie. Andrea era sceso a comprare due tramezzini è quello fu il nostro pranzo. Eravamo stanchi ma caricati per la nuova vita in comune che stavamo affrontando pur con tanti interrogativi. Perché quella scelta? Cosa ci aveva attratto? E’ quello che scoprirete da qui a poco. A metà serata usciamo per fare un po’ di spesa. Andrea aveva le idee chiare sul da fare nel supermercato. Una bella spesuccia e quando a casa scaricammo il vettovagliamento mi accorsi che c’era veramente tutto. Andrea scherzando ma non troppo: “Siamo o no una bella coppia di…sposini”. Sorrisi e fui anche pungente: “sposini che ancora devono…consumare”. In cucina ce la cavammo per la cena. Io ai fornelli, Andrea per la tavola. Una cenetta veramente a lume di candela. Poi di corsa a letto era tanta la stanchezza.
scritto il
2017-05-24
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