Nella mente di Alice ( cap.6 )
di
Darkness
genere
dominazione
-Passi-
Luce, occhi blu intenso… buio. Lineamenti di un viso nell’ombra, poi ancora buio.
La testa gira… visi, occhi, parole, un ronzio fastidioso nelle orecchie. Silenzio… buio.
Come una bambola, completamente svuotata, fluttua nell’aria ornata da drappi di seta bianca.
Riapre lentamente gli occhi e trova quelli di Andrea intendi a fissarla.
“Sai che stai sognando vero?”
“ Si lo so!”
“Allora sai pure che si può fare qualunque cosa?”
“Si.” Quella sua affermazione esce flebile dalle labbra, come se fosse possibile che nel sogno si può fare qualunque cosa, e soprattutto che lui può farle del male, eppure Alice ci crede, in un attimo si sente nuda nel animo e una forte paura l’assale - se sto sbagliando tutto? se non è proprio un sogno e tutto questo è reale e lui può farmi del male?- in verità tutto le sembra dannatamente reale! Un fiume di pensieri la investe, si sente trascinata da correnti tumultuose.
“Tu puoi scegliere…”
“Posso?”
“Si puoi, anzi dovrai scegliere prima o poi, arriverai al tuo incrocio e dovrai decidere quale strada prendere per non smarrirti.”
“E se io vorrei rimanere qui?”
Alice vede un flebile sorriso sul volto del ragazzo, le sembra dolce.
“Sarai perduta… questo posto non è fatto per la ragione.”
“Io vorrei rimanere qui, con te.”
Di nuovo quel sorriso, e ora Alice può notare anche gli occhi di lui accendersi, ma c'è un velo di mistero come se dentro nascondesse qualcosa di orribile. La ragazza ha dei brividi, tuttavia anche se quel pensiero la spaventa deve riconoscere di essere profondamente attratta, le sembra che quegli occhi, quelle mani, quella bocca, vorrebbero fare altro di lei.
Quel desiderio l’attraversa le vene fino a concentrarsi nel punto più nascosto e sensibile, fuoco, sente il suo sesso bruciare e piccoli rivoli di piacere scivolare, cerca di stringere le gambe ma in quella posizione le risulta impossibile. Il marionettista la fissa, fa scorrere lo sguardo su ogni anfratto del suo corpo fino a soffermarsi sul suo fiore schiuso, si avvicina lentamente, afferra le cosce e le divarica brutalmente prende il drappo che, stretto al collo, cade in due stole lungo il corpo, li arrotola entrambi alle mani.
Con la lingua percorre la gamba risalendo lentamente fino all’inguine, Alice si perde in quella scena tremendamente eccitante, percepisce la sua lingua sfiorare le labbra per pochi secondi prima di riscendere di nuovo, stringe gli occhi e lo maledice tra se, un desidero egoista fa capolino da meandri oscuri, la voglia di godere prevale su tutto, finanche sulla regione e orgoglio.
“Ti prego!” supplica.
“Ti prego!” ripete.
“ Cosa…?”
Andrea punta le sue iridi scure sulla ragazza. Alice vacilla.
“Ti p-r-e-go leccami!”
La giovane nota un sorriso perfido comparire sulle labbra prima che lui non posso le sue labbra sul fiore aperto. Lecca avidamente ogni centimetro della sua tenera carne calda, dal clitoride alle labbra fino a penetrarla con la lingua, dissetandosi. Alice cade lentamente in un abisso di pura perversione, gode di lui del piacere che le da quella lingua famelica, del piacere di essere privata d’ aria per poco più di un secondo, quando lui tira i drappi che immediatamente si stringono al collo. La testa le gira, il sesso è in fiamme, pulsante e grondante di succhi, viene più di una volta nella sua bocca urlando e gemendo, ma lui non si ferma, continua, e da dolce quella tortura diventa atroce. Alice percepisce il suo sesso bruciare e pungere come se mille spilli si conficcassero dentro di lei, si dibatte e lo implora ma lui continua e continua fin quando la ragazza perde i sensi.
Dura un attimo.
Alice riapre gli occhi di colpo quando lui tira le estremità della stoffa e il suo collo viene stritolato in una dolce morsa, affonda dentro di lei, brutali sono i suoi colpi, come un feroce animale la possiede a fondo. Ha la sensazione di cadere in un buco oscuro senza mai trovare il fondo, assuefatta dal suo potere gode nuovamente mentre lui riversa dentro di lei tutta la sua voglia. Rimangono per diversi minuti abbracciati, i loro respiri affannati a tenerli compagnia, poi buio…
...Si risveglia stesa sopra un letto in una piccola stanza completamente bianca, l’ unica punta di colore sono le due marionette sulla mensola.
-Sono solo marionette di legno…- ripete tra se, mentre fa per alzarsi due trilli si espandono nell’aria. Un collarino fatto di sottile cuoio nero decorato da un campanellino argento, la giovane capisce di essere ancora nel sogno, nulla è reale qui, ma la presenza di quel piccolo ornamento non la disturba, anzi, nel profondo ad Alice provoca piacere ed eccitazione l'appartenere a lui, al marionettista.
Passa le sue dita affusolate lungo il cuoio fino a toccare il ciondolo che nuovamente provoca un dolce suono, sorride imprigionando la
campanella tra le dita.
Il rumore della porta la fa trasalire, Andrea fa capolino da dietro essa.
“Sei sveglia, bene la cena è pronta!” esclama.
Alice fa un cenno di approvazione felice che tra poco potrà cenare seduta davanti un tavolo, i suoi occhi però cadono sul guinzaglio che lui stringe nella mano destra.
Di nuovo quel senso di paura mentre lui lentamente si avvicina e con calma gli aggancia il guinzaglio al collare.
Lei ora è vuota, confusa, frustrata e anche irritata nel essere trattata come un animale, eppure c'è una piccola parte che non si oppone a tutto ciò.
“A cosa pensavi servisse un collare Alice…a renderti bella?” Le marionette hanno parlato, ridono. “Guardati…sei una cagna!”
“Stupide…” sibila la giovane contrariata.
“Non dargli ascolto, dicono solo bugie perché vorrebbero stare loro al tuo posto… loro sono solo ornamenti.” Ora è Andrea a parlare e, rivolto alle due bambole "Smettetela di turbarla!”
In un pianto le due marionette si quietano.
“Vieni, andiamo a cenare.”
C’è qualcosa in quel atto che la fa eccitare, Alice non riesce a spiegarsi quel disordine mentale, lo reputa piacevole a tratti anche eccitante, forse perché lui ha una postura fiera mentre trattiene il guinzaglio e, in modo gentile, la guida fino alla cucina, lei dal canto suo, prova un misto di sentimenti, la ragione le fa provare repulsione verso il gesto e verso sé stessa a quattro zampe ma, c'è quella parte remota del suo inconscio che ne prova attrazione.
Nel raggiungere la cucina viene investita da un invitante profumo di arrosto e patate al forno, ha l’acquolina in bocca e il suo stomaco inizia a reclamare. Sembra addirittura felice nel avvicinarsi al tavolo ma tutto si blocca in un solo momento…
… “Tu devi stare per terra vicino alla mia sedia.” Non ammette repliche il marionettista.
Alice sente di toccare il fondo di quel pozzo scuro, sfiora il suolo con le dita, ed è putrido.
Con repulsione e profondamente umiliata si accovaccia a terra, accanto alla sua sedia, senza obbiettare.
Lo odia ora, mentre si accomoda, si versa il vino rosso nel bicchiere e lo sorseggia. Non la guarda, per lui ora Alice non esiste. Inizia a mangiare lentamente gustando ogni boccone. La ragazza sente la gola stringere e le lacrime affiorare dagli occhi.
-Solo un sogno Alice, un brutto sogno.-
Abbassa il capo è attende mentre combatte contro se stessa.
Dopo un tempo indefinito lui gli degna attenzione…
...“ Prendi!”
Lei alza lo sguardo incontrando la sua mano che mantiene un pezzo di carne. Alice in quella frazione di secondi non pensa, avvicina la bocca e con i denti afferra delicatamente quel boccone succulento, nel farlo le labbra incontrano le sue dita intrise di sugo dell' arrosto, non si riesce a spiegare il motivo di quel gesto ma si ritrova a succhiare il condimento prima di gustare il suo primo pezzo di cibo, altri le vengono offerti e lei docilmente gusta ogni cosa con l'accortezza di ripulire le dita. Tuttavia i sentimenti contrastanti non le impediscono di eccitarsi nuovamente e percepire il suo interno coscia inumidirsi sempre più, nella sua testa riecheggiano le parole delle due marionette, forse non avevano tutti i torti ad etichettarla cagna, forse in una parte remota di se lo è davvero!
Lui non si cura dei pensieri della giovane, eppure ad Alice quello sguardo sembra eccitato, specialmente quando lei ripulisce l'indice ha come l'impressione che Andrea tremasse ogni volta.
Dopo la cena non succede nulla, nulla che volesse Alice, Andrea la riaccompagna in quella camera troppo bianca e asettica per i suoi gusti, gli toglie il guinzaglio e la lascia lì, senza dir nulla.
Alice si ranicchia sul letto sotto lo sguardo delle due bambole, si sente svuotata priva di tutto, perfino della sua anima.
“Sei una cagna Alice, solo una cagna!”
Luce, occhi blu intenso… buio. Lineamenti di un viso nell’ombra, poi ancora buio.
La testa gira… visi, occhi, parole, un ronzio fastidioso nelle orecchie. Silenzio… buio.
Come una bambola, completamente svuotata, fluttua nell’aria ornata da drappi di seta bianca.
Riapre lentamente gli occhi e trova quelli di Andrea intendi a fissarla.
“Sai che stai sognando vero?”
“ Si lo so!”
“Allora sai pure che si può fare qualunque cosa?”
“Si.” Quella sua affermazione esce flebile dalle labbra, come se fosse possibile che nel sogno si può fare qualunque cosa, e soprattutto che lui può farle del male, eppure Alice ci crede, in un attimo si sente nuda nel animo e una forte paura l’assale - se sto sbagliando tutto? se non è proprio un sogno e tutto questo è reale e lui può farmi del male?- in verità tutto le sembra dannatamente reale! Un fiume di pensieri la investe, si sente trascinata da correnti tumultuose.
“Tu puoi scegliere…”
“Posso?”
“Si puoi, anzi dovrai scegliere prima o poi, arriverai al tuo incrocio e dovrai decidere quale strada prendere per non smarrirti.”
“E se io vorrei rimanere qui?”
Alice vede un flebile sorriso sul volto del ragazzo, le sembra dolce.
“Sarai perduta… questo posto non è fatto per la ragione.”
“Io vorrei rimanere qui, con te.”
Di nuovo quel sorriso, e ora Alice può notare anche gli occhi di lui accendersi, ma c'è un velo di mistero come se dentro nascondesse qualcosa di orribile. La ragazza ha dei brividi, tuttavia anche se quel pensiero la spaventa deve riconoscere di essere profondamente attratta, le sembra che quegli occhi, quelle mani, quella bocca, vorrebbero fare altro di lei.
Quel desiderio l’attraversa le vene fino a concentrarsi nel punto più nascosto e sensibile, fuoco, sente il suo sesso bruciare e piccoli rivoli di piacere scivolare, cerca di stringere le gambe ma in quella posizione le risulta impossibile. Il marionettista la fissa, fa scorrere lo sguardo su ogni anfratto del suo corpo fino a soffermarsi sul suo fiore schiuso, si avvicina lentamente, afferra le cosce e le divarica brutalmente prende il drappo che, stretto al collo, cade in due stole lungo il corpo, li arrotola entrambi alle mani.
Con la lingua percorre la gamba risalendo lentamente fino all’inguine, Alice si perde in quella scena tremendamente eccitante, percepisce la sua lingua sfiorare le labbra per pochi secondi prima di riscendere di nuovo, stringe gli occhi e lo maledice tra se, un desidero egoista fa capolino da meandri oscuri, la voglia di godere prevale su tutto, finanche sulla regione e orgoglio.
“Ti prego!” supplica.
“Ti prego!” ripete.
“ Cosa…?”
Andrea punta le sue iridi scure sulla ragazza. Alice vacilla.
“Ti p-r-e-go leccami!”
La giovane nota un sorriso perfido comparire sulle labbra prima che lui non posso le sue labbra sul fiore aperto. Lecca avidamente ogni centimetro della sua tenera carne calda, dal clitoride alle labbra fino a penetrarla con la lingua, dissetandosi. Alice cade lentamente in un abisso di pura perversione, gode di lui del piacere che le da quella lingua famelica, del piacere di essere privata d’ aria per poco più di un secondo, quando lui tira i drappi che immediatamente si stringono al collo. La testa le gira, il sesso è in fiamme, pulsante e grondante di succhi, viene più di una volta nella sua bocca urlando e gemendo, ma lui non si ferma, continua, e da dolce quella tortura diventa atroce. Alice percepisce il suo sesso bruciare e pungere come se mille spilli si conficcassero dentro di lei, si dibatte e lo implora ma lui continua e continua fin quando la ragazza perde i sensi.
Dura un attimo.
Alice riapre gli occhi di colpo quando lui tira le estremità della stoffa e il suo collo viene stritolato in una dolce morsa, affonda dentro di lei, brutali sono i suoi colpi, come un feroce animale la possiede a fondo. Ha la sensazione di cadere in un buco oscuro senza mai trovare il fondo, assuefatta dal suo potere gode nuovamente mentre lui riversa dentro di lei tutta la sua voglia. Rimangono per diversi minuti abbracciati, i loro respiri affannati a tenerli compagnia, poi buio…
...Si risveglia stesa sopra un letto in una piccola stanza completamente bianca, l’ unica punta di colore sono le due marionette sulla mensola.
-Sono solo marionette di legno…- ripete tra se, mentre fa per alzarsi due trilli si espandono nell’aria. Un collarino fatto di sottile cuoio nero decorato da un campanellino argento, la giovane capisce di essere ancora nel sogno, nulla è reale qui, ma la presenza di quel piccolo ornamento non la disturba, anzi, nel profondo ad Alice provoca piacere ed eccitazione l'appartenere a lui, al marionettista.
Passa le sue dita affusolate lungo il cuoio fino a toccare il ciondolo che nuovamente provoca un dolce suono, sorride imprigionando la
campanella tra le dita.
Il rumore della porta la fa trasalire, Andrea fa capolino da dietro essa.
“Sei sveglia, bene la cena è pronta!” esclama.
Alice fa un cenno di approvazione felice che tra poco potrà cenare seduta davanti un tavolo, i suoi occhi però cadono sul guinzaglio che lui stringe nella mano destra.
Di nuovo quel senso di paura mentre lui lentamente si avvicina e con calma gli aggancia il guinzaglio al collare.
Lei ora è vuota, confusa, frustrata e anche irritata nel essere trattata come un animale, eppure c'è una piccola parte che non si oppone a tutto ciò.
“A cosa pensavi servisse un collare Alice…a renderti bella?” Le marionette hanno parlato, ridono. “Guardati…sei una cagna!”
“Stupide…” sibila la giovane contrariata.
“Non dargli ascolto, dicono solo bugie perché vorrebbero stare loro al tuo posto… loro sono solo ornamenti.” Ora è Andrea a parlare e, rivolto alle due bambole "Smettetela di turbarla!”
In un pianto le due marionette si quietano.
“Vieni, andiamo a cenare.”
C’è qualcosa in quel atto che la fa eccitare, Alice non riesce a spiegarsi quel disordine mentale, lo reputa piacevole a tratti anche eccitante, forse perché lui ha una postura fiera mentre trattiene il guinzaglio e, in modo gentile, la guida fino alla cucina, lei dal canto suo, prova un misto di sentimenti, la ragione le fa provare repulsione verso il gesto e verso sé stessa a quattro zampe ma, c'è quella parte remota del suo inconscio che ne prova attrazione.
Nel raggiungere la cucina viene investita da un invitante profumo di arrosto e patate al forno, ha l’acquolina in bocca e il suo stomaco inizia a reclamare. Sembra addirittura felice nel avvicinarsi al tavolo ma tutto si blocca in un solo momento…
… “Tu devi stare per terra vicino alla mia sedia.” Non ammette repliche il marionettista.
Alice sente di toccare il fondo di quel pozzo scuro, sfiora il suolo con le dita, ed è putrido.
Con repulsione e profondamente umiliata si accovaccia a terra, accanto alla sua sedia, senza obbiettare.
Lo odia ora, mentre si accomoda, si versa il vino rosso nel bicchiere e lo sorseggia. Non la guarda, per lui ora Alice non esiste. Inizia a mangiare lentamente gustando ogni boccone. La ragazza sente la gola stringere e le lacrime affiorare dagli occhi.
-Solo un sogno Alice, un brutto sogno.-
Abbassa il capo è attende mentre combatte contro se stessa.
Dopo un tempo indefinito lui gli degna attenzione…
...“ Prendi!”
Lei alza lo sguardo incontrando la sua mano che mantiene un pezzo di carne. Alice in quella frazione di secondi non pensa, avvicina la bocca e con i denti afferra delicatamente quel boccone succulento, nel farlo le labbra incontrano le sue dita intrise di sugo dell' arrosto, non si riesce a spiegare il motivo di quel gesto ma si ritrova a succhiare il condimento prima di gustare il suo primo pezzo di cibo, altri le vengono offerti e lei docilmente gusta ogni cosa con l'accortezza di ripulire le dita. Tuttavia i sentimenti contrastanti non le impediscono di eccitarsi nuovamente e percepire il suo interno coscia inumidirsi sempre più, nella sua testa riecheggiano le parole delle due marionette, forse non avevano tutti i torti ad etichettarla cagna, forse in una parte remota di se lo è davvero!
Lui non si cura dei pensieri della giovane, eppure ad Alice quello sguardo sembra eccitato, specialmente quando lei ripulisce l'indice ha come l'impressione che Andrea tremasse ogni volta.
Dopo la cena non succede nulla, nulla che volesse Alice, Andrea la riaccompagna in quella camera troppo bianca e asettica per i suoi gusti, gli toglie il guinzaglio e la lascia lì, senza dir nulla.
Alice si ranicchia sul letto sotto lo sguardo delle due bambole, si sente svuotata priva di tutto, perfino della sua anima.
“Sei una cagna Alice, solo una cagna!”
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