Nella mente di Alice ( cap. 3 )

di
genere
dominazione

-Il marionettista-

La mente umana è ingannevole, bugiarda perfino infida, può creare illusioni, può partorire fantasie non vere, ma così reali da renderle vive.

“Dimmi che sto sognando!”

Il giovane dagli occhi blu scuote il capo, “no Alice io sono vero!” sta sorridendo, è felice. C’è qualcosa che non torna, qual'è la realtà è quale il sogno? Alice seppur eccitata si solleva e volta lo sguardo in cerca delle marionette, non ci sono. Dov'è Andrea? Le marionette? Perché c'è Simone e non lui? Alice si guarda intorno spaesata.
“No, tu non sei vero!”
“Oh se sono una tua fantasia ne sono lusingato, ma no, sono il tuo fidanzato Alice!” il tono è scherzoso, Simone gli lancia un'altra occhiata. Ad Alice ricordano l'oceano, blu profondo e oscuro. Ma non può essere… Andrea allora? È una illusione? e le marionette? La ragazza sente di toccare la soglia della pazzia, di sfiorarla con le dita e percepire la sua consistenza infida e bulbosa come una forma di materia grigiastra e molle. Ne prova ribrezzo. Scuote la testa come per scacciare via quei pensieri orrendi. Ha la sensazione di essersi addentrata in un'altra dimensione dove ha creato Andrea è quel mondo strano fatto di marionette parlanti. Ma tutto le sembra dannatamente vero, se solo potesse ripiombare in un sonno pesante, un'idea perversa e pericolosa l’attraversa...

“Alice stai bene?” Simone la guarda, la testa è ancora fra le sue gambe e le sue labbra sono lucide del suo piacere. Alice viene pervasa da un desiderio accecante, un languido calore inizia a scaldare il suo corpo fino a concentrarsi nel basso ventre, involontariamente i sui muscoli si contraggono. Un desiderio forte, pazzo, perverso... si pente, si sente sporca e viscida. Insensibile.

“S... si… si tutto bene!” scuote il capo come a scacciare il suo ultimo pensiero.
Passa le dita affusolate tra i suoi capelli mossi, tasta la consistenza morbida delicatamente, conducendo dolcemente la sua testa verso la fonte del piacere. Si lascia trasportare in quella strana eccitazione, immagina Andrea fra le sue cosce, farsi spazio tra le labbra per scoprire il clitoride, passargli la lingua, lappando i suoi umori dal basso verso l’alto, mentre guarda il profondo blu degli occhi di Simone, immaginando oscurità. Un calore languido la fa sciogliere. Spalanca le gambe a sentire due dita entrare dentro di lei brutalmente e con una facilità disarmante, si muovono lente fino in fondo, la lingua stuzzica il clitoride con movimenti circolari e quegli occhi che ad Alice a volte sembrano blu altre volte neri, la portano sulla soglia di un orgasmo dirompente e, pochi secondi dopo, le cosce si serrano intorno la testa del giovane il sesso pulsa e si contrae stringendo in una morsa le dita, scariche di piacere assoluto vanno ad infrangersi in un unico punto, frammenti di estasi si scontrano con la paura di essere diventata pazza nel aprire gli occhi e vedere il nero. Nero luccicante, perverso, lussurioso. Gli occhi di Andrea fissano Alice intensamente.

È svuotata, sembra fluttuare nel bianco accecante e luminoso. Volteggia nel nulla, nella sua mente troppo luminosa ma priva di tutto.

“Alice, Alice, Alice” una voce soave rimbomba nell'aria.

Luce troppa luce, gli occhi di Alice si riducono a due sottili fessure, tutto quel bianco l'acceca.
Pace. Silenzio.
Un sottofondo musicale, un carion?
Una musica suadente seppur inquietante.

“Alice, Alice, Alice?” la voce.

La giovane cammina, inoltrandosi nel candore del luogo scacciando via il pensiero di essere incosciente per un atto simile. Determinata avanza lungo i meandri della sua mente ripetendosi più volte che essendo un sogno nulla potrà farle del male seriamente.
Un carion, una giostra dorata con dei cavalli neri che galoppano a suon di musica. Sopra uno di loro c'è la ballerina.

“Alice vieni qui!” la esorta.
La ragazza avanza.
Ma in quel attimo un suono di un violino la fa trasalire. È vicino. La giostra si ferma perfino la melodia. Il violinista è qui.

“Presto devi andare sta arrivando.”

“Chi sta arrivando?”

“Il marionettista… vuoi che ti trasformi in una marionetta?”

“Io...”Alice non sa cosa dire. Il marionettista è Andrea? Lei l'ha visto ma di certo non l'ha trasformata in una marionetta, poi è solo un sogno.

Solo un sogno Alice.

“ No, non vado via” continua lei.
La ballerina scuote il capo. “ Corri vai via prima che sia troppo tardi!”

Troppo tardi. Troppo tardi. È già troppo tardi.

Ad un tratto, quando la melodia del violino si fa sempre più vicina, un teatro compare dal nulla. Un teatro di marionette, vecchio con il tendone rosso rattoppato.
C’è il violinista lì, viene tenuto per i fili, la musica continua. Straziante e dolce.
Segue le forme spigolose del corpo fatto di legno difronte a lei, i fili, due, li percorre lentamente come ad aver paura di guardare in alto e scorgere… chi?... Cosa?
Due profondi occhi neri la fissano. Oscurità e immensità.
Andrea.

“Sei un marionettista?”

“Sai che lo sono!”

“Come potrei saperlo? “

“Ci conosciamo abbastanza, lo sai, sono io a guidarti…” fa muovere i fili e il violinista inizia a saltellare.
“Mi… mi… muovi come lui?” Alice è incredula, ad occhi sgranati guarda lui, il marionettista negli occhi. Lei è una sua marionetta, ha dei fili bianchi forse invisibili, forse no, abbassa lo sguardo sulle mani, le studia, cercando dei fili ma non li trova.

“No… io muovo i fili del tuo desiderio, del tuo lato lussurioso e perverso. Verrò da te ogni qualvolta voglio e farò tutto ciò che voglio . Tu dovrai solo compiacermi. “

La giovane non ha mai sentito tanta fermezza nel parlare, un discorso surreale che in un altro contesto gli avrebbe strappato solo una risata. Ma ora no, si sente soggiogata da quello sguardo e quelle parole. Si scopre di desiderare come non mai il suo corpo. Di sentire il suo calore, la sua consistenza nella bocca, il suo sapore che è più di una droga, il suo profumo di maschio.

“Vieni qui Alice!” esclama lui con la stessa fermezza.
Alice freme e trema come una foglia, ma avanza lo stesso, smossa da qualche pensiero del subconscio o qualche strana forma di energia. Lei avanza. Vuole godere di quel desiderio perverso che solo lui può donarle ora. È una amara consapevolezza che si insinua dentro di lei facendola sprofondare in un abisso oscuro.
Non c’è bisogno che lui gli dica cosa fare, lei già lo sa, come un pensiero condiviso da entrambi. Si inginocchia e inizia a slacciare i pantaloni con mani tremanti che finiscono, poco dopo, giù alle caviglie. Il membro compare ai suoi occhi già eretto un' asta massiccia e nodosa con un glande gonfio e rosso, la ragazza ha l'acquolina in bocca, la sola vista di quel cazzo così perfetto le mette una voglia insostenibile. Avvicina le labbra, il suo odore la inebria. Ora sarà lei a muovere i fili del piacere. Lenta parte a baciare e assaporare con la lingua la base, lascia una scia umida su tutta l'asta fino a solleticare il frenulo e salire sulla cappella e stimolarla roteando la lingua lentamente intorno ad essa. Ci mette impegno e passione, vuole compiacerlo e nel farlo punta i suoi occhi nocciola nei suoi. Le piace dare piacere con la bocca, vedere un maschio schiavo del desiderio che lei impone, ma con Andrea è diverso, lei, la schiava del suo odore e sapore, si insinua dentro di lei accendendo il suo sesso. Un senso di bagnato e Alice capisce di essere fracida. Vorrebbe resistere ancora un po', giocare leccandolo e insalivando tutta l’asta ma non resiste al richiamo della lussuria. Fa colare lentamente della saliva che in un filamento scende sulla punta attraversando l'asta, riavvicina le labbra a quella cappella invitante e lo imbocca, si sforza fino a raggiungere la radice per poi risalire e succhiare forte stimolando con la lingua. Socchiude gli occhi e si gode quel sapore paradisiaco. Avida si ingozza, le labbra serrate fanno scivolare la pelle verso il basso, per poi risalire, la sua lingua continua a stimolare il glande che sente ingrossarsi sempre più, inizia perfino a mugolare dal piacere di farlo.

“Cosi Alice, fottiti la bocca… ohhhh…”

“ succhia brava… continua”

La ragazza ubbidisce sforzandosi di far entrare a fondo tutta l'asta fino a sfiorare la gola, si sta fottendo da sola ne è consapevole. Gli piace, tanto da stupirsi quando la prende di peso, lo guarda, un rivolo di saliva cola da un angolo tra le labbra, Andrea lo sfiora con un dito prende la goccia e se la porta alle labbra, succhiando.
Alice perde la nozione del tempo finanche di se stessa, si sente un'altra, guidata da una energia potente. È inerme.
Viene condotta verso un tavolo di legno, piegata a novanta gradi ha il busto completamente disteso sul ripiano, la guancia destra posa sul freddo legno, gli dona un lieve sollievo, le gambe ben dritte e aperte, il sedere ben esposto, le braccia sono distese in avanti. Lui gli ha intimato di stare ferma e di non voltarsi per nessuna ragione, attende mentre brama le sue mani, vuole sentire il calore del suo corpo contro il suo, il membro strofinare sulle grandi labbra raccogliere le stille del suo piacere e farsi largo dentro la sua morbida carne accogliente.
Ansima, si sente pronta ma lui sembra essere andato via, svanito nel nulla nessun rumore dietro di lei. Frustrazione, prova un enorme frustrazione, una sensazione strana, si sente addirittura impaziente e anche ferita nel essere rimasta lì inerme ad aspettare come lui gli ha ordinato. Ma il sentimento che prevale su tutto è l'eccitazione. Le sue gambe tremano, le ginocchia cedono e in un attimo si trova a terra, si rialza, ma non osa voltarsi.
Nulla, lui sembra svanito nel nulla… due lacrime rigano il volto di Alice… solo due lacrime.
scritto il
2017-07-22
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