Ragazzo mio

di
genere
incesti


Nella penombra pomeridiana della stanza il mio corpo in sottoveste è riverso sul letto, le gambe confuse tra le lenzuola stazzonate e odorose. Tu sei in piedi, il torace ancora nudo ma già con i pantaloni addosso, una mano sulla maniglia della porta.
Lo capisco che vuoi andartene, non ne puoi più di questa atmosfera soffocante. Gli odori del mio corpo e del tuo impregnano l'aria. Hai voglia di spazio, di luce ma...puoi starne sicuro: se hai intenzione di interrompere, se questo è un addio, sappi che io ti tradirò. Con Lui.
No, non ho detto che lo farò senz'altro. Se potrò addormentarmi ancora sul tuo petto in questi pomeriggi afosi, l'odore della tua pelle nei miei polmoni, io non potrò fare a meno di amarti. Cosa fai, non esci? Le tue dita indugiano sulla maniglia senza più stringerla.
Su, dai! Apriamo un poco la finestra, cambiamo aria, adesso scendo dal letto, mi infilo le ciabatte...Ma no.
Una spinta delle tue braccia mi ributta sul materasso. Con fretta disperata ti liberi dei pantaloni e ti getti su di me. Di nuovo. Le mie gambe abbronzate si muovono sinuose tra le lenzuola.
Mi accarezzi le cosce con mani nervose, dalle ginocchia ai fianchi, fin sotto al bordo della sottoveste che mi sollevi fino a scoprirmi il ventre, e sprofondi la testa sul mio petto. La tuo respiro torrido attraverso la stoffa. Rapacemente mi abbassi le spalline ed ecco ho i seni nudi esposti alla tua lingua, ai tuoi baci affannati, ai tuoi morsi.
Io ti accarezzo la schiena, ti artiglio i glutei, con le gambe ti incateno. Le nostre bocche si cercano ammutolendosi a vicenda. Con una mano mi insinuo tra di noi. Ti cerco. Ti prendo. Che felicità stringerti, accarezzarti, strapparti un gemito di desiderio.
Cosa c'è di più importante del presente? Di questo presente? Schiacciata sotto il tuo corpo sfilo a fatica le mutandine da sotto le natiche, le faccio scendere lungo le cosce, finché disordinatamente con un calcio le perdo tra le lenzuola sconvolte. Ricominciamo. Ancora una volta. Sono scandalosamente nuda nel tuo abbraccio, che mi stritola, mi schiaccia, mi toglie il respiro. Entrami dentro, attraversami, solcami di nuovo e di nuovo, fino al delirio... lascia che ti ami mentre l'ultimo spasimo mi perde.
Sei confuso? Il piacere ancora una volta provato ti ha tolto ogni lucidità? Lo so, anche per me è così. Succede quando le sensazioni sono totali.
Come? Il mio profumo si confonde col mio sudore?
Veramente ormai in questa stanza...Cosa fai? Dove cerchi adesso il mio odore più intimo?
No lì no, ti prego, ti prego, lì no, anche se è lì che ti desidero di più. Ma tu non mi ascolti, scendi tra le mie gambe, come un vitello affamato premi la bocca, dolce ventosa, proprio dove non posso nasconderti nulla. Non finire mai. La tua testa è una pietra tra le mie cosce, la tua lingua un serpente letale. Un torrente scende a spegnere una fiamma che non si estingue. Non so se lasciarti tra le mie gambe o implorarti di salire a baciarmi. Ma sì, vieni , allacciami il collo, incolla le tue labbra alle mie ancora una volta, succhiami, soffocami.
Il tuo corpo si incolla di nuovo al mio, un'altra volta sì, sì, si. Un'onda esplode contro lo scoglio,vi scava una caverna, si ritira e di nuovo ricomincia, ed io ogni volta grido che ti amo, ancora e ancora...

Stavolta ti risollevi e so che te ne andrai. Il sole caldo filtra dalle persiane abbassate rigando orizzontalmente la penombra e la parete. Stesa, nuda, indovino il tuo corpo muoversi in quella sottile e fitta inferriata luminosa. Ti stai rivestendo.
Allora hai capito, Figlio mio?
Se vuoi che non vada con tuo Padre dovrai essere ancora mio.
Non dovrai smettere mai. Sono una donna ancora molto bella, te lo leggo negli occhi. Sono tua. Devo essere tua. Voglio essere tua.
Domani andremo dagli zii nella villa in montagna. Ci sarà anche Lui, ma come al solito non ci seguirà quando gli proporremo una gita. Andremo io e te, allora. E quando saremo soli nel fondo del bosco scuro, sussurrerò di nuovo al tuo orecchio le parole impossibili.
scritto il
2017-09-01
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