La sorella bona 3
di
ErosMassimo
genere
incesti
- Mmmmmmmmm! mi stai prendendo tutta! la sentii dire, ansimando.
Era troppo eccitante, non potevo più trattenermi e accelerai il ritmo fino a farlo diventare frenetico. La sentii venire, affondando il viso sul materasso per attutire il grido. Io continuai ancora un poco e poi esplosi sulla sua schiena.
Al contrario di ciò che potrebbe pensarsi, quello non fu l’inizio di una serie di scopate hard. Era stato un giorno in cui avevano sfogato entrambi un desiderio sfrenato, ma capivamo che non potevamo continuare, per ovvi motivi. Ne parlammo, dopo qualche giorno, e fummo d’accordo che era sconveniente proseguire i rapporti fino ad avere quasi una relazione. Rac-comandai a mia sorella di non mettersi più in casa pantaloncini, minigonne e meno che mai microgonne, per non suscitarmi desideri irrefrenabili. Lei evitò di circolare per casa poco ve-stita e così non ci furono più episodi per molto tempo. Lei, addirittura, dopo qualche tempo si mise con un ragazzo e non pensava minimamente ad avere contatti con me. Io, invece, pur avendo avuto qualche storiella, ogni tanto ci facevo un pensierino… senza però andare ol-tre.
Una sera, andai in pizzeria con una comitiva di colleghi universitari e dopo decidemmo di proseguire la serata in locale tipo…discoteca, in cui ero già stato. Sulla pedana, al centro, c’era un cubo su cui qualunque ragazza poteva salire e fare la cubista per dieci minuti. Fummo subito attratti dalla cubista estemporanea che, oltre a dimostrare di saper ballare, era vestita con un miniabito blu scuro, aderentissimo ed elasticizzato che, per effetto del movi-mento, si era tirato su ed era proprio mini mini. Si muoveva in modo davvero sensuale, atti-randosi gli sguardi di tutti.
- Caspita! è proprio ‘bbona quella lì! fecero gli amici.
- Mmmhhh! andiamo a vederla da sotto, fece qualcuno.
E così, andammo a ballare proprio sotto il cubo, dove già c’era un nutrito cerchio di ragazzi che giravano intorno e sbirciavano. Alzai lo sguardo anch’io e quando lei si girò restai senza fiato: era lei, mia sorella!!!
I miei amici non la conoscevano, per fortuna. Tutti quelli che erano intorno guardavano in alto e si gustavano quelle cosce stupende, lunghe, lunghissime da sotto, affusolate e sedu-centi. Si vedeva anche, sporadicamente, il puntino colorato degli slip. Cercavo di stare con lo sguardo abbassato e di ostentare naturalezza, ma non ci riuscivo, era più forte di me: do-vevo guardare quel bendiddio, esposto agli sguardi libidinosi dei maschi. I miei amici, poi, se la mangiavano con gli occhi e sentii che qualcuno diceva:
- Ahhh, come vorrei portarmela per una mezzoretta in qualche posto… Anche nei bagni del locale.
- Cazzo! a una così glielo metterei pure negli occhi!
- Io me la farei anche all’impiedi!
Gli apprezzamenti e le intenzioni su di lei si moltiplicavano e mi imbarazzavano non poco; se qualcuno avesse saputo che era mia sorella…
Comunque, lo spettacolo era veramente da mozzare il fiato e cominciai a sentire un solleti-chio nelle parti basse. Cercai di pensare ad altro e invece finii per pensare che, mentre gli al-tri si eccitavano e la desideravano, io quella ficona me l’ero scopata, avevo toccato quelle belle cosce, l’avevo sentita godere mentre me la facevo e l’avevo anche messa alla pecorina. Il pizzicore che sentivo si fece più intenso, non c’era dubbio, mi stava diventando duro. Fui costretto, mio malgrado, a guardare da un’altra parte e così vidi il suo ragazzo, seduto, al tavolo, che guardava lo spettacolo. Lo salutai, da lontano e provai un po’ di invidia. E’ ve-ro, anch’io me l’ero goduta, ma in quel momento il desiderio che provavo era fortissimo, avrei voluto farmela io, anche in macchina.
Passati i dieci minuti, lei scese e continuò a ballare insieme agli altri. Eravamo vicini e fu lei a parlare per prima:
- Ti ho visto, sai? Non ti vergogni a sbirciare, anche tu, come tutti gli altri?
- Dovresti vergognarti tu, a farti vedere così da tutti!
Continuammo a beccarci, ballando però con disinvoltura e io le raccontai, risentito, dei commenti degli amici, a cominciare da quello che avrebbe voluto portarsela per una mezzo-retta, anche nel bagno.
- Chi è? mi fece, divertita.
- Che t’importa? Tanto lo vorrebbe il 99 per cento dei maschi presenti!
- Te compreso?
- No! Io no!
Dopo qualche minuto, sempre ballando, mi riavvicinai a lei e le sussurrai:
- A me mezz’ora non basterebbe!
La vidi fare un rapido sorriso di compiacimento e poi, indisponente, indicando il ragazzo:
- Spiacente! stasera sono con lui!
Andai a sedermi e dopo un poco, con una scusa, me ne tornai a casa, per non scoppiare di invidia. Mi feci una doccia fredda e me ne andai a dormire. Dopo qualche ora mi sentii toc-care ad un braccio. Mezzo intontito, vidi che era mia sorella che mi faceva cenno di stare zitto.
Era troppo eccitante, non potevo più trattenermi e accelerai il ritmo fino a farlo diventare frenetico. La sentii venire, affondando il viso sul materasso per attutire il grido. Io continuai ancora un poco e poi esplosi sulla sua schiena.
Al contrario di ciò che potrebbe pensarsi, quello non fu l’inizio di una serie di scopate hard. Era stato un giorno in cui avevano sfogato entrambi un desiderio sfrenato, ma capivamo che non potevamo continuare, per ovvi motivi. Ne parlammo, dopo qualche giorno, e fummo d’accordo che era sconveniente proseguire i rapporti fino ad avere quasi una relazione. Rac-comandai a mia sorella di non mettersi più in casa pantaloncini, minigonne e meno che mai microgonne, per non suscitarmi desideri irrefrenabili. Lei evitò di circolare per casa poco ve-stita e così non ci furono più episodi per molto tempo. Lei, addirittura, dopo qualche tempo si mise con un ragazzo e non pensava minimamente ad avere contatti con me. Io, invece, pur avendo avuto qualche storiella, ogni tanto ci facevo un pensierino… senza però andare ol-tre.
Una sera, andai in pizzeria con una comitiva di colleghi universitari e dopo decidemmo di proseguire la serata in locale tipo…discoteca, in cui ero già stato. Sulla pedana, al centro, c’era un cubo su cui qualunque ragazza poteva salire e fare la cubista per dieci minuti. Fummo subito attratti dalla cubista estemporanea che, oltre a dimostrare di saper ballare, era vestita con un miniabito blu scuro, aderentissimo ed elasticizzato che, per effetto del movi-mento, si era tirato su ed era proprio mini mini. Si muoveva in modo davvero sensuale, atti-randosi gli sguardi di tutti.
- Caspita! è proprio ‘bbona quella lì! fecero gli amici.
- Mmmhhh! andiamo a vederla da sotto, fece qualcuno.
E così, andammo a ballare proprio sotto il cubo, dove già c’era un nutrito cerchio di ragazzi che giravano intorno e sbirciavano. Alzai lo sguardo anch’io e quando lei si girò restai senza fiato: era lei, mia sorella!!!
I miei amici non la conoscevano, per fortuna. Tutti quelli che erano intorno guardavano in alto e si gustavano quelle cosce stupende, lunghe, lunghissime da sotto, affusolate e sedu-centi. Si vedeva anche, sporadicamente, il puntino colorato degli slip. Cercavo di stare con lo sguardo abbassato e di ostentare naturalezza, ma non ci riuscivo, era più forte di me: do-vevo guardare quel bendiddio, esposto agli sguardi libidinosi dei maschi. I miei amici, poi, se la mangiavano con gli occhi e sentii che qualcuno diceva:
- Ahhh, come vorrei portarmela per una mezzoretta in qualche posto… Anche nei bagni del locale.
- Cazzo! a una così glielo metterei pure negli occhi!
- Io me la farei anche all’impiedi!
Gli apprezzamenti e le intenzioni su di lei si moltiplicavano e mi imbarazzavano non poco; se qualcuno avesse saputo che era mia sorella…
Comunque, lo spettacolo era veramente da mozzare il fiato e cominciai a sentire un solleti-chio nelle parti basse. Cercai di pensare ad altro e invece finii per pensare che, mentre gli al-tri si eccitavano e la desideravano, io quella ficona me l’ero scopata, avevo toccato quelle belle cosce, l’avevo sentita godere mentre me la facevo e l’avevo anche messa alla pecorina. Il pizzicore che sentivo si fece più intenso, non c’era dubbio, mi stava diventando duro. Fui costretto, mio malgrado, a guardare da un’altra parte e così vidi il suo ragazzo, seduto, al tavolo, che guardava lo spettacolo. Lo salutai, da lontano e provai un po’ di invidia. E’ ve-ro, anch’io me l’ero goduta, ma in quel momento il desiderio che provavo era fortissimo, avrei voluto farmela io, anche in macchina.
Passati i dieci minuti, lei scese e continuò a ballare insieme agli altri. Eravamo vicini e fu lei a parlare per prima:
- Ti ho visto, sai? Non ti vergogni a sbirciare, anche tu, come tutti gli altri?
- Dovresti vergognarti tu, a farti vedere così da tutti!
Continuammo a beccarci, ballando però con disinvoltura e io le raccontai, risentito, dei commenti degli amici, a cominciare da quello che avrebbe voluto portarsela per una mezzo-retta, anche nel bagno.
- Chi è? mi fece, divertita.
- Che t’importa? Tanto lo vorrebbe il 99 per cento dei maschi presenti!
- Te compreso?
- No! Io no!
Dopo qualche minuto, sempre ballando, mi riavvicinai a lei e le sussurrai:
- A me mezz’ora non basterebbe!
La vidi fare un rapido sorriso di compiacimento e poi, indisponente, indicando il ragazzo:
- Spiacente! stasera sono con lui!
Andai a sedermi e dopo un poco, con una scusa, me ne tornai a casa, per non scoppiare di invidia. Mi feci una doccia fredda e me ne andai a dormire. Dopo qualche ora mi sentii toc-care ad un braccio. Mezzo intontito, vidi che era mia sorella che mi faceva cenno di stare zitto.
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