Io e Mary

di
genere
etero

Succede spesso quando salgo in soffitta, di aprire vecchi scrigni e di imbattermi in foto o ricordi della mia infanzia.
I quaderni si sono mantenuti bene, nonostante il tempo, rileggo ciò che scrivevo: appunti, introspezioni, sogni.
Tra i quaderni, una foto: Casalabate (LECCE) DATATA 1997. Dietro una vecchia dedica e la firma scritta col rossetto che ancora persiste.
Nella foto io e una ragazza Mary. La ragazza che mi fece perdere la testa in quell'estate in cui preparavo gli esami di maturità. Lei era castana, capelli lisci, occhi più chiari dei miei. Stessa comitiva, stessi sogni, forse aspettative diverse. La conobbi a Marzo, in piena primavera, sui gradini della stazione di Lecce, lei con le sue amiche che erano anche mie frequentavano un'altra scuola. Ma la comitiva era quella. Ci presentarono, ci guardammo, la invitai alla festa di primavera che avevano organizzato al locale dove suonavo e dove ero socio e lavoravo ( locale che nel frattempo ho comprato e ampliato ). Quella sera suonavamo li. Si, perchè a 15 anni con degli amici avevamo messo su un bel gruppo: I BASSIFONDI DELL'ANIMA ci chiamammo, ma ben presto cambiammo il nome in FANTASMI DEL PASSATO. Io suonavo il BASSO elettrico e in caso di necessità battevo tamburi. Poi c'era EMY la nostra cantante chitarrista, rockettara, alle tastiere CHARLY mezzo scozzese e mezzo italiano. Insomma campavamo con la musica. Le canzoni le scrivevamo da noi, la musica tutti a turno, ed i testi io ed EMY. Con Emy abbiamo fatto un percorso umano particolare dall'asilo non ci siamo mai persi di vista. Ed evitavamo d' innamorarci di noi perchè non volevamo rovinare il rapporto d'amicizia che c'era.
Alle 19 ecco i miei amici che prendono i primi posti ed occupano i tavolini. Con loro, MARY, che con un cenno degli occhi e un sorriso mi saluta, io ricambio, mentre accordo il basso.
Dopo il ceckin , scendiamoa salutare gli amici, a bere qualcosa. Mi avvicino a MARY che aveva appena mandato un sms, le sorrido e le dico: mi fa piacere che sei venuta a sentirmi un motivo in più per suonare meglio. Prendi qualcosa da bere? Lei si guarda intorno e dice: si, voglio un succo. Al locale non serviamo succhi , serviamo alcolici e bibite, acqua, ma non succhi. Lei insiste, voglio un succo. Si alza e mi fa cenno con la testa di seguirla. Mi porta in bagno, chiude la porta e mi dice: voglio un succo, mentre parlava, mi slacciava la cinta e mi abbassava i pantaloni con la bocca, mi tirò giu anche le mutande e iniziò a spompinarmi. Ricordo ancora quella sua lingua che sentivo, sul mio pene, sulla cappella, poi lo infilava tutto in bocca e lo succhiava fino a farsi schizzare ed ingoiare lo sperma. Buono il succo, ne voglio ancora, mi dice, ma non ora, dopo, quando lo decido io. Si risistema e torna in sala. Io, con le gambe molli, facevo fatica a rialzarmi i jeans, ma dovevo farlo, mi sentivo debole, stanco, strano, svuotato.
Alle 21 iniziamo a suonare alle 23 ultima canzone; in sala il pienone, birre, fumo, piatti che uscivano dalla cucina pieni e rientravano vuoti. Mary per tutto il concerto non mi tolse gli occhi di dosso. Tolsi il basso dalla spalla e lo poggia sul supporto Emy mi porse la sua bottiglia di TENNET'S ne bevvi un pò, poi mischiai la birra con la Sambuca come piaceva a me. Bevvi a piccoli sorsi. Mary mi guardava, rideva, continuava
a mandare sms. In quel preciso istante sentì il mio cellulare vibrare, erano arrivati dei messaggi. Un numero sconosciuto, messaggi espliciti del tipo: ti vorrei spompinare adesso in bagno. L'altro diceva: so che hai una casa al mare mi piacerebbe scoparti li, per tutta la notte. Mary si accorse che stavo leggendo gli sms e in quell'istante si alzò e mi sussurrò: chiudi tutto dai, andiamo ho voglia! Salutammo tutti e uscimmo. Appena saliti in macchina lei chiuse gli occhi e accese l'autoradio. Aprì la tennet's che aveva ordinato e mentre beveva, mi accarezzava con le mani e cercava di tirare fuori il mio pene, ci riuscì, versò la birra sul mio membro e iniziò a giocare e bere leccare ma non a succhiare, ridendo mi disse: per dopo mi tengo il meglio per dopo, questo è solo l'assaggio. Arrivammo a Casalabate, il BAR del Sole era ormai chiuso, parcheggiai scendemmo e ci dirigemmo verso casa mia: una casa sulla spiaggia su due livelli. Naturalmente le stanze da letto, davano con i balconi sul mare. Appena entrammo lei incominciò a spogliarsi e a girare per tutta la casa al buio. Ad un tratto si mise carponi e venne verso me: iniziò a mordermi delicatamente e mi chiedeva di ficcarglielo in bocca: cosi feci. mi spompinò fino ad sfinirmi, mi svuotò ancora, ma stavolta mi chiese mentre sborravo di chiamarla troia, si fece venire in bocca. Scoppiò a ridere, mi chiese di seguirla di sopra. Aprì la finestra e si distese sul letto, il fruscio del mare ci rilassava,la luna penetrava nella stanza e rendeva la sua pelle color bronzo.La osservai, lei mi prese le mani e le portò sulle sue tette, toccami, baciami, prendimi, mi ordinava ed io iniziai a toccarle le tette e a baciarla, poi assaporai i suoi capezzoli, turgidi, li mordicchiai li succhiai uno per volta. Assaporai millimetro per millimetro il suo corpo, fino a scendere sulla sua figa. Era bagnata, un pò di sudore, un pò di liquido. La leccai e scendevo fino ai piedi, poi risalivo, millimetro per millimetro, con la lingua, con le labbra, mordendola piano. Mi sistemai meglio e la penetrai, lei gemeva, godeva, sussurrava frasi del tipo: si, dai, sbattimelo dentro, fammelo sentire, lo voglio nel culo dopo. E ancora: chiamami troia, chiamami puttana, ma sbattimi più che puoi, l'abbracciai, mi spinse verso il basso e si mise a pecorina chiedendomi di sfondarli il culo e di chiamarla troia, godeva, gemeva, godeva, chiedeva di più, ne voleva ancora non voleva smettessimo. Non voleva. Mi tenne dentro fino a quando non schizzai. E questa storia andò avanti per tutta l'estate. Dopo ferragosto, ci trovammo con gli amici a far mattina e festa sulla spiaggia a salutare l'estate. Il giorno dopo chiedemmo ad un pescatore di scattarci delle foto con la polaroid. Ne scattò una ventina, c'eravamo tutti e alcune invece c'eravamo io e MARY. Lei ne prese una e la mise tra le sue cose e salutandomi disse: vado in Germania, torno a ottobre. Tornò in Italia, ma non più nel Salento.
Quasi un anno fa l'ho rivista su facebook, lei è felice, sposata, mamma. Io nel frattempo ho messo un figlio al mondo, ho vissuto le mie storie come pagine di un calendario, mi sono sposato, separato e divorziato in soli 3 anni. Adesso vivo in città, lavoro nel locale, vivo con una donna 18 anni più grande di me. Sono ormai 5 anni che stiamo insieme. Siamo felici. Sono felice. E ogni tanto però torno mio e mi piace ricordare.
di
scritto il
2017-11-18
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