La scommessa
di
FGL 79
genere
etero
Tratto da una storia vera.
Rovigo 17 settembre 2001. Giorno del congedo. Dopo un anno di VFA, decido di smettere di fare il soldato e di tornare a casa per realizzare i miei sogni d'anarchia e di vita.
In fila davanti alla fureria, per consegnare armi e bagagli e avere finalmente il congedo. E' il mio turno, consegno tutto e saluto. Mentre scendo le scale un tenente mi avvisa che il Comandate vuole vedermi per salutarmi. E' Salentino come me, anzi, come me vive in uno dei comuni dell'Unione del nord leccese. Mi avvio al comando e chiedo di poter parlare col Comandante. Mi riceve dopo circa un quarto d'ora. -Carissimo, io vado in ferie tra 2 ore, mi farebbe piacere che venissi in auto con me, e la mia famiglia- rispondo che mi fa piacere e che, i soldi e le ore del viaggio in treno sarebbe stato meglio utilizzarle in altro modo. Appuntamento quindi sotto il portone della caserma alle 12. Puntuale in Comandante esce dalla caserma con la sua auto e mi invita a salire.-andiamo a prendere mia moglie e mia figlia e si parte. Cosi facciamo. Arrivati sotto casa del Comandante, dietro la caserma, salgono sua moglie Morena e sua figlia Anna. Morena è una bella donna che ha anagraficamente dai 55 ai 60 anni. Anna la figlia, mia coetanea. Mi sorridono, il Comandante ci presenta e ci avviamo al viaggio. Appena imboccata l'AUTOSTRADA in direzione SUD, Morena, tira su gli occhiali da sole, tira giu il parasole e si ripassa un pò di trucco. Anna è sul sedile posteriore accanto a me. Parliamo di ciò che vogliamo fare da grandi, le spiego che io ho tanto da fare e che non ho ancora dato priorità a nessuno dei tanti progetti. La strada si fa sempre più corta, nei pressi di ANCONA, si decide la prima sosta, ci si rinfresca, si espletano i bisogni e in dieci-quindici minuti si riparte. Mentre mi appresto ad andare nei bagni dell'autogrill, scruto ANNA e MORENA che ridono e fanno cenno verso di me. Non ci do peso e mi appresto ai bisogni. Mentre sto per chiudere la porta, una mano mi spinge dentro il bagno e mi tappa la bocca, chiude la porta e sottovoce mi dice:-Tira giu i jenas dai- dovevo farlo dico io, ho necessita di pisciare. Lei si inginocchia, lo prende in bocca, mi stimola per pisciare, beve e poi in tre minuti mi spomnpina e ingoia la sborra. Soddisfatta mi bacia , mi mette un biglietto in tasca e si avvia verso la macchina. Era Morena. Appena salgo in macchina, mi sento un pò a disagio, Morena dallo specchietto del parasole inizia a lanciarmi sguardi provocatori e a parlare, mi chiede di tutto. Se sono single o se sono fidanzato, io resto sul vago. Anna intanto ha chiesto al padre di mettere un cd: janis joplen. Una delle artiste preferite. Verso le 18 si decide di fermarsi ad un centro commerciale per delle spese. Anna non scende. E mi anticipa rispondendo che anche io sarei rimasto in macchina a farle compagnia. Appena il comandante e MORENA sono a distanza di sicurezza, Anna, si adagia verso di me e inizia a baciarmi e soffiarmi vicino l'orecchio con le mani che accarezzano le mie cosce e il mio dorso, pian piano, mi sbottona la camicia e cerca la lampo per ababssarla. -Mi ha detto mia madre che hai un cazzo favoloso e che è anche buono, sai no che mi tocca assaggiarlo?- Non faccio resistenza, lascio fare, Anna spompina come poche donne al mondo: avrà imparato da sua madre. Lo prende in bocca senza pensarci due volte, la sua lingua percuote i confini del mio piacere più profondo, sento che il mio cazzo si ingrossa nella sua bocca e lei avidamente continua a succhiarlo come fosse l'unico cazzo al mondo. Lentamente, poi veloce, poi con ritmo, poi di nuovo lentamente lo sfila piano dalla bocca, inizia a segarlo con le mani. -Sborrami dai, lavami il viso, voglio sentire il tuo calore- apre la bocca e ad un tratto la sua lingua e le sue labbra ospitano tanta schiuma bianca e calda da riempirci una bottiglia da mezzo litro. Il tempo di rimetterci a posto e si riprende il viaggio. Alle 22 circa, sono a Lecce. Saluto , ringrazio del passaggio e mi metto a dormire. Ma prima mi svuoto le tasche e tra le chiavi e pochi spicci, trovo un biglietto. Un indirizzo e un numero di telefono. Morena P. Poso il tutto sul comodino e mi addormento.
18 settembre: colazione, doccia e un salto a San Cataldo LIDO. Non vedevo il mio mare da troppo tempo. Avevo bisogno di ritrovarmi, e di programmare il futuro. Subito dopo lo stadio VIA DEL MARE, la strada si distende in rettilineo e arriva proprio sul lungomare di San Cataldo. La mia Seat Ibizia sfreccia a 100km orari, sicuramente qualche autovelox mi avrà immortalato. All'ingresso del litorale il cartello Rallentare mi suggerisce che è meglio diminuire la velocità. Parcheggio e in un lampo mi distendo sulla spiaggia. D'istinto metto le mani in tasca e decido di chiamare MORENA P. Non so cosa, ma la mia faccia tosta stava prendendo il sopravvento, primo squillo, secondo squillo, al terzo squillo dall'altra parte una voce mi dice: -Sapevo che mi chiamavi, aspettavo con ansia la tua chiamata e, pensa, mi stavo toccando e pensavo intensamente a te. Ti aspetto. Riattacco il telefono, risalgo in macchina e cerco l'indirizzo: Via del Peschereccio numero X. Una villetta moderna di quelle tipica casa da vacanza. Prima di scendere a citofonare il cancello si apre ed entro. Nessuna macchina, finestre aperte, si intravede Morena, distesa sul divano a giocare e toccarsi, mi avvio alla porta che è aperta e lei, mi fa cenno con la mano di entrare. Non si ferma un momento anzi, mi chiede di aiutarla a farla godere non ha voglia di usare i suoi giochi, ha voglia di un cazzo vero, gia assaporato. Mi spoglio e senza pensarci due volte, glielo infilo in bocca ed entro ed esco, lei si adegua al mio ritmo. La esco dalla sua bocca e gliela sbatto in faccia, lei con la punta della sua lingua cerca le mie palle, le trova, le lecca, le succhia, io continuo a sbattergli il mio cazzo in faccia, sulle guance, sul naso, poi lentamente scendo a sbatterglielo sul collo e poi sui senti, sulle sue tette, le sfioro i capezzoli, lei stringe le sue tette e le chiude, si esibisce in una spagnola perfetta, mi chiede di lavare il cazzo, mi accorgo che sul tavolino c'è un mazzo di fiori in un vaso, prendo quel vaso, tolgo il mazzo di fiori, immergo il mio cazzo duro nel vaso e lo sciacquo, lei lo tira fuori, lo stringe e se lo tira tra le sue gambe, mi invita a penetrarla, la sua figa è un lago tanto che il mio cazzo scivola dentro con grande facilità. La guardo godere, è ingorda, è avida di cazzo e di passione, tanto che ne vuole ancora ne vuole altri, tanto che più fa cosi, più mi eccita e alla fine la soddisfo in tutta la sua voglia. Lo tolgo in tempo per schizzargli sui peli. Ma non vuole smettere, mi chiede di penetrarla in culo, perchè vuole sentirmi suo, vuole sentirmi tutto vuole continuare a godere. Inizia ad abbaiare, a miagolare,a fare le fusa, inarca la schiena e alza il culo, mi invita a metterglielo. Naturalmente prima di riprendermi, la lecco per bene, il buco del culo e la figa sono umide, bagnatissime, sembrano laghi e cascate, hanno il profumo del peccato, del desiderio, del sesso. Dopo una bella leccata, mi accorgo di essere pronto a incularla e senza troppe attenzioni le sfondo il buco, lei prima grida poi inizia a godere, il ritmo è incalzante, i fiati si affannano, le tiro i capelli e le alzo la testa, mentre la inculo, -Guardati allo specchio, troia, guarda come godi, guarda che porca che sei- E, lentamente con il mio cazzo dentro il suo culo, ci spingiamo verso lo specchio, ci guardiamo, lei vuole essere insultata, vuole essere chiamata in tutti i modi possibili-sfondami il culo dai, sfondamelo, che mi piace guardarmi allo specchio mentre godo. Sempre più veloce, sempre più affannati, sempre più eccitati. Lo tiro fuori, il mio cazzo è come un vulcano che vuole esplodere, lei si gira con la faccia verso di me, lo prende in bocca quel tanto che basta per farmi sborrare, lo tira fuori e lo stringe, c'è un bicchiere li sul tavolino, mi dice: Sborra la dentro dai-lo faccio. Il bicchiere si riempie di sborra. Lei beve dal bicchiere, fino all'ultima goccia. Riprende fiato ed esclama- Ho vinto io la scommessa.-Dalla stanza accanto esce sua figlia che ci aveva visti scopare: si era toccata, bagnata, prende il bicchiere, lo annusa, se lo porta alle labbra ed esclama-te lo avevo detto che era buona, anche a me piace berne. Ecco queste le tue 500 euro mamma, hai vinto la scommessa anche stavolta, ma adesso tocca a me, voglio la rivincita, 1000 euro che me lo scopo qui, davanti a te ora e che bevo la sua sborra con la cannuccia.Cosi è stato.
Oggi Morena è divorziata e frequenta la LECCE bene, Anna, sua figlia, vive con lei e continuano a scommettere su chi delle due è più troia.
Rovigo 17 settembre 2001. Giorno del congedo. Dopo un anno di VFA, decido di smettere di fare il soldato e di tornare a casa per realizzare i miei sogni d'anarchia e di vita.
In fila davanti alla fureria, per consegnare armi e bagagli e avere finalmente il congedo. E' il mio turno, consegno tutto e saluto. Mentre scendo le scale un tenente mi avvisa che il Comandate vuole vedermi per salutarmi. E' Salentino come me, anzi, come me vive in uno dei comuni dell'Unione del nord leccese. Mi avvio al comando e chiedo di poter parlare col Comandante. Mi riceve dopo circa un quarto d'ora. -Carissimo, io vado in ferie tra 2 ore, mi farebbe piacere che venissi in auto con me, e la mia famiglia- rispondo che mi fa piacere e che, i soldi e le ore del viaggio in treno sarebbe stato meglio utilizzarle in altro modo. Appuntamento quindi sotto il portone della caserma alle 12. Puntuale in Comandante esce dalla caserma con la sua auto e mi invita a salire.-andiamo a prendere mia moglie e mia figlia e si parte. Cosi facciamo. Arrivati sotto casa del Comandante, dietro la caserma, salgono sua moglie Morena e sua figlia Anna. Morena è una bella donna che ha anagraficamente dai 55 ai 60 anni. Anna la figlia, mia coetanea. Mi sorridono, il Comandante ci presenta e ci avviamo al viaggio. Appena imboccata l'AUTOSTRADA in direzione SUD, Morena, tira su gli occhiali da sole, tira giu il parasole e si ripassa un pò di trucco. Anna è sul sedile posteriore accanto a me. Parliamo di ciò che vogliamo fare da grandi, le spiego che io ho tanto da fare e che non ho ancora dato priorità a nessuno dei tanti progetti. La strada si fa sempre più corta, nei pressi di ANCONA, si decide la prima sosta, ci si rinfresca, si espletano i bisogni e in dieci-quindici minuti si riparte. Mentre mi appresto ad andare nei bagni dell'autogrill, scruto ANNA e MORENA che ridono e fanno cenno verso di me. Non ci do peso e mi appresto ai bisogni. Mentre sto per chiudere la porta, una mano mi spinge dentro il bagno e mi tappa la bocca, chiude la porta e sottovoce mi dice:-Tira giu i jenas dai- dovevo farlo dico io, ho necessita di pisciare. Lei si inginocchia, lo prende in bocca, mi stimola per pisciare, beve e poi in tre minuti mi spomnpina e ingoia la sborra. Soddisfatta mi bacia , mi mette un biglietto in tasca e si avvia verso la macchina. Era Morena. Appena salgo in macchina, mi sento un pò a disagio, Morena dallo specchietto del parasole inizia a lanciarmi sguardi provocatori e a parlare, mi chiede di tutto. Se sono single o se sono fidanzato, io resto sul vago. Anna intanto ha chiesto al padre di mettere un cd: janis joplen. Una delle artiste preferite. Verso le 18 si decide di fermarsi ad un centro commerciale per delle spese. Anna non scende. E mi anticipa rispondendo che anche io sarei rimasto in macchina a farle compagnia. Appena il comandante e MORENA sono a distanza di sicurezza, Anna, si adagia verso di me e inizia a baciarmi e soffiarmi vicino l'orecchio con le mani che accarezzano le mie cosce e il mio dorso, pian piano, mi sbottona la camicia e cerca la lampo per ababssarla. -Mi ha detto mia madre che hai un cazzo favoloso e che è anche buono, sai no che mi tocca assaggiarlo?- Non faccio resistenza, lascio fare, Anna spompina come poche donne al mondo: avrà imparato da sua madre. Lo prende in bocca senza pensarci due volte, la sua lingua percuote i confini del mio piacere più profondo, sento che il mio cazzo si ingrossa nella sua bocca e lei avidamente continua a succhiarlo come fosse l'unico cazzo al mondo. Lentamente, poi veloce, poi con ritmo, poi di nuovo lentamente lo sfila piano dalla bocca, inizia a segarlo con le mani. -Sborrami dai, lavami il viso, voglio sentire il tuo calore- apre la bocca e ad un tratto la sua lingua e le sue labbra ospitano tanta schiuma bianca e calda da riempirci una bottiglia da mezzo litro. Il tempo di rimetterci a posto e si riprende il viaggio. Alle 22 circa, sono a Lecce. Saluto , ringrazio del passaggio e mi metto a dormire. Ma prima mi svuoto le tasche e tra le chiavi e pochi spicci, trovo un biglietto. Un indirizzo e un numero di telefono. Morena P. Poso il tutto sul comodino e mi addormento.
18 settembre: colazione, doccia e un salto a San Cataldo LIDO. Non vedevo il mio mare da troppo tempo. Avevo bisogno di ritrovarmi, e di programmare il futuro. Subito dopo lo stadio VIA DEL MARE, la strada si distende in rettilineo e arriva proprio sul lungomare di San Cataldo. La mia Seat Ibizia sfreccia a 100km orari, sicuramente qualche autovelox mi avrà immortalato. All'ingresso del litorale il cartello Rallentare mi suggerisce che è meglio diminuire la velocità. Parcheggio e in un lampo mi distendo sulla spiaggia. D'istinto metto le mani in tasca e decido di chiamare MORENA P. Non so cosa, ma la mia faccia tosta stava prendendo il sopravvento, primo squillo, secondo squillo, al terzo squillo dall'altra parte una voce mi dice: -Sapevo che mi chiamavi, aspettavo con ansia la tua chiamata e, pensa, mi stavo toccando e pensavo intensamente a te. Ti aspetto. Riattacco il telefono, risalgo in macchina e cerco l'indirizzo: Via del Peschereccio numero X. Una villetta moderna di quelle tipica casa da vacanza. Prima di scendere a citofonare il cancello si apre ed entro. Nessuna macchina, finestre aperte, si intravede Morena, distesa sul divano a giocare e toccarsi, mi avvio alla porta che è aperta e lei, mi fa cenno con la mano di entrare. Non si ferma un momento anzi, mi chiede di aiutarla a farla godere non ha voglia di usare i suoi giochi, ha voglia di un cazzo vero, gia assaporato. Mi spoglio e senza pensarci due volte, glielo infilo in bocca ed entro ed esco, lei si adegua al mio ritmo. La esco dalla sua bocca e gliela sbatto in faccia, lei con la punta della sua lingua cerca le mie palle, le trova, le lecca, le succhia, io continuo a sbattergli il mio cazzo in faccia, sulle guance, sul naso, poi lentamente scendo a sbatterglielo sul collo e poi sui senti, sulle sue tette, le sfioro i capezzoli, lei stringe le sue tette e le chiude, si esibisce in una spagnola perfetta, mi chiede di lavare il cazzo, mi accorgo che sul tavolino c'è un mazzo di fiori in un vaso, prendo quel vaso, tolgo il mazzo di fiori, immergo il mio cazzo duro nel vaso e lo sciacquo, lei lo tira fuori, lo stringe e se lo tira tra le sue gambe, mi invita a penetrarla, la sua figa è un lago tanto che il mio cazzo scivola dentro con grande facilità. La guardo godere, è ingorda, è avida di cazzo e di passione, tanto che ne vuole ancora ne vuole altri, tanto che più fa cosi, più mi eccita e alla fine la soddisfo in tutta la sua voglia. Lo tolgo in tempo per schizzargli sui peli. Ma non vuole smettere, mi chiede di penetrarla in culo, perchè vuole sentirmi suo, vuole sentirmi tutto vuole continuare a godere. Inizia ad abbaiare, a miagolare,a fare le fusa, inarca la schiena e alza il culo, mi invita a metterglielo. Naturalmente prima di riprendermi, la lecco per bene, il buco del culo e la figa sono umide, bagnatissime, sembrano laghi e cascate, hanno il profumo del peccato, del desiderio, del sesso. Dopo una bella leccata, mi accorgo di essere pronto a incularla e senza troppe attenzioni le sfondo il buco, lei prima grida poi inizia a godere, il ritmo è incalzante, i fiati si affannano, le tiro i capelli e le alzo la testa, mentre la inculo, -Guardati allo specchio, troia, guarda come godi, guarda che porca che sei- E, lentamente con il mio cazzo dentro il suo culo, ci spingiamo verso lo specchio, ci guardiamo, lei vuole essere insultata, vuole essere chiamata in tutti i modi possibili-sfondami il culo dai, sfondamelo, che mi piace guardarmi allo specchio mentre godo. Sempre più veloce, sempre più affannati, sempre più eccitati. Lo tiro fuori, il mio cazzo è come un vulcano che vuole esplodere, lei si gira con la faccia verso di me, lo prende in bocca quel tanto che basta per farmi sborrare, lo tira fuori e lo stringe, c'è un bicchiere li sul tavolino, mi dice: Sborra la dentro dai-lo faccio. Il bicchiere si riempie di sborra. Lei beve dal bicchiere, fino all'ultima goccia. Riprende fiato ed esclama- Ho vinto io la scommessa.-Dalla stanza accanto esce sua figlia che ci aveva visti scopare: si era toccata, bagnata, prende il bicchiere, lo annusa, se lo porta alle labbra ed esclama-te lo avevo detto che era buona, anche a me piace berne. Ecco queste le tue 500 euro mamma, hai vinto la scommessa anche stavolta, ma adesso tocca a me, voglio la rivincita, 1000 euro che me lo scopo qui, davanti a te ora e che bevo la sua sborra con la cannuccia.Cosi è stato.
Oggi Morena è divorziata e frequenta la LECCE bene, Anna, sua figlia, vive con lei e continuano a scommettere su chi delle due è più troia.
3
voti
voti
valutazione
1.7
1.7
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Io e Maryracconto sucessivo
24 dicembre 2006
Commenti dei lettori al racconto erotico