Passeggiata in montagna

di
genere
etero

Quel giorno ci dirigemmo alla casetta di montagna che possedevano i suoi genitori. C’era una passeggiata da fare di circa 40 minuti per arrivarci così decidemmo di partire presto e di portarci il pranzo al sacco e di abbronzarci un po’. Visto che eravamo solo io e lui decisi di stuzzicarlo e indossare sotto a dei pantaloncini corti un bikini giallo molto ridotto. La camminata fu piacevole e prima delle 10 del mattino avevamo già raggiunto la meta. La casina si trovava all’uscita di un boschetto e dava su un prato un po’ scosceso dal quale si ammirava una splendida vista. Stendemmo una coperta sotto il sole e ci spogliammo dai vestiti. Mi sdraiai a prendere il sole e notai che il mio ragazzo mi stava già guardando e aveva già il cavallo concio (portava un costume a mutanda ed essere dotato gli stava praticamente uscendo fuori). Feci finta di nulla e con fare innocente gli chiesi se mi potesse spalmare un po’ di crema sulle spalle. Mi sedetti con le gambe incrociate e mi raggiunse dalle spalle e cominciò a spalmarmi la crema. Sentivo la sua erezione sulla schiena ma continuai a far finta di nulla. Lui continuò a spalmarmi la schiena arrivando fino ai seni ormai gonfi e coi capezzoli duri che lui prontamente tirò facendomi gemere. Continuó questa tortura silenziosa fino a che passò anche alle mie mutandine. Si intromise dentro e cominciò a massaggiami il clitoride tirandolo un po’ per poi inserire due dita nella mia fica ormai bagnata. Mi stava sgrillettando per bene e gli unici suoni che sentivo erano le sue dita contro la mia patata grondante per lui è i miei gemiti. “Brava lasciati scopare in mezzo alla natura con due dita”. Decisi di slacciarmi i fiocchi del costume e di restare completamente nuda alla sua mercè. Non mi importava che qualcuno ci vedesse volevo solo godere. Stavo montando le sue dita e nel quando mi tirò il clitoride venni nelle sue mani. Mi girai, lo guardai e gli succhiai le dita sporche del mio umore e lo baciai. Il suo cazzo era in tiro pronto per me. Lo feci sdraiare e gli abbassai le mutande lasciando uscire la bestia che si era già rizzata mi abbassai e glielo leccai e lo presi in bocca. La cappella era grossa e dura, cominciai a succhiarla ed aspirarla per poi scendere su tutta la lunghezza. Era grosso e molto duro. Insieme alla bocca unii le mie mani e gli strinsi la base del cazzo. Sapevo di stare facendo un buon lavoro perché spinse la mia testa ancora più giù. Me lo tolsi dalla bocca e continuando a smanettarlo con le mani gli leccai le palle piene. “Sto venendo cazzo...come godo sei proprio una spompinatrice nata”. Sentivo che ormai stava per esplodere così lo presi di nuovo in bocca e bastó una sola leccata che mi sparó il suo sperma in gola. Ingoiai tutto ma non aspettai che finisse perché mi staccai e mi misi a cavalcioni facendomi trafiggere da quel cazzo grosso e cominciai a montarlo. Gli spinsi le tette in faccia e lui cominciò a succhiarle come un bambino e intanto lo cavalcavo. “Ah ah ah di più di più voglio sentirti tutto dentro di me ah ah ahhhhhhh” sentivo tutto il suo cazzo dentro di me e stringevo la fica per farlo sentire in una morsa. Ero impalata e lo cavalcavo come un assatanata. Venimmo insieme e mi sparò di nuovo il suo liquido caldo dentro. Appagati rimanemmo così con lui dentro di me, nudi, all’aperto e ci addormentammo soddisfatti.
scritto il
2018-01-09
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