La psicologa 5

di
genere
dominazione

Ero nudo sul lettino davanti a lei, non aspettavo altro che questo momento della mia settimana. Ero in uno stato di attesa piacevole, il pene era gonfio ma non eretto, sentivo i suoi occhi su di me e restare esposto mi dava una sensazione di liberazione. Mi sentivo al sicuro con lei, diventava semplice accettare le debolezze. Mi immaginavo costantemente di essere il suo ragazzo e di stare sempre nudo con lei, con il pisellino sempre a portata della sua mano, del suo divertimento e del suo controllo.
“Come ti senti oggi?”
“Direi bene” non potevo dirle del mio desiderio di averla come compagna, mi sembrava inopportuno, allora rimasi vago sul mio stato, aspettavo che lei mi dicesse qualcosa.
“Vorrei parlare dell’episodio del mio seno nudo dell’altra volta”
Ne fui felice, ripensare a lei nuda per me mi dava piacere, il mio pene iniziò ad indurirsi, fui felice che lei lo vedesse, che lei sapesse dell’effetto che aveva questo pensiero su di me.
“Hai definito il mio seno la cosa più bella e importante da vedere per te, è una definizione forte, non pensi che ci siano seni più attraenti del mio?” lei sapeva di avere un bel seno ma non di avere il seno più perfetto e grande che si potesse trovare, era sodo con una bella forma ma non eccessivo, aveva sempre pensato che non fosse particolarmente attraente per gli uomini.
“Confermo quanto ho detto. So che tecnicamente ci sono seni più grandi, più perfetti dal punto di vista anatomico, ma io sono attratto non solo dal seno in se, sono attratto dal suo seno perché è suo, perché mi emoziona sapere che toccarlo vorrebbe dire toccare lei, mi emoziona sapere che se stessimo insieme sarei geloso come un pazzo di ogni mano di maschio che potrebbe toccarlo o leccarlo, ma che accetterei che lo toccassero anche cento uomini se poi potessi avere la incredibile fortuna di abbracciare il suo corpo nel nostro letto. Vorrei avere la fortuna di poterlo baciarlo da fidanzato, anche se avesse il sapore dello sperma di altri uomini, vorrei solo sapere che nonostante sia passato da altre mani di maschi attraenti, io potrò continuare ad adorarlo come compagno ufficiale.”
Lei faticò a nascondere il piacere che le stava dando questa totale devozione, guardava il pisellino duro al punto di scoppiare e ascoltava le parole di un uomo che sarebbe potuto essere anche da subito totalmente suo e non le avrebbe impedito di godere con altri ogni volta che lo avesse voluto, un uomo che sarebbe stato pronto a darle tutto e ad essere un compagno meraviglioso, le nacque un senso di tenerezza incontrollabile, mai come adesso faticò a frenarsi, desiderava tantissimo un contatto fisico con lui. Si ricompose con la testa, consapevole che la terapia non poteva più continuare, non era più in grado di gestirla in modo professionale.
“Se stessimo insieme, non saresti infastidito dal fatto che tutti saprebbero che ti metto le corna?”
“No, ne sarei orgoglioso. Sarei orgoglioso di essere il suo compagno, che tutti sappiano che lei ha scelto me. Sarei anche felice che tutti così saprebbero quanto è grande il mio amore. Che la amo in modo incondizionato”.
Pensai ci avere esagerato a parlare di una loro possibile relazione, era parte della terapia, era una simulazione che lei aveva deciso di sperimentare ma temevo di essere troppo esplicito nel manifestarle il mio desiderio. Eppure mi stavo frenando, avrei voluto buttarmi ai suoi piedi e finalmente toccarla, chiederle di prendermi non come paziente ma come compagno, mi sentivo stupido e ingenuo a pensare di poter avere una speranza. Ero solo un paziente che pagava.
“E’ molto bello quello che hai detto, sembra che hai ormai una consapevolezza buona del valore che puoi avere per una donna da maschio beta, meriti un rinforzo positivo. Ora voglio che ti tocchi e non solo come premio. Voglio che la seduta continui con la tua eccitazione sgonfiata, voglio vedere se hai metabolizzato il tuo ruolo e se lo sai mantenere senza limiti anche quando non sei più eccitato”.
Con una parte del suo cervello stava capendo che ormai era deragliata la terapia, continuava a fare e dire cose compatibili con i limiti e gli scopi terapeutici che si era posta, ma ormai lo stava anche mettendo alla prova per saggiarne la totale devozione, come se volesse essere sicura di mettersi con un cuckold beta totalmente devoto e innamorato, non solo quando il pisellino era duro.
“Grazie” iniziai a toccarmi mentre lei mi parlava, mi diceva cose che potevano rientrare nella terapia ma mi illudevo, forse non a torto, che le frasi le uscissero spinte dall’eccitazione di vedere che ero così ubbidiente in mano sua.
“Usa due dita, bastano per il tuo pisellino”
“Sì, scusi” continuai piano con due dita.
“Sei veramente un segaiolo, quante seghe ti sei fatto pensando alle mie tette?”
“Ogni giorno ho pensato alle sue tette”
“Voglio vedere quanto semino riesci a fare con quel pisellino, da quelle palline minuscole ne uscirà senz’altro pochissimo, vorrei farti vedere quanto ne esce da un vero uomo”
Non mi trattenni ed ebbi un orgasmo potentissimo, qualcosa trattenne il liquido, credo l’imbarazzo di sentirmi minidotato di fronte ad una donna attraente, uscì poco seme.
“Bravo, sei davvero un cucciolo, ne è uscito pochissimo di sperma”
Il suo sguardo era tenero, le sue labbra desideravano un contatto, sentiva quanto ora fossi umiliato e esposto per lei, sentiva la sicurezza di un sentimento, sentiva che con me avrebbe potuto essere pienamente se stessa senza preoccuparsi di manifestare tutto il suo lato materno, la sua tenerezza intrinsecamente legata alla volontà di dominare e essere aperta ad esperienze erotiche con chiunque volesse. Si trattenne dal baciarmi, mentre la mia mano era ancora sul pene, quasi a coprirlo nella sua rinnovata piccolezza, ero passato dall’eccitazione massima alla sola sensazione di vergogna ma continuai a restare esposto, tolsi la mano con cui mi coprivo, solo girai il volto diventato paonazzo.
“Guardami negli occhi segaiolo. Bravo, adesso voglio che li chiudi. Bene, ora immagina che mi abbia appena scopato un tuo amico, voglio che prendi con mani il tuo sperma e lo metti in bocca.”
Lo feci.
“Bravissimo, ora immagina che quello è lo sperma del tuo amico che mi ha appena scopato”.
Io feci tutto quello che mi aveva chiesto.
“Okay basta, scusa, forse ho esagerato, come ti senti?”
Ero in uno stato di totale abbandono, non le nascondevo il disagio ma mi piaceva, ero sempre più attratto dal suo potere misto a dolcezza, mi prese un po' di angoscia sapendo che non sarebbe mai stata la mia ragazza.
“Mi sento bene, non ha fatto nulla di esagerato, grazie per tutto questo. Il cambiamento in me mi sembra radicato, le devo molto.”
“Vuoi pulirti?”
Presi due fazzoletti e davanti a lei li passai accuratamente sul pisellino ormai moscio, avvertivo la tenerezza del suo sguardo, avevo tolto quasi tutti i peli, mi piaceva essere curato il più possibile per lei.
Tra noi c’era famigliarità e non capivamo che stavamo costruendo un legame a cui sarebbe stato difficile rinunciare. Lei decise di proseguire la seduta come si era prefissa, spezzare quel silenzio, quella tensione erotica strana, togliersi di dosso questo bisogno fortissimo di baciarmi, un bacio per rassicurarmi e darmi anche la sua passione e gratitudine.
“Ti va di parlarmi di come è andata avanti con le tue colleghe? Ho pensato un altro compito da assegnarti”
Quella domanda mi strappò a quel clima che mi angosciava perché mi sembrava solo una forte illusione di una possibilità reale con lei che lucidamente sapevo che era solo nella mia testa.
“Sì certo, ho rifatto un paio di pranzi con loro e le ho viste tutte e tre per tutta la settimana in ufficio, i primi giorni non mi hanno detto nulla sulle cose che ci eravamo detti ma quando siamo stati di nuovo tutti e quattro in pausa pranzo ho ritirato fuori il discorso e sono successe cose interessanti”
“Bene, racconta”
“Ho detto davanti a tutte che quella ragazza non mi aveva richiamata e che la seconda possibilità non me l’aveva data. La ragazza giovane più sfrontata ha fatto subito la battuta sul mio pisello piccolo, io ho riso e le ho confermato che sarà stato quello, ho manifestato un certo sconforto ma senza passare sensazioni pesanti, così le ho permesso di rincarare la dose”.
“Molto bene, è successo altro?”
“Si, le ho detto che avere il pisellino è una vera condanna, ho usato proprio questo termine, loro mi hanno bonariamente consolato dopo aver riso capendo che non avevo problemi a parlarne apertamente, quella grande mi ha detto che però ero un uomo molto più bello della media e che quindi la natura non era stata così malvagia con me. Sì è vero, le ho detto, ma è frustrante quando capisci che quando ti vedono nudo le donne sono deluse, lo so che non è importante ma nessuna vuole il ragazzo minidotato. La sfrontata ha fatto la battuta dicendo che non è affatto vero che non è importante, poi si è in parte difesa dicendo che scherzava. Poi la conversazione è andata su altri argomenti, avevano esaurito le risate sul discorso del mio pene”.
“Molto interessante, come ti fa sentire lavorare in un ambiente dove tutti sanno che sei minidotato?”
“A volte mi mette un po’ in difficoltà ma è come se davanti a loro fossi nudo, è una sensazione di sollievo e eccitante. Mi sono masturbato pensando di essere davvero nudo davanti a loro per tutto l’orario di lavoro, esposto alle loro battute.”
“Ahahah che porcellino che sei, ma non ti eri già masturbato pensando alle mie tette? Ti do un altro compito difficile. Voglio che passi a loro tre l’informazione che ti ammazzi di seghe.”
“Oddio come faccio?”
“Dai non è così difficile, al prossimo pranzo lo dici come battuta, tanto lo sanno già che sei un segaiolo”
“Perché dovrebbero già saperlo?”
“Ragionaci. I maschi o scopano o sono segaioli. Tu sei un mini che si è umiliato davanti a loro, tutte e tre sanno benissimo che a casa ti massacri di seghe pensando che sanno che sei un pisellino. Prova a focalizzare gli atteggiamenti e gli sguardi che di certo ora hanno verso di te. Tipo sono più tranquille e un po’ materne?”
“Forse sì”
“Vedi? A noi donne ci scatta la tenerezza e la tranquillità quando un maschio lo classifichiamo come segaiolo. Cioè di base ci fa schifo, ma se il segaiolo è carino e ha un atteggiamento non viscido e da cucciolo, ci crea una attrazione erotica forte”
“Anche a lei?”
Esitò a rispondere, poi preferì essere generica.
“Non credo a tutte le donne succeda questo ma sono sicuramente molte”
Lei capì che lui stava cercando di capire i suoi pensieri, non glielo permise.
“Comunque sono successe altre cose con le colleghe”
“Dimmi”
“Una delle due ragazze giovani mi sembra che sia a disagio a sapere questo mio particolare anatomico, ho notato più freddezza, quella giovane più sfrontata una volta ha fatto una battuta, mi ero scordato di fare una cosa e mi ha detto ridendo che forse avevo anche la memoria corta, dopo si è messa a ridere e io ho seguito la sua risata, per farle capire che può permettersi queste battute”.
“Interessante”
“Però anche in lei vedo un certo disprezzo, o meglio, è come se mi rispettasse meno. Con la collega più grande è diverso”
“Perché? Ti ha detto qualcosa anche lei?”
“No, ma ha un atteggiamento più seduttivo, non so, come se avesse una attrazione da protezione. A volte mi sembra un predatore che sento l’odore della preda, ma forse è una mia idea mentale”
“Ti sei masturbato pensando alla battuta sulla memoria corta?”
“Non proprio. Ho iniziato ma poi penso sempre ad un’altra cosa, anche prima non ho detto la verità, non mi sono mai masturbato fino in fondo pensando alle colleghe”.
“E cosa pensi quando lo fai?”
“Penso sempre a lei, anche se a volte all’inizio provo a eccitarmi pensando ad altro, il mio pensiero va sempre sul suo seno, su di lei, mi dispiace, credo di essere troppo coinvolto per continuare la terapia”.
Lei sentì salirle dentro una sensazione di eccitazione dolce che non riusciva più a controllare, era al limite.
“La prego, ho un desiderio da chiederle, ho molta paura che mi dica di no”.
“Dimmi”
“Potrei annusare la sua pelle?”
Ero nudo, mi ero toccato da pochi minuti ma già avevo una erezione massima, a lei fece una grande tenerezza quel pene sotto la media che diventava duro solo per lei. Mi sentivo inadeguato e lei lo capiva. Non disse nulla e si slacciò la camicetta, rimase in reggiseno, era bianco, bellissimo.
“Vieni cucciolo”
Mi avvicinai e le sfiorai i capelli nel collo, ero pieno di felicità, ogni parte del mio corpo si sentiva appagata e piena di lei, alzò il braccio e misi la mia faccia nella sua ascella, senza toccarla, aveva un odore pungente e delicato insieme, era buonissimo come mi ero immaginato ma forse lo avevo inconsciamente sempre sentito, era un profumo di potenza e sensualità, avrei voluto che non finisse mai.
Poi lei fece una cosa totalmente inaspettata, slacciò il reggiseno, mi guardò negli occhi e disse: “Puoi leccare pisellino”
Il contatto con il suo capezzolo mi provocò una vertigine che pensai non si potesse provare nel proprio corpo, nulla rimase intatto in me, persi ogni barriera che poteva proteggermi dal diventare completamente di un’altra persona, restai in stato confusionale durante tutto quello che avvenne dopo, non dissi una parola ma sentii le sue, ricordo alcune cose “ehi piano…” sorrideva “ecco così, lecca” i suoi capezzoli erano di marmo sotto la mia lingua “no, no resisti, non venire subito…” aveva lo sguardo pieno di tenerezza, si sfilò le mutandine restando in gonna, io non riuscivo a staccarmi dai suoi seni “dai, aspetta, sdraiati piccolo…” si mise sopra di me “voglio provare il tuo cosino…”. Ricordo che per due volte entrai dentro di lei, solo per due volte feci su e giù, alla seconda mi sfilai in fretta e venni e mi uscì tantissimo seme, un paio di gettiti mi arrivarono in faccia. “Wow, quanto semino”. Si abbassò su di me e mi sussurrò all’orecchio “mai fatta una cosa così breve, sei tenerissimo, sembra che tu non abbia neanche capito cosa sia successo”. Era vero, io ero finito in un’altra dimensione.
Rimasi immobile. Poi lei parlò.
“Mannaggia a te, quello che è successo è gravissimo. Non possiamo più continuare le sedute”.
Vide il panico nei miei occhi.
Ne fu quasi stupita, mi accarezzò il viso, raccolse qualche goccia di sperma e me lo portò alla bocca.
“Tranquillo piccolo, non ho detto che non ci vedremo più. Ma ho bisogno di pensare. Rivestiti, mi farò viva io. Ti rimborso i soldi che mi hai anticipato per questo mese”.
Uscii ancora privo della facoltà di parlare, come un cagnolino che è stato pieno di gioia mentre la padrona lo accarezzava e che ora viveva il dispiacere della separazione, e come un cagnolino sarei rimasto concentrato su di lei in ogni momento della lontananza, lei lo sapeva, sapeva che poteva prendersi tutto il tempo per decidere che fare con me e con lo strano sentimento che le suscitavo.
scritto il
2023-12-29
3 . 2 K
visite
1
voti
valutazione
10
il tuo voto
Segnala abuso in questo racconto erotico

commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.