La psicologa 3

di
genere
dominazione

Alla seduta successiva lei mi fece sedere dicendomi che era giusto farmi un discorso prima di iniziare.
“La volta scorsa forse siamo andati troppo oltre. Credo di aver forzato troppo la situazione e non serviva, sto cercando di dirti che avrei potuto evitare alcune cose e mi sono lasciata troppo prendere dal ruolo che dovevo assumere. Forse mi ha un po' spinta la curiosità di vedere quanto e come ti saresti spinto a eseguire ogni mio ordine. Di certo è stato utile per capire quanto forti sono alcune tue pulsioni ma avrei potuto ottenere lo stesso risultato senza umiliarti così tanto”
“Parla della cosa che mi ha fatto fare con le mani?”
“Si, parlo di averti chiesto di tirare i testicoli e averti detto di metterti un dito nel sedere”
Queste parole mi provocarono una erezione immediata.
“Parlo anche di altro, insistere così tanto sulle tue scarse dimensioni, forse è stato troppo per te”
Non avevo pensato ad altro che a quello che era successo e desideravo rivivere tutto anche se ne avevo anche paura. Mi facevano paura tre cose: da una parte il non riuscire a esaudire le richieste di lei ma avevo anche paura di diventare dipendente da una situazione che era solo una costruzione artificiale in una seduta psicanalitica. E poi la paura più grande di tutte: di accettarsi come beta e seguire quella strada fino in fondo. Di certo con lei volevo tornare a sentirmi come mi ero sentito la volta precedente e volevo rassicurarla per poter continuare con questa nuova modalità.
“Capisco ma io vorrei continuare questo nuovo tipo di terapia”
“Hai capito bene perché lo faccio? Iniziamo però parlando un attimo su come è andata questa settimana, quante volte hai pensato alla seduta precedente?”
“Tante”
“Non ti chiedo se ti sei toccato pensandoci, quello lo do per scontato, ti chiedo quante volte, ti prego sii onesto”
“Ogni giorno”
“Più di una volta?”
Lui esitò. “Sì, ogni giorno più di un volta, direi quasi sempre tre volte”
Lei non nascose un certo stupore.
“Okay, proseguiamo. E’ il momento di spogliarti”
Lo feci e lei si accorse subito che avevo già una erezione massima e inoltre mi sentiva sul punto di venire. Ne fui stupito. Incrociai lo sguardo di lei e il contatto tra i pantaloni e il pene, mentre li toglievo, mi provocò una stimolazione che mi sembrò sufficiente a farmi venire. Poi il mio cervello si spense e divenne enorme il desiderio di fare vedere a lei che non avevo nessun freno a espormi e sentirmi suo, quando abbassai le mutande, che stavolta erano dei boxer più sexy rispetto all’altra volta, volutamente li passai sul suo pene eretto e bastò per farmi venire ancora davanti a lei, le mostrai ancora il mio pisellino e proprio nel momento della eiaculazione e per me fu un segno di devozione e lei lo interpretò proprio allo stesso modo, tanto che si sentì incredibilmente bagnata e pensò che non sarebbe stato facile controllarsi durante la seduta.
Mi porse un fazzoletto “questa volta pulisciti”
Lo feci senza avere il coraggio di guardarla negli occhi.
“Guardami, è importante che mi guardi adesso”
Timidamente la guardai e chiesi scusa.
“Pensi che sia offesa? Vedi uno sguardo schifato o offeso?”
“No”
“Sono lusingata di farti questo effetto pisellino, non ti nascondo che sono anche divertita, non ho mai visto un cucciolo così indifeso e un uomo con così poco controllo. Però io ora ho un problema e devo per forza dirtelo, non sarebbe professionale non farlo.”
Prese i vestiti che intanto gli avevo dato come l’altra volta in mano, dopo essersi pulito.
“Mi viene un desiderio incontrollabile di umiliarti in modo forte, un desiderio che è al di la degli scopi della seduta. Vederti così ridicolo con queste eiaculazioni che non sono neanche definibili precoci, sono precocissime, e poi sapere che ti sei toccato tre volte al giorno mi crea un misto di emozioni, cercherò di controllarmi, di non esagerare”
“Non c’è bisogno che si controlli, vorrei che non lo facesse, mi piacerebbe pensare che lei si possa divertire con me senza limiti”
“Okay, da una parte è funzionale ai nostri scopi terapeutici, volevo solo precisare che potrei esagerare di più dell’altra volta e non solo per scopi terapeutici che comunque ci sono”
“Grazie di avermelo detto”
“Ora sdraiati, cerchiamo di parlare un po’ con calma di quello che ti ricordi, però ora voglio che chiudi gli occhi.”
Lo feci e lei mi mise tra la testa uno scialle nero, ero nudo e non potevo sapere dove lei guardasse ma mi sentivo guardato proprio tra le gambe, immaginavo che lei fosse lì a valutare ancora il mio pisellino che era tornato piccolo dopo l’eiaculazione.
“Ti ho bendato perché voglio che ti immagini di essere a parlare con me ma vorrei che ti immaginassi che tra poco arriveranno delle psicologhe che stanno ancora studiando e quando parlerai anche loro ti guarderanno e ascolteranno le tue confessioni umilianti”
Il pene al pensiero iniziò ad indurirsi di nuovo.
“Come pensavo, sei particolarmente attratto dall’essere umiliato di fronte a tante persone. Pensi di aver accettato un po' di più il fatto di essere minidotato?”
“Sì, credo di sì”
“Ti voglio dare un compito, tu vai in palestra, vero?”
“Sì, a volte”
“Immagino che guarderai spesso i piselli degli altri maschi”
“Sì, li guardo” era completamente eccitato.
“Voglio che la prossima volta mi dici quanti ne hai guardati sotto la doccia e quanti erano più voluminosi del tuo, questa cosa deve essere ormai una base, devi accettarla e dovresti anche iniziare a pensare che tutti lo dovrebbero sapere”
“Ha ragione”
“Ti do un altro compito difficile, vorrei che riuscissi, nell’ambito di una chiacchierata, a dire ad almeno tre tue amiche che sei minidotato, so che non è facile, ti do un mese per farlo”
Capivo che mi avrebbe fatto bene, lei aveva ragione ma al momento mi sembrava impossibile farlo.
“Bene, come ti fa sentire essere davanti a me bendato e nudo?”
“Bene”
“Perché?”
“Perché posso farmi vedere come sono”
“Molto bene, è questo il motivo di questo trattamento, devi abituarti alla bella sensazione di non avere più lo stress di nasconderti, ora non dovrai più vivere un confronto difficile con altri maschi più muscolosi, più dotati ma soprattutto con un’indole diversa dalla tua, lo capisci?”
“Sì”
“Quello che tu ora accetti non lo accetterebbe un maschio alfa, ora immaginati che sono entrate altre quattro tirocinanti, sono in piedi qui che ti guardano, sono quattro ragazze nel fiore degli anni, attraenti, stanno valutando che tipo di uomo sei, sanno che sei remissivo, ora vorrei che bendato e nudo, di fronte a me e a loro, dicessi cosa sei, sei pronto?”
Non riuscivo a trattenere di far pulsare il mio pene, era così forte e liberatorio poterlo mostrare senza vergogna a lei e alle quattro ragazze immaginarie.
Mi vennero queste parole: “Sono un beta, ho il pisellino piccolo e so di non essere sufficiente per farvi eccitare e godere, il mio posto è ai vostri piedi a baciare i vostri piedi, il massimo per me sarebbe essere toccato da voi dopo che avete scopato con un vero uomo capace di farvi godere”
"Molto bene, ma voglio che tu dica a me e a loro come vorresti vivere una relazione"
"Vorrei essere tradito e vorrei che lo sapessero tutti, vorrei poter far sapere a tutti che amo la mia compagna e la adoro e che sono tanto geloso ma anche consapevole che solo se le permetto di tradirmi posso sperare che mi resti accanto perché io sono un segaiolo"
A lei venne un brivido, era l'uomo più remissivo che avesse mai visto, si sentiva potente ad averlo spinto a esternare questi desideri e sapeva che lo faceva solo davanti a lei.
“Molto bene pisellino, vedi che non succede niente? Tocca il tuo affarino, senti come ti sei eccitato, io e le ragazze siamo contente di te, ci fai un po' ridere ma ci crei anche tenerezza, potremmo anche sceglierti come ometto, certo, lo faremo solo se vorremo passare la vita con un beta, se ci andasse di poterci sentire libere di scopare chi vogliamo, ma noi apprezziamo il tuo essere così, e possiamo volerti molto bene anche così, chiaro?”
“Chiaro, ma non ci credo”
“Ti assicuro che è così, molte donne sono stufe dei maschi alfa tutti di un pezzo, o meglio, stufe non è forse la parola giusta, vanno bene per dei momenti ma per la quotidianità di vita per molte è meglio un tipo docile e non troppo dotato, uno come te, sei rassicurante e molto coraggioso a dire la verità, è una cosa rara e preziosa”
Era buffo ma mi sentivo lusingato e felice, arrossii, mi sentivo un po' manipolato ma anche se fosse così mi piaceva sentirmi manipolato, pensavo che mi sarebbe piaciuto passare la vita ad essere manipolato.
“Però vedi pisellino, tu ora stai erotizzando la cosa ed è troppo semplice, devi imparare ad accettarti anche quando non sei eccitato, quindi ora devo chiederti di fare davanti a noi una cosa poco ortodossa: voglio che ti tocchi e ti vieni addosso e dopo, ripeterai le stesse cose che hai detto prima, ma con il pisellino moscio, le ripeterai davanti a tutte noi”
E lo feci, bendato, davanti a lei. Ero molto eccitato e non mi limitai nei gemiti e neanche nei movimenti, muovevo il bacino dimenandomi con la mia mano sul pene, lei mi disse di usare solo due dita, che bastavano per un pisellino come me e io ubbidii, quando lei ridisse la parola "pisellino" io venni. Poi, coperto del mio sperma, ripetei le parole che avevo detto, non fu facile ma mi sentivo autorizzato a farlo, all’inizio come obbligo, poi fu anche in parte una liberazione.
“Molto bravo, quello che sto facendo con te non è solo una esplorazione, perché è chiaro quello che ti fa stare bene, il nostro ora diventa, o forse lo è già diventato, un addestramento. Quando chi deve essere addestrato fa una cosa nella direzione giusta, che nel tuo caso è una cosa che va già verso il tuo benessere, ci vuole un rinforzo positivo. Ora, dimmi, considerando le regole che abbiamo impostato, ci può essere qualcosa che possiamo fare che può essere per te un premio?”
“Non possiamo toccarci. Giusto?”
“Giusto pisellino”
Esitai, poi feci la mia richiesta, con umiltà.
“Potrei annusare i suoi piedi?”
Lei ci pensò, era eccitata in modo ormai incontrollabile, la mia richiesta rientrava nelle regole e vedermi in ginocchio ai suoi piedi sperando nel solo premio di annusarli, la faceva bagnare ancora di più.
“Mettiti in ginocchio e tieni la faccia vicino al pavimento, dovrai stare completamente fermo, potrai solo annusare”
Si tolse le scarpe e le calze, non si preoccupò minimamente del fatto che i piedi potessero essere sudati, io era uno schiavetto, con uno schiavetto non servono questi timori. Pensò che fosse bellissimo, che se stesse con un uomo così, potrebbe sentirsi libera e desiderata senza dover fare alcuno sforzo, che forse l’unico mezzo sforzo sarebbe dovuto essere farsi scopare da altri uomini, sarebbe stato uno sforzo stupendo. Avrebbe potuto viversi un sesso rude con un maschio prepotente senza dopo provare quella fastidiosa sensazione di essere stata usata, perché lei poi sarebbe tornata da un uomo devoto e affettuoso che non l’avrebbe fatta sentire in colpa e anzi l’avrebbe fatta sentire potente come una dea. E poi c’era quella sua voglia di umiliare a punire che avrebbe potuto mettere in atto liberamente senza sentirsi stronza. Mi guardava umile e in ginocchio e sentiva un brivido che la spaventava. Non riusciva a capire se provasse di più quella calda sensazione di tenerezza che tanto la eccitava o se era più forte quella sensazione di totale potenza che era un’altra cosa che la eccitava enormemente. Avvicinò un suo piede nudo alla mia faccia e lo fece lentamente. Che tenero cucciolo gli sembravo, non mi aveva neanche permesso di pulirmi, le sembrava che quasi tremassi dall’emozione. Non si era mai sentita così potente come quando disse: “Annusa”.
E io lo feci, sentiva i miei respiri sul suo piedino e gli prese una voglia incredibile di farmi girare e usare il suo piede per giocare con le mie palle. Mi avrebbe voluto sbendato a pancia in su, a gambe larghe. Avrebbe voluto stare tanto tempo a intervallare calcetti nelle palle con finti calci, per vedermi saltare alle finte e ridere, le prese una voglia di farmii male, di punirmi per tutta la mia assurda sottomissione.
Era lì che annusavo e le dissi: “Grazie”. Lei si dovette trattenere molto dal colpirlo in faccia con il piede, non forte, lo avrebbe voluto fare solo in segno del suo potere, in modo buffo ma sarebbe stato uscire dai limiti che ci eravamo dati.
La seduta era finita, lei mi ricordò i due compiti che mi aveva dato, mi riconsegnò i vestiti. Mentre mi rivestii dopo essermi pulito, lei pensò che se fossi stato suo, non mi avrebbe fatto rivestire mai.
Uscii con ancora nelle narici il leggero odore dei suoi piedi, sapendo che lei sapeva benissimo che mi sarei masturbato tantissime volte ripensando a questo momento stupendo, non avevo mai desiderato così tanto il corpo e la testa di una donna.
scritto il
2023-12-18
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