La Coinquilina cap.15
di
Saretta
genere
etero
Sara, la mattina seguente, si trovò ancora sul divano del salotto.
Il suo sonno fu disturbato dal tipico formicolio proveniente da un braccio addormentato.
Si stropicciò un pochino, semi avvolta nella coperta di pile, che la copriva dalle gambe fino al seno e si guardò intorno.
Vide che dall’altra parte del grande divano ad L del salotto, Gustavo, coperto da un analogo plaid dalle spalle fino alla vita, dormiva ancora profondamente.
Guardò l’orologio.
Erano le 6.45 e la luce iniziava ad illuminare timidamente la stanza, facendo presagire una bella giornata.
Pensò che fosse troppo tardi per trasferirsi nella sua stanza e si girò pigramente su un fianco, dando la schiena al divano, con l’intento di riposare ancora un po’.
Da quella posizione poteva osservare meglio Gustavo, in posizione supina, con il braccio destro raccolto dietro alla nuca.
La luce del mattino disegnava molto bene la silhouette, dai contorni mediterranei, del suo viso e la barba, lievemente incolta, sembrava incorniciasse perfettamente quella bella mandibola definita.
Anche il suo braccio, tonico e sufficientemente tornito era, agli occhi di Sara, totalmente in armonia con il viso e con la figura di Gustavo.
Stava per chiudere gli occhi nel tentativo di riprendere ancora sonno quando il suo sguardo si soffermò sul vistoso rigonfiamento che deformava i suoi pantaloni della tuta all’altezza del cavallo: Gustavo stava avendo la classica erezione mattutina.
Dalla sua prospettiva, Sara, poteva cogliere e godere di quella forma: una gagliarda e perfetta diagonale che puntava dritta verso il viso di Gustavo.
Pensò che in realtà non aveva mai potuto ammirare completamente il corpo nudo di Gustavo e se ne dispiacque, perché ai suoi occhi era bello ed aitante.
I suoi pensieri vagolarono sui particolari dei loro brevi ma intensi momenti intimi: il bancone della cucina, la macchina, le erezioni che lei gli provocava con il suo atteggiamento disinvolto.
Il suo sesso, nel frattempo, aveva iniziato a pulsare ed a inumidirsi.
Chiuse gli occhi e dietro le sue palpebre iniziarono a scorrere frammenti dell’ultimo pomeriggio trascorso. Gli sguardi degli invitati al suo arrivo, le frasi di disapprovazione delle altre donne, la danza disinvolta al ritmo di rock’n’roll. La sua mano, d’istinto, scese verso il clitoride, che iniziò a massaggiare con movimenti circolari, mentre con l’altra mano stringeva il suo capezzolo sinistro in maniera sempre più vigorosa.
Rivide l’espressione del suo coinquilino chiederle di sedurre quello sconosciuto, vittima inconsapevole di un gioco forse un po’ perverso ma terribilmente eccitante.
Lo sguardo di Gustavo non racchiudeva più la timidezza mista alla pudicizia che spesso aveva notato nei momenti in cui lo aveva provocato, al contrario, era un misto di desiderio e torbidume, pieno di trasporto consapevole. Sapere che quel ragazzo, entrato così casualmente nella sua vita, stava trasformandosi da un impacciato ed un po’ bacchettone coinquilino ad un complice per le sue fantasie, la fece eccitare ancora di più.
I suoi battiti aumentarono e sentì il suo sesso, pregno di umori, chiedere clemenza. Le sue dita sul clitoride iniziarono a muoversi con velocità mentre osservava i suoi capezzoli indurirsi sempre di più ad ogni suo movimento. Guardò Gustavo, apparentemente ancora addormentato, sperando che si svegliasse e la vedesse così, schiava della sua lussuria. Immaginò di vedere i suoi occhi aprirsi e sentì bagnarsi completamente la sua mano destra, sfogo di un orgasmo intenso e corposo. In realtà quel suo desiderio era stato esaudito, senza che però se ne accorgesse. I suoi leggeri e inconsci mugolii avevano destato Gustavo che, socchiudendo gli occhi, aveva avuto il modo di godersi il corpo di Sara dimenarsi negli ultimi spasmi finali. Gustavo la guardò imbambolato ed il suo primo impulso fu di abbassare la mano per lenire la fastidiosa erezione che pulsava nei pantaloni. Vederla contorcersi con la bocca spalancata e gli occhi chiusi era un’immagine sensuale e deliziosa allo stesso tempo. Poi si fermò e decise di fingere di dormire osservando cosa facesse. Lei rimase un po’ distesa supina, con gli occhi socchiusi, a godersi il climax mentre il cuore ed i respiri rallentavano. Pochi minuti dopo, Gustavo la vide alzarsi e dirigersi verso la cucina, con la maglietta che non le copriva neppure metà delle natiche, stiracchiando il suo corpo e sbadigliando ripetutamente.
La solitudine acquisita permise a Gustavo di avere la privacy necessaria per accarezzare ed assecondare un po’ quella fastidiosa erezione. Lo fece in maniera delicata, senza l’intento reale di voler godere, solo per il piacere di dare al proprio membro delle piccole scosse ed assecondarne le vibrazioni.
Dopo pochi minuti, l’odore di caffè invase le sue narici e vide Sara con in mano un piccolo vassoio e una tazzina di caffè.
“Buongiorno Gus, alzati che sono già le sette e mezza”
“E’ già l’ora di alzarsi? Ieri sera sono caduto in coma sul divano come una pera….
Ti prego dimmi che non è già Lunedì e che dobbiamo andare a lavorare”
“Ti sbagli Gus. Tu vai a lavorare, Io sono in ferie!!” gridò Sara entusiasta.
“Come in ferie? Quanti giorni hai preso?”
“Tutta la settimana. Credo che andrò a trovare i miei genitori. Dopo colazione faccio i biglietti del treno”
Gustavo si alzò dal divano strofinandosi gli occhi con le dita.
“Ah, quindi mi lasci solo per una settimana? Quando tornerai non aspettarti di trovare la casa pulita, ti avviso!”
“Ci avrei scommesso” rispose Sara ridendo.
Si salutarono con un casto bacio a stampo sulla porta di casa.
“Tornerò per il fine settimana, comunque ti avviso”
“Va bene, fa buon viaggio e riposati”.
Gustavo entrò in macchina con la voglia di ascoltare i Depeche Mode. Entrò in ufficio e la prima persona che vide fu il suo capo. I rapporti sembravano essere tornati normali, almeno in apparenza, ma tutte le volte che lo vedeva, non poteva non ricordare quell’episodio così umiliante per lui. Tuttavia quella mattina non era solo.
“Gustavo, ti presento Beatrice, la nostra nuova stagista. Ho deciso di affiancarla a te perché è all’ultimo anno della facoltà di ingegneria informatica e credo che tu sia il tutor più idoneo qua dentro”.
Davanti a Gustavo si palesò una ragazza sui 25 anni, non troppo alta. Rimase subito rapito dai suoi capelli rosso naturale divisi in morbidi boccoli lunghi fin sotto le spalle. Si presentò con gentilezza concentrandosi sul suo volto visibilmente giovane e un po’ imbarazzato. Due occhi grandi e verdi si spalancarono in mezzo a mille lentiggini.
“Piacere Beatrice, sono Gustavo”
“Piacere mio, chiamami pure Bea”. In un metro e sessantacinque circa di altezza si distribuiva un corpo decisamente nella norma. Non era esplosivo, né troppo esile ma non ebbe modo di apprezzarlo a fondo visto il suo abbigliamento assolutamente informale e pudico. Sotto quel maglioncino color turchese lievemente ampio avrebbe potuto nascondersi qualsiasi tipo di seno. I jeans chiari delineavano un paio di gambe non lunghe ma dritte e all’apparenza toniche. Intorno al collo indossava una sciarpetta di cotone fucsia.
“Allora Bea, benvenuta, vieni ti faccio vedere di cosa mi occupo. A che anno sei?”
“All’ultimo, mi mancano due esami poi potrò laurearmi”
“Ah, finisci la triennale”
“No no, la specialistica, sono al quinto anno”
“Ah scusa, ti facevo più giovane…...” rispose Gustavo con un po’ di galanteria.
“Eh no, ho quasi 28 anni. Ho deciso di prendere la specialistica dopo un bel po’ “
I due conversarono sugli esami che entrambi avevano sostenuto, ricordando gli incubi prima di sostenere Matematica 1.
Si percepiva un feeling naturale, assolutamente privo di qualsiasi malizia.
L’informatica, d’altronde, era solo uno dei loro punti in comune.
Si scoprirono entrambi appassionati di viaggi oltreoceano e di musica pop/rock anni 80. Gustavo la mise subito alla prova con un piccolo problema da risolvere su un software bancario. Lo risolse in meno di 10 minuti.
“Sorprendente….quanto rimarrai qua?”
“Due mesi circa”
“Ottimo, due mesi di stipendio gratis, da domani farai tutto tu”
Scoppiarono a ridere entrambi.
“Ok dai scherzo. Allora, ho una serie di algoritmi da aggiornare. Direi che puoi aiutarmi. Prendi quel pc, sono tutti archiviati nell’unica cartella sul desktop. Ti mando subito le modifiche da fare”
La mattinata trascorse quasi tutta in silenzio. Beatrice sembrava prendere quello stage molto sul serio o forse era solo la voglia di fare buona impressione il primo giorno.
In più di un’occasione Gustavo la spiò con la coda dell’occhio guardando il suo profilo mentre armeggiava al pc.
Non riuscì a scrutare molto di più di quello che non avesse già visto, ma vide la curva del suo maglione provocata dal suo petto. Pensò che dovesse avere quanto meno una terza abbondante. Una volta, forse, si sarebbe vergognato per quella riflessione.
All’ora di pranzo Gustavo la invitò a scendere con gli altri colleghi.
Pranzarono tutti nella tavola calda sotto l’ufficio e Beatrice venne subito accolta dagli altri in maniera molto affettuosa e protettiva.
Si accordarono per un aperitivo dopo il lavoro e invitarono anche lei.
“Oh no, non posso rientrare tardi, l’ultimo autobus per casa mia parte alle 19:00”
Gustavo si offrì subito di riaccompagnarla a casa. Beatrice esitò per qualche secondo, ma vide subito lo sguardo di Gustavo terribilmente rassicurante e limpido e accettò senza opporre ulteriore resistenza.
Durante il pomeriggio rimase sola, Gustavo galleggiò in un corso di aggiornamento interminabile fino alle 18. In quelle ore di noia assoluta, ebbe la voglia irrefrenabile di scrivere a Sara per sapere se fosse arrivata dai suoi genitori ma resistette.
Non voleva sembrare morboso nei suoi confronti né troppo protettivo.
Sapere di non trovarla a casa gli provocava però un piccolo dispiacere.
Ogni volta che la vedeva saltellare verso di lui a fine giornata, si sentiva importante.
Era bello avere qualcuno che lo aspettasse e non doveva per forza essere una fidanzata, anzi, forse era ancora meglio di una fidanzata perché si trattava di un affetto disinteressato che lei sapeva dargli con estrema naturalezza.
Uscì dalla sala riunioni imbambolato da quel corso che reputò abbastanza inutile ed evitabile. Il resto dei colleghi attesero lui e gli altri per scendere e rifocillarsi con un meritato aperitivo. Beatrice scese con loro e si avvicinò a Gustavo
“Mi hai lasciata tutta sola oggi….spero di non aver combinato dei guai”
“ Ne pagherai le conseguenze...” controbatté Gustavo con ironia.
Durante l’aperitivo si percepì una distensione quasi surreale. Sembrava il team perfetto, tutti sorridenti e amichevoli, anche se in realtà ,fra loro ,alcuni non si sopportavano a vicenda ma come sempre, un goccio di alcol era capace di far dimenticare gli attriti.
Beatrice venne coinvolta subito, spronandola a raccontare qualcosa in più su di lei.
Era stata 3 anni in Francia, lavorando per una ditta di telefonia mobile subito dopo il diploma di laurea triennale.
Il suo francese era diventato estremamente fluido ed alcuni colleghi di Gustavo si divertirono a farle tradurre qualche volgarità. Beatrice stette al gioco. Si vedeva che era giovane ma non più una ragazzina.
Il suo aspetto angelico nascondeva molte esperienze vissute e delle quali sicuramente andava fiera. Gustavo la osservò in quella circostanza totalmente informale e da quello che usciva dalla sua bocca percepì un’intelligenza degna di nota e una maturità non indifferente.
Pensò che era davvero carina, non una bellezza da perdere la testa ma senza dubbio armoniosa e decisamente sexy nella sua semplicità.
Verso le 22 decisero tutti di abbandonare quella piccola baldoria e ritirarsi.
Gustavo si diresse con Beatrice verso la macchina e salirono entrambi.
“Ti sei divertita? Hai visto che alla fine sono tutti babbei come il resto del mondo”
Beatrice rise di gusto
“Sì sono molto simpatici...sono contenta di fare lo stage con voi”
“Allora, dove ti porto? “
Beatrice gli indicò la strada. Abitava a 10 km dall’ufficio. Durante i primi 5 minuti non si diressero la parola poi fu Gustavo a rompere il ghiaccio, sentendo una vivace curiosità per quella giovane donna.
“Vivi da sola ?”
“No, con due coinquiline”
“Ah…. Anche io...” Gustavo non finì la frase. Non aveva voglia di parlarle di Sara.
“Anche tu hai coinquilini?” chiese Beatrice. Ormai era troppo tardi. Avrebbe potuto inventarsi che li aveva avuti in passato ma prima o poi si sarebbe contraddetto.
“Sì una coinquilina, ma praticamente non la vedo mai, io entro e lei esce e viceversa” mentì spudoratamente e si interrogò sul perché lo avesse fatto.
“Ah pensavo fossi sposato...”
“Chi io?? Solo perché mi vedi vecchio?? No, non sono sposato”
“Ahahaha, ma che vecchio, no, non è per quello, non so, mi ero immaginata che lo fossi.. ma non sei neppure fidanzato?”
“No”
“Beh certo….quale fidanzata ti permetterebbe mettere in casa un’altra donna...”
Gustavo, erroneamente, non dette troppo peso a quelle parole.
“E’ da molto che sono single ormai, ci sto facendo l’abitudine” sdrammatizzò Gustavo.
“Mai dire mai...quando meno te lo aspetti….” Beatrice lo guardò con quegli occhioni verdi e Gustavo non poté fare a meno di perdercisi un po’ dentro. Erano senza dubbio bellissimi e magnetici.
Arrivarono sotto casa di Beatrice che senza remore lo salutò con un bacio sulla guancia.
“Grazie mille, mi sono divertita e grazie per il passaggio...ci vediamo domani”
Gustavo si assicurò che entrasse nel portone e ripartì per la sua strada.
Arrivò a destinazione 20 minuti dopo. Per la prima volta, dopo diverso tempo, accese le luci. Di solito lo faceva Sara, che rientrava quasi sempre prima di lui. La sua assenza era notevole ma sopportabile. Si riposò un secondo sul divano e accese la tv. Il suo telefono vibrò un paio di volte. Vide due messaggi di un numero non registrato.
“Scusa, prima mi sono dimenticata di dirtelo, il tuo capo mi ha dato il tuo numero di telefono per contattarti quando sei fuori dall’ufficio. Questo è il mio. Grazie ancora, buonanotte”
Gustavo sorrise fra sé e sé e rispose immediatamente salvando prima il suo numero.
“Figurati, grazie a te per la bella compagnia”.
Beatrice rispose con una emoji che tirava un bacio.
Gustavo cercò di inventarsi qualcosa per risponderle e continuare la conversazione ma fu interrotto da un altro messaggio.
“Hei coinquilino, come stai senza di me? Hai già riempito la casa di escort e droga?”
Ebbe un piccolo tuffo al cuore. Sara aveva la capacità, pur non sapendolo,di interromperlo ogni qual volta cercasse di allontanarsi da lei. Decise di non visualizzare il messaggio e uscì dalla chat.
Quando entrò in ufficio, la mattina dopo, Gustavo trovò già la sua stagista intenta ad accendere il pc. Fu piacevolmente sorpreso dal cambio di outfit che notò subito ad una prima occhiata.
I jeans erano stati sostituiti da una gonna, dello stesso tessuto, relativamente corta.
Le calze nere velate rivelarono meglio le sue gambe toniche e perfettamente parallele. La parte di sopra era avvolta in un golfino giallo di cotone abbottonato davanti. Sotto quel golfino intravide i laccetti di una canottiera blu. Con quell’abbigliamento, si percepiva ancora di più la sua naturale bellezza. Tutto era proporzionato alle sue misure. Tuttavia il tocco più erotizzante che trovò in lei, furono gli occhiali con montatura rossa che le occupavano tutta la parte oculare e parte delle guance.
“Buongiorno Bea”
“Buongiorno Gus, ho già acceso il mio pc, sono pronta ad eseguire ordini!”
Gustavo le sorrise e le fece cenno con la mano di prendersi la cosa con calma.
“Prima caffè….vieni, andiamo nella cucina”
Si diressero nel cucinotto dell’ufficio dove spesso gli impiegati si riscaldavano il pasto portato da casa e dove utilizzavano la macchina del caffè durante le pause.
Gustavo ammirò Beatrice in tutto il suo profilo mentre si accingeva a inserire la capsula nella macchina per far fuoriuscire il caffè. Si sentì incredibilmente attratto da quella giovane donna così diversa da Sara nei modi, nell’atteggiamento, così poco sfacciata e sicuramente elegante. Non che Sara non lo fosse. In realtà non l’aveva mai trovata volgare, neanche quando gironzolava per casa mezza nuda. Ma non si poteva dire che la discrezione fosse il suo forte.
Senza interrogarsi troppo lanciò l’amo
“Dopo il lavoro credo che andrò al cinema. Voglio vedere assolutamente l’ultimo film di Del Toro”
Beatrice la guardò sorpresa
“Dai, anche io sono giorni che voglio andare a vederlo...ma ancora….”
Gustavo non perse tempo.
“Andiamo insieme se vuoi, il cinema è qui vicino, poi ti riporto a casa. Non facciamo tardi..”
Beatrice lo guardò entusiasta ed accettò quell’invito senza esitare. Era fin troppo evidente che le piacesse quell’uomo più grande di lei ma comunque estremamente giovanile. Che Gustavo fosse bello non vi erano dubbi e lui lo sapeva. Ma erano mesi che non riprovava il brivido della conquista. Sara lo aveva travolto senza chiedere il permesso e il suo orgoglio maschile aveva bisogno di qualche conferma per ritrovare un ego un po’ dissipato.
La giornata lavorativa trascorse rapidamente e presto arrivarono le 18.
Gustavo e Beatrice furono i primi a lasciare l’ufficio. Il film iniziava alle 18.15 e non volevano arrivare tardi.
Si sedettero a luci già spente. Sull’enorme schermo della sala iniziarono a proiettare trailer di altri film dall’uscita imminente.
Gustavo si girò verso Beatrice, la vide illuminata dalla luce delle proiezioni. In quel gioco di chiaro scuro le parve ancora più bella. Poteva ammirare la curva del suo seno perfettamente in armonia con tutto il resto del suo corpo. Ebbe la voglia istintiva di accarezzare uno di quei boccoli rossi che le incorniciavano ma così dal nulla e dopo solo un giorno che si conoscevano, gli parve troppo ardito.
Beatrice sentiva i suoi occhi spesso su di lei. Ad ogni sguardo corrispondeva un’accelerazione del suo battito. Percepì un leggero formicolio crescere fra le sue parti intime.
Si voltò verso di lui e si avvicinò all’orecchio per commentargli una scena del film. Appena finita la frase, si guardarono ad una distanza di poco più di 5 centimetri.
Gustavo rimase catturato da quegli occhi limpidi e puliti. Si sentì finalmente in grado di reggere uno sguardo.
Si sentì sicuro, impavido e con una tranquillità, che gli mancava da tempo, le accarezzò il viso e la baciò.
Beatrice si lasciò andare e ricambiò quel bacio che durò qualche minuto. Si sentì sciogliere sentendo le mani di Gustavo accarezzarle il volto e iniziò a bagnarsi velocemente. Poco dopo pensò che forse non era il caso. Quell’uomo era il suo tutor, non era la condizione ideale. Si ricordò poi che il suo stage sarebbe durato solo due mesi, dopodiché il suo destino l’avrebbe portata fuori da quella ditta.
Il capo di Gustavo era stato chiaro: non avevano intenzione di assumere nessuno in quel periodo, neanche part time.
Durante il film tornarono a baciarsi più volte. Gustavo si sentiva attratto da lei e al tempo stesso percepiva una serenità ormai perduta. Sentì come se fosse ritornato in lui. Aveva accanto a se una donna normale, non vi erano in lei elementi che potessero far pensare ad un’esibizionista o ad una sessualità perversa.
La riaccompagnò a casa subito dopo il film. Davanti al portone, ancora in macchina, i due si lasciarono andare ad un’altra sessione intensa di baci e carezze. La pudicizia di Beatrice si perpetrò per una decina di minuti quando ormai, visibilmente eccitata, invitò le mani di Gustavo ad esplorare oltre il suo viso e il suo collo. Gustavo dal canto suo non si fece pregare. Sentì sotto le sue mani la consistenza dei suoi seni duri sotto il reggiseno. Era da mesi che non ne vedeva uno. Neanche si ricordava più come sganciarlo. Ci pensò Beatrice. Si sbottonò rapidamente il golfino e si tolse la canottiera. Dopodiché si abbassò le spalline del reggiseno per dare modo al suo partner di accarezzarlo meglio. In un primo momento Gustavo rimase leggermente deluso. Si era abituato a misure ben più generose negli ultimi tempi ma non era certo da disdegnare. Era perfettamente tondo e voluminoso e la sua attenzione erotica fu subito catturata dai suoi capezzoli già duri e invitanti. Smise di baciarla per assaporarli ed iniziò a sentire i suoi primi gemiti di piacere. Decise di andare oltre. Infilò una delle sue mani fra le sue gambe. Calze, slip. Barriere che non riconosceva più.
Iniziò a masturbarla delicatamente attraverso quei tessuti che non inibirono la sua crescente eccitazione. Beatrice si lasciò toccare per un po’, prendendosi il suo piacere ed iniziò a massaggiare il sesso di Gustavo attraverso i pantaloni. Quella sessione di petting decisamente adolescenziale intenerì Gustavo che si sentì 20 anni meno. Le smorfie di Beatrice erano sensuali ma allo stesso tempo dolcissime. La vide venire con gli occhi persi nei suoi, sentendo i suoi umori bagnarle slip e calze.
La baciò con trasporto e l’aiutò a rivestirsi.
“No..aspetta….ma tu...” lo interruppe
“Va bene così. E’ stato bellissimo, ci vediamo domani”
Le dette un ultimo bacio e la lasciò sulla porta di casa.
Nel tragitto di ritorno Gustavo pensò che una volta rientrato avrebbe avuto bisogno di sfogare la sua eccitazione, ma era contento così, voleva cercare di farlo pensando a quella splendida creatura con la quale ci sarebbero sicuramente state altre occasioni per “consumare”.
Chiuse la porta dietro di sé e posò il telefono sul top della cucina che si illuminò poco dopo.
Vide la notifica di un video messaggio. Era Sara.
Lo aprì d’istinto e la vide facendo smorfie buffe prima di parlare. Addosso aveva una canottiera un po’ trasparente a costine viola, quella stessa che le aveva visto la prima volta che si erano conosciuti.
“Guus, ma non mi rispondi? E’ successo qualcosa?? Non è che sono entrati di nuovo i ladri e non hai il coraggio di dirmelo?” rise ironicamente.
Gustavo non capì nulla di quel messaggio. Si concentrò sulla trasparenza di quella canottiera che mostrava abbastanza sfacciatamente i suoi seni nudi sotto. Ricordò la prima volta che l’aveva vista. Le sensazioni turbolente che aveva provato.
Le rispose frettolosamente.
“Scusa, a lavoro non ho avuto un attimo di tempo. Tutto ok, non ti preoccupare. Un bacio”
Abbandonò il telefono e si precipitò in camera afferrando il laptop.
Aprì per la seconda volta quel video “rubato” all’intimità fra lui e la sua coinquilina e lo fece iniziare dal minuto 12.
Si rivide dietro di lei, penetrandola con decisione. Ebbe un’angolazione diversa della visione del suo culo di proporzioni notevoli ma non esagerate.
Le sua faccia mostrava un’eccitazione reale, non costruita. Si meravigliò di come fosse riuscita ad eccitarsi di nuovo a pochi minuti dal suo orgasmo. Iniziò a masturbarsi contemplando come inarcasse la schiena ad ogni suo schiaffo sui glutei. Vide il suo sesso nella sua mano destra duro e umido, lo stesso che nei fotogrammi entrava e usciva da Sara.
Rivide il suo orgasmo sullo schermo del pc e lo accompagnò a quello attuale. Riempì la tastiera di sperma e si affrettò a pulirlo con un fazzoletto.
Si rilassò per qualche secondo e subito dopo l’angoscia lo pervase. Tornò in cucina a prendere il telefono per programmare la sveglia.
Trovò un messaggio di Beatrice
“E’ stato bellissimo…..”
Sara non lo avrebbe mai detto. Si sciolse a quel messaggio e le rispose con un “Sì...”
Dopodiché iniziò a digitare di nuovo
“Mi raccomando discrezione in ufficio”
Gli rispose subito
“Certo, non c’era neanche bisogno che me lo dicessi. Buonanotte”
Alle 9 in punto della mattina successiva chiamò lo studio di Laura.
“Buongiorno vorrei sapere se è possibile anticipare l’appuntamento fissato per venerdì alle 18”
Le rispose la segretaria dai capelli color argento
“Abbiamo un buco oggi alle 19...e le va bene...”
“Perfetto ci vediamo oggi”.
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Il suo sonno fu disturbato dal tipico formicolio proveniente da un braccio addormentato.
Si stropicciò un pochino, semi avvolta nella coperta di pile, che la copriva dalle gambe fino al seno e si guardò intorno.
Vide che dall’altra parte del grande divano ad L del salotto, Gustavo, coperto da un analogo plaid dalle spalle fino alla vita, dormiva ancora profondamente.
Guardò l’orologio.
Erano le 6.45 e la luce iniziava ad illuminare timidamente la stanza, facendo presagire una bella giornata.
Pensò che fosse troppo tardi per trasferirsi nella sua stanza e si girò pigramente su un fianco, dando la schiena al divano, con l’intento di riposare ancora un po’.
Da quella posizione poteva osservare meglio Gustavo, in posizione supina, con il braccio destro raccolto dietro alla nuca.
La luce del mattino disegnava molto bene la silhouette, dai contorni mediterranei, del suo viso e la barba, lievemente incolta, sembrava incorniciasse perfettamente quella bella mandibola definita.
Anche il suo braccio, tonico e sufficientemente tornito era, agli occhi di Sara, totalmente in armonia con il viso e con la figura di Gustavo.
Stava per chiudere gli occhi nel tentativo di riprendere ancora sonno quando il suo sguardo si soffermò sul vistoso rigonfiamento che deformava i suoi pantaloni della tuta all’altezza del cavallo: Gustavo stava avendo la classica erezione mattutina.
Dalla sua prospettiva, Sara, poteva cogliere e godere di quella forma: una gagliarda e perfetta diagonale che puntava dritta verso il viso di Gustavo.
Pensò che in realtà non aveva mai potuto ammirare completamente il corpo nudo di Gustavo e se ne dispiacque, perché ai suoi occhi era bello ed aitante.
I suoi pensieri vagolarono sui particolari dei loro brevi ma intensi momenti intimi: il bancone della cucina, la macchina, le erezioni che lei gli provocava con il suo atteggiamento disinvolto.
Il suo sesso, nel frattempo, aveva iniziato a pulsare ed a inumidirsi.
Chiuse gli occhi e dietro le sue palpebre iniziarono a scorrere frammenti dell’ultimo pomeriggio trascorso. Gli sguardi degli invitati al suo arrivo, le frasi di disapprovazione delle altre donne, la danza disinvolta al ritmo di rock’n’roll. La sua mano, d’istinto, scese verso il clitoride, che iniziò a massaggiare con movimenti circolari, mentre con l’altra mano stringeva il suo capezzolo sinistro in maniera sempre più vigorosa.
Rivide l’espressione del suo coinquilino chiederle di sedurre quello sconosciuto, vittima inconsapevole di un gioco forse un po’ perverso ma terribilmente eccitante.
Lo sguardo di Gustavo non racchiudeva più la timidezza mista alla pudicizia che spesso aveva notato nei momenti in cui lo aveva provocato, al contrario, era un misto di desiderio e torbidume, pieno di trasporto consapevole. Sapere che quel ragazzo, entrato così casualmente nella sua vita, stava trasformandosi da un impacciato ed un po’ bacchettone coinquilino ad un complice per le sue fantasie, la fece eccitare ancora di più.
I suoi battiti aumentarono e sentì il suo sesso, pregno di umori, chiedere clemenza. Le sue dita sul clitoride iniziarono a muoversi con velocità mentre osservava i suoi capezzoli indurirsi sempre di più ad ogni suo movimento. Guardò Gustavo, apparentemente ancora addormentato, sperando che si svegliasse e la vedesse così, schiava della sua lussuria. Immaginò di vedere i suoi occhi aprirsi e sentì bagnarsi completamente la sua mano destra, sfogo di un orgasmo intenso e corposo. In realtà quel suo desiderio era stato esaudito, senza che però se ne accorgesse. I suoi leggeri e inconsci mugolii avevano destato Gustavo che, socchiudendo gli occhi, aveva avuto il modo di godersi il corpo di Sara dimenarsi negli ultimi spasmi finali. Gustavo la guardò imbambolato ed il suo primo impulso fu di abbassare la mano per lenire la fastidiosa erezione che pulsava nei pantaloni. Vederla contorcersi con la bocca spalancata e gli occhi chiusi era un’immagine sensuale e deliziosa allo stesso tempo. Poi si fermò e decise di fingere di dormire osservando cosa facesse. Lei rimase un po’ distesa supina, con gli occhi socchiusi, a godersi il climax mentre il cuore ed i respiri rallentavano. Pochi minuti dopo, Gustavo la vide alzarsi e dirigersi verso la cucina, con la maglietta che non le copriva neppure metà delle natiche, stiracchiando il suo corpo e sbadigliando ripetutamente.
La solitudine acquisita permise a Gustavo di avere la privacy necessaria per accarezzare ed assecondare un po’ quella fastidiosa erezione. Lo fece in maniera delicata, senza l’intento reale di voler godere, solo per il piacere di dare al proprio membro delle piccole scosse ed assecondarne le vibrazioni.
Dopo pochi minuti, l’odore di caffè invase le sue narici e vide Sara con in mano un piccolo vassoio e una tazzina di caffè.
“Buongiorno Gus, alzati che sono già le sette e mezza”
“E’ già l’ora di alzarsi? Ieri sera sono caduto in coma sul divano come una pera….
Ti prego dimmi che non è già Lunedì e che dobbiamo andare a lavorare”
“Ti sbagli Gus. Tu vai a lavorare, Io sono in ferie!!” gridò Sara entusiasta.
“Come in ferie? Quanti giorni hai preso?”
“Tutta la settimana. Credo che andrò a trovare i miei genitori. Dopo colazione faccio i biglietti del treno”
Gustavo si alzò dal divano strofinandosi gli occhi con le dita.
“Ah, quindi mi lasci solo per una settimana? Quando tornerai non aspettarti di trovare la casa pulita, ti avviso!”
“Ci avrei scommesso” rispose Sara ridendo.
Si salutarono con un casto bacio a stampo sulla porta di casa.
“Tornerò per il fine settimana, comunque ti avviso”
“Va bene, fa buon viaggio e riposati”.
Gustavo entrò in macchina con la voglia di ascoltare i Depeche Mode. Entrò in ufficio e la prima persona che vide fu il suo capo. I rapporti sembravano essere tornati normali, almeno in apparenza, ma tutte le volte che lo vedeva, non poteva non ricordare quell’episodio così umiliante per lui. Tuttavia quella mattina non era solo.
“Gustavo, ti presento Beatrice, la nostra nuova stagista. Ho deciso di affiancarla a te perché è all’ultimo anno della facoltà di ingegneria informatica e credo che tu sia il tutor più idoneo qua dentro”.
Davanti a Gustavo si palesò una ragazza sui 25 anni, non troppo alta. Rimase subito rapito dai suoi capelli rosso naturale divisi in morbidi boccoli lunghi fin sotto le spalle. Si presentò con gentilezza concentrandosi sul suo volto visibilmente giovane e un po’ imbarazzato. Due occhi grandi e verdi si spalancarono in mezzo a mille lentiggini.
“Piacere Beatrice, sono Gustavo”
“Piacere mio, chiamami pure Bea”. In un metro e sessantacinque circa di altezza si distribuiva un corpo decisamente nella norma. Non era esplosivo, né troppo esile ma non ebbe modo di apprezzarlo a fondo visto il suo abbigliamento assolutamente informale e pudico. Sotto quel maglioncino color turchese lievemente ampio avrebbe potuto nascondersi qualsiasi tipo di seno. I jeans chiari delineavano un paio di gambe non lunghe ma dritte e all’apparenza toniche. Intorno al collo indossava una sciarpetta di cotone fucsia.
“Allora Bea, benvenuta, vieni ti faccio vedere di cosa mi occupo. A che anno sei?”
“All’ultimo, mi mancano due esami poi potrò laurearmi”
“Ah, finisci la triennale”
“No no, la specialistica, sono al quinto anno”
“Ah scusa, ti facevo più giovane…...” rispose Gustavo con un po’ di galanteria.
“Eh no, ho quasi 28 anni. Ho deciso di prendere la specialistica dopo un bel po’ “
I due conversarono sugli esami che entrambi avevano sostenuto, ricordando gli incubi prima di sostenere Matematica 1.
Si percepiva un feeling naturale, assolutamente privo di qualsiasi malizia.
L’informatica, d’altronde, era solo uno dei loro punti in comune.
Si scoprirono entrambi appassionati di viaggi oltreoceano e di musica pop/rock anni 80. Gustavo la mise subito alla prova con un piccolo problema da risolvere su un software bancario. Lo risolse in meno di 10 minuti.
“Sorprendente….quanto rimarrai qua?”
“Due mesi circa”
“Ottimo, due mesi di stipendio gratis, da domani farai tutto tu”
Scoppiarono a ridere entrambi.
“Ok dai scherzo. Allora, ho una serie di algoritmi da aggiornare. Direi che puoi aiutarmi. Prendi quel pc, sono tutti archiviati nell’unica cartella sul desktop. Ti mando subito le modifiche da fare”
La mattinata trascorse quasi tutta in silenzio. Beatrice sembrava prendere quello stage molto sul serio o forse era solo la voglia di fare buona impressione il primo giorno.
In più di un’occasione Gustavo la spiò con la coda dell’occhio guardando il suo profilo mentre armeggiava al pc.
Non riuscì a scrutare molto di più di quello che non avesse già visto, ma vide la curva del suo maglione provocata dal suo petto. Pensò che dovesse avere quanto meno una terza abbondante. Una volta, forse, si sarebbe vergognato per quella riflessione.
All’ora di pranzo Gustavo la invitò a scendere con gli altri colleghi.
Pranzarono tutti nella tavola calda sotto l’ufficio e Beatrice venne subito accolta dagli altri in maniera molto affettuosa e protettiva.
Si accordarono per un aperitivo dopo il lavoro e invitarono anche lei.
“Oh no, non posso rientrare tardi, l’ultimo autobus per casa mia parte alle 19:00”
Gustavo si offrì subito di riaccompagnarla a casa. Beatrice esitò per qualche secondo, ma vide subito lo sguardo di Gustavo terribilmente rassicurante e limpido e accettò senza opporre ulteriore resistenza.
Durante il pomeriggio rimase sola, Gustavo galleggiò in un corso di aggiornamento interminabile fino alle 18. In quelle ore di noia assoluta, ebbe la voglia irrefrenabile di scrivere a Sara per sapere se fosse arrivata dai suoi genitori ma resistette.
Non voleva sembrare morboso nei suoi confronti né troppo protettivo.
Sapere di non trovarla a casa gli provocava però un piccolo dispiacere.
Ogni volta che la vedeva saltellare verso di lui a fine giornata, si sentiva importante.
Era bello avere qualcuno che lo aspettasse e non doveva per forza essere una fidanzata, anzi, forse era ancora meglio di una fidanzata perché si trattava di un affetto disinteressato che lei sapeva dargli con estrema naturalezza.
Uscì dalla sala riunioni imbambolato da quel corso che reputò abbastanza inutile ed evitabile. Il resto dei colleghi attesero lui e gli altri per scendere e rifocillarsi con un meritato aperitivo. Beatrice scese con loro e si avvicinò a Gustavo
“Mi hai lasciata tutta sola oggi….spero di non aver combinato dei guai”
“ Ne pagherai le conseguenze...” controbatté Gustavo con ironia.
Durante l’aperitivo si percepì una distensione quasi surreale. Sembrava il team perfetto, tutti sorridenti e amichevoli, anche se in realtà ,fra loro ,alcuni non si sopportavano a vicenda ma come sempre, un goccio di alcol era capace di far dimenticare gli attriti.
Beatrice venne coinvolta subito, spronandola a raccontare qualcosa in più su di lei.
Era stata 3 anni in Francia, lavorando per una ditta di telefonia mobile subito dopo il diploma di laurea triennale.
Il suo francese era diventato estremamente fluido ed alcuni colleghi di Gustavo si divertirono a farle tradurre qualche volgarità. Beatrice stette al gioco. Si vedeva che era giovane ma non più una ragazzina.
Il suo aspetto angelico nascondeva molte esperienze vissute e delle quali sicuramente andava fiera. Gustavo la osservò in quella circostanza totalmente informale e da quello che usciva dalla sua bocca percepì un’intelligenza degna di nota e una maturità non indifferente.
Pensò che era davvero carina, non una bellezza da perdere la testa ma senza dubbio armoniosa e decisamente sexy nella sua semplicità.
Verso le 22 decisero tutti di abbandonare quella piccola baldoria e ritirarsi.
Gustavo si diresse con Beatrice verso la macchina e salirono entrambi.
“Ti sei divertita? Hai visto che alla fine sono tutti babbei come il resto del mondo”
Beatrice rise di gusto
“Sì sono molto simpatici...sono contenta di fare lo stage con voi”
“Allora, dove ti porto? “
Beatrice gli indicò la strada. Abitava a 10 km dall’ufficio. Durante i primi 5 minuti non si diressero la parola poi fu Gustavo a rompere il ghiaccio, sentendo una vivace curiosità per quella giovane donna.
“Vivi da sola ?”
“No, con due coinquiline”
“Ah…. Anche io...” Gustavo non finì la frase. Non aveva voglia di parlarle di Sara.
“Anche tu hai coinquilini?” chiese Beatrice. Ormai era troppo tardi. Avrebbe potuto inventarsi che li aveva avuti in passato ma prima o poi si sarebbe contraddetto.
“Sì una coinquilina, ma praticamente non la vedo mai, io entro e lei esce e viceversa” mentì spudoratamente e si interrogò sul perché lo avesse fatto.
“Ah pensavo fossi sposato...”
“Chi io?? Solo perché mi vedi vecchio?? No, non sono sposato”
“Ahahaha, ma che vecchio, no, non è per quello, non so, mi ero immaginata che lo fossi.. ma non sei neppure fidanzato?”
“No”
“Beh certo….quale fidanzata ti permetterebbe mettere in casa un’altra donna...”
Gustavo, erroneamente, non dette troppo peso a quelle parole.
“E’ da molto che sono single ormai, ci sto facendo l’abitudine” sdrammatizzò Gustavo.
“Mai dire mai...quando meno te lo aspetti….” Beatrice lo guardò con quegli occhioni verdi e Gustavo non poté fare a meno di perdercisi un po’ dentro. Erano senza dubbio bellissimi e magnetici.
Arrivarono sotto casa di Beatrice che senza remore lo salutò con un bacio sulla guancia.
“Grazie mille, mi sono divertita e grazie per il passaggio...ci vediamo domani”
Gustavo si assicurò che entrasse nel portone e ripartì per la sua strada.
Arrivò a destinazione 20 minuti dopo. Per la prima volta, dopo diverso tempo, accese le luci. Di solito lo faceva Sara, che rientrava quasi sempre prima di lui. La sua assenza era notevole ma sopportabile. Si riposò un secondo sul divano e accese la tv. Il suo telefono vibrò un paio di volte. Vide due messaggi di un numero non registrato.
“Scusa, prima mi sono dimenticata di dirtelo, il tuo capo mi ha dato il tuo numero di telefono per contattarti quando sei fuori dall’ufficio. Questo è il mio. Grazie ancora, buonanotte”
Gustavo sorrise fra sé e sé e rispose immediatamente salvando prima il suo numero.
“Figurati, grazie a te per la bella compagnia”.
Beatrice rispose con una emoji che tirava un bacio.
Gustavo cercò di inventarsi qualcosa per risponderle e continuare la conversazione ma fu interrotto da un altro messaggio.
“Hei coinquilino, come stai senza di me? Hai già riempito la casa di escort e droga?”
Ebbe un piccolo tuffo al cuore. Sara aveva la capacità, pur non sapendolo,di interromperlo ogni qual volta cercasse di allontanarsi da lei. Decise di non visualizzare il messaggio e uscì dalla chat.
Quando entrò in ufficio, la mattina dopo, Gustavo trovò già la sua stagista intenta ad accendere il pc. Fu piacevolmente sorpreso dal cambio di outfit che notò subito ad una prima occhiata.
I jeans erano stati sostituiti da una gonna, dello stesso tessuto, relativamente corta.
Le calze nere velate rivelarono meglio le sue gambe toniche e perfettamente parallele. La parte di sopra era avvolta in un golfino giallo di cotone abbottonato davanti. Sotto quel golfino intravide i laccetti di una canottiera blu. Con quell’abbigliamento, si percepiva ancora di più la sua naturale bellezza. Tutto era proporzionato alle sue misure. Tuttavia il tocco più erotizzante che trovò in lei, furono gli occhiali con montatura rossa che le occupavano tutta la parte oculare e parte delle guance.
“Buongiorno Bea”
“Buongiorno Gus, ho già acceso il mio pc, sono pronta ad eseguire ordini!”
Gustavo le sorrise e le fece cenno con la mano di prendersi la cosa con calma.
“Prima caffè….vieni, andiamo nella cucina”
Si diressero nel cucinotto dell’ufficio dove spesso gli impiegati si riscaldavano il pasto portato da casa e dove utilizzavano la macchina del caffè durante le pause.
Gustavo ammirò Beatrice in tutto il suo profilo mentre si accingeva a inserire la capsula nella macchina per far fuoriuscire il caffè. Si sentì incredibilmente attratto da quella giovane donna così diversa da Sara nei modi, nell’atteggiamento, così poco sfacciata e sicuramente elegante. Non che Sara non lo fosse. In realtà non l’aveva mai trovata volgare, neanche quando gironzolava per casa mezza nuda. Ma non si poteva dire che la discrezione fosse il suo forte.
Senza interrogarsi troppo lanciò l’amo
“Dopo il lavoro credo che andrò al cinema. Voglio vedere assolutamente l’ultimo film di Del Toro”
Beatrice la guardò sorpresa
“Dai, anche io sono giorni che voglio andare a vederlo...ma ancora….”
Gustavo non perse tempo.
“Andiamo insieme se vuoi, il cinema è qui vicino, poi ti riporto a casa. Non facciamo tardi..”
Beatrice lo guardò entusiasta ed accettò quell’invito senza esitare. Era fin troppo evidente che le piacesse quell’uomo più grande di lei ma comunque estremamente giovanile. Che Gustavo fosse bello non vi erano dubbi e lui lo sapeva. Ma erano mesi che non riprovava il brivido della conquista. Sara lo aveva travolto senza chiedere il permesso e il suo orgoglio maschile aveva bisogno di qualche conferma per ritrovare un ego un po’ dissipato.
La giornata lavorativa trascorse rapidamente e presto arrivarono le 18.
Gustavo e Beatrice furono i primi a lasciare l’ufficio. Il film iniziava alle 18.15 e non volevano arrivare tardi.
Si sedettero a luci già spente. Sull’enorme schermo della sala iniziarono a proiettare trailer di altri film dall’uscita imminente.
Gustavo si girò verso Beatrice, la vide illuminata dalla luce delle proiezioni. In quel gioco di chiaro scuro le parve ancora più bella. Poteva ammirare la curva del suo seno perfettamente in armonia con tutto il resto del suo corpo. Ebbe la voglia istintiva di accarezzare uno di quei boccoli rossi che le incorniciavano ma così dal nulla e dopo solo un giorno che si conoscevano, gli parve troppo ardito.
Beatrice sentiva i suoi occhi spesso su di lei. Ad ogni sguardo corrispondeva un’accelerazione del suo battito. Percepì un leggero formicolio crescere fra le sue parti intime.
Si voltò verso di lui e si avvicinò all’orecchio per commentargli una scena del film. Appena finita la frase, si guardarono ad una distanza di poco più di 5 centimetri.
Gustavo rimase catturato da quegli occhi limpidi e puliti. Si sentì finalmente in grado di reggere uno sguardo.
Si sentì sicuro, impavido e con una tranquillità, che gli mancava da tempo, le accarezzò il viso e la baciò.
Beatrice si lasciò andare e ricambiò quel bacio che durò qualche minuto. Si sentì sciogliere sentendo le mani di Gustavo accarezzarle il volto e iniziò a bagnarsi velocemente. Poco dopo pensò che forse non era il caso. Quell’uomo era il suo tutor, non era la condizione ideale. Si ricordò poi che il suo stage sarebbe durato solo due mesi, dopodiché il suo destino l’avrebbe portata fuori da quella ditta.
Il capo di Gustavo era stato chiaro: non avevano intenzione di assumere nessuno in quel periodo, neanche part time.
Durante il film tornarono a baciarsi più volte. Gustavo si sentiva attratto da lei e al tempo stesso percepiva una serenità ormai perduta. Sentì come se fosse ritornato in lui. Aveva accanto a se una donna normale, non vi erano in lei elementi che potessero far pensare ad un’esibizionista o ad una sessualità perversa.
La riaccompagnò a casa subito dopo il film. Davanti al portone, ancora in macchina, i due si lasciarono andare ad un’altra sessione intensa di baci e carezze. La pudicizia di Beatrice si perpetrò per una decina di minuti quando ormai, visibilmente eccitata, invitò le mani di Gustavo ad esplorare oltre il suo viso e il suo collo. Gustavo dal canto suo non si fece pregare. Sentì sotto le sue mani la consistenza dei suoi seni duri sotto il reggiseno. Era da mesi che non ne vedeva uno. Neanche si ricordava più come sganciarlo. Ci pensò Beatrice. Si sbottonò rapidamente il golfino e si tolse la canottiera. Dopodiché si abbassò le spalline del reggiseno per dare modo al suo partner di accarezzarlo meglio. In un primo momento Gustavo rimase leggermente deluso. Si era abituato a misure ben più generose negli ultimi tempi ma non era certo da disdegnare. Era perfettamente tondo e voluminoso e la sua attenzione erotica fu subito catturata dai suoi capezzoli già duri e invitanti. Smise di baciarla per assaporarli ed iniziò a sentire i suoi primi gemiti di piacere. Decise di andare oltre. Infilò una delle sue mani fra le sue gambe. Calze, slip. Barriere che non riconosceva più.
Iniziò a masturbarla delicatamente attraverso quei tessuti che non inibirono la sua crescente eccitazione. Beatrice si lasciò toccare per un po’, prendendosi il suo piacere ed iniziò a massaggiare il sesso di Gustavo attraverso i pantaloni. Quella sessione di petting decisamente adolescenziale intenerì Gustavo che si sentì 20 anni meno. Le smorfie di Beatrice erano sensuali ma allo stesso tempo dolcissime. La vide venire con gli occhi persi nei suoi, sentendo i suoi umori bagnarle slip e calze.
La baciò con trasporto e l’aiutò a rivestirsi.
“No..aspetta….ma tu...” lo interruppe
“Va bene così. E’ stato bellissimo, ci vediamo domani”
Le dette un ultimo bacio e la lasciò sulla porta di casa.
Nel tragitto di ritorno Gustavo pensò che una volta rientrato avrebbe avuto bisogno di sfogare la sua eccitazione, ma era contento così, voleva cercare di farlo pensando a quella splendida creatura con la quale ci sarebbero sicuramente state altre occasioni per “consumare”.
Chiuse la porta dietro di sé e posò il telefono sul top della cucina che si illuminò poco dopo.
Vide la notifica di un video messaggio. Era Sara.
Lo aprì d’istinto e la vide facendo smorfie buffe prima di parlare. Addosso aveva una canottiera un po’ trasparente a costine viola, quella stessa che le aveva visto la prima volta che si erano conosciuti.
“Guus, ma non mi rispondi? E’ successo qualcosa?? Non è che sono entrati di nuovo i ladri e non hai il coraggio di dirmelo?” rise ironicamente.
Gustavo non capì nulla di quel messaggio. Si concentrò sulla trasparenza di quella canottiera che mostrava abbastanza sfacciatamente i suoi seni nudi sotto. Ricordò la prima volta che l’aveva vista. Le sensazioni turbolente che aveva provato.
Le rispose frettolosamente.
“Scusa, a lavoro non ho avuto un attimo di tempo. Tutto ok, non ti preoccupare. Un bacio”
Abbandonò il telefono e si precipitò in camera afferrando il laptop.
Aprì per la seconda volta quel video “rubato” all’intimità fra lui e la sua coinquilina e lo fece iniziare dal minuto 12.
Si rivide dietro di lei, penetrandola con decisione. Ebbe un’angolazione diversa della visione del suo culo di proporzioni notevoli ma non esagerate.
Le sua faccia mostrava un’eccitazione reale, non costruita. Si meravigliò di come fosse riuscita ad eccitarsi di nuovo a pochi minuti dal suo orgasmo. Iniziò a masturbarsi contemplando come inarcasse la schiena ad ogni suo schiaffo sui glutei. Vide il suo sesso nella sua mano destra duro e umido, lo stesso che nei fotogrammi entrava e usciva da Sara.
Rivide il suo orgasmo sullo schermo del pc e lo accompagnò a quello attuale. Riempì la tastiera di sperma e si affrettò a pulirlo con un fazzoletto.
Si rilassò per qualche secondo e subito dopo l’angoscia lo pervase. Tornò in cucina a prendere il telefono per programmare la sveglia.
Trovò un messaggio di Beatrice
“E’ stato bellissimo…..”
Sara non lo avrebbe mai detto. Si sciolse a quel messaggio e le rispose con un “Sì...”
Dopodiché iniziò a digitare di nuovo
“Mi raccomando discrezione in ufficio”
Gli rispose subito
“Certo, non c’era neanche bisogno che me lo dicessi. Buonanotte”
Alle 9 in punto della mattina successiva chiamò lo studio di Laura.
“Buongiorno vorrei sapere se è possibile anticipare l’appuntamento fissato per venerdì alle 18”
Le rispose la segretaria dai capelli color argento
“Abbiamo un buco oggi alle 19...e le va bene...”
“Perfetto ci vediamo oggi”.
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