La Coinquilina Cap. 21
di
Saretta
genere
voyeur
“Facciamo a chi arriva primo?” Disse allora Sara con un sguardo furbetto.
Gustavo non fece in tempo a rispondere che vide il culo bianco di Sara emergere dall’acqua mentre lei, a grandi bracciate, aveva rivolto la prua in direzione della spiaggia.
Gustavo si infilò il costume ed iniziò a nuotare, più velocemente possibile, nel tentativo di raggiungerla.
Quando, guardando sott’acqua vide il fondo del mare avvicinarsi ai suoi occhi, alzò la testa e poggiò i piedi per terra. Vide Sara in piedi anch’essa, china con i suoi grossi seni che lambivano la superficie del mare mentre armeggiava con le mani sotto il livello dell’acqua.
Appena si accorse dello sguardo di Gustavo, si avvicinò a lui e gli disse: “mi sono rimessa gli slip, ma il reggiseno l’avevo lasciato sull’asciugamano”.
Gustavo allora si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò: “ora tu stai qui per qualche minuto, mentre io vado a sdraiarmi sull’asciugamano. Poi voglio che esci dall’acqua ed inizi a giocare come facevi con me...come fai con me...”
Sara lo guardò con aria complice ed annuì. “sì signore, mettiti pure comodo-comodo”
Gustavo si sedette sull’asciugamano, inforcò gli occhiali da sole a specchio e si mise a guardare in direzione della battigia, in trepida attesa.
Sara aspettò con il corpo immerso nell’acqua fino al capo, che il suo spettatore preferito si accomodasse.
Poi, quando fu il momento, inarcò la schiena per bagnarsi ancora i capelli, si alzò in piedi ed iniziò ad emergere lentamente dall’acqua, con il petto in fuori e lo sguardo fiero.
La sua camminata era lenta ed ondulatoria, come se fosse un rallenty di un video erotico.
I suoi seni, su cui scorrevano le ultime gocce di acqua marina, si muovevano lentamente in maniera orizzontale, come la lancetta di un metronomo.
Ed il suo striminzito perizoma rosso, che da bagnato era diventato praticamente trasparente, era mal posizionato al punto che parte del suo pelo pubico spuntava da un lato.
Gustavo non era l’unica persona che si stava godendo quella scena idilliaca: anche quel gruppo di ragazzotti a pochi metri da loro aveva immediatamente smesso il loro vociare e si erano ipnotizzati a guardare in direzione della battigia.
Sara non si lasciò sfuggire l’occasione: dopo aver fatto pochi passi si fermò, si voltò dando le spalle al gruppo di ragazzi e si chinò in avanti, prendendo i capelli tra le mani per strizzarli dell’acqua rimasta.
Indugiò per qualche interminabile manciata di secondi in quella posizione, con le natiche ben aperte e visibili alle inconsapevoli vittime che nel frattempo stavano iniziando a fare commenti piuttosto crudi sul corpo e l’atteggiamento di Sara.
Poi si voltò e cominciò di nuovo a camminare verso l’asciugamano, e mentre lo faceva, si mise a posto il perizoma staccandolo sfacciatamente dalla pelle del suo pube.
Quando raggiunse l’asciugamano, si fermò in piedi davanti a Gustavo. la sua smorfia poteva essere di approvazione o fastidio-
Non fece in tempo a dire nulla che Sara propose: “ho fame, ti va un gelato?”
Gustavo non si aspettava questa proposta, la sua mente ed il suo corpo sentivano i morsi di tutt’altra esigenza atavica. Ma pensò che Sara avesse in mente qualcosa e stette al gioco. “Si certo, perchè no?”
“Vieni con me al chiosco?” disse Sara con voce melliflua, mentre si chinava sul mucchietto di vestiti che aveva posto disordinatamente sulla borsa da spiaggia.
“Certo che vengo, non mi fido dei tuoi gusti in materia di gelati..” rispose Gustavo cercando di fare il simpatico e lo sciolto. “però dammi un minuto, perchè il tuo spettacolino ha reso il mio costume un po’ strettino..” La smorfia era stata di approvazione, si rincuorò la coinquilina.
Nel contempo, Sara prese la canottiera di rete bianca e la indossò, senza curarsi di mettere il reggiseno del costume. Poi tese la mano a Gustavo, invitandolo ad alzarsi e gli disse: “Non preoccuparti, Gus. Nessuno si accorgerà del tuo costume”
Gustavo tese la mano e si alzò prontamente. Nel farlo, si trovò a pochi centimetri dal corpo di Sara e ne potè percepire il profumo ed il calore al punto che lo appiccicò al suo e si abbandonò in un bacio voluttuoso, durante il quale lo spazio disponibile all’interno del suo costume non diminuì certamente.
Quando ripresero a camminare fianco a fianco verso il chiosco, Gustavo, attraverso gli occhiali da sole, diede uno sguardo a Sara, che camminava disinvolta.
Erano le due del pomeriggio, ed il chiosco era piuttosto gremito di persone.
C’era chi cercava ombra sotto i tavolini coperti dai grandi ombrelloni sorseggiando una bibita fresca, chi prendeva un caffè al banco e chi, come Gus e Sara voleva gustarsi un gelato prima di cercare refrigerio in acqua.
Gustavo cercava di comportarsi come se non ci fosse nulla di strano, come se a fianco a lui non ci fosse una donna bellissima e provocante come la sua coinquilina.
Si avvicinarono al bancone, dove era esposta la classica locandina con l’elenco dei gelati proposti, da cui scelsero rispettivamente un magnum ed un cornetto.
Il barista, piuttosto indaffarato a servire gli altri clienti, gli indicò il grande frigo gelati a pozzetto che era appoggiato ad una parete a sinistra del bancone. Sara si diresse immediatamente verso di esso, aprì lo sportello superiore e si chinò con il busto dentro per cercare i gelati scelti, mentre Gustavo osservava, da poco lontano, la scena.
Le natiche carnose di sara emersero in tutta la loro rotondità dall’orlo della canottiera a rete.
Si guardò intorno. Si rese conto di quanto le persone intorno a loro fossero prese dalle loro cose.
Decise di godersi quel panorama che in quel frangente sarebbe stato solo per lui. Sentiva l’eccitazione salire ogni qualvolta degli occhi estranei si posavano su di lei, ma era spinta erotica unita a crescente nervosismo dettato da una gelosia inconscia o forse iniettata da anni di relazioni convenzionali dove non erano concessi giochi di questa natura.
Non fece in tempo a compiacersi della situazione che sentì una presenza dietro di lui.
“Quella ha voglia di carne...te lo dico io, altro che gelato…!
Gustavo si girò di scatto, quasi spaventato. Dietro di lui un uomo sulla sessantina con un torso villoso ed una pancia pronunciata, testimonianza pulsante delle grandi bevute di birre che lo avevano accompagnato dall’adolescenza fino a quel giorno.
Si allontanò subito senza attendere la risposta del suo interlocutore e si sedette ad un tavolo con delle carte in mano. Gustavo prese quell’interruzione non richiesta come una sfida. Sentì la pressione del sangue accelerare e si avvicinò a Sara.
“Presi i gelati? Sediamoci dai”
Scelse il tavolino con il campo visivo più idoneo a quello dell’uomo. Lo osservò per un istante: aveva iniziato un solitario, forse in attesa di alcuni amici.
Sara si sedette comodamente ed iniziò a scartare il suo Magnum. Lo stesso fece Gustavo con il suo cornetto.Decise di non togliersi gli occhiali da sole per circoscrivere bene la situazione. Le labbra carnose di Sara si adagiarono sulla copertura di cioccolato al fine di scioglierlo. Il suo sguardo era rivolto verso il mare, assente e rilassato, quasi sicuramente ignaro dei possibili voyeurs in giro.
Tirò su la gamba destra appoggiando il piede sulla sedia. Azione che passò in un primo momento inosservata agli occhi del suo compagno, fino a quando i suoi occhi non si posarono di nuovo sull’uomo: aveva una carta in mano che non stava guardando.
I suoi occhi erano rivolti altrove, in direzione Sara.
Gustavo le prese con una mano il volto, con la scusa di pulirle una guancia sporca di cioccolato. Abbassò gli occhi e vide che in quella posizione il suo minuscolo slip si era ormai perso tra le sue grandi labbra, lasciando intravedere il suo sesso leggermente dilatato da tale posizione.Ecco cosa stava fissando quello sconosciuto.
Decise di lasciarsi andare. Oramai si era abituato a farlo, le sue inibizioni erano diventate come i finali dei quadri di quei video games degli anni 80, dove si presentava la sfida finale, il mostro da abbattere per proseguire con il gioco.
Le pulì la guancia e le sfiorò le labbra con il pollice. Iniziò a baciarla con trasporto, ma senza esagerare. Sapeva quanto la facesse eccitare. Sapeva come avrebbe reagito il suo corpo.
L’uomo davanti a loro posò l’ultima carta che aveva in mano sul tavolo e si perse in quella donna seduta.
Le labbra di quei due giovani si intrecciavano con delicatezza, non vi era scandalo. Tuttavia quello che più attirò la sua attenzione fu la reazione del corpo di Sara.
Quella maglia a rete non nascondeva nulla dei suoi prorompenti seni che pian piano iniziarono ad irrigidirsi all’unisono con i suoi capezzoli.
Si poteva notare come riuscissero a scappare dai buchi della rete quasi a voler esplodere da un momento all’altro.
Gli parve un regalo dal cielo, una ricompensa per tutti i soldi spesi nei cinema a luci rosse, quando ancora esistevano, quando ancora aveva un senso andarci.
Le gambe di Sara si erano ulteriormente allargate molto probabilmente inconsciamente: il sottile strato di slip era riuscito a posizionarsi un po’ meglio, le sue grandi labbra non erano più così in bella vista ma si notava ad occhio nudo la macchia che si stava formando, causata dai suoi umori per l’eccitazione provocata da Gustavo.
Il gelato che aveva in mano iniziò a gocciolare leggermente macchiandole la coscia sinistra.
Il suo sesso stava crescendo a dismisura sotto il tavolino. Per un attimo fantasticò sul suo possibile intervento. Gli sarebbe piaciuto sentire anche solo l’odore di quella che per lui era una femmina da domare con tutta la sua virilità. Si sfiorò leggermente il pene con una mano, sicuro di non essere visto, immerso nella sua inconsapevolezza.
Sara non l’avrebbe mai domata, comunque.
Gustavo si distaccò ed osservò quell’uomo come si osserva il proprio rivale dopo una sonora sconfitta. Vide i seni di Sara ancora eccitati e la invitò ad andare a pagare i gelati alla cassa.
“Scusa quanto ti devo?” Sara attese invano la risposta del ragazzo dietro il bancone, un quasi adolescente dalle belle speranze ridotto a cameriere per la stagione estiva. Imbambolato davanti all’abbondanza semi nuda di quella donna, riuscì a dire a fatica qualcosa come quattro euro. Gustavo raggiunse Sara e lasciò delle monete sul bancone. Nel maialino salvadanaio accanto all’espositore di caramelle, lasciò qualche spicciolo di mancia. Gustavo non lo faceva mai se non preso da un’enorme euforia.
Tornando verso l’asciugamano, passarono nei pressi del campetto da beach volley che separava il bar dalla la battigia, dove un gruppo di quattro ragazzi divisi per due dalla rete, stavano iniziando una partitella.
A Sara si illuminarono gli occhi. Si rivolse verso Gustavo : “ti va di giocare a beach volley? Da ragazzina ci giocavo sempre....”
“Beh, non che sia un campione, ma sì mi piace la pallavolo, certo!” poi fece una pausa in cui lo sguardo si posò sui capezzoli di Sara che facevano capolino dalla canottiera e sfoderò il suo ghigno di sfida del quale poi si pentiva subito dopo “Vuoi giocare vestita così?”
Sara, nel suo essere naturalmente disinvolta ed abituata a non indossare il reggiseno, si era quasi dimenticata di non avere il pezzo sopra del costume. Anche lei abbassò lo sguardo sul suo petto e disse: “ok, dai, mentre chiedi se possiamo giocare con loro, vado a prendere il pezzo mancante”
Gustavo annuì con una soddisfazione che non gli era concessa sovente e dopo aver osservato per pochi secondi le natiche di Sara ondeggiare in direzione degli asciugamani, si girò per dirigersi verso il campo dove i ragazzi avevano già iniziato a palleggiare.
“Ciao Ragazzi, posso chiedervi una cosa?” disse ad alta voce.
Uno dei quattro, un ragazzo alto e moro che poteva avere 25 anni, si voltò con sguardo interrogativo, mentre Gustavo si avvicinava a lui sorridendogli.
“Ciao, dimmi!” Rispose il ragazzo incuriosito.
“Ciao, io e la mia amica volevamo chiedervi se ci possiamo unire a voi a giocare a volley”
Il ragazzo si girò verso i suoi amici, cercando una risposta nei loro sguardi, che sembravano però distratti da qualcos’altro alle spalle di Gustavo.
La voce squillante di Sara fece subito capire a Gustavo da cosa erano attratti.
“Ciaoo ragazzi! sono io la guastafeste! ...Allora giochiamo?”
Gustavo si girò di scatto, e vide Sara che avanzava a grandi falcate verso di loro. I suoi seni ballonzolavano ancora liberi sotto la canottiera di rete, ed in mano teneva un pezzo di stoffa rosso che Gustavo suppose fosse il suo reggiseno.
I ragazzi erano ipnotizzati da quel movimento sussultorio e per i primi interminabili secondi non dissero nulla. Finchè Sara non decise di nuovo di rompere il silenzio
“Beh, che vi è successo? siete tutti sordomuti? Ci accettate a giocare o no?
Il ragazzo alto e moro, allora uscì dal suo stato di trance e disse: “ c..certo, va bene, uno per parte, ok?”
Sara sorrise compiaciuta. “ok, aspettate un attimo che mi metto il pezzo di sopra del costume”
In pochi gesti veloci, sollevò la canottiera dal basso, fece passare la banda orizzontale del suo costume sotto di essa e diede la schiena a gustavo dicendogli “me lo allacci per cortesia?”
Gustavo scosse la testa, spettatore per l’ennesima volta della capacità erotica di Sara nel saper essere sempre così sexy e confidente, in un misto di innocenza e spavalderia.
La partita iniziò subito, e non furono pochi gli ‘incidenti di gioco’ che scoprirono parzialmente o totalmente i seni di Sara, impossibili da contenere in movimento per quella fascia striminzita.
Sembrava infatti che la squadra che giocava con Gustavo facesse apposta di lanciare più possibile la palla verso Sara, costringendola a movimenti bruschi e tuffi nella sabbia. Ed i compagni di gioco di Sara, da loro canto, si guardavano bene dal segnalarle eventuali problemi nel suo abbigliamento.
Sara, dal canto suo, presa dalla foga del gioco e dalla competizione, non fece nulla per limitare i suoi movimenti, salvo poi rimettere a posto, durante le fasi di stop del gioco, le parti del suo costume che spesso andavano fuori posizione.
Gustavo, dal suo punto di vista privilegiato di avversario, potè godere di tutti questi piccoli momenti, così come fece la piccola folla di uomini, giovani e meno giovani, che si radunò intorno al campetto per gustarsi il match.
Finita la partita, vinta dalla squadra di Sara per 3 set ad 1, i ragazzi della squadra di Gustavo chiesero la rivincita per prolungare la presenza dei due coinquilini, ma Sara scrollò la testa e disse: “No, ragazzi, non vorrei correre il rischio di perdere la prossima. Va bene così, e poi sono accaldatissima, ho voglia di farmi un bagno..”
Dicendo questo salutò dando un cinque con la mano destra a tutti i suoi compagni di squadra ed agli avversari, prese Gustavo per mano, si chinò per prendere la sua canottiera di rete abbandonata ai bordi del campo e si diresse verso l’asciugamano.
Mentre camminavano, Gustavo le disse: “ti sei divertita eh?”
Lei rallentò, si voltò verso di lui con uno sguardo interrogativo, alla ricerca del reale significato di quella frase. “Intendi a pallavolo o con quei ragazzi?”
Gustavo nicchiò per un attimo e rispose: “Beh, a giocare a pallavolo seminuda con quei ragazzi..con questo costume..che non stava mai a posto.”
Sara sorrise maliziosamente e rispose: “Gus, ormai mi conosci abbastanza. A me piace stare libera, mi piace sentire l’aria, il sole e gli occhi della gente addosso. Fosse per me, non avrei il costume addosso, in questo momento, nessuno ce l’avrebbe, quantomeno non sarebbe obbligatorio. E sai cosa ti dico? Basta con ‘sto reggiseno inutile che tanto ogni volta che mi muovo si toglie, ora andiamo a fare un bel bagnetto e voglio sentire l’acqua che mi scorre addosso.” Dicendo questo, scagliò prima la canottiera sul suo asciugamano e poi si sfilò dalla testa la fascia che comprimeva i suoi seni strabordanti.
Gustavo la guardò, ancora una volta in un misto di sorpresa ed eccitazione e la vide di nuovo correre verso il bagnasciuga in un tripudio di carni che vibravano ad ogni passo. Era stata terribilmente sfacciata durante la partita, eppure nessuno dei suoi atteggiamenti aveva dato adito a pensare che chiunque tra quei ragazzi avrebbe potuto approfittarsi di lei. Non aveva idea di come ci riuscisse e decise che non avrebbe mai cercato di scoprirlo.
Continua...
Gustavo non fece in tempo a rispondere che vide il culo bianco di Sara emergere dall’acqua mentre lei, a grandi bracciate, aveva rivolto la prua in direzione della spiaggia.
Gustavo si infilò il costume ed iniziò a nuotare, più velocemente possibile, nel tentativo di raggiungerla.
Quando, guardando sott’acqua vide il fondo del mare avvicinarsi ai suoi occhi, alzò la testa e poggiò i piedi per terra. Vide Sara in piedi anch’essa, china con i suoi grossi seni che lambivano la superficie del mare mentre armeggiava con le mani sotto il livello dell’acqua.
Appena si accorse dello sguardo di Gustavo, si avvicinò a lui e gli disse: “mi sono rimessa gli slip, ma il reggiseno l’avevo lasciato sull’asciugamano”.
Gustavo allora si avvicinò al suo orecchio e le sussurrò: “ora tu stai qui per qualche minuto, mentre io vado a sdraiarmi sull’asciugamano. Poi voglio che esci dall’acqua ed inizi a giocare come facevi con me...come fai con me...”
Sara lo guardò con aria complice ed annuì. “sì signore, mettiti pure comodo-comodo”
Gustavo si sedette sull’asciugamano, inforcò gli occhiali da sole a specchio e si mise a guardare in direzione della battigia, in trepida attesa.
Sara aspettò con il corpo immerso nell’acqua fino al capo, che il suo spettatore preferito si accomodasse.
Poi, quando fu il momento, inarcò la schiena per bagnarsi ancora i capelli, si alzò in piedi ed iniziò ad emergere lentamente dall’acqua, con il petto in fuori e lo sguardo fiero.
La sua camminata era lenta ed ondulatoria, come se fosse un rallenty di un video erotico.
I suoi seni, su cui scorrevano le ultime gocce di acqua marina, si muovevano lentamente in maniera orizzontale, come la lancetta di un metronomo.
Ed il suo striminzito perizoma rosso, che da bagnato era diventato praticamente trasparente, era mal posizionato al punto che parte del suo pelo pubico spuntava da un lato.
Gustavo non era l’unica persona che si stava godendo quella scena idilliaca: anche quel gruppo di ragazzotti a pochi metri da loro aveva immediatamente smesso il loro vociare e si erano ipnotizzati a guardare in direzione della battigia.
Sara non si lasciò sfuggire l’occasione: dopo aver fatto pochi passi si fermò, si voltò dando le spalle al gruppo di ragazzi e si chinò in avanti, prendendo i capelli tra le mani per strizzarli dell’acqua rimasta.
Indugiò per qualche interminabile manciata di secondi in quella posizione, con le natiche ben aperte e visibili alle inconsapevoli vittime che nel frattempo stavano iniziando a fare commenti piuttosto crudi sul corpo e l’atteggiamento di Sara.
Poi si voltò e cominciò di nuovo a camminare verso l’asciugamano, e mentre lo faceva, si mise a posto il perizoma staccandolo sfacciatamente dalla pelle del suo pube.
Quando raggiunse l’asciugamano, si fermò in piedi davanti a Gustavo. la sua smorfia poteva essere di approvazione o fastidio-
Non fece in tempo a dire nulla che Sara propose: “ho fame, ti va un gelato?”
Gustavo non si aspettava questa proposta, la sua mente ed il suo corpo sentivano i morsi di tutt’altra esigenza atavica. Ma pensò che Sara avesse in mente qualcosa e stette al gioco. “Si certo, perchè no?”
“Vieni con me al chiosco?” disse Sara con voce melliflua, mentre si chinava sul mucchietto di vestiti che aveva posto disordinatamente sulla borsa da spiaggia.
“Certo che vengo, non mi fido dei tuoi gusti in materia di gelati..” rispose Gustavo cercando di fare il simpatico e lo sciolto. “però dammi un minuto, perchè il tuo spettacolino ha reso il mio costume un po’ strettino..” La smorfia era stata di approvazione, si rincuorò la coinquilina.
Nel contempo, Sara prese la canottiera di rete bianca e la indossò, senza curarsi di mettere il reggiseno del costume. Poi tese la mano a Gustavo, invitandolo ad alzarsi e gli disse: “Non preoccuparti, Gus. Nessuno si accorgerà del tuo costume”
Gustavo tese la mano e si alzò prontamente. Nel farlo, si trovò a pochi centimetri dal corpo di Sara e ne potè percepire il profumo ed il calore al punto che lo appiccicò al suo e si abbandonò in un bacio voluttuoso, durante il quale lo spazio disponibile all’interno del suo costume non diminuì certamente.
Quando ripresero a camminare fianco a fianco verso il chiosco, Gustavo, attraverso gli occhiali da sole, diede uno sguardo a Sara, che camminava disinvolta.
Erano le due del pomeriggio, ed il chiosco era piuttosto gremito di persone.
C’era chi cercava ombra sotto i tavolini coperti dai grandi ombrelloni sorseggiando una bibita fresca, chi prendeva un caffè al banco e chi, come Gus e Sara voleva gustarsi un gelato prima di cercare refrigerio in acqua.
Gustavo cercava di comportarsi come se non ci fosse nulla di strano, come se a fianco a lui non ci fosse una donna bellissima e provocante come la sua coinquilina.
Si avvicinarono al bancone, dove era esposta la classica locandina con l’elenco dei gelati proposti, da cui scelsero rispettivamente un magnum ed un cornetto.
Il barista, piuttosto indaffarato a servire gli altri clienti, gli indicò il grande frigo gelati a pozzetto che era appoggiato ad una parete a sinistra del bancone. Sara si diresse immediatamente verso di esso, aprì lo sportello superiore e si chinò con il busto dentro per cercare i gelati scelti, mentre Gustavo osservava, da poco lontano, la scena.
Le natiche carnose di sara emersero in tutta la loro rotondità dall’orlo della canottiera a rete.
Si guardò intorno. Si rese conto di quanto le persone intorno a loro fossero prese dalle loro cose.
Decise di godersi quel panorama che in quel frangente sarebbe stato solo per lui. Sentiva l’eccitazione salire ogni qualvolta degli occhi estranei si posavano su di lei, ma era spinta erotica unita a crescente nervosismo dettato da una gelosia inconscia o forse iniettata da anni di relazioni convenzionali dove non erano concessi giochi di questa natura.
Non fece in tempo a compiacersi della situazione che sentì una presenza dietro di lui.
“Quella ha voglia di carne...te lo dico io, altro che gelato…!
Gustavo si girò di scatto, quasi spaventato. Dietro di lui un uomo sulla sessantina con un torso villoso ed una pancia pronunciata, testimonianza pulsante delle grandi bevute di birre che lo avevano accompagnato dall’adolescenza fino a quel giorno.
Si allontanò subito senza attendere la risposta del suo interlocutore e si sedette ad un tavolo con delle carte in mano. Gustavo prese quell’interruzione non richiesta come una sfida. Sentì la pressione del sangue accelerare e si avvicinò a Sara.
“Presi i gelati? Sediamoci dai”
Scelse il tavolino con il campo visivo più idoneo a quello dell’uomo. Lo osservò per un istante: aveva iniziato un solitario, forse in attesa di alcuni amici.
Sara si sedette comodamente ed iniziò a scartare il suo Magnum. Lo stesso fece Gustavo con il suo cornetto.Decise di non togliersi gli occhiali da sole per circoscrivere bene la situazione. Le labbra carnose di Sara si adagiarono sulla copertura di cioccolato al fine di scioglierlo. Il suo sguardo era rivolto verso il mare, assente e rilassato, quasi sicuramente ignaro dei possibili voyeurs in giro.
Tirò su la gamba destra appoggiando il piede sulla sedia. Azione che passò in un primo momento inosservata agli occhi del suo compagno, fino a quando i suoi occhi non si posarono di nuovo sull’uomo: aveva una carta in mano che non stava guardando.
I suoi occhi erano rivolti altrove, in direzione Sara.
Gustavo le prese con una mano il volto, con la scusa di pulirle una guancia sporca di cioccolato. Abbassò gli occhi e vide che in quella posizione il suo minuscolo slip si era ormai perso tra le sue grandi labbra, lasciando intravedere il suo sesso leggermente dilatato da tale posizione.Ecco cosa stava fissando quello sconosciuto.
Decise di lasciarsi andare. Oramai si era abituato a farlo, le sue inibizioni erano diventate come i finali dei quadri di quei video games degli anni 80, dove si presentava la sfida finale, il mostro da abbattere per proseguire con il gioco.
Le pulì la guancia e le sfiorò le labbra con il pollice. Iniziò a baciarla con trasporto, ma senza esagerare. Sapeva quanto la facesse eccitare. Sapeva come avrebbe reagito il suo corpo.
L’uomo davanti a loro posò l’ultima carta che aveva in mano sul tavolo e si perse in quella donna seduta.
Le labbra di quei due giovani si intrecciavano con delicatezza, non vi era scandalo. Tuttavia quello che più attirò la sua attenzione fu la reazione del corpo di Sara.
Quella maglia a rete non nascondeva nulla dei suoi prorompenti seni che pian piano iniziarono ad irrigidirsi all’unisono con i suoi capezzoli.
Si poteva notare come riuscissero a scappare dai buchi della rete quasi a voler esplodere da un momento all’altro.
Gli parve un regalo dal cielo, una ricompensa per tutti i soldi spesi nei cinema a luci rosse, quando ancora esistevano, quando ancora aveva un senso andarci.
Le gambe di Sara si erano ulteriormente allargate molto probabilmente inconsciamente: il sottile strato di slip era riuscito a posizionarsi un po’ meglio, le sue grandi labbra non erano più così in bella vista ma si notava ad occhio nudo la macchia che si stava formando, causata dai suoi umori per l’eccitazione provocata da Gustavo.
Il gelato che aveva in mano iniziò a gocciolare leggermente macchiandole la coscia sinistra.
Il suo sesso stava crescendo a dismisura sotto il tavolino. Per un attimo fantasticò sul suo possibile intervento. Gli sarebbe piaciuto sentire anche solo l’odore di quella che per lui era una femmina da domare con tutta la sua virilità. Si sfiorò leggermente il pene con una mano, sicuro di non essere visto, immerso nella sua inconsapevolezza.
Sara non l’avrebbe mai domata, comunque.
Gustavo si distaccò ed osservò quell’uomo come si osserva il proprio rivale dopo una sonora sconfitta. Vide i seni di Sara ancora eccitati e la invitò ad andare a pagare i gelati alla cassa.
“Scusa quanto ti devo?” Sara attese invano la risposta del ragazzo dietro il bancone, un quasi adolescente dalle belle speranze ridotto a cameriere per la stagione estiva. Imbambolato davanti all’abbondanza semi nuda di quella donna, riuscì a dire a fatica qualcosa come quattro euro. Gustavo raggiunse Sara e lasciò delle monete sul bancone. Nel maialino salvadanaio accanto all’espositore di caramelle, lasciò qualche spicciolo di mancia. Gustavo non lo faceva mai se non preso da un’enorme euforia.
Tornando verso l’asciugamano, passarono nei pressi del campetto da beach volley che separava il bar dalla la battigia, dove un gruppo di quattro ragazzi divisi per due dalla rete, stavano iniziando una partitella.
A Sara si illuminarono gli occhi. Si rivolse verso Gustavo : “ti va di giocare a beach volley? Da ragazzina ci giocavo sempre....”
“Beh, non che sia un campione, ma sì mi piace la pallavolo, certo!” poi fece una pausa in cui lo sguardo si posò sui capezzoli di Sara che facevano capolino dalla canottiera e sfoderò il suo ghigno di sfida del quale poi si pentiva subito dopo “Vuoi giocare vestita così?”
Sara, nel suo essere naturalmente disinvolta ed abituata a non indossare il reggiseno, si era quasi dimenticata di non avere il pezzo sopra del costume. Anche lei abbassò lo sguardo sul suo petto e disse: “ok, dai, mentre chiedi se possiamo giocare con loro, vado a prendere il pezzo mancante”
Gustavo annuì con una soddisfazione che non gli era concessa sovente e dopo aver osservato per pochi secondi le natiche di Sara ondeggiare in direzione degli asciugamani, si girò per dirigersi verso il campo dove i ragazzi avevano già iniziato a palleggiare.
“Ciao Ragazzi, posso chiedervi una cosa?” disse ad alta voce.
Uno dei quattro, un ragazzo alto e moro che poteva avere 25 anni, si voltò con sguardo interrogativo, mentre Gustavo si avvicinava a lui sorridendogli.
“Ciao, dimmi!” Rispose il ragazzo incuriosito.
“Ciao, io e la mia amica volevamo chiedervi se ci possiamo unire a voi a giocare a volley”
Il ragazzo si girò verso i suoi amici, cercando una risposta nei loro sguardi, che sembravano però distratti da qualcos’altro alle spalle di Gustavo.
La voce squillante di Sara fece subito capire a Gustavo da cosa erano attratti.
“Ciaoo ragazzi! sono io la guastafeste! ...Allora giochiamo?”
Gustavo si girò di scatto, e vide Sara che avanzava a grandi falcate verso di loro. I suoi seni ballonzolavano ancora liberi sotto la canottiera di rete, ed in mano teneva un pezzo di stoffa rosso che Gustavo suppose fosse il suo reggiseno.
I ragazzi erano ipnotizzati da quel movimento sussultorio e per i primi interminabili secondi non dissero nulla. Finchè Sara non decise di nuovo di rompere il silenzio
“Beh, che vi è successo? siete tutti sordomuti? Ci accettate a giocare o no?
Il ragazzo alto e moro, allora uscì dal suo stato di trance e disse: “ c..certo, va bene, uno per parte, ok?”
Sara sorrise compiaciuta. “ok, aspettate un attimo che mi metto il pezzo di sopra del costume”
In pochi gesti veloci, sollevò la canottiera dal basso, fece passare la banda orizzontale del suo costume sotto di essa e diede la schiena a gustavo dicendogli “me lo allacci per cortesia?”
Gustavo scosse la testa, spettatore per l’ennesima volta della capacità erotica di Sara nel saper essere sempre così sexy e confidente, in un misto di innocenza e spavalderia.
La partita iniziò subito, e non furono pochi gli ‘incidenti di gioco’ che scoprirono parzialmente o totalmente i seni di Sara, impossibili da contenere in movimento per quella fascia striminzita.
Sembrava infatti che la squadra che giocava con Gustavo facesse apposta di lanciare più possibile la palla verso Sara, costringendola a movimenti bruschi e tuffi nella sabbia. Ed i compagni di gioco di Sara, da loro canto, si guardavano bene dal segnalarle eventuali problemi nel suo abbigliamento.
Sara, dal canto suo, presa dalla foga del gioco e dalla competizione, non fece nulla per limitare i suoi movimenti, salvo poi rimettere a posto, durante le fasi di stop del gioco, le parti del suo costume che spesso andavano fuori posizione.
Gustavo, dal suo punto di vista privilegiato di avversario, potè godere di tutti questi piccoli momenti, così come fece la piccola folla di uomini, giovani e meno giovani, che si radunò intorno al campetto per gustarsi il match.
Finita la partita, vinta dalla squadra di Sara per 3 set ad 1, i ragazzi della squadra di Gustavo chiesero la rivincita per prolungare la presenza dei due coinquilini, ma Sara scrollò la testa e disse: “No, ragazzi, non vorrei correre il rischio di perdere la prossima. Va bene così, e poi sono accaldatissima, ho voglia di farmi un bagno..”
Dicendo questo salutò dando un cinque con la mano destra a tutti i suoi compagni di squadra ed agli avversari, prese Gustavo per mano, si chinò per prendere la sua canottiera di rete abbandonata ai bordi del campo e si diresse verso l’asciugamano.
Mentre camminavano, Gustavo le disse: “ti sei divertita eh?”
Lei rallentò, si voltò verso di lui con uno sguardo interrogativo, alla ricerca del reale significato di quella frase. “Intendi a pallavolo o con quei ragazzi?”
Gustavo nicchiò per un attimo e rispose: “Beh, a giocare a pallavolo seminuda con quei ragazzi..con questo costume..che non stava mai a posto.”
Sara sorrise maliziosamente e rispose: “Gus, ormai mi conosci abbastanza. A me piace stare libera, mi piace sentire l’aria, il sole e gli occhi della gente addosso. Fosse per me, non avrei il costume addosso, in questo momento, nessuno ce l’avrebbe, quantomeno non sarebbe obbligatorio. E sai cosa ti dico? Basta con ‘sto reggiseno inutile che tanto ogni volta che mi muovo si toglie, ora andiamo a fare un bel bagnetto e voglio sentire l’acqua che mi scorre addosso.” Dicendo questo, scagliò prima la canottiera sul suo asciugamano e poi si sfilò dalla testa la fascia che comprimeva i suoi seni strabordanti.
Gustavo la guardò, ancora una volta in un misto di sorpresa ed eccitazione e la vide di nuovo correre verso il bagnasciuga in un tripudio di carni che vibravano ad ogni passo. Era stata terribilmente sfacciata durante la partita, eppure nessuno dei suoi atteggiamenti aveva dato adito a pensare che chiunque tra quei ragazzi avrebbe potuto approfittarsi di lei. Non aveva idea di come ci riuscisse e decise che non avrebbe mai cercato di scoprirlo.
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