La Coinquilina cap.14
di
Saretta
genere
voyeur
La sveglia suonò alle 8.30 del mattino di quella domenica di primavera.
Gustavo guardò l’ora e ci mise qualche secondo prima di ricordare perché avesse programmato l’allarme così presto.
Non doveva andare a correre.
Era il giorno della festa di anniversario di Chiara e Francesco, che avevano organizzato un ricevimento in grande stile con pranzo e festa pomeridiana.
Entrambi erano avvocati civilisti, lavoravano per uno studio prestigioso del centro città ed erano molto benestanti.
Francesco, Gustavo ed Ivan erano amici fino dalla tenera età e quando Chiara fece il suo primo ingresso nella comitiva -che comprendeva anche altri studenti universitari di allora- a Gustavo non fece subito una bella impressione.
Non si poteva dire che fosse una donna bella e carismatica, mentre Francesco era sicuramente un ragazzo attraente e pieno di vitalità. Tuttavia, piano piano, mentre la loro relazione divenne più duratura ed i rapporti degli amici con la neonata “coppia” si approfondirono, fu sempre più evidente che in realtà Chiara era la compagna perfetta per il loro amico. La sua discrezione e la sua riservatezza contrastavano l’esuberanza del fidanzato e rendevano la loro unione complementare.
Quella festa di anniversario sarebbe stata abbastanza faraonica.
Avevano affittato una villa dei primi del ‘900 sulle colline e contrattato uno dei catering più cari della città. Non aveva idea di quanti invitati ci sarebbero stati ma sicuramente più di 50.
Pensò per un attimo a Ivan e percepì un certo disagio.
Dall’episodio avvenuto nel salotto di casa sua, non si erano più sentiti.
Una volta scelto il regalo, avevano incaricato Elisabetta ed il marito di comprarlo e portarlo alla festa, quindi non c’era stato un vero motivo per rivedersi.
Ciò nonostante, era strano non parlare con lui per più di due settimane di seguito; potevano stare anche un paio di mesi senza vedersi, ma un messaggio o una telefonata arrivavano sempre.
Gustavo pensò che molto probabilmente anche Ivan fosse terribilmente imbarazzato e non riuscì ad immaginare la sua reazione quando più tardi si sarebbero visti.
L’invito indicava il ritrovo per tutti gli ospiti alle 12. La villa, distava non più di mezz’ora dalla casa di Gustavo, dunque poteva prenderla con estrema calma.
Gustavo si ricordò quasi subito del perché avesse messo la sveglia così presto.
La sera prima avrebbe voluto riguardarsi in santa pace il video registrato fra lui e la sua coinquilina; voleva farlo con calma, assaporarlo senza disturbi di nessun tipo.
Ma era rientrato tardi da un aperitivo con i colleghi ed aveva rimandato la visione alla mattina successiva.
Prese il laptop dalla scrivania e si rimise sotto le coperte con l’apparecchio appoggiato sulle ginocchia. Sapeva perfettamente che durante i primi fotogrammi avrebbe dovuto superare la naturale vergogna nel vedere cosa provasse a trovarsi davanti alle sue debolezze, i suoi istinti, le sue voglie.
Cercò il video in una cartella accuratamente criptata e sentì il suo cuore accelerare prima di premere play.
Prese le cuffie dal cassetto del comodino e si lasciò andare alla visione di quell’amplesso fra lui e Sara.
Diventò paonazzo vedendosi avvinghiato a quella donna, baciandola con passione e spingerla verso il top della cucina ma poco dopo si autocongratulò con se stesso per aver avuto quell’idea.
Attraverso il video poteva vedere ciò che, immerso fra le sue gambe, non aveva avuto modo di apprezzare: il volto e le espressioni di Sara mentre subiva quella sessione di sesso orale.
Sentì l’eccitazione salire in maniera esponenziale quando notò la sua bocca spalancata guardando il suo amante intento a procurarle piacere. Sentiva i suoi rumorosi gemiti attraverso le cuffie e con una punta di orgoglio pensò a quanto non fosse per niente male nelle arti amatorie.
Iniziò a masturbarsi quando vide le sue mani indugiare sui seni di Sara con i capezzoli che cambiavano di consistenza, attraverso il maglioncino bianco, per i suoi massaggi insistenti.
Ebbe la voglia di venire sull’orgasmo di lei ma preferì goderselo e trattenersi.
Tuttavia capitolò quando, in preda alle sue piccole convulsioni, la vide mettersi un dito in bocca e succhiarlo in maniera avida prima di scoppiare nella sua bocca.
Si pulì rapidamente con dei fazzolettini di carta e pensò con soddisfazione alla parte di video che ancora non aveva visto. Se la sarebbe goduta un’altra volta.
Uscì dalla sua camera con l’odore dei cornetti caldi nelle narici. Vide Sara vestita con una felpa ampia posare le chiavi sul tavolo della cucina.
“Buongiorno!! Sei già uscita?”
Sara lo guardò attraverso i suoi occhiali da vista che le stavano scendendo sul naso.
“Buongiorno Gus! Si sono stata in piazza, a prendere i cornetti..fuori è una bellissima giornata calda..è scoppiata la primavera!! Stamattina la colazione la offro io!! Cornetti ripieni e adesso metto su il caffè! Dormito bene?”
Gli domandò avvicinandosi e dandogli un rumoroso bacio sulla guancia.
“Sì, benissimo...” la guardò intenerito.
Si sentiva un po’ colpevole per averla ripresa di nascosto. Forse avrebbe dovuto dirglielo e molto probabilmente lei avrebbe anche acconsentito. Non c’era nessuna cattiva intenzione, non avrebbe mai fatto vedere quel video a nessuno, ciò nonostante sapeva che non era stato del tutto corretto con lei.
Decise di coccolarla un po’ con un gesto altruista e disinteressato.
“Oggi avrai la casa tutta per te, contenta?
E se vuoi uscire ti lascio le chiavi della mia macchina, tanto io vado con Elisabetta e suo marito”
Sara lo guardò stupito
“Mi lasci la tua macchina?? Questo sì che è amore!!”
Entrambi scoppiarono a ridere con le bocche ancora piene.
“Grazie Gus, non credo di averne bisogno. Comunque se la prendo, ti mando un messaggino”
Finirono di fare colazione e Gustavo si precipitò in bagno per iniziare a prepararsi.
Sotto la doccia si rese conto che per la prima volta non si era focalizzato sull’abbigliamento di Sara.
Aveva notato la felpa ma non riusciva a ricordare cos’altro avesse addosso. Molto probabilmente perché non indossava niente di così osceno come al suo solito o forse perché si stava abituando a lei. Preferì credere a questa seconda possibilità.
Aprì la porta del bagno e tornò in camera per vestirsi. Decise di indossare dei jeans scuri, una camicia bianca e una giacca elegante bordeaux che bene si intonava con la sua pelle bruna.
Tornò in bagno per spruzzarsi due gocce di profumo ma vi trovò Sara intenta a lavarsi le mani.
“Ma come siamo eleganti!! Speri di rimorchiare una facoltosa donna ancora single?” rise Sara
“Sì certo...così mi sistemo una volta per tutte e ti lascio pure l’appartamento”
“Sì però…..manca qualcosa….” lo guardò pensierosa
“Cosa manca?”
“Ecco, ci vorrebbe un farfallino al collo! Ce l’hai?”
“Sì ce l’ho ma no dai….troppo formale…...”
“Vai a prenderlo e proviamo” insistette Sara
Gustavo cercò l’unico farfallino che aveva, indossato una sola volta al matrimonio di suo cugino Alberto.
“Ecco…..dammi qua, te lo metto io!”
Sara si spostò dietro Gustavo. Si guardarono negli occhi per dei brevissimi secondi attraverso lo specchio. I suoi seni sfiorarono leggermente la sua schiena e sentì le sue mani passare quel farfallino sul suo collo. Di nuovo quella scossa elettrica.
Ma stavolta la controllò e la percepì come piacevole, non più come un disagio.
“Fatto….guarda come sei bello così”
Tornarono a guardarsi nello specchio e stavolta Sara lo abbracciò da dietro e si avvicinò al suo orecchio sinistro.
“Non so se voglio stare in questo appartamento senza di te”.
Gustavo si girò verso di lei. La sua fragilità emotiva era inversamente proporzionale alla sua carica erotica e alla sua sfacciataggine sessuale. Non era una mangia uomini.
Gli uomini li rispettava e ci si affezionava. Non si sarebbe mai approfittata di lui, non avrebbe mai cercato di sedurlo per ottenere qualcosa, ma dentro di sé Gustavo lo aveva sempre saputo.
Ebbe l’istinto di baciarla ma il campanello interruppe quel loro piccolo momento di tenerezza.
“Ecco, sono arrivati, dai vado, ci vediamo stasera se ci sei, non credo di fare troppo tardi, anzi spero di tornare per l’ora di cena.
Comunque ti avviso, se per caso avessi ancora spazio nello stomaco, ceniamo insieme”.
“Vai divertiti!!” lo salutò Sara facendogli l’occhiolino.
Quando scesero dalla macchina, Gustavo, Elisabetta e il marito fecero la stessa faccia stupita.
Davanti a loro una villa enorme dai colori pastello giallo e verde in pieno stile liberty, con bellissime decorazioni intorno alle finestre esaltate dalla luce di quella giornata limpida e soleggiata.
Il cancello aperto, in ferro battuto, li accolse nello splendido giardino occupato da un enorme gazebo bianco.
Un paio di camerieri li fecero accomodare dentro la villa e raccolsero i loro soprabiti.
Dopo un paio di minuti videro apparire i festeggiati che andarono loro incontro con le braccia aperte
“Eccovi finalmente!! Siete arrivati!!!”
Tutti e cinque si abbracciarono e si baciarono con enorme trasporto.
Poco dopo, Gustavo apprese che all’interno della villa si sarebbe tenuto un piccolo aperitivo e che il pranzo si sarebbe svolto nel grande gazebo in giardino.
Decise dunque di fare un giro per trovare altri suoi amici.
Vide subito alcuni ex compagni dell’Università, una sua ex fidanzatina, Barbara, ormai sposata e con due figli già grandicelli e si fermò a parlare con Bernardo.
Ricordarono il loro viaggio fatto 10 anni prima ad Ibiza, con altri amici che però non erano alla festa. Restarono a parlare per almeno mezz’ora mentre camerieri indaffarati portavano loro stuzzichini e prosecco.
Dall’altro lato della sala, adorabilmente affrescata con miti greci e banchetti, Gustavo intravide Ivan, che non ricambiò il suo sguardo, intento com’era a ridere di gusto con Sergio e Piero.
Sergio e Piero erano due grandissimi amici di Chiara e Francesco con i quali avevano frequentato la stessa facoltà. Avevano poi stretto amicizia anche con Ivan e Gustavo, insieme si erano spesso organizzati qualche vacanza e in primavera si riunivano per giocare a calcetto almeno una volta a settimana.
Fu Piero ad accorgersi della presenza di Gustavo che chiamò facendogli un cenno con la mano.
Gustavo sapeva che non poteva sottrarsi, tanto prima o poi si sarebbero incrociati.
“Ciao ragazzi, fatevi abbracciare” Gustavo dissimulò una tranquillità che in realtà non aveva.
Vide Ivan altrettanto sereno. Lo abbracciò e si misero a parlare del più e del meno.
Dopo una decina di minuti, gli inservienti chiamarono tutti al gazebo. Il pranzo era pronto.
Nel dirigersi in giardino, Ivan si avvicinò a Gustavo
“E Sara? Non l’hai portata?”
Gustavo sentì gelarsi il sangue, aveva sperato fino a quel momento che quel nome non saltasse fuori.
“Chi è Sara? Hai una tipa e non ci dici niente? Bell’amico!!” Rise Sergio dietro i due.
“Beh no, Sara non conosce Francesco e Chiara, perché avrei dovuta portarla e poi non è mica la mia fidanzata, è la mia coinquilina”
“E che coinquilina….ragazzi non vi potete immaginare. Va in giro mezza nuda, quando sono andato a trovare Gus a casa non potete immaginare...” Ivan si fermò inchiodato dallo sguardo di Gustavo che lo intimava di fermarsi.
“Vabbé...” ritrattò Ivan “insomma uno spettacolo, ci saremmo divertiti parecchio, ve lo assicuro. Ma perché non la chiami? Magari ci può raggiungere per il dolce!”
Gustavo continuò a guardare Ivan con ira. Poi si toccò un attimo le tasche….il telefono. Lo aveva dimenticato sul comodino di camera sua.
“Beh anche volendo, non potrei….mi sono appena accorto di aver dimenticato il telefono a casa” sentenziò Gustavo sperando di aver concluso quella conversazione una volta per tutte.
Si sentì terribilmente arrabbiato con Ivan. Perché avrebbe dovuto rivelare quell’esperienza? O forse lo aveva già fatto con qualcuno dei loro amici in comune? Ci pensò mentre si accomodava al tavolo che gli avevano assegnato.
Effettivamente l’atteggiamento di Ivan non era così inedito. Quanti uomini si pavoneggiano delle loro esperienze sessuali? Di una cosa così poi? Non c’era da far altro che raccontarla a tutti.
Ma di mezzo c’era Sara e Gustavo non voleva che fosse tirata in ballo. Non era giusto.
Gustavo e Ivan si separarono per il pranzo. I loro rispettivi tavoli erano all’opposto del gazebo.
Sul divano del salotto Sara guardava distrattamente un programma di cucina.
Ripensò alle ultime avventure avute con il suo coinquilino.
Gustavo le piaceva, ammirava il suo autocontrollo ma adorava infrangerlo.
Si ricordò del pugno infranto al suo collega molesto e si intenerì. Pensò alla sua focosità improvvisa poche sere prima.
La sua bolla di ricordi esplose quando sentì la voce di Axl Rose cantare Sweet Child O’Mine.
Si alzò dal divano e si girò intorno. Spense il televisore per cercare di capire da dove provenisse quella musica e il suo udito la portò verso la porta della camera del suo coinquilino.
Aprì e vide il suo smartphone. Si avvicinò e si rese conto che a chiamare era Ivan.
Esitò un istante, poi si ricordò che sicuramente Ivan era alla festa con Gustavo e forse quest’ultimo voleva dirle qualcosa.
“P...pronto?”
“Ehem...Sara?”
“Sì sono io, sei Ivan! Ciao! Gustavo si è dimenticato il telefono a casa ma dovrebbe essere lì alla festa..”
“Esatto….ascolta, abbiamo dovuto obbligatoriamente sederci perché adesso servono il pranzo ed io e Gus siamo a due diversi tavoli. Comunque sia, mi ha chiesto di chiamarti per dirti che deve ricevere una chiamata importantissima da un cliente.
Potresti portargli il telefono?”
“Ma..una chiamata di lavoro….di domenica….?”
“Ah non lo so così mi ha detto. Puoi venire? Tanto non ci sono problemi, ci saranno almeno 70 persone, una più o una meno….non se ne accorge nessuno, così ti mangi pure il dolce” cercò di convincerla in tutte le maniere.
“Va bene….senti dammi l’indirizzo.
Ho la macchina di Gustavo, metto il navigatore ed appena posso arrivo”
Il pranzo prevedeva 5 portate. Alla quarta Gustavo pensò di gettare la spugna. Le porzioni erano state molto abbondanti e decise di lasciarsi l’ultimo spazio per il dolce che già aveva intravisto sbirciando in cucina. Prometteva bene.
Si girò intorno per dare uno sguardo agli altri tavoli scrutando bene per vedere chi conoscesse e chi no. Sicuramente non aveva mai visto il 60% di quella gente che probabilmente appartenevano all’entourage lavorativo dei suoi amici.
Si rivolse verso Bernardo
“Bernà, vedi che se abbiamo bisogno di un avvocato mi sa che qui c’è l’imbarazzo della scel..”
Non finì la frase perché catturato da un’immagine davanti a lui. Un’immagine che non avrebbe voluto vedere. Ad una delle entrate del Gazebo, un cameriere stava facendo strada ad una donna in cerca di qualcuno.
Quella donna era Sara e quel qualcuno era lui.
La vide dirigersi verso di lui e come lui, la vide tutto il resto di quella porzione del giardino.
Sara indossava una giacchetta a tre quarti bianca sopra un vestito di simil velluto blu elettrico, senza maniche. La parte superiore era piuttosto aderente, aveva uno scollo tondo fatto di pizzo trasparente che si congiungeva con una sorta di bustino che le evidenziava i seni e le fasciava perfettamente i fianchi. La parte di sotto era una gonna a pieghe, non le arrivava neppure a metà coscia e dall’orlo si intravedeva il tipico pizzo delle autoreggenti.
La sua camminata sicura e fiera la portò al tavolo di Gustavo che ormai, senza fiato, era totalmente catturato dall’inequivocabile movimento sussultorio dei suoi seni.
Sara gli sorrise mostrandogli il telefono.
Tutto il tavolo di Gustavo composto da due donne e 4 uomini, fu calamitato dalla sua presenza.
“Eccomi, scusate il disturbo, buon appetito! Tieni il tuo telefono, scusa se ci ho messo un po’ ma quando Ivan mi ha chiamato non mi ero ancora fatta la doccia e quindi….”
“Ivan ti ha chiamato?”
“S..sì...glielo hai chiesto tu no? Non dovevi ricevere una chiamata importante di lavoro?”
Gustavo capì immediatamente l’escamotage di Ivan per far venire la sua coinquilina alla festa, si adirò ma non volle dirle la verità.
“Ok, grazie e scusa….. se vuoi puoi andare” le rispose un po’ seccamente Gustavo.
“Ah…allora vado...”
“Ma noooo, si sieda qui, cameriere?? Porti una sedia per favore” esternò Bernardo.
Gustavo lo guardò scoraggiato, poi vide Sara lì in piedi, ingannata da Ivan che molto probabilmente voleva solo mostrarla come trofeo ai suoi amici.
Si infervorò ancora di più ma la fece sedere volentieri accanto a lui.
Le due donne al tavolo la guardarono con aria malfidata, vedendo come i rispettivi mariti la stessero coprendo di attenzioni.
Si sussurrarono all’orecchio che era facile attirare l’attenzione con quegli abiti, così son buone tutte, così siamo tutte provocanti, ben sapendo dentro di loro che non era vero. Sara aveva quel fascino innato che non lo si può acquisire e non dipende dall’avvenenza fisica che comunque non era trascurabile.
Milioni di donne avrebbero ucciso per un seno naturale di quelle proporzioni, per quelle gambe lunghe e dritte come colonne e per quello sguardo incredibilmente accattivante.
Ma la cosa più importante era la confidenza, quel misto di innocenza e consapevolezza che Sara portava con sé qualunque cosa facesse.
Il dolce era un pan di spagna ripieno di cioccolato fondente ricoperto da una crema di lamponi e glassa. Gustavo non aveva più fame.
Sara divorò la sua porzione in meno di 5 minuti.
“Non hai pranzato vero?” le chiese a bassa voce Gustavo.
“No”, rispose con la bocca piena, “mi sono precipitata appena ha chiamato Ivan, avevo paura che chiamasse il tuo cliente e non ti trovasse...”
Gustavo, seduto davanti a lei, sentì per la prima volta il gonfiore spostarsi dai suoi pantaloni come di consueto, al suo petto. Avrebbe voluto alzarsi, andare al tavolo di Ivan e riempirlo di botte.
“Ragazzi un minuto di silenzio per favore!!”
Una voce ad un microfono interruppe qualsiasi conversazione in quel gazebo.
Era quella di Francesco.
“Adesso vi verrà servito il caffè, dopodiché siete invitati a muovervi tutti di nuovo verso la villa dove vi attende una band pronta ad intrattenervi. Grazie a tutti per essere venuti, io e Chiara siamo orgogliosi di avere degli amici come voi”
Scoppiò un applauso con qualche fischio e frasi irriverenti ma decisamente scherzose mentre i camerieri iniziarono a passare con le tazzine di caffè.
Si spostarono tutti in villa dove un gruppetto di 5 elementi aveva già iniziato a intonare un pezzo dei Beach Boys.
Presi dal ritmo coinvolgente, molti invitati iniziarono a ballare nel grande salone al piano terra.
“Dai Gus andiamo anche noi!! Balliamo”
“No...stiamo qui..io non...” Gustavo non disdegnava ballare ma sapeva perfettamente cosa avrebbe provocato l’entrata in scena di Sara.
“Ok allora vado da sola” Sara si tuffò al centro della sala già popolata da diversi provetti ballerini.
Ci vollero circa 3 minuti prima che tutti, donne e uomini si accorgessero di lei.
Sara iniziò a volteggiare su se stessa e a muoversi captando gli sguardi di tutti.
I suoi seni, stretti in quella specie di bustino, sembrava che dovessero esplodere da un momento all’altro.
La parte di sotto si sollevava con facilità per gli spostamenti d’aria causati dai movimenti di Sara. In più di un’occasione Gustavo notò come, fra un movimento e l’altro, potesse intravedersi parte del suo pube e dei suoi glutei.
Come lui, lo notarono anche gli invitati in pista ma soprattutto quelli appoggiati al bancone del bar, installato provvisoriamente per rifocillare i presenti.
Gustavo si fissò su uno di loro. Era solo, appoggiato al bancone, stava probabilmente sorseggiando un amaro. Non le toglieva gli occhi da dosso.
Guardava ogni suo movimento sperando di scorgere sempre qualcosa di più. Con la mano libera dal bicchiere sembrava anche che si stesse strofinando sommessamente.
Gustavo si concentrò sul cavallo dei suoi pantaloni e vide un gonfiore che non lasciava spazio a nessun dubbio.
Non si sentì geloso, né infastidito ma fiero e terribilmente eccitato.
Quella donna era il desiderio erotico di tutti gli uomini presenti a quella festa e lui ,solo lui in quella sala aveva avuto il privilegio di averla. Beh non propriamente solo lui, pensò subito.
Si girò un po’ per vedere se Ivan si fosse degnato almeno di palesarsi ma non vi era traccia. Era letteralmente sparito.
Si voltò di nuovo per guardare quell’uomo estasiato da Sara. Bevve l’ultimo sorso di whiskey e si avvicinò a lei.
“Vai al bancone a prendere da bere, fallo impazzire, ti prego”
Sara lo guardò incuriosita e incredula
“Ma cosa dici? Di chi parli?”
“Vedi quel tizio con la camicia a righe. Ti sta mangiando con gli occhi.
Va lì e stordiscilo, fallo per me”
Sara si voltò verso l’uomo che nel frattempo aveva iniziato a conversare con un amico.
Dette un’occhiata complice a Gustavo e si diresse verso il bar.
Appena lo raggiunse, l’uomo notò subito la sua presenza e non perse tempo.
Dall’altro lato della sala Gustavo si posizionò in modo da vedere tutta la scena.
Sara si voltò verso l’invitato e iniziarono a parlare. A causa della musica un po’ alta, il tizio trovò la scusa perfetta per parlarle avvicinandosi al suo orecchio. Li vide ridere e conversare per un po’. Complice l’alcol, Gustavo non si fece domande, non si interrogò del perché avesse proposto quel gioco a Sara, forse lo avrebbe fatto l’indomani, ma non in quel momento.
Sentiva solo una grossa eccitazione vedendo la sua amante intenta a sedurre quel povero malcapitato.
Vide la mano di lui accarezzarle un braccio con un dito mentre continuava a dirle cose all’orecchio. Dopo pochi minuti la prese per mano e la portò a ballare.
Appena entrambi raggiunsero la pista, Gustavo si mosse per godersi tutta la scena. Ballarono staccati per un po’, dopodiché, l’uomo prese coraggio e la strinse a sé iniziando a dimenare il suo bacino contro quello di Sara. Vedendo come lei si lasciasse andare, non esitò troppo nell’afferrarle il culo per dimenarsi ancora di più. Sara si voltò verso Gustavo sorridendo e strizzandogli l’occhio. L’uomo approfittò di questa sua distrazione per collocare una delle sue mani sul suo seno. Vedendo che non opponeva resistenza, iniziò a palparlo con più fermezza mentre Sara continuava a ballare. Continuarono così per altri 5 minuti fino a che incoraggiato dalla sfrontatezza della sua partner, l’uomo spostò una mano sotto la sua gonna sentendo immediatamente la sua nudità.
Le sussurrò qualcosa all’orecchio e subito dopo la prese di nuovo per i glutei e la strinse verso di lui con forza. Gustavo vide il culo di Sara muoversi in maniera circolare stimolando l’erezione di quello sconosciuto.
Era sufficiente così.
Gustavo si avvicinò alla pista e prese Sara da parte
“Va bene così, grazie…..”
Lei lo guardò, vide la sua soddisfazione e riconobbe quello sguardo sornione, lo stesso che aveva avuto ogni qualvolta avevano intrapreso un rapporto sessuale.
Sapeva che era eccitato, sapeva che lei lo aveva eccitato con il suo comportamento.
Lo baciò sulla guancia.
Lo sconosciuto rimase assolutamente attonito e incapace di reagire.
Non aveva capito chi fosse Gustavo. Il fidanzato? Il fratello? Un amico? Decise di riavvicinarsi al bar e finire di ubriacarsi con la poca dignità rimastagli.
“Dai andiamo, voglio tornare a casa, saluto Francesco e Chiara, aspettami fuori”.
Sara uscì dalla villa rimettendosi la sua giacca.
Vide una figura avvicinarsi verso di lei barcollando e solo a pochi metri di distanza riconobbe Ivan
“Sarettaaaaa ma dov’eri?? Ti ho cercata prima ma n..nnnoonn ti ho vistaaa”
“Ciao Ivan….beh mi sa che eri troppo occupato con l’alcol per trovarmi...sei ubriaco?”
“I...iooooo??? Ma vaaa… Avevo tanta voglia di rivederti. Non mi sono dimenticato sai….Quando ci vediamo? Stavolta ho proprio voglia di scoparti” disse cercando di afferrarle il braccio.
Sara si scansò e rimase muta. Al suo evidente rifiuto, Ivan si infervorò:
“Sei solo una troietta da quattro soldi, prima ti fai leccare e poi te la tiri...che squallida...”
Sara non fu la sola a sentire quelle parole, Gustavo arrivò da dietro senza fare rumore.
Spostò Ivan di peso e lo guardò dritto negli occhi
“Fammi un favore Ivan, vattene prima che ti faccia male. Hai rovinato tutto solo per fare lo stronzo. Dimenticami”.
Ivan lo guardò esterrefatto senza aver il coraggio di replicare e vide come i due si allontanarono dalla sua vista.
“Sei stato troppo duro….era ubriaco...vedrai che ti chiederà scusa” Sara cercò di placare Gustavo senza grande successo
“Lascia perdere l’argomento. Non mi va di parlarne” rispose duramente. “piuttosto...tu….dai sali in macchina”
Sara si tolse la giacca e la posò sul sedile posteriore.
Si mise seduta e vide sedersi anche Gustavo.
Si guardarono complici senza parlare.
Gustavo mise in moto e dopo poco si ritrovò sulla strada principale per tornare a casa.
Sara si avvicinò togliendosi la cintura
“Ti ci è voluto un po’ ma hai imparato a giocare con me….”
Poi abbassò lo sguardo e vide che il suo coinquilino era ancora visibilmente eccitato. Senza esitare iniziò a sbottonargli i jeans e con una delicata dimestichezza tirò fuori il suo sesso turgido e duro.
Si chinò e iniziò a leccarlo soffermandosi sul glande e alternando la lingua alle sue labbra carnose.
Sentì ansimare Gustavo che la incoraggiò posando una delle sue mani sulla sua testa.
Sara iniziò a succhiarlo con una certa avidità,aiutandosi con una mano per accompagnare meglio i suoi movimenti. Gustavo spostò la sua mano dalla testa e cercò il suo culo che trovò quasi nudo. Senza perdere di vista la strada si fece pervadere da quel piacere intenso che solo lei aveva saputo provocargli fino a quel momento.
La rivide alla villa, mentre si faceva palpare da quello sconosciuto e le venne in bocca pochi secondi dopo, immaginando quanto quel tizio avrebbe voluto essere al suo posto.
Sara si alzò con la bocca ancora sporca e Gustavo la pulì con il suo pollice.
Arrivarono a casa all’ora di cena. Sara era famelica. Accese subito il fuoco e mise l’acqua per la pasta.
“Vado a cambiarmi e poi vengo. Alla fine mi è tornata un po’ di fame, mangio anche io”
Gustavo andò in camera e si sedette sul letto, la sbornia cominciava a diradarsi.
Ripensò a tutto quel trambusto avvenuto quel giorno e l’unica cosa che riuscì a sentire fu una grossa confusione in testa. Non era pronto ad affrontarla e a metterla in ordine.
Forse non ci sarebbe riuscito neanche nei giorni successivi ma aveva una piccola consolazione: Laura.
Venerdì l’avrebbe rivista e le avrebbe raccontato ogni cosa. Pensò a lei come alla fatina della felicità. Aveva la pillola magica immaginaria per farlo sentire in pace con se stesso. Ci era riuscita alla prima seduta, le cose avrebbero potuto solo migliorare.
Si mise in pigiama e raggiunse Sara in cucina, che nel frattempo si era messa la sua maglietta-vestito piena di tagli sulla schiena.
“Ma quanto sei bella” le disse con tono affettuoso e fraterno baciandola sulla guancia
“Ruffiano….” rispose Sara.
Dopo cena si addormentarono entrambi sul divano uno appoggiato all’altra mentre in tv riproponevano i gol della giornata di serie A.
Gustavo guardò l’ora e ci mise qualche secondo prima di ricordare perché avesse programmato l’allarme così presto.
Non doveva andare a correre.
Era il giorno della festa di anniversario di Chiara e Francesco, che avevano organizzato un ricevimento in grande stile con pranzo e festa pomeridiana.
Entrambi erano avvocati civilisti, lavoravano per uno studio prestigioso del centro città ed erano molto benestanti.
Francesco, Gustavo ed Ivan erano amici fino dalla tenera età e quando Chiara fece il suo primo ingresso nella comitiva -che comprendeva anche altri studenti universitari di allora- a Gustavo non fece subito una bella impressione.
Non si poteva dire che fosse una donna bella e carismatica, mentre Francesco era sicuramente un ragazzo attraente e pieno di vitalità. Tuttavia, piano piano, mentre la loro relazione divenne più duratura ed i rapporti degli amici con la neonata “coppia” si approfondirono, fu sempre più evidente che in realtà Chiara era la compagna perfetta per il loro amico. La sua discrezione e la sua riservatezza contrastavano l’esuberanza del fidanzato e rendevano la loro unione complementare.
Quella festa di anniversario sarebbe stata abbastanza faraonica.
Avevano affittato una villa dei primi del ‘900 sulle colline e contrattato uno dei catering più cari della città. Non aveva idea di quanti invitati ci sarebbero stati ma sicuramente più di 50.
Pensò per un attimo a Ivan e percepì un certo disagio.
Dall’episodio avvenuto nel salotto di casa sua, non si erano più sentiti.
Una volta scelto il regalo, avevano incaricato Elisabetta ed il marito di comprarlo e portarlo alla festa, quindi non c’era stato un vero motivo per rivedersi.
Ciò nonostante, era strano non parlare con lui per più di due settimane di seguito; potevano stare anche un paio di mesi senza vedersi, ma un messaggio o una telefonata arrivavano sempre.
Gustavo pensò che molto probabilmente anche Ivan fosse terribilmente imbarazzato e non riuscì ad immaginare la sua reazione quando più tardi si sarebbero visti.
L’invito indicava il ritrovo per tutti gli ospiti alle 12. La villa, distava non più di mezz’ora dalla casa di Gustavo, dunque poteva prenderla con estrema calma.
Gustavo si ricordò quasi subito del perché avesse messo la sveglia così presto.
La sera prima avrebbe voluto riguardarsi in santa pace il video registrato fra lui e la sua coinquilina; voleva farlo con calma, assaporarlo senza disturbi di nessun tipo.
Ma era rientrato tardi da un aperitivo con i colleghi ed aveva rimandato la visione alla mattina successiva.
Prese il laptop dalla scrivania e si rimise sotto le coperte con l’apparecchio appoggiato sulle ginocchia. Sapeva perfettamente che durante i primi fotogrammi avrebbe dovuto superare la naturale vergogna nel vedere cosa provasse a trovarsi davanti alle sue debolezze, i suoi istinti, le sue voglie.
Cercò il video in una cartella accuratamente criptata e sentì il suo cuore accelerare prima di premere play.
Prese le cuffie dal cassetto del comodino e si lasciò andare alla visione di quell’amplesso fra lui e Sara.
Diventò paonazzo vedendosi avvinghiato a quella donna, baciandola con passione e spingerla verso il top della cucina ma poco dopo si autocongratulò con se stesso per aver avuto quell’idea.
Attraverso il video poteva vedere ciò che, immerso fra le sue gambe, non aveva avuto modo di apprezzare: il volto e le espressioni di Sara mentre subiva quella sessione di sesso orale.
Sentì l’eccitazione salire in maniera esponenziale quando notò la sua bocca spalancata guardando il suo amante intento a procurarle piacere. Sentiva i suoi rumorosi gemiti attraverso le cuffie e con una punta di orgoglio pensò a quanto non fosse per niente male nelle arti amatorie.
Iniziò a masturbarsi quando vide le sue mani indugiare sui seni di Sara con i capezzoli che cambiavano di consistenza, attraverso il maglioncino bianco, per i suoi massaggi insistenti.
Ebbe la voglia di venire sull’orgasmo di lei ma preferì goderselo e trattenersi.
Tuttavia capitolò quando, in preda alle sue piccole convulsioni, la vide mettersi un dito in bocca e succhiarlo in maniera avida prima di scoppiare nella sua bocca.
Si pulì rapidamente con dei fazzolettini di carta e pensò con soddisfazione alla parte di video che ancora non aveva visto. Se la sarebbe goduta un’altra volta.
Uscì dalla sua camera con l’odore dei cornetti caldi nelle narici. Vide Sara vestita con una felpa ampia posare le chiavi sul tavolo della cucina.
“Buongiorno!! Sei già uscita?”
Sara lo guardò attraverso i suoi occhiali da vista che le stavano scendendo sul naso.
“Buongiorno Gus! Si sono stata in piazza, a prendere i cornetti..fuori è una bellissima giornata calda..è scoppiata la primavera!! Stamattina la colazione la offro io!! Cornetti ripieni e adesso metto su il caffè! Dormito bene?”
Gli domandò avvicinandosi e dandogli un rumoroso bacio sulla guancia.
“Sì, benissimo...” la guardò intenerito.
Si sentiva un po’ colpevole per averla ripresa di nascosto. Forse avrebbe dovuto dirglielo e molto probabilmente lei avrebbe anche acconsentito. Non c’era nessuna cattiva intenzione, non avrebbe mai fatto vedere quel video a nessuno, ciò nonostante sapeva che non era stato del tutto corretto con lei.
Decise di coccolarla un po’ con un gesto altruista e disinteressato.
“Oggi avrai la casa tutta per te, contenta?
E se vuoi uscire ti lascio le chiavi della mia macchina, tanto io vado con Elisabetta e suo marito”
Sara lo guardò stupito
“Mi lasci la tua macchina?? Questo sì che è amore!!”
Entrambi scoppiarono a ridere con le bocche ancora piene.
“Grazie Gus, non credo di averne bisogno. Comunque se la prendo, ti mando un messaggino”
Finirono di fare colazione e Gustavo si precipitò in bagno per iniziare a prepararsi.
Sotto la doccia si rese conto che per la prima volta non si era focalizzato sull’abbigliamento di Sara.
Aveva notato la felpa ma non riusciva a ricordare cos’altro avesse addosso. Molto probabilmente perché non indossava niente di così osceno come al suo solito o forse perché si stava abituando a lei. Preferì credere a questa seconda possibilità.
Aprì la porta del bagno e tornò in camera per vestirsi. Decise di indossare dei jeans scuri, una camicia bianca e una giacca elegante bordeaux che bene si intonava con la sua pelle bruna.
Tornò in bagno per spruzzarsi due gocce di profumo ma vi trovò Sara intenta a lavarsi le mani.
“Ma come siamo eleganti!! Speri di rimorchiare una facoltosa donna ancora single?” rise Sara
“Sì certo...così mi sistemo una volta per tutte e ti lascio pure l’appartamento”
“Sì però…..manca qualcosa….” lo guardò pensierosa
“Cosa manca?”
“Ecco, ci vorrebbe un farfallino al collo! Ce l’hai?”
“Sì ce l’ho ma no dai….troppo formale…...”
“Vai a prenderlo e proviamo” insistette Sara
Gustavo cercò l’unico farfallino che aveva, indossato una sola volta al matrimonio di suo cugino Alberto.
“Ecco…..dammi qua, te lo metto io!”
Sara si spostò dietro Gustavo. Si guardarono negli occhi per dei brevissimi secondi attraverso lo specchio. I suoi seni sfiorarono leggermente la sua schiena e sentì le sue mani passare quel farfallino sul suo collo. Di nuovo quella scossa elettrica.
Ma stavolta la controllò e la percepì come piacevole, non più come un disagio.
“Fatto….guarda come sei bello così”
Tornarono a guardarsi nello specchio e stavolta Sara lo abbracciò da dietro e si avvicinò al suo orecchio sinistro.
“Non so se voglio stare in questo appartamento senza di te”.
Gustavo si girò verso di lei. La sua fragilità emotiva era inversamente proporzionale alla sua carica erotica e alla sua sfacciataggine sessuale. Non era una mangia uomini.
Gli uomini li rispettava e ci si affezionava. Non si sarebbe mai approfittata di lui, non avrebbe mai cercato di sedurlo per ottenere qualcosa, ma dentro di sé Gustavo lo aveva sempre saputo.
Ebbe l’istinto di baciarla ma il campanello interruppe quel loro piccolo momento di tenerezza.
“Ecco, sono arrivati, dai vado, ci vediamo stasera se ci sei, non credo di fare troppo tardi, anzi spero di tornare per l’ora di cena.
Comunque ti avviso, se per caso avessi ancora spazio nello stomaco, ceniamo insieme”.
“Vai divertiti!!” lo salutò Sara facendogli l’occhiolino.
Quando scesero dalla macchina, Gustavo, Elisabetta e il marito fecero la stessa faccia stupita.
Davanti a loro una villa enorme dai colori pastello giallo e verde in pieno stile liberty, con bellissime decorazioni intorno alle finestre esaltate dalla luce di quella giornata limpida e soleggiata.
Il cancello aperto, in ferro battuto, li accolse nello splendido giardino occupato da un enorme gazebo bianco.
Un paio di camerieri li fecero accomodare dentro la villa e raccolsero i loro soprabiti.
Dopo un paio di minuti videro apparire i festeggiati che andarono loro incontro con le braccia aperte
“Eccovi finalmente!! Siete arrivati!!!”
Tutti e cinque si abbracciarono e si baciarono con enorme trasporto.
Poco dopo, Gustavo apprese che all’interno della villa si sarebbe tenuto un piccolo aperitivo e che il pranzo si sarebbe svolto nel grande gazebo in giardino.
Decise dunque di fare un giro per trovare altri suoi amici.
Vide subito alcuni ex compagni dell’Università, una sua ex fidanzatina, Barbara, ormai sposata e con due figli già grandicelli e si fermò a parlare con Bernardo.
Ricordarono il loro viaggio fatto 10 anni prima ad Ibiza, con altri amici che però non erano alla festa. Restarono a parlare per almeno mezz’ora mentre camerieri indaffarati portavano loro stuzzichini e prosecco.
Dall’altro lato della sala, adorabilmente affrescata con miti greci e banchetti, Gustavo intravide Ivan, che non ricambiò il suo sguardo, intento com’era a ridere di gusto con Sergio e Piero.
Sergio e Piero erano due grandissimi amici di Chiara e Francesco con i quali avevano frequentato la stessa facoltà. Avevano poi stretto amicizia anche con Ivan e Gustavo, insieme si erano spesso organizzati qualche vacanza e in primavera si riunivano per giocare a calcetto almeno una volta a settimana.
Fu Piero ad accorgersi della presenza di Gustavo che chiamò facendogli un cenno con la mano.
Gustavo sapeva che non poteva sottrarsi, tanto prima o poi si sarebbero incrociati.
“Ciao ragazzi, fatevi abbracciare” Gustavo dissimulò una tranquillità che in realtà non aveva.
Vide Ivan altrettanto sereno. Lo abbracciò e si misero a parlare del più e del meno.
Dopo una decina di minuti, gli inservienti chiamarono tutti al gazebo. Il pranzo era pronto.
Nel dirigersi in giardino, Ivan si avvicinò a Gustavo
“E Sara? Non l’hai portata?”
Gustavo sentì gelarsi il sangue, aveva sperato fino a quel momento che quel nome non saltasse fuori.
“Chi è Sara? Hai una tipa e non ci dici niente? Bell’amico!!” Rise Sergio dietro i due.
“Beh no, Sara non conosce Francesco e Chiara, perché avrei dovuta portarla e poi non è mica la mia fidanzata, è la mia coinquilina”
“E che coinquilina….ragazzi non vi potete immaginare. Va in giro mezza nuda, quando sono andato a trovare Gus a casa non potete immaginare...” Ivan si fermò inchiodato dallo sguardo di Gustavo che lo intimava di fermarsi.
“Vabbé...” ritrattò Ivan “insomma uno spettacolo, ci saremmo divertiti parecchio, ve lo assicuro. Ma perché non la chiami? Magari ci può raggiungere per il dolce!”
Gustavo continuò a guardare Ivan con ira. Poi si toccò un attimo le tasche….il telefono. Lo aveva dimenticato sul comodino di camera sua.
“Beh anche volendo, non potrei….mi sono appena accorto di aver dimenticato il telefono a casa” sentenziò Gustavo sperando di aver concluso quella conversazione una volta per tutte.
Si sentì terribilmente arrabbiato con Ivan. Perché avrebbe dovuto rivelare quell’esperienza? O forse lo aveva già fatto con qualcuno dei loro amici in comune? Ci pensò mentre si accomodava al tavolo che gli avevano assegnato.
Effettivamente l’atteggiamento di Ivan non era così inedito. Quanti uomini si pavoneggiano delle loro esperienze sessuali? Di una cosa così poi? Non c’era da far altro che raccontarla a tutti.
Ma di mezzo c’era Sara e Gustavo non voleva che fosse tirata in ballo. Non era giusto.
Gustavo e Ivan si separarono per il pranzo. I loro rispettivi tavoli erano all’opposto del gazebo.
Sul divano del salotto Sara guardava distrattamente un programma di cucina.
Ripensò alle ultime avventure avute con il suo coinquilino.
Gustavo le piaceva, ammirava il suo autocontrollo ma adorava infrangerlo.
Si ricordò del pugno infranto al suo collega molesto e si intenerì. Pensò alla sua focosità improvvisa poche sere prima.
La sua bolla di ricordi esplose quando sentì la voce di Axl Rose cantare Sweet Child O’Mine.
Si alzò dal divano e si girò intorno. Spense il televisore per cercare di capire da dove provenisse quella musica e il suo udito la portò verso la porta della camera del suo coinquilino.
Aprì e vide il suo smartphone. Si avvicinò e si rese conto che a chiamare era Ivan.
Esitò un istante, poi si ricordò che sicuramente Ivan era alla festa con Gustavo e forse quest’ultimo voleva dirle qualcosa.
“P...pronto?”
“Ehem...Sara?”
“Sì sono io, sei Ivan! Ciao! Gustavo si è dimenticato il telefono a casa ma dovrebbe essere lì alla festa..”
“Esatto….ascolta, abbiamo dovuto obbligatoriamente sederci perché adesso servono il pranzo ed io e Gus siamo a due diversi tavoli. Comunque sia, mi ha chiesto di chiamarti per dirti che deve ricevere una chiamata importantissima da un cliente.
Potresti portargli il telefono?”
“Ma..una chiamata di lavoro….di domenica….?”
“Ah non lo so così mi ha detto. Puoi venire? Tanto non ci sono problemi, ci saranno almeno 70 persone, una più o una meno….non se ne accorge nessuno, così ti mangi pure il dolce” cercò di convincerla in tutte le maniere.
“Va bene….senti dammi l’indirizzo.
Ho la macchina di Gustavo, metto il navigatore ed appena posso arrivo”
Il pranzo prevedeva 5 portate. Alla quarta Gustavo pensò di gettare la spugna. Le porzioni erano state molto abbondanti e decise di lasciarsi l’ultimo spazio per il dolce che già aveva intravisto sbirciando in cucina. Prometteva bene.
Si girò intorno per dare uno sguardo agli altri tavoli scrutando bene per vedere chi conoscesse e chi no. Sicuramente non aveva mai visto il 60% di quella gente che probabilmente appartenevano all’entourage lavorativo dei suoi amici.
Si rivolse verso Bernardo
“Bernà, vedi che se abbiamo bisogno di un avvocato mi sa che qui c’è l’imbarazzo della scel..”
Non finì la frase perché catturato da un’immagine davanti a lui. Un’immagine che non avrebbe voluto vedere. Ad una delle entrate del Gazebo, un cameriere stava facendo strada ad una donna in cerca di qualcuno.
Quella donna era Sara e quel qualcuno era lui.
La vide dirigersi verso di lui e come lui, la vide tutto il resto di quella porzione del giardino.
Sara indossava una giacchetta a tre quarti bianca sopra un vestito di simil velluto blu elettrico, senza maniche. La parte superiore era piuttosto aderente, aveva uno scollo tondo fatto di pizzo trasparente che si congiungeva con una sorta di bustino che le evidenziava i seni e le fasciava perfettamente i fianchi. La parte di sotto era una gonna a pieghe, non le arrivava neppure a metà coscia e dall’orlo si intravedeva il tipico pizzo delle autoreggenti.
La sua camminata sicura e fiera la portò al tavolo di Gustavo che ormai, senza fiato, era totalmente catturato dall’inequivocabile movimento sussultorio dei suoi seni.
Sara gli sorrise mostrandogli il telefono.
Tutto il tavolo di Gustavo composto da due donne e 4 uomini, fu calamitato dalla sua presenza.
“Eccomi, scusate il disturbo, buon appetito! Tieni il tuo telefono, scusa se ci ho messo un po’ ma quando Ivan mi ha chiamato non mi ero ancora fatta la doccia e quindi….”
“Ivan ti ha chiamato?”
“S..sì...glielo hai chiesto tu no? Non dovevi ricevere una chiamata importante di lavoro?”
Gustavo capì immediatamente l’escamotage di Ivan per far venire la sua coinquilina alla festa, si adirò ma non volle dirle la verità.
“Ok, grazie e scusa….. se vuoi puoi andare” le rispose un po’ seccamente Gustavo.
“Ah…allora vado...”
“Ma noooo, si sieda qui, cameriere?? Porti una sedia per favore” esternò Bernardo.
Gustavo lo guardò scoraggiato, poi vide Sara lì in piedi, ingannata da Ivan che molto probabilmente voleva solo mostrarla come trofeo ai suoi amici.
Si infervorò ancora di più ma la fece sedere volentieri accanto a lui.
Le due donne al tavolo la guardarono con aria malfidata, vedendo come i rispettivi mariti la stessero coprendo di attenzioni.
Si sussurrarono all’orecchio che era facile attirare l’attenzione con quegli abiti, così son buone tutte, così siamo tutte provocanti, ben sapendo dentro di loro che non era vero. Sara aveva quel fascino innato che non lo si può acquisire e non dipende dall’avvenenza fisica che comunque non era trascurabile.
Milioni di donne avrebbero ucciso per un seno naturale di quelle proporzioni, per quelle gambe lunghe e dritte come colonne e per quello sguardo incredibilmente accattivante.
Ma la cosa più importante era la confidenza, quel misto di innocenza e consapevolezza che Sara portava con sé qualunque cosa facesse.
Il dolce era un pan di spagna ripieno di cioccolato fondente ricoperto da una crema di lamponi e glassa. Gustavo non aveva più fame.
Sara divorò la sua porzione in meno di 5 minuti.
“Non hai pranzato vero?” le chiese a bassa voce Gustavo.
“No”, rispose con la bocca piena, “mi sono precipitata appena ha chiamato Ivan, avevo paura che chiamasse il tuo cliente e non ti trovasse...”
Gustavo, seduto davanti a lei, sentì per la prima volta il gonfiore spostarsi dai suoi pantaloni come di consueto, al suo petto. Avrebbe voluto alzarsi, andare al tavolo di Ivan e riempirlo di botte.
“Ragazzi un minuto di silenzio per favore!!”
Una voce ad un microfono interruppe qualsiasi conversazione in quel gazebo.
Era quella di Francesco.
“Adesso vi verrà servito il caffè, dopodiché siete invitati a muovervi tutti di nuovo verso la villa dove vi attende una band pronta ad intrattenervi. Grazie a tutti per essere venuti, io e Chiara siamo orgogliosi di avere degli amici come voi”
Scoppiò un applauso con qualche fischio e frasi irriverenti ma decisamente scherzose mentre i camerieri iniziarono a passare con le tazzine di caffè.
Si spostarono tutti in villa dove un gruppetto di 5 elementi aveva già iniziato a intonare un pezzo dei Beach Boys.
Presi dal ritmo coinvolgente, molti invitati iniziarono a ballare nel grande salone al piano terra.
“Dai Gus andiamo anche noi!! Balliamo”
“No...stiamo qui..io non...” Gustavo non disdegnava ballare ma sapeva perfettamente cosa avrebbe provocato l’entrata in scena di Sara.
“Ok allora vado da sola” Sara si tuffò al centro della sala già popolata da diversi provetti ballerini.
Ci vollero circa 3 minuti prima che tutti, donne e uomini si accorgessero di lei.
Sara iniziò a volteggiare su se stessa e a muoversi captando gli sguardi di tutti.
I suoi seni, stretti in quella specie di bustino, sembrava che dovessero esplodere da un momento all’altro.
La parte di sotto si sollevava con facilità per gli spostamenti d’aria causati dai movimenti di Sara. In più di un’occasione Gustavo notò come, fra un movimento e l’altro, potesse intravedersi parte del suo pube e dei suoi glutei.
Come lui, lo notarono anche gli invitati in pista ma soprattutto quelli appoggiati al bancone del bar, installato provvisoriamente per rifocillare i presenti.
Gustavo si fissò su uno di loro. Era solo, appoggiato al bancone, stava probabilmente sorseggiando un amaro. Non le toglieva gli occhi da dosso.
Guardava ogni suo movimento sperando di scorgere sempre qualcosa di più. Con la mano libera dal bicchiere sembrava anche che si stesse strofinando sommessamente.
Gustavo si concentrò sul cavallo dei suoi pantaloni e vide un gonfiore che non lasciava spazio a nessun dubbio.
Non si sentì geloso, né infastidito ma fiero e terribilmente eccitato.
Quella donna era il desiderio erotico di tutti gli uomini presenti a quella festa e lui ,solo lui in quella sala aveva avuto il privilegio di averla. Beh non propriamente solo lui, pensò subito.
Si girò un po’ per vedere se Ivan si fosse degnato almeno di palesarsi ma non vi era traccia. Era letteralmente sparito.
Si voltò di nuovo per guardare quell’uomo estasiato da Sara. Bevve l’ultimo sorso di whiskey e si avvicinò a lei.
“Vai al bancone a prendere da bere, fallo impazzire, ti prego”
Sara lo guardò incuriosita e incredula
“Ma cosa dici? Di chi parli?”
“Vedi quel tizio con la camicia a righe. Ti sta mangiando con gli occhi.
Va lì e stordiscilo, fallo per me”
Sara si voltò verso l’uomo che nel frattempo aveva iniziato a conversare con un amico.
Dette un’occhiata complice a Gustavo e si diresse verso il bar.
Appena lo raggiunse, l’uomo notò subito la sua presenza e non perse tempo.
Dall’altro lato della sala Gustavo si posizionò in modo da vedere tutta la scena.
Sara si voltò verso l’invitato e iniziarono a parlare. A causa della musica un po’ alta, il tizio trovò la scusa perfetta per parlarle avvicinandosi al suo orecchio. Li vide ridere e conversare per un po’. Complice l’alcol, Gustavo non si fece domande, non si interrogò del perché avesse proposto quel gioco a Sara, forse lo avrebbe fatto l’indomani, ma non in quel momento.
Sentiva solo una grossa eccitazione vedendo la sua amante intenta a sedurre quel povero malcapitato.
Vide la mano di lui accarezzarle un braccio con un dito mentre continuava a dirle cose all’orecchio. Dopo pochi minuti la prese per mano e la portò a ballare.
Appena entrambi raggiunsero la pista, Gustavo si mosse per godersi tutta la scena. Ballarono staccati per un po’, dopodiché, l’uomo prese coraggio e la strinse a sé iniziando a dimenare il suo bacino contro quello di Sara. Vedendo come lei si lasciasse andare, non esitò troppo nell’afferrarle il culo per dimenarsi ancora di più. Sara si voltò verso Gustavo sorridendo e strizzandogli l’occhio. L’uomo approfittò di questa sua distrazione per collocare una delle sue mani sul suo seno. Vedendo che non opponeva resistenza, iniziò a palparlo con più fermezza mentre Sara continuava a ballare. Continuarono così per altri 5 minuti fino a che incoraggiato dalla sfrontatezza della sua partner, l’uomo spostò una mano sotto la sua gonna sentendo immediatamente la sua nudità.
Le sussurrò qualcosa all’orecchio e subito dopo la prese di nuovo per i glutei e la strinse verso di lui con forza. Gustavo vide il culo di Sara muoversi in maniera circolare stimolando l’erezione di quello sconosciuto.
Era sufficiente così.
Gustavo si avvicinò alla pista e prese Sara da parte
“Va bene così, grazie…..”
Lei lo guardò, vide la sua soddisfazione e riconobbe quello sguardo sornione, lo stesso che aveva avuto ogni qualvolta avevano intrapreso un rapporto sessuale.
Sapeva che era eccitato, sapeva che lei lo aveva eccitato con il suo comportamento.
Lo baciò sulla guancia.
Lo sconosciuto rimase assolutamente attonito e incapace di reagire.
Non aveva capito chi fosse Gustavo. Il fidanzato? Il fratello? Un amico? Decise di riavvicinarsi al bar e finire di ubriacarsi con la poca dignità rimastagli.
“Dai andiamo, voglio tornare a casa, saluto Francesco e Chiara, aspettami fuori”.
Sara uscì dalla villa rimettendosi la sua giacca.
Vide una figura avvicinarsi verso di lei barcollando e solo a pochi metri di distanza riconobbe Ivan
“Sarettaaaaa ma dov’eri?? Ti ho cercata prima ma n..nnnoonn ti ho vistaaa”
“Ciao Ivan….beh mi sa che eri troppo occupato con l’alcol per trovarmi...sei ubriaco?”
“I...iooooo??? Ma vaaa… Avevo tanta voglia di rivederti. Non mi sono dimenticato sai….Quando ci vediamo? Stavolta ho proprio voglia di scoparti” disse cercando di afferrarle il braccio.
Sara si scansò e rimase muta. Al suo evidente rifiuto, Ivan si infervorò:
“Sei solo una troietta da quattro soldi, prima ti fai leccare e poi te la tiri...che squallida...”
Sara non fu la sola a sentire quelle parole, Gustavo arrivò da dietro senza fare rumore.
Spostò Ivan di peso e lo guardò dritto negli occhi
“Fammi un favore Ivan, vattene prima che ti faccia male. Hai rovinato tutto solo per fare lo stronzo. Dimenticami”.
Ivan lo guardò esterrefatto senza aver il coraggio di replicare e vide come i due si allontanarono dalla sua vista.
“Sei stato troppo duro….era ubriaco...vedrai che ti chiederà scusa” Sara cercò di placare Gustavo senza grande successo
“Lascia perdere l’argomento. Non mi va di parlarne” rispose duramente. “piuttosto...tu….dai sali in macchina”
Sara si tolse la giacca e la posò sul sedile posteriore.
Si mise seduta e vide sedersi anche Gustavo.
Si guardarono complici senza parlare.
Gustavo mise in moto e dopo poco si ritrovò sulla strada principale per tornare a casa.
Sara si avvicinò togliendosi la cintura
“Ti ci è voluto un po’ ma hai imparato a giocare con me….”
Poi abbassò lo sguardo e vide che il suo coinquilino era ancora visibilmente eccitato. Senza esitare iniziò a sbottonargli i jeans e con una delicata dimestichezza tirò fuori il suo sesso turgido e duro.
Si chinò e iniziò a leccarlo soffermandosi sul glande e alternando la lingua alle sue labbra carnose.
Sentì ansimare Gustavo che la incoraggiò posando una delle sue mani sulla sua testa.
Sara iniziò a succhiarlo con una certa avidità,aiutandosi con una mano per accompagnare meglio i suoi movimenti. Gustavo spostò la sua mano dalla testa e cercò il suo culo che trovò quasi nudo. Senza perdere di vista la strada si fece pervadere da quel piacere intenso che solo lei aveva saputo provocargli fino a quel momento.
La rivide alla villa, mentre si faceva palpare da quello sconosciuto e le venne in bocca pochi secondi dopo, immaginando quanto quel tizio avrebbe voluto essere al suo posto.
Sara si alzò con la bocca ancora sporca e Gustavo la pulì con il suo pollice.
Arrivarono a casa all’ora di cena. Sara era famelica. Accese subito il fuoco e mise l’acqua per la pasta.
“Vado a cambiarmi e poi vengo. Alla fine mi è tornata un po’ di fame, mangio anche io”
Gustavo andò in camera e si sedette sul letto, la sbornia cominciava a diradarsi.
Ripensò a tutto quel trambusto avvenuto quel giorno e l’unica cosa che riuscì a sentire fu una grossa confusione in testa. Non era pronto ad affrontarla e a metterla in ordine.
Forse non ci sarebbe riuscito neanche nei giorni successivi ma aveva una piccola consolazione: Laura.
Venerdì l’avrebbe rivista e le avrebbe raccontato ogni cosa. Pensò a lei come alla fatina della felicità. Aveva la pillola magica immaginaria per farlo sentire in pace con se stesso. Ci era riuscita alla prima seduta, le cose avrebbero potuto solo migliorare.
Si mise in pigiama e raggiunse Sara in cucina, che nel frattempo si era messa la sua maglietta-vestito piena di tagli sulla schiena.
“Ma quanto sei bella” le disse con tono affettuoso e fraterno baciandola sulla guancia
“Ruffiano….” rispose Sara.
Dopo cena si addormentarono entrambi sul divano uno appoggiato all’altra mentre in tv riproponevano i gol della giornata di serie A.
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
La Coinquilina cap.13racconto sucessivo
La Coinquilina cap.15
Commenti dei lettori al racconto erotico