La Coinquilina cap. 17

di
genere
etero

Nel cucinotto vicino al salone, Gustavo vide due ragazze intente a mescolare le proprie mani nella farina, aggiungendo poco a poco acqua da una caraffa trasparente. Le collocò intorno ai 25 anni, probabilmente studentesse o giovani lavoratrici.
Una era alta, molto magra con i capelli neri corvino, raccolti in una coda di cavallo. Il volto spigoloso e poco aggraziato rivelava un profilo cavallino. L’altra era decisamente più bassa e palesemente in sovrappeso, tuttavia Gustavo preferì i lineamenti di quest’ultima che sicuramente vinceva grazie ad un’aria più simpatica e rassicurante. Erano comunque entrambe prive di sensualità e di oggettiva bellezza. Per un nano secondo, le paragonò alle sorelle cattive di Cenerentola, ma abbandonò quella similitudine poco carina appena una delle due alzò lo sguardo, sentendosi osservata.
“Anna, Marina….lui è Gustavo! Ve ne avevo già parlato….che fate di bello??”
“Ciao Gustavo piacere, sono Anna”, la sorella cattiva alta e secca si avvicinò alla coppia “stiamo cercando di fare la pizza ma...non garantiamo sul risultato...”
Gustavo si avvicinò per dare un’occhiata e rompere subito il ghiaccio.
“L’impegno ce lo state mettendo, c’è poco da dire”
Marina si mise a ridere e concluse i convenevoli
“L’impegno non sarà sufficiente mi sa, comunque se volete rischiare la vita con noi...siete invitati. Piacere, non ti do la mano perché è tutta sporca!”
Gustavo inserì le due ragazze nel sottoinsieme di sorelle brutte di Cenerentola ma non cattive, almeno all’apparenza.
“Grazie ma andiamo fuori a cena….non voglio far morire il mio ragazzo così, mi piace più l’idea di un veleno potente e silenzioso!” Beatrice rise con le sue due coinquiline che non se la presero per quella battuta palesemente bonaria.
Non rise Gustavo. Bea aveva già deciso per entrambi che sarebbero andati a cena fuori e lo aveva già apostrofato con una definizione che gli parve prematura. “Il mio ragazzo”...si conoscevano da pochissimo, si piacevano, ma ancora non avevano delineato niente, non avevano parlato della loro situazione. Si sentì impacchettato e pronto per essere spedito alla fabbrica dei futuri mariti.
“Bene, noi andiamo in camera mia, divertitevi, ci vediamo prima di uscire”.
Bea prese la mano di Gustavo e lo accompagnò in quello che era il suo piccolo nido.
In una decina di metri quadrati erano ben disposti un letto da una piazza, una scrivania nera dalle poche pretese, probabilmente acquistata all’Ikea, un armadio color crema anni ‘70 e una sedia a dondolo dove un Minion di peluche si cullava, incurante dei due intrusi.
Bea si girò verso Gustavo ed iniziò a baciarlo con una passione insolita, cercando immediatamente la sua lingua e iniziando a giocarci con movimenti sensuali. Lui non si lasciò pregare, dimenticando l’incontro con le coinquiline e quella frase poco felice. Si tolsero i vestiti senza prestare attenzione a cerniere e bottoni e finirono su quel piccolo letto ancora attaccati l’uno a l’altra. Le mani di Bea indugiarono sul suo petto nudo mentre sentiva i suoi capezzoli indurirsi fra le dita di Gustavo.
Scivolò con la vagina sul suo pene con l’intenzione di stuzzicarsi ed aumentare l’eccitazione. Lo trovò già duro e pronto al rapporto sessuale che avrebbero consumato di lì a poco.
“Facciamo piano mi raccomando” gli sussurrò in un orecchio. Pronunciate queste parole, sentì ammorbidirsi lentamente l’oggetto del suo desiderio sotto di lei. Fece finta di non accorgersene e si accucciò iniziando a leccarlo per recuperare l’erezione. Non vi furono risultati sufficienti.
“C’è qualcosa che non va? Non ti senti a tuo agio?”
Gustavo la guardò, era bellissima: la pelle candida del suo corpo si scontrava con il suo volto arrossato per il piacere che stava sentendo. I suoi occhi trapelavano desiderio e voglia. Ciò nonostante non riuscì a tornare duro.
“Forse sarebbe stato meglio andare a casa tua. Saremmo stati soli….lo capisco...”
No, non aveva capito niente. Ma non glielo disse. Provò a recuperare immaginando la porta di quella camera semi chiusa. Le sue coinquiline attratte dai loro irrefrenabili gemiti avvicinarsi e spiarli. I loro occhi concentrarsi sui loro movimenti iniziando a toccarsi per la splendida visione. Pensò alla bocca di Beatrice pronunciare frasi oscene per arrivare all’orgasmo ma non fu abbastanza.
“Scusa, sono stanco…è stata una giornata faticosa...”
Bea sentì il sesso di Gustavo rimpicciolirsi definitivamente e non cercò di riattivarlo ulteriormente.
“Non ti preoccupare, lo capisco….anche io sono un po’….inibita...andiamo a casa tua dai...”
Gustavo la guardò perso nei suoi occhi verdi.
“Sì...forse...è meglio..”
La loro intimità fu interrotta da Axl Rose.
“Ups scusa...dove ho messo il telefono?”
Entrambi si guardarono intorno cercando di percepire da dove arrivasse la suoneria. Il telefono era nella tasca dei pantaloni finiti per terra vicino al letto.
Gustavo tirò fuori lo smartphone ed ebbe un breve sussulto.
“Chi è Saretta?” chiese Beatrice.
“Oh niente, la mia coinquilina.. la richiamerò”.
Vide l’espressione della sua partner cambiare. Le prese il volto fra le mani e la baciò quasi come a rassicurarla.
Axl Rose irruppe di nuovo.
“Dai rispondi….magari è successo qualcosa”
Gustavo rispose indolente
“Sara che c’è? Non posso parlare adesso”
Non sentì risposta per circa 20 secondi
“G...Gus…… aiuto ti prego….sono bloccata alla stazione, c’è sciopero dei taxi e l’ultimo autobus per casa è già partito. Ho chiamato Valeria ma è in montagna….per favore, puoi venirmi a prendere?”
Seduto sul letto di spalle a Bea, Gustavo vide il suo pene riprendere consistenza. Si infuriò con se stesso e con Sara, pur sapendo che non aveva nessuna colpa.
“Ma..adesso? Adesso non posso, sono fuori, non c’è nessun altro che possa venirti a prendere?”
Altro silenzio.
“Non ti preoccupare, me la faccio a piedi. Grazie!”
La linea si interruppe in quel momento.
Gustavo rimase muto senza voltarsi verso Bea.
“Devo andare, ci sentiamo domani”.
Gustavo si vestì frettolosamente davanti allo sguardo incredulo di Bea.
“Aspetta ma dove vai? Cos’è successo?”
Gustavo si abbassò e la baciò sulle labbra
“Niente, un contrattempo, ti chiamo domani tranquilla”
Bea rimase nuda sul letto priva di una spiegazione sensata. Lo vide aprire e chiudere la porta davanti a lei.


Montò in macchina velocemente e appena accese il motore, lo fece anche la radio.
Aveva tutto sotto gli occhi ma non voleva vederlo, Chris Isaak cercò di riportarlo alla realtà intonando Wicked Game, senza successo.
Arrivato nei pressi della stazione iniziò a guardarsi intorno conducendo a passo d’uomo.
Non c’era traccia di Sara. Probabilmente si era già incamminata verso casa ma non poteva essere troppo lontana visto il trolley che doveva trascinarsi dietro.
Ripercorse lo stesso cammino che avrebbe dovuto fare lei per giungere a destinazione e dopo pochi metri la vide. Camminava sul marciapiede destro con estrema difficoltà. Non aveva un trolley ma un borsone da palestra a tracolla che doveva pesare un bel po’.
Strombazzò con il clacson per farla girare e si accostò al marciapiede.
“Dai sali….scusa il ritardo...”
Il volto di Sara si illuminò improvvisamente sfociando in un sorriso di gratitudine.
Aprì lo sportello posteriore e salì in macchina con il suo bagaglio.
“Vai vai, rimango dietro”
Gustavo riprese la marcia frettolosamente per non creare intralcio. Guardò dallo specchietto retrovisore e vide almeno 3 macchine dietro di lui. Abbassò lo sguardo verso Sara, intenta ad accomodarsi sul sedile. Indossava un cardigan nero di cotone abbastanza leggero con sotto una canottiera marroncina che non gli era nuova. Vide le sue cosce nude e delle parigine arrivarle fino al ginocchio.
Sara si sistemò i capelli un po’ in disordine e ricambiò lo sguardo del suo coinquilino attraverso lo specchio.
“Grazie…..mi dispiace averti disturbato..spero non aver interrotto niente di importante”
Gustavo, ancora ipnotizzato, non rispose immediatamente. Si concentrò sull’attaccatura delle sue gambe bianche sperando di intravedere qualcosa. Se le avesse chiesto di aprirle, Sara non avrebbe opposto resistenza e lui lo sapeva. Al solo pensiero sentì il sangue confluire verso il suo sesso e donargli un’importante erezione. Quella stessa che aveva perso con Bea, senza riuscire a recuperarla.
“Non ti preoccupare...ero solo in un momento un po’ difficile...poi mi sono liberato”.

Entrati in casa Sara posò immediatamente il borsone e si precipitò in bagno.
Uscì dopo un paio di minuti cercando Gustavo. Lo trovò in camera sua intento a togliersi le scarpe.
“Ho fame, ordiniamo una pizza? Offro io”
Finì di slacciarsi le stringhe delle sneakers e si diresse verso Sara, che nel frattempo si era spostata in cucina. Si stava sbottonando il cardigan lungo, dandogli conferma che ciò che indossava sotto era proprio quel vestito-canottiera marrone adornato da una striscia di pizzo all’altezza dell’orlo inferiore.
“Se offri tu certo….Per me la solita, grazie Saretta”.
La vide sfilarsi il cardigan ed appoggiarlo sullo schienale di una sedia. Si girò per andare in sala e si ricordò di come fosse trasparente la canottiera che aveva indossato. Le sue natiche e la riga che le separava erano perfettamente visibili. Un movimento ondulatorio le fece ballonzolare durante la breve camminata di cui Gustavo osservò ogni dettaglio. Come al solito non portava slip e sin dall’apertura del cardigan aveva già potuto ammirare i suoi enormi capezzoli fare capolino da quel leggerissimo strato di stoffa.
Lo stacco fra le parigine e l’inizio della canottiera sembrava un’autostrada lunghissima, interminabile.
Non perse l’erezione neanche un secondo ma fece finta di non accorgersene.
Si affacciò al salotto e la vide seduta sul divano, con le gambe accavallate intenta a chiamare la pizzeria.
“Ok fatto! Fra poco si mangia!!”
Si tirò su i capelli per raccoglierli in una pinza marrone e sentì un tonfo dietro di lei.
“Cos’è caduto?”
Gustavo non fece in tempo a muoversi che la vide girarsi su se stessa ed affacciarsi dietro il sofà.
Ed era lì, in tutto il suo splendore. quell’immagine che non vedeva da giorni rientrò prepotentemente nella sua vita. In ginocchio di spalle davanti a lui, con la canottiera sollevata per il repentino movimento. Fra le sue natiche in parte nude, intravide le sue grandi labbra, invitanti e sfacciate. Il suo primo istinto fu quello di bloccarla da dietro e possederla fino al giorno seguente, tappandole la bocca per non farla gemere.
Si crogiolò in quella fantasia accarezzandosi leggermente sui pantaloni. Tornò in se solo quando Sara si voltò.
“Ahh era il telecomando..vediamo se funziona ancora...Gus non metterlo qui..altrimenti cade!”
“Ha...hai ragione”.
Provò il telecomando passando da un canale all’altro assicurandosi che funzionasse ma venne distratta da quell’uomo davanti a lei che di profilo guardava lo schermo della tv. Notò subito un rigonfiamento nei suoi pantaloni e si sentì incredibilmente lusingata. Si sentì padrona della situazione, percepì quel potere che solo una donna può provare quando è certa di aver sedotto un uomo. Lo afferrò per una gamba per farlo posizionare davanti a lei. Il suo volto era perfettamente perpendicolare alla cerniera dei suoi pantaloni.
Dal basso lo guardò con aria di sfida mista a lussuria, iniziando a tirare giù la cerniera.
Quella scossa che non provava da giorni lo attraversò dalla punta dei capelli fino a quella dei piedi.
D’istinto posò la sua mano su quella di Sara per fermarla, senza però riuscirci. Fu in realtà un’opposizione minima che nessuna donna avrebbe interpretato come uno stop.
Pensò a quanto stesse sbagliando, a quanto fosse malata quella situazione ma non riuscì a non lasciarsi andare quando notò la lingua di Sara passare sui suoi testicoli gonfi per quel rapporto mancato con Bea. Una mano dalle lunghe dita attraversò il suo membro soffermandosi per giocare con il prepuzio ormai inumidito. Non provò più a fermarla e si fece masturbare abilmente dalla sua instancabile bocca che prese a succhiarlo poco a poco, assaporando i suoi liquidi mischiati con la sua saliva. Gli occhi fissi su di lui lo fecero sentire importante, quasi onnipotente, ma sicuramente non si aspettava quello che avrebbe fatto quella donna di lì a poco.
La vide cercare qualcosa sul divano fino a che non trovò il suo smartphone.
Glielo porse abbandonando per qualche secondo la fellatio.
“Filmami….”
Le scosse furono diverse. Una dietro l’altra. Sentì montare il suo orgasmo ma riuscì a frenarsi in tempo.
Nella sua testa un turbinio di contraddizioni lo stavano annebbiando. Si maledisse per quello che stava facendo nonostante una parte di lui non vedesse l’ora di assecondarla.
“Avanti, fallo..” alla visione della sua cappella sulle sue labbra, mentre pronunciava quelle due parole, non esitò ulteriormente.
Attivò il video del telefono e iniziò a riprendere la sua coinquilina. Attraverso lo schermo era ancora più eccitante vederla succhiare senza fermarsi.
Con una mano,Sara tirò fuori violentemente i suoi seni dalla canottiera, agitandoli davanti a lui fino a che non li avvolse intorno al suo pene per regalargli un’ulteriore masturbazione prima di venire.
Non ricordò di averlo mai provato. Forse perché le sue ex amanti o fidanzate avevano tutte il seno troppo piccolo ma pensò che fosse una sensazione terribilmente bella. Riprese la sequenza di quei seni muoversi per recargli piacere, invitandola a leccargli la punta arrossata.
Le riempì il seno di sperma pochi secondi dopo, cercando di non perdere il controllo dello smartphone.
Premette stop sull’immagine dei suoi capezzoli “imbiancati”.

Si ritrovarono seduti accanto sul divano. Sara, ancora sporca prese la mano destra di Gustavo invitandolo a masturbarla.
“No aspetta..io….” ritrasse la mano affogando nel suo immenso senso di colpa e di inadeguatezza.
“Uhh hai ragione, hai le mani piene di sperma….meglio non correre rischi..faccio da sola”
Gustavo capì quelle parole a scoppio ritardato. Non era sicuro di aver inteso bene.
La guardò come un bambino guarda la maestra dopo la prima spiegazione di come si fanno le divisioni incolonna.
“Non prendo più la pillola...mi dava fastidio, stai tranquillo, tanto ci metterò pochissimo, sono al culmine”.
Ancora così non era sicuro di quello che volesse fare ma tutto fu subito chiaro.
Sara iniziò a massaggiarsi il clitoride con movimenti rotatori mentre con l’altra mano giocava con lo sperma sui suoi capezzoli. Nel farlo non distolse un secondo lo sguardo da Gustavo visibilmente imbarazzato e sorpreso. I suoi spasmi aumentarono velocemente e ad ognuno corrispondeva un gridolino di piacere.
La vide contorcersi nella contrazione finale prendendosi tutto il suo orgasmo con estrema naturalezza.
Non credeva ai suoi occhi. Si maledì per non averla ripresa in video in quel momento e subito dopo si maledì di nuovo per averlo pensato.
Sara si era appena masturbata davanti a lui, incurante di quello che potesse pensare. Non c’era stata pudicizia né vergogna nel suo atto, come se davanti a lei ci fosse stato uno specchio e non un uomo.
Quel voyeurismo consenziente non era altro che un gesto di infinita complicità che Sara si era presa senza chiedere il permesso. Avrebbe voluto sentire rabbia, invece sentì profonda voglia di baciarla, così come baciava Bea. Ma non lo fece. Bea...quello che le aveva appena fatto non era certo da premio per la correttezza. Uscire con una donna che gli piacesse per Gustavo doveva già essere sinonimo di fedeltà. No, non era giusto. Doveva interrompere quelle abitudini sessuali deviate.
“Sara io…..non posso più farlo...considerala come l’ultima volta”
Sara, ancora sporca dei suoi umori e di Gustavo si voltò con aria interrogativa.
“Perché? Cos’è successo?”
Gustavo le raccontò dell’incontro con Bea, di quanto ci tenesse e della sensazione di poter concludere qualcosa di serio con quella ragazza.
Lo fece finire e lo guardò serena
“Sì ma...cosa c’entro io? Insomma, io e te facciamo solo sesso. Non ti ho mica chiesto di sposarmi”.
A quelle parole Gustavo si irritò.
“Come sarebbe a dire che facciamo solo sesso? Cos’è che non capisci? Se frequento un’altra donna non posso tradirla!!”
Sara scoppiò a ridere.
“O mio Dio Gustavo…...non vorrai dirmi che credi nella monogamia vero?”
In quel momento sembravano su due pianeti distanti anni luce.
“Ma che discorsi fai? Se stai con qualcuno fai sesso con quella persona e basta!”
Sara diventò seria senza però alterarsi.
“Lascia che ti dica una cosa Gus….se fossi io la tua ragazza non ti chiederei mai di essermi fedele sessualmente. Vorrei che tu mi fossi fedele nei progetti che abbiamo in comune, nel rispetto della nostra indipendenza, nell’onestà di dirci sempre quello che pensiamo. Ma il sesso è solo un aspetto ludico che potremmo condividere anche con altri, senza per questo volerci meno bene. Ci sarebbe gente meno frustrata se fosse accettato dalla società. Ma la società siamo noi e se non cominciamo noi a cambiare certi standard...beh, non possiamo pretendere che lo facciano gli altri.
Comunque sia non pretendo che tu la veda allo stesso modo quindi e per il discorso appena fatto, lo rispetterò, proprio perché ti voglio bene e ci tengo a te”.
Gustavo non seppe cosa rispondere. Sara aveva forse ragione? La monogamia era davvero qualcosa di assolutamente anacronistico? Aveva appena avuto un portentoso orgasmo con un’altra donna, eppure non sentiva di voler meno bene a Bea o non desiderare di costruire qualcosa con lei.
Si alzò per andare in bagno e farsi una doccia, riusciva a riflettere meglio sotto lo scroscio dell’acqua.
Si portò dietro il telefono. Cinque chiamate perse di Bea lo misero un po’ in ansia.
Le scrisse un messaggio frettolosamente
“Scusami, ho avuto un piccolo impiccio in casa, tutto risolto. Non preoccuparti. A domani, un bacio”.
Si sentì pericolosamente colto in fallo, ecco il tradimento di cui aveva appena parlato Sara. Non era il rapporto avuto con lei la cosa più grave, ma averle mentito. Una relazione che inizia con una menzogna, inizia con la piega sbagliata. Ma come al solito, cancellò quel pensiero dalla sua testa. Catalogò tutto come incidente di percorso che non sarebbe mai più capitato e prese la decisione definitiva, una ricompensa per quella creatura in attesa di un suo segnale.

Uscì dalla doccia e vide Sara con i cartoni delle pizze in mano
“Vieni sono arrivate!”
Gustavo si avvicinò e la aiutò ad apparecchiare.
“Senti Sara, vorrei invitare Bea qui, una di queste sere. Possiamo metterci d’accordo in modo che tu...sì insomma che tu non ci sia? Vedi quando hai la possibilità di uscire con le tue amiche, non c’è fretta, non deve essere domani”.
“Non vuoi farmela conoscere? Hai paura che riveli qualcosa di noi due? Forse non mi conosci bene Gus, non farei mai una cosa del genere, comunque non ci sono problemi. Domani sera ho una festa di compleanno, certo non posso dirti a che ora rincaserò. Se sono stanca e voglio tornare...torno. Lo capisci vero?”
“No no, te la farò conoscere, ma sai giusto così per farla abituare a casa mia...ovvio, puoi tornare quando vuoi, magari manda un messaggino quando parti giusto per...”
“Per non cogliervi a fornicare sul divano?? Ahahahahaha….”
Gustavo captò quella risata come distensiva. La baciò sulla fronte.
“Grazie...”

La mattina dopo Gustavo si svegliò con un’idea chiarissima: chiamare Bea ed invitarla a cena a casa sua. Ancora nel letto cercò il suo numero in rubrica ed attese che il telefono lo componesse.
“Bea buongiorno. Scusa per ieri...sono stato davvero occupa...”
“Senti non so chi ti credi di essere ma così non ci siamo” Bea era incredibilmente arrabbiata. Quella rabbia mista a pianto per essere stata così poco presa in considerazione.
“Ti ho chiamato ben cinque volte!!Cosa stavi facendo di così drammatico per non potermi rispondere?”
Erano forse due anni che non sentiva una mezza scenata di gelosia. Ma invece di sentirsi costretto in una morsa pericolosa, si sentì lusingato.
“Hai ragione ma avevo lasciato il telefono in camera e...guarda.. una discussione tremenda con la vicina...poi ti racconto….Comunque...stasera perché non vieni a cena qua?”
Aveva mentito di nuovo. Pensò brevemente a cosa avrebbe potuto inventarsi, quale scenetta delirante con la presunta dirimpettaia, che non incrociava da mesi. Tutto però era a fin di bene. Tutto era per il bene di Bea.
“Vuoi invitarmi a casa tua?” la voce di Bea cambiò improvvisamente tono.
“Sì certo, tanto la mia coinquilina è a cena fuori quindi siamo soli….dai vieni che cuciniamo insieme!”
Passarono pochi secondi.
“Va bene, prendo l’autobus delle 19.30, mi porto il cambio così dormo lì e non devi riportarmi a casa”.
Gustavo sentì accelerare i suoi battiti, dormire a casa sua avrebbe significato il rischio di incrociare Sara la mattina dopo, ma forse era bene togliersi il dente una volta per tutte.
“V..va bene, come vuoi, ci vediamo stasera”.

Si vestì rapidamente ed andò a correre. Lo accompagnarono Kurt Cobain e John Lennon in maniera aleatoria. Voleva essere in forma per la serata. Niente “cilecca” stavolta. Il sesso con Sara era il più intenso mai vissuto, ma Bea poteva essere il futuro stabile, quello lineare che sempre aveva bramato e non sarebbe tornato indietro. Un messaggio interruppe “About a girl”
“Questo video appartiene ad entrambi, ci vediamo a pranzo”
In allegato, il video della sera prima con Sara. Ebbe l’enorme tentazione di rivederlo e capì dentro di sé che se lo avesse archiviato da qualche parte, prima o poi, lo avrebbe riaperto.
Modifica, Seleziona, Sposta nel cestino.

Il pranzo ed il pomeriggio passarono velocemente, Sara occupò il bagno verso le 19.
Beatrice non sarebbe arrivata prima delle 20.15, Gustavo era pressoché sicuro che le due non si sarebbero incrociate.
Si rilassò guardando una puntata della sua serie preferita, incurante di Sara che gli passava davanti in accappatoio.
“Vado a vestirmi ed esco….sono già in ritardo”.
Gustavo annuì senza darle importanza.
Sara uscì una ventina di minuti dopo e Gus stavolta, non poté fare a meno di guardarla.
Indossava una sottile gonna di chiffon nera lunga fino ai piedi, con uno spacco che le arrivava fino ad altezza vita. La sua coscia sinistra era totalmente scoperta, ed ogni qualvolta avanzava il piede sinistro, l’apertura dello spacco si apriva fino al bacino, dando evidenza della sua abituale mancanza di slip. Sopra aveva messo un maglioncino bianco senza maniche molto attillato che le arrivava fino al collo, ma che si fermava sotto la curvatura del suo seno, lasciando l’addome scoperto. Si fermò davanti a lui mettendosi gli orecchini
“Ascolta, non credo di tornare prima dell’una di notte, comunque ti scrivo quando parto ok?”
Il secondo orecchino le cascò di mano finendo per terra. Si accucciò con le gambe leggermente divaricate per prenderlo e Gustavo notò subito il suo sesso fare bella mostra e puntarlo dritto negli occhi. Sentì la scossa ma resistette, distogliendo lo sguardo da Sara.
“Ok grazie Saretta, divertiti”.
Si compiacque con se stesso, era riuscito a controllarsi. Alla fine non era così difficile. Poteva farlo.

Bea suonò il campanello alle 20.20 ed arrivò corredata di una bottiglia di prosecco e di un vassoio contenente una torta alla crema.
Appena posato tutto sul tavolo, Gustavo la prese fra le braccia baciandola con estremo trasporto.
“Scusami per ieri...non succederà più...”
A quelle parole Bea si sciolse e riprese il discorso da dove era rimasto.
Iniziarono ad accarezzarsi con intensa passione e Gustavo la portò nella sua camera pochi minuti dopo.
Fecero l’amore come lo si fa nei film romantici, baciandosi continuamente, uno sopra l’altra, scambiandosi effusioni e parole sdolcinate.
Bea si sentì totalmente avvolta dall’affetto di quell’uomo, perso in mille piccoli dettagli pur farla stare bene. Dal canto suo, Gustavo riuscì a venire dentro di lei senza particolari problemi.
Si sentì pulito e soddisfatto dopo quel rapporto. Si coccolarono nel letto per un po’ fino a che ad entrambi non venne fame.
Si spostarono in cucina ed iniziarono a preparare delle piadine ripiene.
Sembravano una coppia collaudata da molto tempo, in perfetta sintonia.
Cenarono in meno di mezz’ora e finirono in salotto con l’intenzione di vedere un film.
Sul divano, sotto un leggerissimo plaid, si scambiarono infiniti baci prima di decidere quale pellicola li avrebbe accompagnati per il resto della serata.
Optarono per Marylin ma non ne videro neppure un quarto. Si addormentarono coccolati dalle luci del film che conciliarono in maniera perfetta il loro sonno.
Dopo due ore, un messaggio di Sara sul telefono di Gustavo venne totalmente ignorato.

Il rumore della porta destò immediatamente Gustavo. Vide accendersi la luce del corridoio e sentì un vocio inusuale. Riconobbe la voce di Sara ma non quella dell’altra persona.
Si svegliò anche Bea.
Poco dopo sul salotto si affacciò un groviglio di due persone intente baciarsi fra una risata e l’altra.
Una era Sara, l’altro un ragazzo sulla trentina, molto alto, moro, dalla barba un po’ incolta e decisamente muscoloso. Sara accese la luce del salotto.
“Oddio scusate!! Gus, ti ho mandato un messaggio più di un’ora fa….”
Gustavo si stropicciò gli occhi e immediatamente guardò la reazione di Bea che non si fece attendere. Scrutò Sara da cima a fondo con aria severa e decisamente sconcertata.
“Beh ragazzi non vi preoccupate, andiamo in camera mia, scusate se vi abbiamo svegliato”
Sara passò davanti a Gus e gli accarezzò i capelli spettinandolo ulteriormente, si abbassò e gli sussurrò qualcosa nell’orecchio che Bea non percepì, aumentando così il suo disappunto.
I due si eclissarono pochi secondi dopo nella stanza di Sara.
Gustavo si scosse un po’ e prese la mano della sua partner
“Andiamo a letto?”
Bea scostò immediatamente la mano.
“Quando avevi intenzione di dirmelo?”
“Cosa?”
Bea abbassò le sopracciglia sempre più innervosita.
“Tu vivi con quella? No dico, ma l’hai vista? Si notava lontano un miglio che non portava il reggiseno e la gonna? Hai visto la gonna? Non porta neppure gli slip la tua coinquilina? Se è così spudorata da uscire così, non oso immaginare come giri per casa. Poi chi era quello? Il suo fidanzato? O si porta uno ogni sera….sicuramente ci avrà già provato anche con te lo so….non è possibile io...”
Gustavo le prese di nuovo la mano ma stavolta con più forza.
“Bea...calmati….è solo una persona a cui ho affittato una stanza. Non abbiamo nessun rapporto se non conviviale, perché ti alteri tanto...” capiva di non essere convincente perché era cosciente delle sue menzogne.
“Non dire stupidate!! Ho visto come ti ha accarezzato...cosa ti ha detto nell’orecchio? Raggiungici che ci divertiamo in tre? Eh?? Avanti...dimmelo!”
Gustavo sentì che per quanto lui le avesse volutamente mentito, Bea stava oggettivamente esagerando.
Diventò più serio
“Bea ascolta, mi ha solo detto di avermi inviato un messaggio per avvisarmi del suo rientro come io le avevo chiesto….solo che ci siamo addormentati e non l’ho visto, tutto qua. Come vedi lei esce con un altro uomo e io esco con te. Dov’è il problema?”
Bea si alzò di scatto ed iniziò ad alzare la voce
“Il problema è che non la voglio qua dentro, con te. Che si cerchi un altro appartamento e tu trovati un uomo come coinquilino!”
A quelle parole Gustavo non poté che replicare severamente
“Bea...ci frequentiamo da pochissimo e tu pretendi di cambiare la mia vita. Con quale diritto? Sara è una coinquilina corretta, pulita e lavoratrice. Non intendo certo cacciarla. Se ti va bene è così, altrimenti...”
“Altrimenti..cosa?” Bea scoppiò in un pianto dirompente interrotto da singhiozzi a tratti molto infantili.
Gustavo si alzò e la abbracciò con enorme tenerezza.
“Scusami, non volevo essere duro con te. Dai andiamo a letto”
“No...voglio andare a casa mia….accompagnami”
Non insistette ulteriormente. Prese la giacca e insieme uscirono per salire in macchina.
Durante il viaggio non si scambiarono mezza parola. Arrivati a destinazione, prima di scendere, Bea lo guardò fisso negli occhi
“Mi sto innamorando di te Gus...non voglio perderti e non posso sopportare che altre donne ti girino intorno”
Gustavo, sbagliando per l’ennesima volta, prese quelle parole per una dichiarazione d’amore da manuale, sentendosi al centro dell’attenzione e pensando di aver fatto veramente qualcosa di buono.
“Sara non mi gira intorno...non ci pensa neanche..non le piaccio proprio!”
L’ultima bugia di quella giornata si consumò con un bacio emotivo fra lacrime ed autostima galoppante.
“Dai, ci sentiamo domani, non pensarci più, lo sai che ci tengo a te. Quando ti arrabbi sei bellissima, ma ti preferisco sorridente”.
Si lasciarono così, con una pace apparentemente fatta.

Gustavo tornò a casa esausto. Rimise a posto il divano e percepì subito cosa stesse accadendo nella camera di Sara. Non c’era bisogno di un udito molto sviluppato. I suoi gemiti erano inconfondibili. Si avvicinò alla porta, come già aveva fatto in passato quando aveva conosciuto Lorenzo. L’autostima accresciuta dalla dichiarazione di Bea si smontò piano piano quando percepì che non era certo l’unico in grado di far impazzire Sara a letto. Si sentì piccolissimo e insignificante ma ciò nonostante, sentirla ansimare con un altro, gli provocò ira ed eccitazione insieme.
Spense il cervello e non pensò a nulla. Tirò velocemente fuori il suo membro e iniziò a masturbarsi sperando di cogliere l’orgasmo di Sara. Voleva sentirsi comunque parte di quel rapporto sessuale. Sara non poteva escluderlo così. Ciò nonostante era già fuori dai giochi, per sua stessa richiesta. Aveva proposto lui a Sara di fermarsi. Cosa pretendeva adesso? Smise di ascoltare le sue vocine interiori e si decise a concludere la sua masturbazione. L’orgasmo di Sara non si fece attendere. Immaginò in che modo quel tizio l’avesse fatta venire e la rivide in preda al piacere il giorno precedente, quando si era toccata davanti a lui. Sporcò i pantaloni e il pavimento e corse in cucina a prendere degli scottex.
Ripulì quelle macchie dal pavimento come se stesse ripulendo la sua coscienza da quell’ennesima ricaduta.
Le urla di piacere di Sara riecheggiarono nella sua testa fino a che non prese sonno.
Nelle sue sinapsi, di Bea, nemmeno l’ombra.



scritto il
2018-03-29
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