Confessioni di una madre
di
mimma_goose
genere
incesti
Il mio nome è Sabrina e ho 38 anni.
Quando mancavano due mesi alla nascita della mia secondogenita, quel disgraziato di mio marito, anzi ex marito, scappò con quella troietta della sua segretaria, lasciandomi con due figli. In fin dei conti le cose andavano bene, tirare avanti non era molto difficile. Avevo un negozio tutto mio e potevo tenere la bambina con me e poi mi raggiungeva anche Luca quando usciva da scuola.
Mi reputavo tutto sommato ancora una bella donna: capelli castani che arrivano alle spalle, occhi scuri, un bel sorriso di cui vado fiera, e anche a livello fisico mi difendo bene, almeno così dicevano; delle belle gambe, sedere sodo, ventre piatto nonostante le due gravidanze che ho sostenuto e due bei seni. Già, il mio seno: fin da ragazza hanno attirato gli occhi maschili, portavo la quinta, e per via della montata lattea quasi una sesta; per questo erano un po' appesantite, i capezzoli e le areole scuri e molto sensibili.
Riprendiamo il filo del discorso…
Mi resi conto di avere un problema non da poco: mio figlio Luca, 18 anni, è un ragazzo piuttosto timido, introverso e chiuso in se stesso, nonostante l'età. Ha risentito molto della fuga del padre e temevo che potesse influire negativamente su di lui. Perciò cercavo sempre di tenerlo su di morale, lo invogliavo ad intervenire nelle discussioni, oppure insistendo che uscisse coi suoi amici. Faceva la quarta geometra e se la cavava piuttosto bene.
Tuttavia, quando dovevo allattare la sua sorellina, Luca si imbarazzava e mi evitava sempre. Si chiudeva spesso in camera sua oppure in bagno.
Un giorno, dopo avere messo la piccola nella culla, sentii un rumore nel bagno; incuriosita, mi avvicinai e dalla porta accostata vidi Luca con i pantaloni e gli slip calate, intento a masturbarsi, sospirando forte. Non riuscivo a distogliere lo sguardo: la mano di Luca scorreva su e giù, su e giù…
Ero stupita: mio figlio si masturbava dopo avermi visto allattare?
— Mamma… — mormorò all'improvviso.
Il cuore mi balzò in gola: mi aveva vista? No, non era cosi: si stava avvicinando all'orgasmo, accelerò il ritmo della mano, e con un gemito soffocato eiaculò nel water.
— Mamma… — mormorò nuovamente.
Ero sconvolta, non sapevo che pensare: mi sentivo bagnata laggiù, la fica, da troppo insoddisfatta, miagolava affamata. In punta di piedi mi diressi nella mia camera, e chiusa la porta a chiave, abbassai le mutandine e feci un ditalino furioso, che mi fece venire quasi all'istante. Subito dopo mi sentivo come se mi facessi schifo da sola: svegliati!, dissi a me stessa, è tuo figlio! Ti sembrano cose da farsi?
Mi vergognavo tanto, però… era mio figlio, è vero, ma ero pur sempre una donna, sola e insoddisfatta… stavo forse per compiere una sciocchezza?
Nei giorni seguenti la situazione peggiorò: ogni volta che allattavo, lui si precipitava in bagno, e ogni volta lo spiavo di nascosto per poi masturbarmi anche io, la voglia repressa e l'eccitazione stavano prendendo il sopravvento sul buonsenso.
Non mi sentivo più la madre di prima, ero sempre eccitata, con i capezzoli duri e gonfi e la fica sempre umida.
Un giorno decisi di risolvere quella situazione. Chiamai Luca in soggiorno, e lo invitai a sedermi sul divano con me. Lui sembrava perplesso, i suoi occhi esprimevano curiosità.
— Tesoro — incominciai, — dimmi una cosa: che cosa fai in bagno dopo che mi hai visto allattare?
Il faccia di Luca divenne di fiamma: provò a scappare via, ma lo trattenni dolcemente. Era visibilmente in imbarazzo.
— Scusa, mamma… — sussurrò, capendo che sapevo tutto. — Ma ogni volta che ti vedo allattare mi diventa duro. Ti prometto che non lo farò più.
Ma non sembrava poi così sicuro che sarebbe riuscito a mantenere la sua promessa.
Così presi la mia decisione. Una decisione da cui non si tornava indietro.
Lo strinsi forte a me; sentivo il suo cuore battere velocemente, come un tamburo. Gli posai la testa sul mio seno mentre lo accarezzavo sulla testa, le spalle, poi giù sul petto.
— Mamma… io… — mormorò, ma gli misi un dito sulle labbra.
— Lascia fare alla mamma, tesoro. Tu rilassati e stai tranquillo.
La mia mano scivolò sul suo inguine, Luca sussultò ma non disse nulla. Insistetti su quel punto, accarezzandolo lentamente, la sua erezione stava alzando il capo. Slacciai la patta dei pantaloni e scostai l'elastico degli slip, lasciando che il suo pene svettasse libero.
Che bello, era così duro! con una leggera peluria biondiccia… Era cresciuto proprio bene, il mio Luca. Quando glielo presi in mano, il suo pene ebbe un fremito, e Luca chiuse gli occhi, con un gemito. Lo scappellavo, tirando giù la pelle, segandolo piano piano… come era piacevole sentire di nuovo un membro maschile nelle mie mani! Stavo iniziando a scaldarmi anche io, la mia fica era bollente.
Mi sbottonai la camicia, sotto portavo uno di quei reggiseni per allattare, comodi da aprire; sganciai la chiusura e la mia tetta sinistra si mostrò agli occhi di mio figlio. Luca mi guardava, l'acquolina in bocca, fissava il mio capezzolo dal quale faceva capolino una goccia di latte. Gli misi una mano dietro la nuca e lo attirai verso di me, le sue labbra si chiusero sul mio capezzolo.
— Oh, tesoro… bravo, succhia il latte della mamma…
Il suo pene sussultò nella mia mano, godeva ma era imbarazzato insieme, avvertivo il calore del suo viso sulla mia pelle, il latte colava copiosamente nella sua bocca, mentre la mia fica inzuppava le mie mutandine. Il pene di Luca era durissimo, una goccia di seme stava brillando sulla punta, la sfiorai con l'indice e me la portai alle labbra: delizioso; il suo seme aveva un sapore squisito.
Accelerai la mano sul pene di Luca, che gemeva e sospirava, stava iniziando a godersela; anche io ero al limite, ormai: le sue succhiate mi stavano portando sull'orlo dell'orgasmo, la mia fica era un lago ormai. Dovevo fare del mio meglio per non farmi sfuggire neanche un gemito: il suo modo di succhiare, così diverso da quello della sorellina, mi mandava in estasi.
Luca venne con un gemito soffocato, il suo seme mi imbrattò la mano. Quasi contemporaneamente venni anche io, un orgasmo fortissimo, senza nemmeno toccarmi; mi lasciai andare ansante sul divano, mentre Luca, appagato, continuava a poppare beato il mio latte.
Sorridendo, lo strinsi forte, circondandolo tra le braccia: — Tesoro, va meglio adesso?
Lui annuii piano, la bocca ancora premuta sulla mia tetta. Lo baciai dolcemente sulla fronte: — Ricordati, tesoro: quando vuoi sfogarti, vieni dalla mamma, lei sa come aiutarti.
Luca rispose con affetto al mio abbraccio, come quando era piccolo, ricordandomi di quando lui si addormentava, con il mio capezzolo tra le labbra.
Lo guardai amorevolmente, il mio Luca: da quel giorno sarebbe stato mio compito soddisfarlo, e fare di lui un uomo. L'amore di una mamma non conosce limiti.
L'aver masturbato mio figlio Luca diede il via ad una serie di pensieri in bilico tra la pura eccitazione e la vergogna di aver ceduto. Mi sentivo sporca, contaminata, e… eccitata. Divenni preda di un costante desiderio sessuale: i miei seni erano sempre turgidi, i capezzoli duri, e la mia fica era sempre bollente e bagnata.
Dovevo chiudermi spesso in bagno e masturbarmi, non potevo farne a meno: calavo in fretta e furia le mutandine e prendevo a tormentare la mia fica. Dopo ogni orgasmo mi dicevo "Ora basta, devo smetterla", per poi trovarmi punto e daccapo il giorno dopo.
Ma ormai era diventata una consuetudine.
Quando dovevo allattare la bambina, Luca era sempre al mio fianco. Prima allattavo Manuela e lui restava ad osservare il mio seno (che tenevo appositamente scoperto, senza il reggiseno) e guardava la sorellina succhiare. Lo sapevo che si stava eccitando, perché di tanto in tanto, la sua mano correva all'inguine per sistemare qualcosa che gli dava sicuramente fastidio.
— Tesoro… perché non ti togli i pantaloni? Lo vedo che ti vanno stretti.
Luca si alzò rapido e se li tolse. Poi si rimise di fianco a me ad osservare.
— Mamma… — mi chiese dopo un po'.
— Dimmi tesoro.
— Perché mi viene duro quando di guardo?
E che rispondere a una domanda del genere?
— Eh, tesoro, è perché ti piace. Ti piace guardare il seno. Non preoccuparti, è normale. A tutti i maschi piace guardare il seno femminile. E si eccitano a farlo. E si eccitano anche per altre cose, sai?
— Tipo cosa?
— Beh… c'è a chi piace il sedere, a chi le gambe, c'è persino a cui piacciono i piedi. E se poi ce ne sono alcuni a cui piace guardare il pene di un altro maschio.
— A me no! — rispose deciso. — Mi piace il tuo seno, mamma! È così morbido! E mi piace anche il tuo latte. Proprio come piace a Manuela.
Feci fare il ruttino alla bambina e poi la spostati sull'altro capezzolo. La piccola riprese a succhiare affamata.
Intanto sbirciavo l'inguine di Luca. Cavoli se si era gonfiato…!
Luca rimase in silenzio per tutto il tempo dell'allattamento della sorellina, ma non tolse mai gli occhi dal mio seno gonfio. Sapeva già che non appena Manuela avesse finito, sarebbe toccato a lui.
Appena la bambina si addormentò, la misi nella culla. Tornai al divano, senza neanche coprirmi il seno. Gli occhi di Luca erano calamitati sul mio petto ed un espressione di gioia gli illuminò il suo bel volto.
— Oh mamma… come sei bella! Ti voglio tanto bene, tantissimo! — correndomi incontro ed abbracciandomi.
— Anche io ti voglio tanto bene, Luca — rispondendo al suo abbraccio.
Poi gli scompigliai i capelli, lo presi per mano e ritornammo al divano.
Mi diede appena il tempo di sedermi, che lui era già con la bocca spalancata, pronto a prendersi in bocca il capezzolo umido di latte.
Gli cinsi le spalle con un braccio per sostenerlo e lui iniziò a succhiare. Era diventato bravissimo. Mi prendeva in bocca tutto quello che poteva, e la sua lingua mi mungeva il capezzolo alla perfezione.
Intanto io giocavo col suo pene… gli facevo sempre togliere gli slip prima di sdraiarsi, così era più agevole il tutto.
Inutile dire che la mia fica grondava sempre di più, desiderosa che un cazzo la riempisse.
Lo facevo sempre venire quando lo allattavo. E la sua crema bianca mi impiastricciava sempre la mia mano. Era quasi un uomo Luca e aveva già un bel pene lungo una quindicina di centimetri.
Anche se era già venuto, continuava a succhiarmi il seno fino a che mi svuotava completamente le mammelle, ma queste si riempivano nuovamente nel giro di poche ore.
Poi, una volta che Luca aveva finito, dovevo andare a sfogarmi. Perciò me ne andavo in camera, mi toccavo, mi infilavo le dita nella fica e mi contorcevo sul letto desiderando un cazzo dentro di me.
Erano più o meno le dieci di sera e stavo dando l'ultima poppata alla bambina. Luca era in bagno che si stava preparando per andare a dormire. Stranamente quella volta non era corso da me.
Dicevo… ero in camera mia e stavo dando l'ultima poppata a Manuela. Ella succhiava beatamente al seno e gli occhi le si stavano già chiudendo per il sonno. Come al solito si addormentò e la misi nella sua culla.
Mi preparai anche io a dormire. Mi sistemai il reggiseno, mettendo delle coppette assorbilatte asciutte, e indossai il pigiama. Per comodità mettevo uno di quei grembiuloni (che mi arrivava a metà coscia) coi bottoni fino in basso. Così era più facile allattare la bambina durante la notte.
Poco dopo essermi messa sotto le coperte (stavo leggendo un libro), arrivò Luca.
— Mamma…
La voce di Luca mi fece sobbalzare. — Che c'è, tesoro? — gli chiesi.
Luca non rispose subito; indossava una maglietta e i pantaloncini del pigiama corto e nella penombra mi parve di scorrere un leggero gonfiore al suo inguine.
— Non riesco a dormire… Posso stare un po' con te? — chiese quasi sussurrando.
Sorrisi: — Ma certo. Vieni qui dalla mamma… — battendo con la mano sul materasso.
Luca si tuffò sul letto, come se si fosse buttato dal trampolino della piscina, rimbalzando sul materasso. Gli piaceva farlo e lo faceva sempre ridere. Poi si infilò sotto le coperte.
Spensi la lampada e mi sistemai sotto per dormire. Luca si avvicinò a me, incollandosi al mio fianco.
— Mamma… mi dai il latte? Stasera non l'ho ancora preso — mi chiese.
— Ma certo, tesoro, vieni.
Mi tirai su a sedere, mi slacciai i bottoni davanti e scoprii uno dei seni. Luca mi si avventò sul capezzolo e prese a succhiare. Gli sostenni la testa, come se avessi in braccio la bambina, e intanto lui, con l'altra mano andò alla ricerca dell'altra tetta, che mise a nudo. Iniziò ad accarezzarmi la pelle scoperta, con delicatezza, facendomi eccitare nuovamente.
Ci guardavamo negli occhi, io e lui. Gli leggevo sul suo volto una intera gamma di emozioni: amore, possesso, libidine, appagamento.
Una nuova consapevolezza prese piede dentro di me: che non sarei mai riuscita a dirgli no.
Allungai la mia mano sul suo pene. Era già bello duro. Cercai di abbassargli i pantaloncini per fargli la solita sega, ma Luca mi fermò.
— No, mamma. Non lo fare, oggi.
Dapprima rimasi un po' sconcertata, non si era mai rifiutato prima d'ora.
Cambiò seno, avendo svuotato completamente l'altro. Visto che non voleva che gli facessi la sega, presi ad accarezzargli lentamente la schiena. E ogni tanto gli scostavo i capelli dalla fronte. Quando mi ebbe svuotato anche l'altro seno, mi aspettavo che si mettesse a dormire, ma invece…
— Mamma, posso darti un bacio?
Mi si avvicinò al volto e mi diede un sonoro bacio a stampo con schiocco sulle labbra.
— Ehi… ma allora mi vuoi proprio bene, eh?
— Sei la mamma migliore del mondo!
Poi si sdraiò e appoggiò la testa sul cuscino. Anche io mi sdraiai, mentre cercavo di riabbottonarmi. Subito Luca si avvicinò e mi posò la testa sul seno, impedendomi di chiudere i bottoni.
Anzi, prese a slacciarmi tutta la fila fino in fondo e scostò i lembi. Mi scoperse di nuovo il seno e prese a giocherellare coi capezzoli.
Poi avvicinò di nuovo la bocca a quello più vicino e lo prese in bocca, ma non per succhiare. Lo mordicchiò coi denti e leccò delicatamente con la punta della lingua.
Continuò così per una decina di minuti, e intanto si strusciava contro la mia gamba. Sentivo che il suo pene era duro e completamente eretto.
— Mamma…
Rimase zitto e vedendo che non continuava parlai io.
— Dimmi tesoro, cosa c'è? Lo sai che mi puoi dire tutto.
Doveva essere diventato paonazzo perché sentivo che la sua faccia scottava sul mio seno.
— Mi insegni?
— Cosa, tesoro.
— A godere con te…
Apperò! Voleva che gli insegnassi a fare sesso!
— Oh, tesoro mio…
Non avevo il coraggio di rispondergli. Sapevo perfettamente che sarebbe arrivato questo momento… il momento in cui LUI avrebbe messo il suo pene dentro di ME. Il mio cuore stava facendo i fuochi d'artificio per la felicità.
— Ma certo che ti insegno… Non sono forse la migliore mamma del mondo?
Lui annui contento.
— Allora… per prima cosa bisogna imparare a dare dei veri baci.
Gli insegnai tutto: i baci, le carezze, come fare godere una donna con le mani e con la lingua. Non gli insegnai tutto insieme, ma gradualmente, nel giro di un paio di settimane. Per ultimo lasciai la cosa più importante. Venire nel corpo di una donna.
Mi aveva già fatto godere un sacco di volte, nelle nostre “lezioni di ripasso” e quella sera decisi che era il giorno perfetto. Essendo sabato, il giorno successivo non aveva scuola.
— Allora tesoro, ti senti pronto?
Era nervoso ed euforico per quello che avremmo fatto. Non riusciva a stare fermo per più di due minuti.
Avevo già allattato Manuela ed ora dormiva beata e pacifica nel suo lettino.
Subito dopo ero andata in bagno e mi ero cambiata. Non volevo che Luca mi vedesse col solito grembiulone e col reggiseno da allattamento. Pescai dal cassetto l'intimo più sexy che avevo e lo indossai. Le mutandine mi stavano alla perfezione, ma il reggiseno era stretto. Il pizzo non riusciva a contenere il mio seno grosso a causa della montata lattea. La bambina aveva già sei mesi ma la allattavo ancora tre volte al giorno. Senza parlare di quello che si prendeva Luca.
Pazienza se i seni debordavano… non credo che al mio Luca sarebbe interessato troppo. Indossai la vestaglia e tornai in camera.
Luca era già lì sul letto che mi aspettava. Mi avvicinai al letto, mi tolsi la vestaglia e la appoggiai sulla poltroncina che usavo spesso quando allattavo Manuela.
Luca emise un sospiro soddisfatto.
— Mamma… come sei bella! Non ti ho mai visto così bella prima…
— Grazie tesoro — gli risposi sorridendo.
Mi sedetti sul letto, mi abbassai le spalline del reggiseno e lui prese in bocca uno dei capezzoli. Vedevo chiaramente che era già eccitato. Gli slip erano vistosamente tirati verso il fuori, segno dell'erezione del suo pene.
Gli lasciai godere il mio seno, svuotandomelo come al solito. Quando ebbe terminato, mi slacciai il reggiseno e me lo tolsi. Le mammelle era vuote, quindi pendevano verso il basso.
Mi sdraiai e iniziammo a baciarci. La bocca di Luca aveva il sapore del mio latte.
Intanto le sue mani andarono in esplorazione. Si insinuarono nelle mie mutandine e mi stuzzicavano il clitoride. Lentamente poi me le abbassò ed io gli tolsi i suoi slip e la maglietta che ancora indossava.
Oggi era il nostro giorno. Il giorno in cui lo avrei fatto godere dentro di me.
Continuammo a baciarci per un bel po', con lui che strusciava i fianchi sulle mie cosce.
Quando ritenni che fosse eccitato al punto giusto, gli dissi di spostarsi tra le mie gambe.
Il suo pene era bello duro e lungo. Lo aiutai ad entrare. Sapeva già cosa fare, glielo avevo spiegato.
Lui si mosse dentro di me, a volte rapido, a volte lento. Stavo godendo anche io, però.
Dopo una ventina di minuti che si muoveva dentro di me, sentii i suoi schizzi infrangersi sulle pareti della fica.
Ah… quanto mi era mancata quella sensazione! Quella magnifica, dolce, umida sensazione… Quanto mi era mancato il seme di un maschio dentro di me!
Luca si abbandonò esausto sopra di me, con il volto appoggiato sul mio seno. L'esperienza lo aveva sfinito e si addormentò poco dopo, ancora sopra di me.
Non avevo il coraggio di spostarlo. Mi piaceva sentire il suo corpo sopra il mio. Il suo peso mi schiacciava, ma non osavo muovermi perché adoro la sensazione di un uomo che dorme sopra di me.
Alla fine mi addormentai anche io.
+++++++++++++++++++
Epilogo
Era il primo compleanno di Manuela. Non c'erano parenti da invitare: non avevo fratelli o sorelle, e i parenti del mio ex marito non sarebbero mai venuti.
Quindi festeggiammo noi tre.
Preparai una torta semplice, che potesse mangiare anche Manuela, la spolverai di zucchero a velo. Comprai una candelina ed un regalo. Le presi uno di quei tricicli da spingere. Lo avevamo montato io e Luca e ci avevo messo un gigantesco fiocco rosa.
Feci molte foto, lei e Luca, io e lei, noi tre insieme (con l'autoscatto). Poi scendemmo insieme in cortile. Lasciavo che fosse Luca a spingere la sorellina, che era felice e rideva di gusto.
Si affacciò anche la vicina di casa al balcone e ci salutò calorosamente. Naturalmente feci un sacco di foto. Restammo giù fino all'imbrunire.
Quando salimmo mi diedi da fare per preparare la cena. Avevo scongelato del pesce e lo stavo preparando. Volevo cucinarlo semplice, con un filo d'olio e spezie. A Manuela, invece, lo preparai cotto al vapore.
Quando tutto fu pronto ci mettemmo a tavola tutti insieme. Manuela era nel suo seggiolone in mezzo tra me e Luca. La TV era accesa sui cartoni animati e ogni tanto la bambina si fissava a guardarli.
Diedi ancora una fetta di torta a Luca, alla fine.
Poi ci mettemmo in salotto a guardare la TV. C'era un bel programma da vedere che piaceva anche a Luca.
Manuela era seduta a terra, sul tappeto di gomma coi suoi giochi, che si divertiva ad impilare e a far cadere nel contenitore. Luca era seduto di fianco a me, con le gambe incrociate. Notavo che il suo sguardo ogni tanto cadeva sulla sorellina e restava incantato a guardarla.
— Mamma, perché papà non è mai venuto a trovarci da quando è andato via?
Domanda difficile.
— Non lo so, tesoro. Non so neanche il motivo per cui se ne è andato. Beh, sì è andato via con la sua segretaria dell'ufficio. Ma a parte questo, il motivo non lo so nemmeno io. Non ha nemmeno aspettato che nascesse tua sorella. Se ne è andato prima, ricordi?
Lui annuì.
— Ma Manuela è la sua bambina, no? Come lo sono io. Perché non ci vuole più bene?
Lo abbracciai.
— Oh tesoro mio… Non darti pena per un padre che non vuole vedere crescere i suoi bambini. Ci sono io con te.
— Lo so mamma. Ma lei è ancora piccola. Non sa cosa vuol dire avere un papà. — Poi mi guardò: — E se lo faccio io il papà? Va bene, mamma, se lo faccio io il papà?
Gli stampai un bacio sulla tempia.
— Sì. E sarai un papà fantastico…
Luca si alzò dal divano e si sedette di fronte a Manuela.
— Da oggi sono il tuo papà, piccolina.
La sorellina gli rispose con uno splendido sorriso.
— Pa-pa-pa-pa-pa — dichiarò Manuela.
— Sì, papà. Sono il tuo papà.
E si misero a giocare insieme coi cubi.
Poi venne l'ora di mettere a letto la bambina. Dato che la allattavo ancora, la presi in braccio, mi scoprii il seno e le diedi la poppata.
Come al solito si addormentò succhiandomi. Mi alzai e la misi nel suo lettino.
Già da alcuni mesi io e Luca dormivamo insieme, quindi avevo spostato la culla nella cameretta che prima era sua.
Io e Luca vivevamo come una coppia e facevamo l'amore tutte le sere dopo che lui mi aveva svuotato i seni.
Ritornai in salotto a guardare la TV. Luca intanto aveva raccolto i giochi della sorellina e li aveva buttati nel cestone.
Ci accoccolammo stretti per vedere la fine della trasmissione.
Appena partita la sigla di chiusura, Luca spense la TV e ci spostammo in camera. La porta di casa era chiusa da un pezzo. Nessuno ci avrebbe disturbato.
Mi spogliai, perché tanto sarebbe finita così, senza vestiti addosso. Anche Luca si spogliò e si infilò sotto le coperte. Prima però andai in bagno a fare pipì, perché mi scappava proprio. Una volta terminato mi feci il bidet. Volevo essere bella pulita per lui.
Ritornai in camera, completamente nuda. Luca mi stava osservando con gli occhi che gli luccicavano.
— Non smetterò mai di dirtelo, mamma. Sei bellissima.
Me lo diceva ogni volta che mi vedeva nuda.
Mi sedetti, appoggiando la schiena alla testata del letto, e Luca si avventò sui miei capezzoli.
Come al solito mi svuotò, e poi facemmo l'amore.
Era passato del tempo dalla prima volta che lo avevamo fatto ed ora aveva molta più resistenza. Aveva imparato a gestire i suoi tempi, quando capiva che stava per venire rallentava oppure si fermava del tutto per calmarsi.
Lo facevo sempre venire dentro, perché come avevo già detto, adoro sentire i suoi schizzi infrangersi sulle pareti della fica e la sensazione del suo sperma dentro dentro di me.
La mattina dopo, eravamo in ritardo. Non ci eravamo svegliati. Gli dissi di preparare la giustificazione per entrare alla seconda ora e lo lasciai a scuola dieci minuti prima del suono della campanella.
Io arrivai in negozio appena in tempo per l'apertura e dovevo ancora dare la poppata alla bambina.
Però mi sentivo strana. Già da un paio di giorni avevo un leggero senso di nausea appena mi alzavo, ma che durante il giorno spariva. Ma oggi sembrava peggio del solito. Misi a terra la bambina e riuscii a malapena ad arrivare al bagno. Vomitai la colazione che avevo fatto di corsa prima di uscire. Quando finii, la sensazione di nausea mi era passata.
Ma finalmente capii il significato di tutta quella nausea. Ero incinta.
Io e Luca stavamo aspettando un bambino. Ero euforica e lo sarebbe stato anche lui.
Fu la prima cosa che gli dissi non appena uscì di scuola e arrivò in negozio. Gli presi una mano e me la appoggiai al basso ventre.
— Tesoro, devo dirti una cosa… Tra un po' ci sarà un nuovo bambino in casa. E questa volta sarai per davvero il suo papà.
Luca mi sorrise felice.
Quando mancavano due mesi alla nascita della mia secondogenita, quel disgraziato di mio marito, anzi ex marito, scappò con quella troietta della sua segretaria, lasciandomi con due figli. In fin dei conti le cose andavano bene, tirare avanti non era molto difficile. Avevo un negozio tutto mio e potevo tenere la bambina con me e poi mi raggiungeva anche Luca quando usciva da scuola.
Mi reputavo tutto sommato ancora una bella donna: capelli castani che arrivano alle spalle, occhi scuri, un bel sorriso di cui vado fiera, e anche a livello fisico mi difendo bene, almeno così dicevano; delle belle gambe, sedere sodo, ventre piatto nonostante le due gravidanze che ho sostenuto e due bei seni. Già, il mio seno: fin da ragazza hanno attirato gli occhi maschili, portavo la quinta, e per via della montata lattea quasi una sesta; per questo erano un po' appesantite, i capezzoli e le areole scuri e molto sensibili.
Riprendiamo il filo del discorso…
Mi resi conto di avere un problema non da poco: mio figlio Luca, 18 anni, è un ragazzo piuttosto timido, introverso e chiuso in se stesso, nonostante l'età. Ha risentito molto della fuga del padre e temevo che potesse influire negativamente su di lui. Perciò cercavo sempre di tenerlo su di morale, lo invogliavo ad intervenire nelle discussioni, oppure insistendo che uscisse coi suoi amici. Faceva la quarta geometra e se la cavava piuttosto bene.
Tuttavia, quando dovevo allattare la sua sorellina, Luca si imbarazzava e mi evitava sempre. Si chiudeva spesso in camera sua oppure in bagno.
Un giorno, dopo avere messo la piccola nella culla, sentii un rumore nel bagno; incuriosita, mi avvicinai e dalla porta accostata vidi Luca con i pantaloni e gli slip calate, intento a masturbarsi, sospirando forte. Non riuscivo a distogliere lo sguardo: la mano di Luca scorreva su e giù, su e giù…
Ero stupita: mio figlio si masturbava dopo avermi visto allattare?
— Mamma… — mormorò all'improvviso.
Il cuore mi balzò in gola: mi aveva vista? No, non era cosi: si stava avvicinando all'orgasmo, accelerò il ritmo della mano, e con un gemito soffocato eiaculò nel water.
— Mamma… — mormorò nuovamente.
Ero sconvolta, non sapevo che pensare: mi sentivo bagnata laggiù, la fica, da troppo insoddisfatta, miagolava affamata. In punta di piedi mi diressi nella mia camera, e chiusa la porta a chiave, abbassai le mutandine e feci un ditalino furioso, che mi fece venire quasi all'istante. Subito dopo mi sentivo come se mi facessi schifo da sola: svegliati!, dissi a me stessa, è tuo figlio! Ti sembrano cose da farsi?
Mi vergognavo tanto, però… era mio figlio, è vero, ma ero pur sempre una donna, sola e insoddisfatta… stavo forse per compiere una sciocchezza?
Nei giorni seguenti la situazione peggiorò: ogni volta che allattavo, lui si precipitava in bagno, e ogni volta lo spiavo di nascosto per poi masturbarmi anche io, la voglia repressa e l'eccitazione stavano prendendo il sopravvento sul buonsenso.
Non mi sentivo più la madre di prima, ero sempre eccitata, con i capezzoli duri e gonfi e la fica sempre umida.
Un giorno decisi di risolvere quella situazione. Chiamai Luca in soggiorno, e lo invitai a sedermi sul divano con me. Lui sembrava perplesso, i suoi occhi esprimevano curiosità.
— Tesoro — incominciai, — dimmi una cosa: che cosa fai in bagno dopo che mi hai visto allattare?
Il faccia di Luca divenne di fiamma: provò a scappare via, ma lo trattenni dolcemente. Era visibilmente in imbarazzo.
— Scusa, mamma… — sussurrò, capendo che sapevo tutto. — Ma ogni volta che ti vedo allattare mi diventa duro. Ti prometto che non lo farò più.
Ma non sembrava poi così sicuro che sarebbe riuscito a mantenere la sua promessa.
Così presi la mia decisione. Una decisione da cui non si tornava indietro.
Lo strinsi forte a me; sentivo il suo cuore battere velocemente, come un tamburo. Gli posai la testa sul mio seno mentre lo accarezzavo sulla testa, le spalle, poi giù sul petto.
— Mamma… io… — mormorò, ma gli misi un dito sulle labbra.
— Lascia fare alla mamma, tesoro. Tu rilassati e stai tranquillo.
La mia mano scivolò sul suo inguine, Luca sussultò ma non disse nulla. Insistetti su quel punto, accarezzandolo lentamente, la sua erezione stava alzando il capo. Slacciai la patta dei pantaloni e scostai l'elastico degli slip, lasciando che il suo pene svettasse libero.
Che bello, era così duro! con una leggera peluria biondiccia… Era cresciuto proprio bene, il mio Luca. Quando glielo presi in mano, il suo pene ebbe un fremito, e Luca chiuse gli occhi, con un gemito. Lo scappellavo, tirando giù la pelle, segandolo piano piano… come era piacevole sentire di nuovo un membro maschile nelle mie mani! Stavo iniziando a scaldarmi anche io, la mia fica era bollente.
Mi sbottonai la camicia, sotto portavo uno di quei reggiseni per allattare, comodi da aprire; sganciai la chiusura e la mia tetta sinistra si mostrò agli occhi di mio figlio. Luca mi guardava, l'acquolina in bocca, fissava il mio capezzolo dal quale faceva capolino una goccia di latte. Gli misi una mano dietro la nuca e lo attirai verso di me, le sue labbra si chiusero sul mio capezzolo.
— Oh, tesoro… bravo, succhia il latte della mamma…
Il suo pene sussultò nella mia mano, godeva ma era imbarazzato insieme, avvertivo il calore del suo viso sulla mia pelle, il latte colava copiosamente nella sua bocca, mentre la mia fica inzuppava le mie mutandine. Il pene di Luca era durissimo, una goccia di seme stava brillando sulla punta, la sfiorai con l'indice e me la portai alle labbra: delizioso; il suo seme aveva un sapore squisito.
Accelerai la mano sul pene di Luca, che gemeva e sospirava, stava iniziando a godersela; anche io ero al limite, ormai: le sue succhiate mi stavano portando sull'orlo dell'orgasmo, la mia fica era un lago ormai. Dovevo fare del mio meglio per non farmi sfuggire neanche un gemito: il suo modo di succhiare, così diverso da quello della sorellina, mi mandava in estasi.
Luca venne con un gemito soffocato, il suo seme mi imbrattò la mano. Quasi contemporaneamente venni anche io, un orgasmo fortissimo, senza nemmeno toccarmi; mi lasciai andare ansante sul divano, mentre Luca, appagato, continuava a poppare beato il mio latte.
Sorridendo, lo strinsi forte, circondandolo tra le braccia: — Tesoro, va meglio adesso?
Lui annuii piano, la bocca ancora premuta sulla mia tetta. Lo baciai dolcemente sulla fronte: — Ricordati, tesoro: quando vuoi sfogarti, vieni dalla mamma, lei sa come aiutarti.
Luca rispose con affetto al mio abbraccio, come quando era piccolo, ricordandomi di quando lui si addormentava, con il mio capezzolo tra le labbra.
Lo guardai amorevolmente, il mio Luca: da quel giorno sarebbe stato mio compito soddisfarlo, e fare di lui un uomo. L'amore di una mamma non conosce limiti.
L'aver masturbato mio figlio Luca diede il via ad una serie di pensieri in bilico tra la pura eccitazione e la vergogna di aver ceduto. Mi sentivo sporca, contaminata, e… eccitata. Divenni preda di un costante desiderio sessuale: i miei seni erano sempre turgidi, i capezzoli duri, e la mia fica era sempre bollente e bagnata.
Dovevo chiudermi spesso in bagno e masturbarmi, non potevo farne a meno: calavo in fretta e furia le mutandine e prendevo a tormentare la mia fica. Dopo ogni orgasmo mi dicevo "Ora basta, devo smetterla", per poi trovarmi punto e daccapo il giorno dopo.
Ma ormai era diventata una consuetudine.
Quando dovevo allattare la bambina, Luca era sempre al mio fianco. Prima allattavo Manuela e lui restava ad osservare il mio seno (che tenevo appositamente scoperto, senza il reggiseno) e guardava la sorellina succhiare. Lo sapevo che si stava eccitando, perché di tanto in tanto, la sua mano correva all'inguine per sistemare qualcosa che gli dava sicuramente fastidio.
— Tesoro… perché non ti togli i pantaloni? Lo vedo che ti vanno stretti.
Luca si alzò rapido e se li tolse. Poi si rimise di fianco a me ad osservare.
— Mamma… — mi chiese dopo un po'.
— Dimmi tesoro.
— Perché mi viene duro quando di guardo?
E che rispondere a una domanda del genere?
— Eh, tesoro, è perché ti piace. Ti piace guardare il seno. Non preoccuparti, è normale. A tutti i maschi piace guardare il seno femminile. E si eccitano a farlo. E si eccitano anche per altre cose, sai?
— Tipo cosa?
— Beh… c'è a chi piace il sedere, a chi le gambe, c'è persino a cui piacciono i piedi. E se poi ce ne sono alcuni a cui piace guardare il pene di un altro maschio.
— A me no! — rispose deciso. — Mi piace il tuo seno, mamma! È così morbido! E mi piace anche il tuo latte. Proprio come piace a Manuela.
Feci fare il ruttino alla bambina e poi la spostati sull'altro capezzolo. La piccola riprese a succhiare affamata.
Intanto sbirciavo l'inguine di Luca. Cavoli se si era gonfiato…!
Luca rimase in silenzio per tutto il tempo dell'allattamento della sorellina, ma non tolse mai gli occhi dal mio seno gonfio. Sapeva già che non appena Manuela avesse finito, sarebbe toccato a lui.
Appena la bambina si addormentò, la misi nella culla. Tornai al divano, senza neanche coprirmi il seno. Gli occhi di Luca erano calamitati sul mio petto ed un espressione di gioia gli illuminò il suo bel volto.
— Oh mamma… come sei bella! Ti voglio tanto bene, tantissimo! — correndomi incontro ed abbracciandomi.
— Anche io ti voglio tanto bene, Luca — rispondendo al suo abbraccio.
Poi gli scompigliai i capelli, lo presi per mano e ritornammo al divano.
Mi diede appena il tempo di sedermi, che lui era già con la bocca spalancata, pronto a prendersi in bocca il capezzolo umido di latte.
Gli cinsi le spalle con un braccio per sostenerlo e lui iniziò a succhiare. Era diventato bravissimo. Mi prendeva in bocca tutto quello che poteva, e la sua lingua mi mungeva il capezzolo alla perfezione.
Intanto io giocavo col suo pene… gli facevo sempre togliere gli slip prima di sdraiarsi, così era più agevole il tutto.
Inutile dire che la mia fica grondava sempre di più, desiderosa che un cazzo la riempisse.
Lo facevo sempre venire quando lo allattavo. E la sua crema bianca mi impiastricciava sempre la mia mano. Era quasi un uomo Luca e aveva già un bel pene lungo una quindicina di centimetri.
Anche se era già venuto, continuava a succhiarmi il seno fino a che mi svuotava completamente le mammelle, ma queste si riempivano nuovamente nel giro di poche ore.
Poi, una volta che Luca aveva finito, dovevo andare a sfogarmi. Perciò me ne andavo in camera, mi toccavo, mi infilavo le dita nella fica e mi contorcevo sul letto desiderando un cazzo dentro di me.
Erano più o meno le dieci di sera e stavo dando l'ultima poppata alla bambina. Luca era in bagno che si stava preparando per andare a dormire. Stranamente quella volta non era corso da me.
Dicevo… ero in camera mia e stavo dando l'ultima poppata a Manuela. Ella succhiava beatamente al seno e gli occhi le si stavano già chiudendo per il sonno. Come al solito si addormentò e la misi nella sua culla.
Mi preparai anche io a dormire. Mi sistemai il reggiseno, mettendo delle coppette assorbilatte asciutte, e indossai il pigiama. Per comodità mettevo uno di quei grembiuloni (che mi arrivava a metà coscia) coi bottoni fino in basso. Così era più facile allattare la bambina durante la notte.
Poco dopo essermi messa sotto le coperte (stavo leggendo un libro), arrivò Luca.
— Mamma…
La voce di Luca mi fece sobbalzare. — Che c'è, tesoro? — gli chiesi.
Luca non rispose subito; indossava una maglietta e i pantaloncini del pigiama corto e nella penombra mi parve di scorrere un leggero gonfiore al suo inguine.
— Non riesco a dormire… Posso stare un po' con te? — chiese quasi sussurrando.
Sorrisi: — Ma certo. Vieni qui dalla mamma… — battendo con la mano sul materasso.
Luca si tuffò sul letto, come se si fosse buttato dal trampolino della piscina, rimbalzando sul materasso. Gli piaceva farlo e lo faceva sempre ridere. Poi si infilò sotto le coperte.
Spensi la lampada e mi sistemai sotto per dormire. Luca si avvicinò a me, incollandosi al mio fianco.
— Mamma… mi dai il latte? Stasera non l'ho ancora preso — mi chiese.
— Ma certo, tesoro, vieni.
Mi tirai su a sedere, mi slacciai i bottoni davanti e scoprii uno dei seni. Luca mi si avventò sul capezzolo e prese a succhiare. Gli sostenni la testa, come se avessi in braccio la bambina, e intanto lui, con l'altra mano andò alla ricerca dell'altra tetta, che mise a nudo. Iniziò ad accarezzarmi la pelle scoperta, con delicatezza, facendomi eccitare nuovamente.
Ci guardavamo negli occhi, io e lui. Gli leggevo sul suo volto una intera gamma di emozioni: amore, possesso, libidine, appagamento.
Una nuova consapevolezza prese piede dentro di me: che non sarei mai riuscita a dirgli no.
Allungai la mia mano sul suo pene. Era già bello duro. Cercai di abbassargli i pantaloncini per fargli la solita sega, ma Luca mi fermò.
— No, mamma. Non lo fare, oggi.
Dapprima rimasi un po' sconcertata, non si era mai rifiutato prima d'ora.
Cambiò seno, avendo svuotato completamente l'altro. Visto che non voleva che gli facessi la sega, presi ad accarezzargli lentamente la schiena. E ogni tanto gli scostavo i capelli dalla fronte. Quando mi ebbe svuotato anche l'altro seno, mi aspettavo che si mettesse a dormire, ma invece…
— Mamma, posso darti un bacio?
Mi si avvicinò al volto e mi diede un sonoro bacio a stampo con schiocco sulle labbra.
— Ehi… ma allora mi vuoi proprio bene, eh?
— Sei la mamma migliore del mondo!
Poi si sdraiò e appoggiò la testa sul cuscino. Anche io mi sdraiai, mentre cercavo di riabbottonarmi. Subito Luca si avvicinò e mi posò la testa sul seno, impedendomi di chiudere i bottoni.
Anzi, prese a slacciarmi tutta la fila fino in fondo e scostò i lembi. Mi scoperse di nuovo il seno e prese a giocherellare coi capezzoli.
Poi avvicinò di nuovo la bocca a quello più vicino e lo prese in bocca, ma non per succhiare. Lo mordicchiò coi denti e leccò delicatamente con la punta della lingua.
Continuò così per una decina di minuti, e intanto si strusciava contro la mia gamba. Sentivo che il suo pene era duro e completamente eretto.
— Mamma…
Rimase zitto e vedendo che non continuava parlai io.
— Dimmi tesoro, cosa c'è? Lo sai che mi puoi dire tutto.
Doveva essere diventato paonazzo perché sentivo che la sua faccia scottava sul mio seno.
— Mi insegni?
— Cosa, tesoro.
— A godere con te…
Apperò! Voleva che gli insegnassi a fare sesso!
— Oh, tesoro mio…
Non avevo il coraggio di rispondergli. Sapevo perfettamente che sarebbe arrivato questo momento… il momento in cui LUI avrebbe messo il suo pene dentro di ME. Il mio cuore stava facendo i fuochi d'artificio per la felicità.
— Ma certo che ti insegno… Non sono forse la migliore mamma del mondo?
Lui annui contento.
— Allora… per prima cosa bisogna imparare a dare dei veri baci.
Gli insegnai tutto: i baci, le carezze, come fare godere una donna con le mani e con la lingua. Non gli insegnai tutto insieme, ma gradualmente, nel giro di un paio di settimane. Per ultimo lasciai la cosa più importante. Venire nel corpo di una donna.
Mi aveva già fatto godere un sacco di volte, nelle nostre “lezioni di ripasso” e quella sera decisi che era il giorno perfetto. Essendo sabato, il giorno successivo non aveva scuola.
— Allora tesoro, ti senti pronto?
Era nervoso ed euforico per quello che avremmo fatto. Non riusciva a stare fermo per più di due minuti.
Avevo già allattato Manuela ed ora dormiva beata e pacifica nel suo lettino.
Subito dopo ero andata in bagno e mi ero cambiata. Non volevo che Luca mi vedesse col solito grembiulone e col reggiseno da allattamento. Pescai dal cassetto l'intimo più sexy che avevo e lo indossai. Le mutandine mi stavano alla perfezione, ma il reggiseno era stretto. Il pizzo non riusciva a contenere il mio seno grosso a causa della montata lattea. La bambina aveva già sei mesi ma la allattavo ancora tre volte al giorno. Senza parlare di quello che si prendeva Luca.
Pazienza se i seni debordavano… non credo che al mio Luca sarebbe interessato troppo. Indossai la vestaglia e tornai in camera.
Luca era già lì sul letto che mi aspettava. Mi avvicinai al letto, mi tolsi la vestaglia e la appoggiai sulla poltroncina che usavo spesso quando allattavo Manuela.
Luca emise un sospiro soddisfatto.
— Mamma… come sei bella! Non ti ho mai visto così bella prima…
— Grazie tesoro — gli risposi sorridendo.
Mi sedetti sul letto, mi abbassai le spalline del reggiseno e lui prese in bocca uno dei capezzoli. Vedevo chiaramente che era già eccitato. Gli slip erano vistosamente tirati verso il fuori, segno dell'erezione del suo pene.
Gli lasciai godere il mio seno, svuotandomelo come al solito. Quando ebbe terminato, mi slacciai il reggiseno e me lo tolsi. Le mammelle era vuote, quindi pendevano verso il basso.
Mi sdraiai e iniziammo a baciarci. La bocca di Luca aveva il sapore del mio latte.
Intanto le sue mani andarono in esplorazione. Si insinuarono nelle mie mutandine e mi stuzzicavano il clitoride. Lentamente poi me le abbassò ed io gli tolsi i suoi slip e la maglietta che ancora indossava.
Oggi era il nostro giorno. Il giorno in cui lo avrei fatto godere dentro di me.
Continuammo a baciarci per un bel po', con lui che strusciava i fianchi sulle mie cosce.
Quando ritenni che fosse eccitato al punto giusto, gli dissi di spostarsi tra le mie gambe.
Il suo pene era bello duro e lungo. Lo aiutai ad entrare. Sapeva già cosa fare, glielo avevo spiegato.
Lui si mosse dentro di me, a volte rapido, a volte lento. Stavo godendo anche io, però.
Dopo una ventina di minuti che si muoveva dentro di me, sentii i suoi schizzi infrangersi sulle pareti della fica.
Ah… quanto mi era mancata quella sensazione! Quella magnifica, dolce, umida sensazione… Quanto mi era mancato il seme di un maschio dentro di me!
Luca si abbandonò esausto sopra di me, con il volto appoggiato sul mio seno. L'esperienza lo aveva sfinito e si addormentò poco dopo, ancora sopra di me.
Non avevo il coraggio di spostarlo. Mi piaceva sentire il suo corpo sopra il mio. Il suo peso mi schiacciava, ma non osavo muovermi perché adoro la sensazione di un uomo che dorme sopra di me.
Alla fine mi addormentai anche io.
+++++++++++++++++++
Epilogo
Era il primo compleanno di Manuela. Non c'erano parenti da invitare: non avevo fratelli o sorelle, e i parenti del mio ex marito non sarebbero mai venuti.
Quindi festeggiammo noi tre.
Preparai una torta semplice, che potesse mangiare anche Manuela, la spolverai di zucchero a velo. Comprai una candelina ed un regalo. Le presi uno di quei tricicli da spingere. Lo avevamo montato io e Luca e ci avevo messo un gigantesco fiocco rosa.
Feci molte foto, lei e Luca, io e lei, noi tre insieme (con l'autoscatto). Poi scendemmo insieme in cortile. Lasciavo che fosse Luca a spingere la sorellina, che era felice e rideva di gusto.
Si affacciò anche la vicina di casa al balcone e ci salutò calorosamente. Naturalmente feci un sacco di foto. Restammo giù fino all'imbrunire.
Quando salimmo mi diedi da fare per preparare la cena. Avevo scongelato del pesce e lo stavo preparando. Volevo cucinarlo semplice, con un filo d'olio e spezie. A Manuela, invece, lo preparai cotto al vapore.
Quando tutto fu pronto ci mettemmo a tavola tutti insieme. Manuela era nel suo seggiolone in mezzo tra me e Luca. La TV era accesa sui cartoni animati e ogni tanto la bambina si fissava a guardarli.
Diedi ancora una fetta di torta a Luca, alla fine.
Poi ci mettemmo in salotto a guardare la TV. C'era un bel programma da vedere che piaceva anche a Luca.
Manuela era seduta a terra, sul tappeto di gomma coi suoi giochi, che si divertiva ad impilare e a far cadere nel contenitore. Luca era seduto di fianco a me, con le gambe incrociate. Notavo che il suo sguardo ogni tanto cadeva sulla sorellina e restava incantato a guardarla.
— Mamma, perché papà non è mai venuto a trovarci da quando è andato via?
Domanda difficile.
— Non lo so, tesoro. Non so neanche il motivo per cui se ne è andato. Beh, sì è andato via con la sua segretaria dell'ufficio. Ma a parte questo, il motivo non lo so nemmeno io. Non ha nemmeno aspettato che nascesse tua sorella. Se ne è andato prima, ricordi?
Lui annuì.
— Ma Manuela è la sua bambina, no? Come lo sono io. Perché non ci vuole più bene?
Lo abbracciai.
— Oh tesoro mio… Non darti pena per un padre che non vuole vedere crescere i suoi bambini. Ci sono io con te.
— Lo so mamma. Ma lei è ancora piccola. Non sa cosa vuol dire avere un papà. — Poi mi guardò: — E se lo faccio io il papà? Va bene, mamma, se lo faccio io il papà?
Gli stampai un bacio sulla tempia.
— Sì. E sarai un papà fantastico…
Luca si alzò dal divano e si sedette di fronte a Manuela.
— Da oggi sono il tuo papà, piccolina.
La sorellina gli rispose con uno splendido sorriso.
— Pa-pa-pa-pa-pa — dichiarò Manuela.
— Sì, papà. Sono il tuo papà.
E si misero a giocare insieme coi cubi.
Poi venne l'ora di mettere a letto la bambina. Dato che la allattavo ancora, la presi in braccio, mi scoprii il seno e le diedi la poppata.
Come al solito si addormentò succhiandomi. Mi alzai e la misi nel suo lettino.
Già da alcuni mesi io e Luca dormivamo insieme, quindi avevo spostato la culla nella cameretta che prima era sua.
Io e Luca vivevamo come una coppia e facevamo l'amore tutte le sere dopo che lui mi aveva svuotato i seni.
Ritornai in salotto a guardare la TV. Luca intanto aveva raccolto i giochi della sorellina e li aveva buttati nel cestone.
Ci accoccolammo stretti per vedere la fine della trasmissione.
Appena partita la sigla di chiusura, Luca spense la TV e ci spostammo in camera. La porta di casa era chiusa da un pezzo. Nessuno ci avrebbe disturbato.
Mi spogliai, perché tanto sarebbe finita così, senza vestiti addosso. Anche Luca si spogliò e si infilò sotto le coperte. Prima però andai in bagno a fare pipì, perché mi scappava proprio. Una volta terminato mi feci il bidet. Volevo essere bella pulita per lui.
Ritornai in camera, completamente nuda. Luca mi stava osservando con gli occhi che gli luccicavano.
— Non smetterò mai di dirtelo, mamma. Sei bellissima.
Me lo diceva ogni volta che mi vedeva nuda.
Mi sedetti, appoggiando la schiena alla testata del letto, e Luca si avventò sui miei capezzoli.
Come al solito mi svuotò, e poi facemmo l'amore.
Era passato del tempo dalla prima volta che lo avevamo fatto ed ora aveva molta più resistenza. Aveva imparato a gestire i suoi tempi, quando capiva che stava per venire rallentava oppure si fermava del tutto per calmarsi.
Lo facevo sempre venire dentro, perché come avevo già detto, adoro sentire i suoi schizzi infrangersi sulle pareti della fica e la sensazione del suo sperma dentro dentro di me.
La mattina dopo, eravamo in ritardo. Non ci eravamo svegliati. Gli dissi di preparare la giustificazione per entrare alla seconda ora e lo lasciai a scuola dieci minuti prima del suono della campanella.
Io arrivai in negozio appena in tempo per l'apertura e dovevo ancora dare la poppata alla bambina.
Però mi sentivo strana. Già da un paio di giorni avevo un leggero senso di nausea appena mi alzavo, ma che durante il giorno spariva. Ma oggi sembrava peggio del solito. Misi a terra la bambina e riuscii a malapena ad arrivare al bagno. Vomitai la colazione che avevo fatto di corsa prima di uscire. Quando finii, la sensazione di nausea mi era passata.
Ma finalmente capii il significato di tutta quella nausea. Ero incinta.
Io e Luca stavamo aspettando un bambino. Ero euforica e lo sarebbe stato anche lui.
Fu la prima cosa che gli dissi non appena uscì di scuola e arrivò in negozio. Gli presi una mano e me la appoggiai al basso ventre.
— Tesoro, devo dirti una cosa… Tra un po' ci sarà un nuovo bambino in casa. E questa volta sarai per davvero il suo papà.
Luca mi sorrise felice.
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