Tutta colpa della pubblicità
di
mimma_goose
genere
incesti
Non vedevo l'ora di spogliarmi.
No! Non pensate male, per favore…!
Era una settimana che ero costretta ad indossare un corsetto scomodissimo.
Ci risiamo. No-oo! Non pensate male, per favore…!
Stavamo girando uno spot pubblicitario.
Eh, sì. Sono un'attrice.
No! Per favore! Non quel tipo di attrice…!
Dicevo, stavamo girando uno spot da più di una settimana. Sempre lo stesso. Sempre le stesse battute.
Il regista era uno stronzo perfezionista, o magari solo stronzo. Non gli andava mai bene niente. Anche il cliente stava cominciando a perdere la pazienza. Manco stessimo facendo un film da concorso…
Era solo la pubblicità di una mozzarella, dopotutto.
Il cliente aveva voluto le scene in costume da fine Ottocento, pensando che, magari, ciò suggerisse una migliore qualità… che il prodotto fosse più genuino, forse… Boh!
Insomma era tutta settimana che mi mettevo 'sto maledetto corsetto la mattina e me lo toglievo la sera.
Era scomodissimo: mi schiacciava la pancia se mi sedevo, facevo fatica a respirare anche quando stavo in piedi, figuriamoci poi fare respiri profondi di tanto in tanto, ma soprattutto mi schiacciava il seno.
Da quel punto ero piuttosto ben fornita (una quarta) e a sera era completamente indolenzito.
Per farmi passare il dolore avevo provato sia il ghiaccio che la borsa calda. Ne ricavavo solo un sollievo momentaneo. Insomma, non riuscivo più a mettermi il reggiseno e in casa (quando ero sola) me ne stavo con le tette al vento.
Era sabato mattina e non ci sarebbero state riprese fino a lunedì.
Mio fratello Antonio (16 anni) era a scuola, mia madre Francesca (41 anni) a fare la spesa, mio padre Vittorio (46 anni) non ne avevo la più pallida idea, mia sorella Cristina (23 anni) era andata via per un week-end col suo ragazzo. Quindi, in pratica, ero sola in casa.
E cosa faccio?
Indovinato! TETTE AL VENTO!!!!
Ero in cucina a fare colazione. Niente di che: un caffè e una brioche confezionata. Poi avevo intenzione di fare un lungo bagno caldo con l'amido di riso che mi avrebbe ulteriormente rilassato il seno.
Stavo per dare un morso alla brioche e chi appare sulla soglia della cucina?
“Oh, merda, papà!”, è la prima cosa che pensai. E poi mi ero completamente bloccata, col braccio sollevato e la bocca spalancata con la brioche a pochi centimetri dalla bocca.
— Becca! Ma ti pare il caso di andare in giro così! Sei nuda, cielo! — disse lui.
Ah, mi chiamo Rebecca e ho 21 anni.
— 'Che? È la prima volta che vedi una donna nuda, papà? Andiamo… non fare il moralista! Mi fa male il seno.
Ero stufa di dovermi sempre giustificare per ogni mia azione.
— Sì, vabbè… potresti semplicemente metterti una maglietta sopra, no? Senza il reggiseno.
— Uff… tanto appena finito devo andare in bagno. E poi pensavo di essere sola in casa.
Però notai che non mi toglieva gli occhi di dosso, anzi… dalle tette. Che proprio in quel momento avevano deciso di reagire inturgidendo i capezzoli. Riuscivo a sentirmeli duri. Anche senza guardare lo sapevo… li sentivo.
Mi portai la brioche alla bocca e diedi un morso. Sempre sotto gli occhi fissi di mio padre masticai lentamente.
Io guardo lui, e lui guarda il mio seno.
Per tutto il tempo impiegato a fare colazione, non mi tolse mai gli occhi dalle tette. Non si era nemmeno spostato di un centimetro, tanto che sembrava una statua.
Mi alzai, risciacquai la tazzina, mi girai e… lui non c'era più.
Peccato. Volevo stuzzicarlo ancora un po'.
Sapete… mio padre è davvero un gran bel figo. Non ha neanche un filo di grasso su pancia e fianchi né fili bianchi tra i capelli. È alto. Un metro e novanta di muscoli sodi su tutto il corpo.
Ritornai in camera per prendere il cambio di vestiti. Ci impiegai un po' a scegliere cosa mettere, perché ero d'accordo con una amica per trovarci al centro commerciale per fare un po' di shopping. Non che mi servisse niente, però, magari, una maglietta o una gonna poteva sempre scapparci.
Ero ancora indecisa sull'intimo. Volevo mettermi qualcosa di carino e sexy, ma alla fine decisi di mettermi solo delle normali mutandine. Il dolore al seno non mi invogliava proprio a mettere un reggiseno.
Proprio in quel momento sentii scorrere l'acqua del water e mio padre uscire dal bagno.
Attesi qualche minuto ancora ascoltando i rumori della casa, cercando di indovinare dove fosse andato mio padre. Non sentii nulla, quindi uscii dalla camera e andai in bagno.
Riempii la vasca con acqua bollente, ci misi l'amido di riso, mi spogliai (le sole due cose che avevo addosso: pantaloncini del pigiama e perizoma) e mi immersi. Rimasi in ammollo fintanto che la pelle non iniziò a raggrinzirsi.
Avete presente, no?, quando la pelle ti diventa tutte rughe e assume in vago colore biancastro?
Tolsi il tappo dello scarico, ma rimasi ugualmente nella vasca, lasciandomi lentamente scoprire dall'acqua che se ne andava giù. Quando non rimasero che pochi centimetri d'acqua, mi alzai in piedi e mi risciacquai con l'acqua fredda.
Uscii dalla vasca e mi misi l'accappatoio. Raccolsi dal pavimento quello che mi ero tolta e lo buttai nel cesto della biancheria sporca.
Proprio sopra tutto c'erano gli slip di mio padre. Bagnati sul davanti.
Doveva esserseli cambiati quando era entrato prima di me, perché sotto c'era la maglia del mio pigiama che avevo buttato prima di andare in cucina.
Sorrisi.
Allungai la mano nel cesto e li presi, curiosa. Guardai dentro e vidi l'incredibile.
Il mio sorriso di fece più deciso.
Erano sporchi di sperma!
Avevo appena fatto godere mio padre e l'avevo colto in fallo. Così mi venne l'idea di stuzzicarlo ancora di più. Mandai un messaggio alla mia amica che sarei arrivata in ritardo.
Cominciò lentamente, quel barlume che ti accende l'idea, ma che poi diventa sempre più persistente fino a diventare un chiodo fisso. Volevo provare a sedurre mio padre…
Aprii la porta del bagno ed ascoltai i rumori della casa, cercando di capire dove fosse papà. Un armadietto chiuso in cucina, il suo passo pesante che veniva verso di me, la porta della sua camera che si apriva… e che non si chiudeva.
“Bene! È andato in camera.” pensai.
Mi tolsi l'accappatoio e, nuda, mi avviai verso la mia stanza, facendo finta di aver dimenticato qualcosa.
— Accidenti! Ma dove ho la testa! — dissi ad alta voce, come se avessi dimenticato qualcosa di importante e stessi andando a prenderlo.
Inevitabilmente passai davanti alla porta della sua camera. Mentre passavo sbirciai velocemente e vidi che era proprio di fronte al letto, mezzo girato verso la porta.
“Mi ha sicuramente visto passare”, constatai. Entrai in camera mia, lasciando la porta aperta, e feci finta di cercare qualcosa che avevo lasciato in giro.
Non volevo girarmi e fargli capire che lo avevo fatto apposta, quindi continuai a cercare. Mi abbassai, facendo finta di cercare sotto il letto, e arrischiai a guardare verso la porta. Vidi i suoi piedi.
“Ottimo! Ha funzionato!”
Solo allora mi rialzai, rivolta verso di lui.
— Ciao, papà.
— Ancora nuda, Becca?
Ma questa volta il suo tono di voce era più suadente e decisamente interessato a quello che vedeva.
Si avvicinò.
— Lo sai che hai un bel corpo? Sei davvero cresciuta bene in questi anni… Non somigli per niente a tua madre, ma piuttosto alla mia, tua nonna. Anche lei aveva un bel seno come te.
Sembrava ancora più facile del previsto.
— Davvero papà? — gli chiesi tirando indietro le spalle ed esponendo le mie tette alla sua vista.
Papà si avvicinò ancora di più, mettendosi di fronte a me. Allungò un dito e mi sfiorò il capezzolo.
Questi reagì, erigendosi.
— Oh, sì, proprio uguale. Tua nonna ha sempre avuto un seno molto grosso. Mi ricordo che quando ero piccolo volevo sempre addormentarmi accanto a lei, con la testa appoggiata al suo seno. Mi ha sempre raccontato che, per farmi addormentare, mi faceva succhiare il suo latte, fino a che ho compiuto cinque anni. Il tuo seno me lo ricorda molto.
Il suo dito non stava fermo un momento. Continuava a stuzzicarlo. Poi lo coprì con tutto il palmo della mano.
— Già… proprio uguale — ripeté.
Poi si sedette sul mio letto e mi tirò vicino a sé. Mi guardò in viso e mi sorrise.
Sorrisi anche io. Presi le sue mani e me le portai al seno.
Ormai le parole non servivano più.
Papà spalancò la bocca e si prese un capezzolo tra le labbra.
Iniziò a succhiare. Prima dolcemente, poi sempre più forte. Sentivo il capezzolo che veniva schiacciato contro il palato. La sua lingua che me lo mungeva con gusto. Era diventato un ciuccio.
Papà teneva gli occhi chiusi mentre succhiava, ma le sue mani salivano e scendevano sulla schiena e sui glutei.
Mi stavo eccitando. Eccome…!
L'eccitazione scaturita dalla sua bocca in azione sul mio seno, ebbe come conseguenza una improvvisa e copiosa produzione di umori vaginali. Mi sentivo talmente bagnata che credevo che il tutto sarebbe colato sul tappeto. Gli presi una mano e me la portai sulla fica. Sentii le sue dita entrarmi dentro.
Forse se lo aspettava, o forse no.
Si sdraiò di traverso sul mio letto, trascinandomi con lui.
Una parte di lui incredibilmente dura cozzò contro la mia fica bagnata. Mi strusciai su e giù lentamente su quel pezzo di marmo per una decina di secondi.
E finalmente le sue mani liberarono quella meravigliosa porzione del suo corpo.
Mi era già capitato qualche volta di intravedere la sua forma, attraverso il costume da bagno, ma ora che lo avevo sotto di me lo volevo DENTRO di me.
Mi sollevai un poco, lo presi in mano e lo indirizzai alla mia fica.
Con un movimento improvviso, papà me lo spinse dentro in un solo colpo.
Sentii un male terribile, perché era davvero grosso, e uno grosso così non era mai entrato dentro di me.
Tra l'altro non avevo poi tutta questa esperienza. Mi era capitato qualche volta di fare del sesso con un mio amico, lo stesso con cui avevo perso la verginità anni prima, ma non era capitato che tre o quattro volte in tutto e mai senza preservativo. Non avevo mai avuto un ragazzo, e quelli con cui ero uscita non erano mai arrivati fino a questo punto. Non avevo mai sentito quel bisogno impellente di sentire un uomo dentro di me. Non fino a quel momento. Quando sentivo la necessità di sfogarmi, ricorrevo all'autoerotismo. Non ero una di quelle che andava col primo che capita, ma con lui era diverso.
Papà mi mise sotto di lui.
— Diamine… come sei stretta, Becca! È una meraviglia… Che sensazioni che mi fai provare! — disse quando fu tutto dentro di me.
Poi prese a muoversi dentro e fuori dalla mia fica, sempre più rapidamente.
Il suo cazzo nudo sfregava velocemente contro le pareti della fica, infuocandola col suo movimento. Mi sentivo bruciare dentro, sia per la bramosia che per l'irritazione provocata.
Quello che stavo provando in quel momento non si avvicinava neanche lontanamente al ricordo che avevo di quando avevo fatto sesso col mio amico. Forse era perché eravamo entrambi giovani e inesperti. Forse era che il mio amico non aveva un cazzo così grosso. O forse perché ora lo stavamo facendo "nature", senza profilattico. Non so davvero.
Le sensazioni che papà mi provocava, col suo rapido movimento dentro e fuori da me, erano così intense…
Papà si muoveva sempre più rapidamente. Mi girava la testa, sia per l'emozione che per il respiro veloce. Mi sembrava di avere la testa sott'acqua.
Andò avanti per una decina di minuti ancora a sconvolgermi la fica col suo cazzo durissimo, poi, d'improvviso, papà si bloccò in profondità dentro di me, fece un “ah” pieno di soddisfazione con la testa ripiegata all'indietro, poi riprese a muoversi molto lentamente, per poi smettere del tutto.
Si staccò da me e si distese al mio fianco. Il suo respiro era molto più accelerato del mio. Il suo torace sembrava un mantice, talmente si muoveva su e giù.
Pian piano riprese a respirare normalmente e mi guardò.
— Non diciamolo a nessuno, eh?, quello che abbiamo fatto. D'accordo?
Non avevo il coraggio di parlare, perciò annuii. Mi diede un paio di leggere pacche sul ginocchio, raccolse i suoi pantaloni ed uscì dalla mia camera.
Quando mi ripresi abbastanza da riuscire a camminare dritta, andai in bagno. Mi diedi una ripulita, perché lo sperma di papà mi stava colando sulle cosce. Naturalmente mi misi un salvaslip sulle mutandine perché sarebbe colato tutto ancora per un po'.
Finii di vestirmi rapidamente, dopotutto la mia amica mi stava aspettando, e mi avviai. Passai con lei anche tutto il pomeriggio, mangiando al centro commerciale. Ogni tanto delle fitte mi attraversavano il ventre ma riuscii a far finta di niente.
Alla fin dei conti, era stato lui a sedurmi o io avevo sedotto lui?
Se non fosse stata per quella maledetta/benedetta pubblicità, non sarebbe mai capitato che io e mio padre avessimo fatto sesso.
Non accadde più una cosa del genere. Ma quell'unica volta fu sufficiente a cambiare la mia vita.
Per diversi mesi non dissi niente a nessuno. Solo quando divenne evidente dissi che stavo aspettando un bambino.
Ma a nessuno dissi chi era il padre. Neanche a lui.
No! Non pensate male, per favore…!
Era una settimana che ero costretta ad indossare un corsetto scomodissimo.
Ci risiamo. No-oo! Non pensate male, per favore…!
Stavamo girando uno spot pubblicitario.
Eh, sì. Sono un'attrice.
No! Per favore! Non quel tipo di attrice…!
Dicevo, stavamo girando uno spot da più di una settimana. Sempre lo stesso. Sempre le stesse battute.
Il regista era uno stronzo perfezionista, o magari solo stronzo. Non gli andava mai bene niente. Anche il cliente stava cominciando a perdere la pazienza. Manco stessimo facendo un film da concorso…
Era solo la pubblicità di una mozzarella, dopotutto.
Il cliente aveva voluto le scene in costume da fine Ottocento, pensando che, magari, ciò suggerisse una migliore qualità… che il prodotto fosse più genuino, forse… Boh!
Insomma era tutta settimana che mi mettevo 'sto maledetto corsetto la mattina e me lo toglievo la sera.
Era scomodissimo: mi schiacciava la pancia se mi sedevo, facevo fatica a respirare anche quando stavo in piedi, figuriamoci poi fare respiri profondi di tanto in tanto, ma soprattutto mi schiacciava il seno.
Da quel punto ero piuttosto ben fornita (una quarta) e a sera era completamente indolenzito.
Per farmi passare il dolore avevo provato sia il ghiaccio che la borsa calda. Ne ricavavo solo un sollievo momentaneo. Insomma, non riuscivo più a mettermi il reggiseno e in casa (quando ero sola) me ne stavo con le tette al vento.
Era sabato mattina e non ci sarebbero state riprese fino a lunedì.
Mio fratello Antonio (16 anni) era a scuola, mia madre Francesca (41 anni) a fare la spesa, mio padre Vittorio (46 anni) non ne avevo la più pallida idea, mia sorella Cristina (23 anni) era andata via per un week-end col suo ragazzo. Quindi, in pratica, ero sola in casa.
E cosa faccio?
Indovinato! TETTE AL VENTO!!!!
Ero in cucina a fare colazione. Niente di che: un caffè e una brioche confezionata. Poi avevo intenzione di fare un lungo bagno caldo con l'amido di riso che mi avrebbe ulteriormente rilassato il seno.
Stavo per dare un morso alla brioche e chi appare sulla soglia della cucina?
“Oh, merda, papà!”, è la prima cosa che pensai. E poi mi ero completamente bloccata, col braccio sollevato e la bocca spalancata con la brioche a pochi centimetri dalla bocca.
— Becca! Ma ti pare il caso di andare in giro così! Sei nuda, cielo! — disse lui.
Ah, mi chiamo Rebecca e ho 21 anni.
— 'Che? È la prima volta che vedi una donna nuda, papà? Andiamo… non fare il moralista! Mi fa male il seno.
Ero stufa di dovermi sempre giustificare per ogni mia azione.
— Sì, vabbè… potresti semplicemente metterti una maglietta sopra, no? Senza il reggiseno.
— Uff… tanto appena finito devo andare in bagno. E poi pensavo di essere sola in casa.
Però notai che non mi toglieva gli occhi di dosso, anzi… dalle tette. Che proprio in quel momento avevano deciso di reagire inturgidendo i capezzoli. Riuscivo a sentirmeli duri. Anche senza guardare lo sapevo… li sentivo.
Mi portai la brioche alla bocca e diedi un morso. Sempre sotto gli occhi fissi di mio padre masticai lentamente.
Io guardo lui, e lui guarda il mio seno.
Per tutto il tempo impiegato a fare colazione, non mi tolse mai gli occhi dalle tette. Non si era nemmeno spostato di un centimetro, tanto che sembrava una statua.
Mi alzai, risciacquai la tazzina, mi girai e… lui non c'era più.
Peccato. Volevo stuzzicarlo ancora un po'.
Sapete… mio padre è davvero un gran bel figo. Non ha neanche un filo di grasso su pancia e fianchi né fili bianchi tra i capelli. È alto. Un metro e novanta di muscoli sodi su tutto il corpo.
Ritornai in camera per prendere il cambio di vestiti. Ci impiegai un po' a scegliere cosa mettere, perché ero d'accordo con una amica per trovarci al centro commerciale per fare un po' di shopping. Non che mi servisse niente, però, magari, una maglietta o una gonna poteva sempre scapparci.
Ero ancora indecisa sull'intimo. Volevo mettermi qualcosa di carino e sexy, ma alla fine decisi di mettermi solo delle normali mutandine. Il dolore al seno non mi invogliava proprio a mettere un reggiseno.
Proprio in quel momento sentii scorrere l'acqua del water e mio padre uscire dal bagno.
Attesi qualche minuto ancora ascoltando i rumori della casa, cercando di indovinare dove fosse andato mio padre. Non sentii nulla, quindi uscii dalla camera e andai in bagno.
Riempii la vasca con acqua bollente, ci misi l'amido di riso, mi spogliai (le sole due cose che avevo addosso: pantaloncini del pigiama e perizoma) e mi immersi. Rimasi in ammollo fintanto che la pelle non iniziò a raggrinzirsi.
Avete presente, no?, quando la pelle ti diventa tutte rughe e assume in vago colore biancastro?
Tolsi il tappo dello scarico, ma rimasi ugualmente nella vasca, lasciandomi lentamente scoprire dall'acqua che se ne andava giù. Quando non rimasero che pochi centimetri d'acqua, mi alzai in piedi e mi risciacquai con l'acqua fredda.
Uscii dalla vasca e mi misi l'accappatoio. Raccolsi dal pavimento quello che mi ero tolta e lo buttai nel cesto della biancheria sporca.
Proprio sopra tutto c'erano gli slip di mio padre. Bagnati sul davanti.
Doveva esserseli cambiati quando era entrato prima di me, perché sotto c'era la maglia del mio pigiama che avevo buttato prima di andare in cucina.
Sorrisi.
Allungai la mano nel cesto e li presi, curiosa. Guardai dentro e vidi l'incredibile.
Il mio sorriso di fece più deciso.
Erano sporchi di sperma!
Avevo appena fatto godere mio padre e l'avevo colto in fallo. Così mi venne l'idea di stuzzicarlo ancora di più. Mandai un messaggio alla mia amica che sarei arrivata in ritardo.
Cominciò lentamente, quel barlume che ti accende l'idea, ma che poi diventa sempre più persistente fino a diventare un chiodo fisso. Volevo provare a sedurre mio padre…
Aprii la porta del bagno ed ascoltai i rumori della casa, cercando di capire dove fosse papà. Un armadietto chiuso in cucina, il suo passo pesante che veniva verso di me, la porta della sua camera che si apriva… e che non si chiudeva.
“Bene! È andato in camera.” pensai.
Mi tolsi l'accappatoio e, nuda, mi avviai verso la mia stanza, facendo finta di aver dimenticato qualcosa.
— Accidenti! Ma dove ho la testa! — dissi ad alta voce, come se avessi dimenticato qualcosa di importante e stessi andando a prenderlo.
Inevitabilmente passai davanti alla porta della sua camera. Mentre passavo sbirciai velocemente e vidi che era proprio di fronte al letto, mezzo girato verso la porta.
“Mi ha sicuramente visto passare”, constatai. Entrai in camera mia, lasciando la porta aperta, e feci finta di cercare qualcosa che avevo lasciato in giro.
Non volevo girarmi e fargli capire che lo avevo fatto apposta, quindi continuai a cercare. Mi abbassai, facendo finta di cercare sotto il letto, e arrischiai a guardare verso la porta. Vidi i suoi piedi.
“Ottimo! Ha funzionato!”
Solo allora mi rialzai, rivolta verso di lui.
— Ciao, papà.
— Ancora nuda, Becca?
Ma questa volta il suo tono di voce era più suadente e decisamente interessato a quello che vedeva.
Si avvicinò.
— Lo sai che hai un bel corpo? Sei davvero cresciuta bene in questi anni… Non somigli per niente a tua madre, ma piuttosto alla mia, tua nonna. Anche lei aveva un bel seno come te.
Sembrava ancora più facile del previsto.
— Davvero papà? — gli chiesi tirando indietro le spalle ed esponendo le mie tette alla sua vista.
Papà si avvicinò ancora di più, mettendosi di fronte a me. Allungò un dito e mi sfiorò il capezzolo.
Questi reagì, erigendosi.
— Oh, sì, proprio uguale. Tua nonna ha sempre avuto un seno molto grosso. Mi ricordo che quando ero piccolo volevo sempre addormentarmi accanto a lei, con la testa appoggiata al suo seno. Mi ha sempre raccontato che, per farmi addormentare, mi faceva succhiare il suo latte, fino a che ho compiuto cinque anni. Il tuo seno me lo ricorda molto.
Il suo dito non stava fermo un momento. Continuava a stuzzicarlo. Poi lo coprì con tutto il palmo della mano.
— Già… proprio uguale — ripeté.
Poi si sedette sul mio letto e mi tirò vicino a sé. Mi guardò in viso e mi sorrise.
Sorrisi anche io. Presi le sue mani e me le portai al seno.
Ormai le parole non servivano più.
Papà spalancò la bocca e si prese un capezzolo tra le labbra.
Iniziò a succhiare. Prima dolcemente, poi sempre più forte. Sentivo il capezzolo che veniva schiacciato contro il palato. La sua lingua che me lo mungeva con gusto. Era diventato un ciuccio.
Papà teneva gli occhi chiusi mentre succhiava, ma le sue mani salivano e scendevano sulla schiena e sui glutei.
Mi stavo eccitando. Eccome…!
L'eccitazione scaturita dalla sua bocca in azione sul mio seno, ebbe come conseguenza una improvvisa e copiosa produzione di umori vaginali. Mi sentivo talmente bagnata che credevo che il tutto sarebbe colato sul tappeto. Gli presi una mano e me la portai sulla fica. Sentii le sue dita entrarmi dentro.
Forse se lo aspettava, o forse no.
Si sdraiò di traverso sul mio letto, trascinandomi con lui.
Una parte di lui incredibilmente dura cozzò contro la mia fica bagnata. Mi strusciai su e giù lentamente su quel pezzo di marmo per una decina di secondi.
E finalmente le sue mani liberarono quella meravigliosa porzione del suo corpo.
Mi era già capitato qualche volta di intravedere la sua forma, attraverso il costume da bagno, ma ora che lo avevo sotto di me lo volevo DENTRO di me.
Mi sollevai un poco, lo presi in mano e lo indirizzai alla mia fica.
Con un movimento improvviso, papà me lo spinse dentro in un solo colpo.
Sentii un male terribile, perché era davvero grosso, e uno grosso così non era mai entrato dentro di me.
Tra l'altro non avevo poi tutta questa esperienza. Mi era capitato qualche volta di fare del sesso con un mio amico, lo stesso con cui avevo perso la verginità anni prima, ma non era capitato che tre o quattro volte in tutto e mai senza preservativo. Non avevo mai avuto un ragazzo, e quelli con cui ero uscita non erano mai arrivati fino a questo punto. Non avevo mai sentito quel bisogno impellente di sentire un uomo dentro di me. Non fino a quel momento. Quando sentivo la necessità di sfogarmi, ricorrevo all'autoerotismo. Non ero una di quelle che andava col primo che capita, ma con lui era diverso.
Papà mi mise sotto di lui.
— Diamine… come sei stretta, Becca! È una meraviglia… Che sensazioni che mi fai provare! — disse quando fu tutto dentro di me.
Poi prese a muoversi dentro e fuori dalla mia fica, sempre più rapidamente.
Il suo cazzo nudo sfregava velocemente contro le pareti della fica, infuocandola col suo movimento. Mi sentivo bruciare dentro, sia per la bramosia che per l'irritazione provocata.
Quello che stavo provando in quel momento non si avvicinava neanche lontanamente al ricordo che avevo di quando avevo fatto sesso col mio amico. Forse era perché eravamo entrambi giovani e inesperti. Forse era che il mio amico non aveva un cazzo così grosso. O forse perché ora lo stavamo facendo "nature", senza profilattico. Non so davvero.
Le sensazioni che papà mi provocava, col suo rapido movimento dentro e fuori da me, erano così intense…
Papà si muoveva sempre più rapidamente. Mi girava la testa, sia per l'emozione che per il respiro veloce. Mi sembrava di avere la testa sott'acqua.
Andò avanti per una decina di minuti ancora a sconvolgermi la fica col suo cazzo durissimo, poi, d'improvviso, papà si bloccò in profondità dentro di me, fece un “ah” pieno di soddisfazione con la testa ripiegata all'indietro, poi riprese a muoversi molto lentamente, per poi smettere del tutto.
Si staccò da me e si distese al mio fianco. Il suo respiro era molto più accelerato del mio. Il suo torace sembrava un mantice, talmente si muoveva su e giù.
Pian piano riprese a respirare normalmente e mi guardò.
— Non diciamolo a nessuno, eh?, quello che abbiamo fatto. D'accordo?
Non avevo il coraggio di parlare, perciò annuii. Mi diede un paio di leggere pacche sul ginocchio, raccolse i suoi pantaloni ed uscì dalla mia camera.
Quando mi ripresi abbastanza da riuscire a camminare dritta, andai in bagno. Mi diedi una ripulita, perché lo sperma di papà mi stava colando sulle cosce. Naturalmente mi misi un salvaslip sulle mutandine perché sarebbe colato tutto ancora per un po'.
Finii di vestirmi rapidamente, dopotutto la mia amica mi stava aspettando, e mi avviai. Passai con lei anche tutto il pomeriggio, mangiando al centro commerciale. Ogni tanto delle fitte mi attraversavano il ventre ma riuscii a far finta di niente.
Alla fin dei conti, era stato lui a sedurmi o io avevo sedotto lui?
Se non fosse stata per quella maledetta/benedetta pubblicità, non sarebbe mai capitato che io e mio padre avessimo fatto sesso.
Non accadde più una cosa del genere. Ma quell'unica volta fu sufficiente a cambiare la mia vita.
Per diversi mesi non dissi niente a nessuno. Solo quando divenne evidente dissi che stavo aspettando un bambino.
Ma a nessuno dissi chi era il padre. Neanche a lui.
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