Pensieri

di
genere
poesie

Mi guardo attorno, anche se non ho gli occhi. Più che altro li percepisco perché siamo talmente tanti… stretti in quello che sembra un tubo.
Non ho idea di cosa siamo. Ho appena la consapevolezza che esisto, in qualche modo.
Siamo tantissimi e ci sfioriamo l'uno con l'altro, immersi in un liquido. Almeno penso che sia liquido. Non so cosa sia.
Mi verrebbe da chiedere, ma non ho la bocca. L'unica cosa che so per certo è devo muovermi e che ho un obiettivo. Ma cosa sia questo obiettivo mi rendo conto che lo saprò solo quando lo avrò trovato.
Passo il mio tempo a muovermi su e giù in questo tubo. È caldo, e ogni tanto sento che qualcosa mi spinge avanti, su per questo tubo che penso sia casa.
Mi muovo sempre e non conosco riposo. È il mio istinto che mi impedisce di riposarmi. Devo sempre muovermi.
Agito la testa e la coda per muovermi. Sì, è un'altra cosa che ho capito di me stesso. Ho la coda e muovendola riesco a spostami in avanti, superando i miei fratelli. Ho iniziato a chiamarli così qualche giorno fa.
Quando ero nato riuscivo solo a capire che cercavo qualcosa, così come gli altri di fianco a me.
Ecco, che accade un'altra volta. Questa volta sono molto più su di prima. Sento qualcosa che stringe ancora di più, spingendomi sempre più avanti. Ancora e ancora. Ma poco dopo torno giù. Chissà cos'è.
Non passa molto tempo che accade ancora. Ma questa volta sono davanti ai miei fratelli. Qualunque cosa sia che mi spinge su, questa volta mi rendo conto che non tornerò indietro.
Infatti vado sempre più avanti stretto all'interno di questo tubo, e poi all'improvviso sono nel vuoto.
Mi assale il panico. Non so cosa sia questo vuoto. Fortunatamente dura poco.
Cado violentemente su qualcosa di morbido, ma è diverso. Totalmente diverso da dove ero prima.
Qui c'è tantissimo spazio. E ci sono anche moltissimi dei miei fratelli. Nessuno di noi sa cosa fare adesso, se non muoversi in avanti. Qualcuno è per il verso sbagliato, almeno credo. Va nella direzione opposta a quella dove sto andando io.
Anche qui c'è una sostanza vischiosa, più o meno simile a quella in cui sono cresciuto. Percepisco qualcosa di diverso. Un odore, un sapore… non saprei come definirlo dopotutto. So solo che devo andare avanti. Devo sempre muovermi.
La superficie su cui sono tra l'altro mi aiuta. Faccio degli incredibili spostamenti in avanti, davvero molto più avanti. In mezzo a questi veloci spostamenti, capisco di essere passato attraverso una fessura. Era piuttosto stretta, ma siamo passati in tanti. Anche qui c'è del vuoto perché solo una parte di me stesso poggia su qualcosa.
C'è qualcos'altro su questa superficie che trovo strano. Sembra come se dovessi scavalcare i miei fratelli, per poi cadere giù. E poi ancora su e poi giù. Mi sfiniscono queste cose e mi fanno perdere tempo. Io devo andare avanti! Devo muovermi! Possibile che nessuno lo capisce?
Continuo a muovermi. Quell'odore, quel sapore lo sento di nuovo. È più forte adesso. E sento che mi chiama.
Moltissimi dei miei fratelli si sono persi. Siamo meno della metà di quando siamo arrivati in questo vuoto. Ma siamo ancora tanti.
Il percorso che sto facendo mi sfinisce, ma devo continuare a muovermi. Mi sta chiamando. E voglio arrivare per capire cosa sia.
Passo ancora una volta per una fessura, questa più larga di quella di prima. Qui è più stretto e ci sono degli ostacoli. Qualcosa che assomiglia a tantissime code, ma rivolte per il verso sbagliato. Molti miei fratelli restano bloccati, ma ho capito una cosa. Posso usare queste code per muovermi più veloce tra di essi. Ho capito il trucco per non farmi ostacolare e non farmi rispedire indietro. Muovo la coda alla loro base e li uso per spingermi su.
Ho capito che questa è la strada giusta. Quell'odore, quel sapore è molto più forte. Capisco di esserci vicino. Ancora un poco avanti… ancora poco.
E poi lo vedo. No, non lo vedo perché non ho gli occhi. Ma è qui. È vicino. Mi chiama. È quello il mio obiettivo! Devo muovermi più veloce se voglio arrivare prima dei miei fratelli.
Anche i miei fratelli lo hanno capito. È iniziata una gara. E la voglio vincere io.
Siamo rimasti in pochi, rispetto a quando siamo arrivati in questo vuoto, ma siamo ancora diverse centinaia, forse migliaia.
E l'obiettivo è molto grosso. Ma mi basta solo una piccola fessura. Piccola piccola per poter entrare.
Muovo la testa e la coda freneticamente per riuscire a scalfire le sue difese. Perdo parte del mio rivestimento, ma riesco a muovermi sempre più all'interno.
E poi all'improvviso passo…
Sono riuscito ad entrare nel mio obiettivo! Sono il vincitore! Ho vinto!
Poco dopo essere nato ho perso metà di me stesso. E anche l'altra cosa, qualunque cosa sia, lo ha fatto.
Due metà, io e l'altro. Chissà cosa vuol dire…
Qualcosa ci attira uno verso l'altro. E poi siamo di nuovo un intero.
— Ti aspettavo — mi disse.
— Perché? Chi sei? — chiesi a mia volta.
— Sei la mia metà. L'altro me stessa. E adesso costruiremo insieme una nuova vita.
È un dialogo senza parole, fatto solo di istinti.
È vero. Ho perso metà me stesso, ma ho guadagnato qualcosa di infinitamente più importante.
È il mio obiettivo. Il mio scopo. Ho deciso di chiamarla "lei". Incontrare "lei" e creare insieme qualcosa che prima non esisteva. Prima eravamo due e adesso siamo uno. Insieme.
Inizieremo il nostro capolavoro. Dividendoci e moltiplicandoci. Per mesi e mesi costruiremo qualcosa di incredibile. Ora lo so.
Io e "lei" insieme, ci siamo divisi e moltiplicati, sempre uguali a noi stessi. Al momento siamo pochi. Ma tra non molto non saremo più in grado di contarci e prenderemo strade diverse. L'ho capito nel momento in cui da due siamo diventati uno.
Io e "lei" ora abbiamo lo stesso pensiero. Dividerci, moltiplicarci per costruire. Solo questo importa ora.
Poco fa siamo caduti su quel vuoto morbido dove ero passato prima e abbiamo messo radici. Non ci muoveremo più da qui.
Il nutrimento che avevamo è quasi finito, ma ne arriva immediatamente dell'altro attraverso quelle radici.
È passato molto tempo. Adesso siamo tantissimi e sono siamo più in grado di contarci. E abbiamo anche imparato a fare cose diverse. Ognuno delle nostre copie ha imparato una cosa nuova e continuerà a farla fino a che avrà vita.
Non ricordo più nemmeno i miei fratelli. Ma mi ricordo com'ero.
Ero solo in mezzo a tanti altri.
Ora non sono più solo. Con lei ho creato qualcosa di diverso da quello che ero prima, così come ha fatto lei.

Abbiamo creato la vita.
scritto il
2018-07-03
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