Confessioni
di
xilia82
genere
trio
Amo il sesso orale.
Amo farlo e amo riceverlo.
Per riceverlo preferisco le donne. Non che disdegni un bel lavoretto da un uomo, ma in genere sono più rudi, più sommari, esagerano sempre in qualcosa. Per non parlare di quella maledetta barba di tre giorni che pare carta vetrata.
Una donna invece conosce il giusto equilibrio tra delicatezza e forza, sa raggiungere quell’armonia di gesti che mi spinge ad abbandonarmi ; sa cosa voglio e sa come darmelo.
(Francesca insegnava inglese in un istituto tecnico statale. L’avessero vista, i suoi studenti straripanti di ormoni, con i capelli sciolti contro le mie cosce, il viso affondato nelle mie intimità. Avessero visto, quel branco di segaioli brufolosi, come inarca la schiena la loro seria professoressa quando le accarezzo la piccola perla rosa che si schiude quando si lascia andare al piacere. Mi piaceva pensare, mentre le mie mani scivolavano sul suo corpo nudo e le mia dita affondavano in lei, a quei ragazzi che nella loro cameretta si masturbavano pensando a lei, fantasticando della sua pelle, che io sentivo calda sulla mia, immaginando di sentirla gemere come io la stavo sentendo. Come avrei voluto che la vedessero mentre un orgasmo le paralizzava i muscoli e la sue labbra si aprivano in un piccolo urlo soffocato.)
Per farlo invece preferisco gli uomini. Anche una donna dà soddisfazioni e belle sensazioni, ma il piacere di avvolgere con la bocca un bel pisello, di sentirlo crescere e rinvigorire succube dei tuoi movimenti, sempre di più fino a esplodere in una fontana di lussuria, non ha paragoni. Nessuna donna amerà mai un rapporto orale come lo ama un uomo.
(Quante volte ho dormito usando la sua pancia per cuscino, con il suo salsicciotto tra le labbra. Mi è sempre piaciuto giochicchiarci e ciucciarmelo un po’ mentre è inerte, piccolo e indifeso. Anche se di solito dura poco, poi l’arma è sguainata e pretende soddisfazione; ma dopo la soddisfazione posso sempre ricominciare a spupazzarmelo... Quante volte mi ha svegliata, a notte inoltrata, un’esondazione di sperma in gola; e lui sempre a difendersi asserendo che stava sognando, che mai mi farebbe volontariamente uno scherzo simile; ma prima o poi lo becco, e dopo vediamo se apprezza anche i miei incisivi.)
Sono una che ingoia. Lo trovo naturale, so che piace molto e mi eccita anche un po’.
Mi son sempre chiesta se i maschi ci etichettino. Se facciano un passaparola di chi tra noi lo mandi giù e chi no. Questo spiegherebbe certe battutine idiote che mi hanno più volte rivolto...
(Caterina m’ha confessato che quando l’hanno assunta nel laboratorio analisi dove tutt’ora lavora, le sue colleghe – che lei chiama con rispetto “le stronze” – l’hanno obbligata a sottostare al loro rito di iniziazione. In pratica le hanno dato il mano una fiala contenente liquido seminale appena esaminato e lei ha dovuto berlo, di fronte a loro. Tra l’altro Caterina non è una che ingoia. Poi le hanno detto che in realtà loro non avevano alcun rito di iniziazione...)
Cerco di essere anche brava, di capire come farlo bene e mi applico per perfezionarmi. Ma, anche per fellatio come per cunnilingus, credo che solo un altro uomo sappia veramente come farlo. Se non fossero così carichi di testosterone da sviluppare un’omofobia esagerata, magari scoprirebbero anche loro com’è appagante sentire una bocca che ci sa veramente fare e in grado di soddisfarli come davvero vorrebbero. Ma la maggior parte degli uomini fa troppo il macho, e non saprà mai cosa si perde. Ché poi basta infilargli un dito nel sedere mentre glielo succhi, al macho, che squittisce come una marmotta; e gli piace, eccome se gli piace...
Piace anche a me. Amplifica il piacere. Quando l’eccitazione si alza di livello piace anche a me sentirmi penetrare dietro. E piace agli uomini infilarmelo; bisogna solo stare attente perché nel travolgimento della passione magari non ci si accorge che lui come al solito esagera e le dita diventano due o tre. Dopo, tornata la quiete, fa male.
Ci sono anche quelli che non osano permettersi quest’ulteriore profanazione del mio corpo, o nemmeno si rendono conto che potrebbe piacermi, e quindi evitano, si concentrano nel rapporto e non ci provano neppure. Sono i più fortunati, perché sentirsi chiedere, quasi supplicare, di mettermi un dito nel didietro, son convinta che li faccia impazzire.
Mi piace anche il rapporto anale - altra etichetta?-, mentre una mano mi accarezza davanti; non importa di chi sia, basta che non sia la mia.
(Ho avuto solo una volta un rapporto con due uomini, finora. Mi ci son trovata in mezzo, metaforicamente e non, e ho deciso di non negarmi. È stato un pomeriggio caldo dentro la tenda di quello che già da qualche mese era il mio ragazzo. Stavamo facendo l’amore cercando di non ansimare troppo forte, gli stavo sopra, il sudore mi colava lungo la schiena. Non mi accorsi del suo amico. Sentivo le mani accarezzarmi le natiche mentre i miei fianchi ondeggiavano languidi, le sentivo entrare anch’esse e mi piaceva. Solo quando il mio ragazzo mi strinse entrambi i seni compresi che quelle dietro di me non erano le sue. Mi voltai, bloccandomi. L’amico mi sorrise. Esitai solo un secondo, poi mi rigirai e ricominciai a muovermi. Lo sentii sdraiarsi su di me; sentii il sudore del suo petto che si univa a quello della mia schiena; sentii il suo cazzo penetrarmi dietro; sentii tante mani stringermi, accarezzarmi, palparmi; sentii un vortice di sensazioni salirmi dal ventre, trasportarmi, annientarmi. Sentii l’inevitabile apice arrivare, mentre dentro di me quei due corpi distinti si muovevano indipendenti, quasi uno contro l’altro, separati solo da qualche mia membrana interna. Mi vennero dentro entrambi mentre un orgasmo lungo ed intenso s’impossessava di me. Giorni dopo scoprii che mi aveva concesso al suo amico perché aveva perso una scommessa. Lo lasciai.)
Toccarsi è una cosa intima, pochissime volte ho ceduto a farlo davanti a qualcuno. Più volte sono stata spiata, o sorpresa in flagranza.
(Da ragazza scoprii per caso il piacere che può dare una lavatrice in centrifuga. Appoggiavo l’inguine all’angolo dell’elettrodomestico, le vibrazioni forti e costanti mi scioglievano velocemente le gambe... Gli orgasmi arrivavano multipli e prolungati, meglio che con la maggior parte dei giocattoli “specializzati”. Lo ammetto: lo faccio ancora. La lavatrice è la mia amante più segreta e fedele.)
Mi piace mostrare le gambe, con eleganza, ma non lo faccio spesso perché l’abitudine rende tutto sterile e scontato. Mi piace quando gli uomini si girano dopo avermi incrociato. Mi ha eccitato vedere il mio nome scritto sui muri dei bagni dell’ufficio: un ammiratore “m’inculerebbe fino a spaccarmi in due”, un altro suppone (o sa?) ch’io sia molto brava a fare pompini, un terzo mi epiteta semplicemente come “troia in calore”.
(Solo una volta un tizio mi ha toccato nella calca dell’autobus. Ho sentito prima una lieve palpata sul sedere, poi stringere con decisione. Ma gli è andata male, non ero in vena e ho ricambiato con una strizzata che l’ha piegato in due. Cercava di insultarmi ma non gli usciva il fiato. Una signora piuttosto prosperosa, che doveva aver sopportato più volte questo tipo di attenzioni, mi ha sorriso entusiasta. “Brava, così si fa!”)
Mi piace che con me gli uomini stiano attenti. Molto attenti.
Amo farlo e amo riceverlo.
Per riceverlo preferisco le donne. Non che disdegni un bel lavoretto da un uomo, ma in genere sono più rudi, più sommari, esagerano sempre in qualcosa. Per non parlare di quella maledetta barba di tre giorni che pare carta vetrata.
Una donna invece conosce il giusto equilibrio tra delicatezza e forza, sa raggiungere quell’armonia di gesti che mi spinge ad abbandonarmi ; sa cosa voglio e sa come darmelo.
(Francesca insegnava inglese in un istituto tecnico statale. L’avessero vista, i suoi studenti straripanti di ormoni, con i capelli sciolti contro le mie cosce, il viso affondato nelle mie intimità. Avessero visto, quel branco di segaioli brufolosi, come inarca la schiena la loro seria professoressa quando le accarezzo la piccola perla rosa che si schiude quando si lascia andare al piacere. Mi piaceva pensare, mentre le mie mani scivolavano sul suo corpo nudo e le mia dita affondavano in lei, a quei ragazzi che nella loro cameretta si masturbavano pensando a lei, fantasticando della sua pelle, che io sentivo calda sulla mia, immaginando di sentirla gemere come io la stavo sentendo. Come avrei voluto che la vedessero mentre un orgasmo le paralizzava i muscoli e la sue labbra si aprivano in un piccolo urlo soffocato.)
Per farlo invece preferisco gli uomini. Anche una donna dà soddisfazioni e belle sensazioni, ma il piacere di avvolgere con la bocca un bel pisello, di sentirlo crescere e rinvigorire succube dei tuoi movimenti, sempre di più fino a esplodere in una fontana di lussuria, non ha paragoni. Nessuna donna amerà mai un rapporto orale come lo ama un uomo.
(Quante volte ho dormito usando la sua pancia per cuscino, con il suo salsicciotto tra le labbra. Mi è sempre piaciuto giochicchiarci e ciucciarmelo un po’ mentre è inerte, piccolo e indifeso. Anche se di solito dura poco, poi l’arma è sguainata e pretende soddisfazione; ma dopo la soddisfazione posso sempre ricominciare a spupazzarmelo... Quante volte mi ha svegliata, a notte inoltrata, un’esondazione di sperma in gola; e lui sempre a difendersi asserendo che stava sognando, che mai mi farebbe volontariamente uno scherzo simile; ma prima o poi lo becco, e dopo vediamo se apprezza anche i miei incisivi.)
Sono una che ingoia. Lo trovo naturale, so che piace molto e mi eccita anche un po’.
Mi son sempre chiesta se i maschi ci etichettino. Se facciano un passaparola di chi tra noi lo mandi giù e chi no. Questo spiegherebbe certe battutine idiote che mi hanno più volte rivolto...
(Caterina m’ha confessato che quando l’hanno assunta nel laboratorio analisi dove tutt’ora lavora, le sue colleghe – che lei chiama con rispetto “le stronze” – l’hanno obbligata a sottostare al loro rito di iniziazione. In pratica le hanno dato il mano una fiala contenente liquido seminale appena esaminato e lei ha dovuto berlo, di fronte a loro. Tra l’altro Caterina non è una che ingoia. Poi le hanno detto che in realtà loro non avevano alcun rito di iniziazione...)
Cerco di essere anche brava, di capire come farlo bene e mi applico per perfezionarmi. Ma, anche per fellatio come per cunnilingus, credo che solo un altro uomo sappia veramente come farlo. Se non fossero così carichi di testosterone da sviluppare un’omofobia esagerata, magari scoprirebbero anche loro com’è appagante sentire una bocca che ci sa veramente fare e in grado di soddisfarli come davvero vorrebbero. Ma la maggior parte degli uomini fa troppo il macho, e non saprà mai cosa si perde. Ché poi basta infilargli un dito nel sedere mentre glielo succhi, al macho, che squittisce come una marmotta; e gli piace, eccome se gli piace...
Piace anche a me. Amplifica il piacere. Quando l’eccitazione si alza di livello piace anche a me sentirmi penetrare dietro. E piace agli uomini infilarmelo; bisogna solo stare attente perché nel travolgimento della passione magari non ci si accorge che lui come al solito esagera e le dita diventano due o tre. Dopo, tornata la quiete, fa male.
Ci sono anche quelli che non osano permettersi quest’ulteriore profanazione del mio corpo, o nemmeno si rendono conto che potrebbe piacermi, e quindi evitano, si concentrano nel rapporto e non ci provano neppure. Sono i più fortunati, perché sentirsi chiedere, quasi supplicare, di mettermi un dito nel didietro, son convinta che li faccia impazzire.
Mi piace anche il rapporto anale - altra etichetta?-, mentre una mano mi accarezza davanti; non importa di chi sia, basta che non sia la mia.
(Ho avuto solo una volta un rapporto con due uomini, finora. Mi ci son trovata in mezzo, metaforicamente e non, e ho deciso di non negarmi. È stato un pomeriggio caldo dentro la tenda di quello che già da qualche mese era il mio ragazzo. Stavamo facendo l’amore cercando di non ansimare troppo forte, gli stavo sopra, il sudore mi colava lungo la schiena. Non mi accorsi del suo amico. Sentivo le mani accarezzarmi le natiche mentre i miei fianchi ondeggiavano languidi, le sentivo entrare anch’esse e mi piaceva. Solo quando il mio ragazzo mi strinse entrambi i seni compresi che quelle dietro di me non erano le sue. Mi voltai, bloccandomi. L’amico mi sorrise. Esitai solo un secondo, poi mi rigirai e ricominciai a muovermi. Lo sentii sdraiarsi su di me; sentii il sudore del suo petto che si univa a quello della mia schiena; sentii il suo cazzo penetrarmi dietro; sentii tante mani stringermi, accarezzarmi, palparmi; sentii un vortice di sensazioni salirmi dal ventre, trasportarmi, annientarmi. Sentii l’inevitabile apice arrivare, mentre dentro di me quei due corpi distinti si muovevano indipendenti, quasi uno contro l’altro, separati solo da qualche mia membrana interna. Mi vennero dentro entrambi mentre un orgasmo lungo ed intenso s’impossessava di me. Giorni dopo scoprii che mi aveva concesso al suo amico perché aveva perso una scommessa. Lo lasciai.)
Toccarsi è una cosa intima, pochissime volte ho ceduto a farlo davanti a qualcuno. Più volte sono stata spiata, o sorpresa in flagranza.
(Da ragazza scoprii per caso il piacere che può dare una lavatrice in centrifuga. Appoggiavo l’inguine all’angolo dell’elettrodomestico, le vibrazioni forti e costanti mi scioglievano velocemente le gambe... Gli orgasmi arrivavano multipli e prolungati, meglio che con la maggior parte dei giocattoli “specializzati”. Lo ammetto: lo faccio ancora. La lavatrice è la mia amante più segreta e fedele.)
Mi piace mostrare le gambe, con eleganza, ma non lo faccio spesso perché l’abitudine rende tutto sterile e scontato. Mi piace quando gli uomini si girano dopo avermi incrociato. Mi ha eccitato vedere il mio nome scritto sui muri dei bagni dell’ufficio: un ammiratore “m’inculerebbe fino a spaccarmi in due”, un altro suppone (o sa?) ch’io sia molto brava a fare pompini, un terzo mi epiteta semplicemente come “troia in calore”.
(Solo una volta un tizio mi ha toccato nella calca dell’autobus. Ho sentito prima una lieve palpata sul sedere, poi stringere con decisione. Ma gli è andata male, non ero in vena e ho ricambiato con una strizzata che l’ha piegato in due. Cercava di insultarmi ma non gli usciva il fiato. Una signora piuttosto prosperosa, che doveva aver sopportato più volte questo tipo di attenzioni, mi ha sorriso entusiasta. “Brava, così si fa!”)
Mi piace che con me gli uomini stiano attenti. Molto attenti.
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