Punita

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genere
dominazione

Punita (ff-mmmmf-dom)

Ho conosciuto Elena al mercato di Ostia, un sabato mattina di primavera, alla prima ondata di caldo. Entrambe stavamo cercando di acquistare dei sandali, e siamo state insieme un po’ di tempo in giro per le bancarelle, tra gli abiti, le scarpe e le collane. Avevamo la stessa età e stavamo studiando entrambe per la maturità, ma anche se abitavamo nello stesso quartiere non ci conoscevamo. Non sono mai stata lesbica, eppure, eravamo attratte l'una dall'altra, reciprocamente. Lei è una ragazza molto carina con gli occhi scuri, i capelli neri a caschetto e un bel sorriso. Dopo un paio d’ore trascorse tra il mercato, il centro commerciale e il McDonald's, l'ho accompagnata a casa in bicicletta, verso la pineta, dove viveva.

Da quel momento siamo diventate molto unite, uscendo insieme almeno due volte a settimana. Era trascorso circa un mese quando siamo state invitate a una festa da Gianni, un suo amico che le faceva il filo per portarsela a letto, e di cui Elena era invaghita. Elena aveva bevuto un po’ troppo e fumato una canna, quando mi propose di andare nella camera da letto di Gianni. Una volta lì, iniziò a baciarmi all’improvviso e quasi mi strappava il vestito, per toccarmi il seno. Mi ha sbattuta sul letto, mi ha baciata il viso e il seno, e mi ha sollevato la gonna per leccarmi. Quando oramai mi ero arresa a questa nuova sensazione, lei mi si è messa a cavalcioni sul viso, in un 69, e ho visto che non indossava le mutande. Eravamo entrambe molto arrapate e ci siamo leccate fino a godere, nel sudore.

In seguito, è stata molto silenziosa e l’ho vista anche piangere, e ho capito che anche per lei era stata la prima volta con una ragazza. Dovevo andare a prenderla la sera successiva, ma a casa hanno aperto i suoi due fratelli maggiori, Mario e Carlo. Mario mi disse che Elena aveva confessato a sua madre di aver fumato una canna, di essere stata a letto insieme a me, e che per questo motivo Gianni, umiliato davanti ai suoi amici, tradito per un’altra donna, aveva lasciato Elena. Per tutta la giornata, Elena non aveva fatto altro che piangere, dicendo di essere stata lasciata per colpa mia. Mario, un ragazzo molto robusto, impelagato nel racket di Ostia, in modo molto alterato, mi disse che aveva promesso a sua madre che mi avrebbe punita, per aver fatto stare male Elena e per aver gettato l’onta sulla famiglia intera. Con ciò sbattè la porta e mi lasciò lì impietrita. Non ero riuscita a pronunciare neanche una parola.

Due giorni dopo stavo camminando per il lungomare per andare a trascorrere una serata al curvone con la mia comitiva, quando un gigantesco fuoristrada si fermò accanto a me. Lo guardai perché era impressionante, colore verde militare, finestrini scuri. Mi stavo chiedendo come avrebbe fatto a parcheggiare, quando quattro uomini robusti di circa 30 anni saltarono fuori e mi trascinarono a forza sul sedile posteriore. Subito il SUV accelerò verso la Colombo, e si fermò in un posto isolato nella pineta. “Noi siamo amici di Mario”, mi disse un ragazzo muscoloso e tatuato, completamente rasato, con il pizzetto e gli orecchini, che indossava un jeans stinto e una canotta di cotone nera. “La sua famiglia è arrabbiata per quello che hai fatto ad Elena. Non vogliamo farti del male. Non troppo male, almeno, se collaborerai. Ma dobbiamo vendicare Elena e devi provare la sofferenza che ha provato lei”.

Ho provato a difendermi, ma contro quattro ragazzi muscolosi sapevo di non avere alcuna possibilità. Il ragazzo rasato mi ha detto di non provare a combatterli, perché qualunque cosa avessi fatto, loro mi avrebbero scopato tutti insieme più volte. Quindi, più sarei stata docile, meno mi sarei fatta male, perché la gang bang era inevitabile. Ho rinunciato a lottare e obbedientemente mi sono dovuta spogliare. Prima ho dovuto togliere il reggiseno, poi gli slip, e i sandali, e alla fine ho dovuto sfilarmi il vestito. Non appena sono rimasta nuda, le loro mani sporche e sudate hanno iniziato a toccarmi ovunque, e per fortuna che era quasi buio perché ero molto rossa in viso. Ho provato molta vergogna quando mi sono accorto di essere eccitata per quello che stava accadendo.

Sono stata costretta a stare a 4 zampe sul sedile di pelle di questo enorme SUV dai vetri oscurati. Andrea, il ragazzo con il pizzetto, mi ha detto come fare un pompino, mentre mi schiaffeggiava in faccia con il suo cazzo enorme e mi teneva la testa ferma con i capelli. Aprii la bocca e il suo cazzo molto largo scivolò nella mia bocca riempiendomi completamente. Ho fatto come diceva, e dopo circa cinque minuti il mio sforzo è stato premiato da un forte spruzzo di sperma che mi colpiva la gola. Non ho davvero avuto altra scelta se non quella di ingoiare tutto e prepararmi per il prossimo cazzo.

Mi è sembrato che passassero ore prima che mi svuotassero tutta la loro sborra nella mia bocca. Anche se avevo ingoiato ciascuno di loro, lo sperma mi stava colando lungo il viso, dal naso, nei capelli e negli occhi, e sul seno. Capii che il peggio doveva ancora arrivare quando vidi Andrea spalmare il suo cazzo enorme di lubrificante per poi mettersi dietro di me in direzione del mio culo ancora vergine.

A quel punto ho provato a lottare, gli altri mi hanno tenuta stretta, ridendo della mia paura e chiamandomi verginella, mentre il cazzone mi forzava il culo. Ho anche pensato che mi avrebbe strappata in due, ma è riuscito comunque ad entrare spingendo mentre mi inculava centimetro dopo centimetro.

Alla fine, era dentro fino in fondo e potevo sentire i suoi peli pubici sfiorare il mio culo mentre lentamente mi scopava. Delicatamente all'inizio, e poi con più potenza e velocità il suo cazzo mi ha trapanato il culo. Mi stava tenendo con le mani sui fianchi. Gli altri non mi stavano più trattenendo, ma non potevo sfuggire a lui e a quella scopata implacabile che dovevo sopportare. Pensavo che non avrebbe mai sborrato, ma improvvisamente ha accelerato e ho sentito il mio culo rotto e abusato riempito dalla sua sborra.

Dopo di che è stato solo un incubo di ragazzi che mi scopavano a prua e a poppa, cazzi nel culo che mi spingevano verso i cazzi in gola. L'unica cosa positiva è che il dolore è diminuito, e mi sono persino eccitata per queste invasioni continue.

Ho sentito lo sportello del SUV aprirsi aprirsi dietro di me, ma ero così preoccupata per i cazzi nella mia bocca e in culo che non mi sono potuta girare a guardare. Ero molto eccitata in quel momento e uno dei ragazzi mentre mi strizzava il seno mi ha fatto masturbare la mia figa mentre soddisfacevo i miei assalitori.

Ho sentito delle risate e con la coda dell’occhio ho visto Mario e Carlo, i fratelli di Elena, che avevano portato la loro sorellina a vedermi violentata e umiliata. Sembrava che Elena stesse per svenire quando mi vide inginocchiata lì, con un cazzo nel culo e uno nella mia bocca, mentre mi masturbavo la figa. “Questa è stata la sua punizione per averti fatto stare male, per averti fatto perdere il ragazzo di cui eri innamorata”, disse Carlo. "Abbiamo mantenuto la nostra parola, non le abbiamo fatto niente, anche se avrà dolore per qualche giorno”, aggiunse Andrea. Con questo, Carlo andò via, lasciandomi lì a subire la mia punizione, anche in presenza di Elena e l’altro fratello.

L’anno successivo sono andata all'università, e il primo giorno dei corsi, indovinate chi ho visto, Elena. Si era informata per capire dove mi sarei iscritta, e lei si è iscritta allo stesso corso. "Ora possiamo frequentarci senza che nessuno lo sappia" disse "perché sono stata attratta da te dal primo giorno, al mercato, e ancora e mi sento responsabile per la punizione terribile che hai dovuto subire per causa mia”. Cosa potevo risponderle? Da quella volta, dalla sera della punizione, ho scoperto di essere dipendente dai cazzi che mi scopavano ovunque e sono diventata una vera troia, bisognosa di cazzo e di sperma. Avevo amanti che spesso mi scopavano degradandomi il primo giorno che li incontravo, e che molte volte non vedevo più, e alcuni uomini anche molto più grandi di me che mi scopavano quando volevano, e che mi aiutavano comprandomi i vestiti e pagandomi le rate della macchina, uomini degradanti e abusanti, dalla personalità dominante. Iniziai una relazione con Elena, a quel punto, e continuai a incontrare questi uomini con l’accordo di Elena, due o tre volte al mese. Tutto il resto del tempo, vivevo in un monolocale che Elena aveva preso in affitto grazie alla sua famiglia, ed eravamo innamorate, io ero la sua sottomessa, e soddisfacevo la mia voglia di cazzi in queste occasioni molto degradanti. Quando tornavo a casa dai miei incontri, Elena a volte mi lavava a quattro zampe nella vasca, a volte diceva che non voleva vedermi, per quanto facevo schifo, e a volte mi leccava, ancora sporca, sul viso e tra le gambe. Ed era ancora più degradante che, dopo essere stata schifata, trattata male o abusata anche da lei, i soldi che mi davano li dovevo spendere anche per Elena.

(per questo racconto ho avuto alcuni spunti da V., che non ha ancora avuto il coraggio di stare con un'altra donna)

=== sono contento se mi contattate via email per commenti su questo racconto, o per darmi vostre idee per altri capitoli o per altri racconti ===
scritto il
2018-06-07
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