"Quello che voglio"
di
Chiaro di Luna
genere
dominazione
"Vieni qui. Sei mia adesso. Sei stata comprata per me, voglio vedere come sei fatta, come ti muovi, sei sei già una puttanella navigata o se, come ho chiesto, sei piena di vergogna e di pudori. Adoro vedere le gote diventare rosse, gli occhi abbassarsi, di fronte ai miei ordini".
Credo che sarà soddisfatto allora. Cammino verso di lui con le gambe che tremano, gli occhi bassi, le gote in fiamme. "Guardami!" urla. Alzo lo sguardo, le lacrime mi pungono gli occhi. Resisto un secondo appena. Ghigna. "Togliti le scarpe, mi fanno schifo quelle che porti". Mi abbasso e slego le stringhe. Lui si sposta e si posizione dietro di me, mi accorgo che mi sta guardando il culo. Paonazza, piego le ginocchia per accosciarmi e impedirgli di guardare. Mi arriva, potente, una sculacciata. Mi fa male, anche se sono ancora vestita. "Se voglio guardarti, devi lasciarmelo fare!". Mi fermo, imbarazzata. Non so più cosa fare, se togliermi le scarpe, se lasciarle, se chinarmi per mostrarmi.
Ride e, rude, mi abbassa i pantaloni fino alle caviglie. Sono in piedi. Lui, in ginocchio dietro di me, ha il naso a pochi cm dal mio sedere. "Apriti le natiche, chinati, ondeggia! Insomma, mostrami questo culo con grazia, con malizia!"
Non sono capace. Piango e con mani tremanti mi apro le chiappe e mi piego in avanti ondeggiando, goffa. Un'altra sculacciata mi colpisce forte e poi un'altra e un'altra ancora. Cado in avanti. "Rimbambita! Idiota! Sacco di patate! Ti insegno io a sedurmi! Voltati! E GUARDAMI!" abbaia al mio indirizzo.
Mi volto e sono penosa: le scarpe slacciate, i pantaloni alle caviglie, il volto rosso, rigato di lacrime. Mi copro il viso con le mani e lo guardo, occhieggiando tra le dita.
Repentino, cambia modi. Si alza. Mi abbraccia: "Piccola, piccola, non preoccuparti, ti insegno io. Vieni qui"
Si siede e mi tira sulle sue ginocchia. Mi toglie le scarpe e i pantaloni. Poi mi fa alzare e mi fa girare su me stessa. Ho il culo esposto, anche se ancora racchiuso nelle mutandine.
"Guardami"
Mi sforzo, ma non ce la faccio, provo troppa vergogna.
Si allontana di parecchi passi: "Cammina verso di me, un po' sulle punte, come se indossassi i tacchi alti, ondeggia quei fianchi e intanto succhiati un dito. Poi, quando arrivi da me, chinati, carezzati una caviglia e risalendo percorri con le dita la gamba fino all'orlo del maglioncino che poi sfilerai dalla testa sporgendo in avanti le tette. Nuda ti voglio vedere, capito? NUDA. Per me, in offerta."
Piango. Chino il capo. Cammino senza guardarlo, cercando di fare quello che mi ha detto. Mi sento impacciata, incapace. Quando arrivo da lui, mi prende per il mento e mi tiene la testa alta, fissandomi negli occhi. "Voglio che mi guardi SEMPRE. Voglio vedere il tuo viso arrossire. Ritorna indietro e ritorna, guardandomi".
Questa volta lo faccio. Sostengo il suo sguardo mentre cammino sulle punte ondeggiando i fianchi e sentendomi le gambe molli per la vergogna. Vedo i suoi occhi nei miei, lui, fermo, io in fiamme. Mi fermo davanti a lui e mi chino. Mi carezzo una gamba dalla caviglia in su e poi risalgo fino al bordo del maglione che levo, sporgendo avanti le tette, come mi ha chiesto. Getto l'indumento a terra e chino il viso. Subito mi solleva il mento: "Guardami, idiota. Brava, sei stata brava. Ora gira su te stessa. Chiedimi di guardarti".
Giro su me stessa, ma non riesco a parlare. Mi afferra ai fianchi, mi butta a terra. "Dimmi di guardarti! Implorami di guardare la tua nudità!"
Piango. Non riesco.
Mi prende di nuovo da terra, con mala grazia. Si siede sul letto e mi tira sulle sue ginocchia. Con rabbia mi abbassa gli slip e me li sfila. Poi inizia a picchiarmi con la mano aperta sul mio culo. "Conta i colpi! Così impari a parlare quando te lo comando io!"
Con un filo di voce, inizio a contare. Ciaff! "Uno" Ciaff! "Due". Conto piangendo fino a dieci. Poi si ferma e ordina: "Dimmi che vuoi che ti guardi il culo rosso, che te lo apra che ti palpi il sesso!"
A fatica, piangendo, gli sussurro: "Guardarmi"
"COSA? Dannata cretina! Cosa vuoi che ti guardi?"
"Il culo", un soffio
Ciaff! "E com'è questo culo?" Ciaff!
"Rosso"
"Si, carina. E' rosso." Lo palpa, lo schiaffeggia ancora, lo preme, lo impasta. "E adesso, sentiamo... che ci devo fare con questo culo?"
"...."
CIAFF! "Ho chiesto: COSA FACCIO CON QUESTO CULO?"
Piango e quasi grido, tra un singhiozzo e l'altro: "aprilo. Palpami"
"Brava maialina. Ti piacerebbe eh?"
Mi fa alzare e mi ordina: "Siediti"
Mi siedo su di lui, viso a viso. Mi palpa il seno. Mi slaccia il reggiseno. "Porgimi le tette e chiedimi di succhiarle".
Raccolgo i miei seni tra le mani, li avvicino alle sue labbra. "Succhiami".
Si avventa sui miei capezzoli. Li succhia forte. Gemo. Sono, malgrado tutto, molto eccitata. Per interi minuti mi lecca e mi succhia, mi impasta, mi palpa, mi tocca.
Io sono bagnatissima.
"Chiedimi di scoparti, non vedi l'ora, vero?" Ride
"Scopami"
Mi prende per i capelli e facendomi alzare, ghigna: "NO! Tu fai quello che voglio io, non il contrario".
Con rabbia si spoglia, mi getta sul letto e mi infila, brutale, il suo cazzo in bocca, fino in gola: "Succhiamelo, piccola incapace. Succhiamelo"
Non posso fare altro. Con una mano mi tiene per il collo. E' sopra di me e il suo cazzo non mi lascia mai la bocca, lo spinge fino in gola, tossisco e piango, ma non molla. Il suo membro mi scopa la bocca con foga, e lui bercia: "Toccami le palle, intanto che ti scopo e GUARDAMI!"
Sono senza fiato. Cerco di fare come mi chiede, ma non mi riesce. Il suo cazzo così grande che mi soffoca mi impedisce di muovermi.
Ride e si sposta.
Sollevo la testa leggermente, grata di avere di nuovo libertà di respiro.
Mi guarda, e mi ordina: "Apri le gambe e mostrami la tua fica. Non l'ho ancora vista bene. E chiedimi di guardarla, descrivila"
Avvampo. Sollevo le ginocchia e le apro. Lui si siede per terra, con il volto tra le mie gambe. Chiudo le ginocchia immediatamente. Mi vergogno. Non voglio che mi guardi così da vicino.
Mi arriva un potente schiaffo sulla coscia. "APRI LE GAMBE! APRI LA FICA! DESCRIVILA!"
Non ce la faccio. Resto inerte sul letto, piangendo forte. Mi apre le ginocchia con forza e con violenza mi introduce un dito nel sesso. "STUPIDA TROIA! Non vuoi che ti guardi ma sei tutta bagnata!"
Mi scopa con un dito, poi con due, poi con tre. "Non sei capace a descriverti? Te lo dico io come sei, puttana. Sei bagnata. Fradicia, caldissima. Hai una fica rosa e rossa, delicata come un fiore, depilata, bellissima e.... dolce" dice, dopo essersi succhiato le dita.
"Chiedimi di scoparti"
"Scopami" sussurro.
Apre un cassetto del comodino e ne estrae un piccolo vibratore che mi porge da succhiare. Lo succhio, stremata ed eccitata.
Lo infila con delicatezza nella mia fica e lo muove, roteandolo piano.
Io sto impazzendo di desiderio. Lo accende e inizia a muoverlo con più forza. Smanio. Mi agito. Voglio venire. "Chiedimi di scoparti. Chiedimi di farti venire"
"Scopami. Fammi venire"
"NO!" Ghigna. Toglie il vibratore, mi prende i polsi e mi sibila in viso: "SONO IO CHE DECIDO. TU FAI QUELLO CHE VOGLIO IO. Alzati"
Mi alzo, tremante. Si allontana.
"Vieni qui"
Cammino verso di lui.
"Non così. A quattro zampe"
Umiliata, mi chino e faccio come mi chiede. Arrivo da lui e mi fa alzare. "Adesso offrimi la tua mercanzia. Vediamo se hai imparato".
Sospiro. Mi afferro le tette e, massaggiandole, gliele porgo, poi mi volto e mi piego appena. Gli mostro il culo, muovendolo piano a destra e sinistra. Mi apro le natiche, scopro il sesso, lo allargo con le dita.
"Brava" sussurra "Brava. Abbiamo ancora tanto da fare, ma mi piace come sei già diventata". Mi spinge in avanti, fino al letto su cui cado, a culo in fuori. Prima che possa rendermene conto, mi ha infilato ancora il vibratore nel sesso. Alla velocità massima vibra. Lui lo muove, lo gira forte. Mi fa male, ma mi piace. Mi tira qualche altro sculaccione.
Poi getta il giochino e si avventa su di me con la bocca. Mi lecca e mi succhia il clitoride, mi penetra con la lingua. con due dita. Mi scopa con le dita forte. Fortissimo.
Io vengo e, mentre ancora tremo, mi affonda dentro con il suo cazzo grande e durissimo. Una, due, tre volte. Colpi forti. Fortissimi. Fondi.
Poi mi lascia. tremante.
"Succhiamelo"
Questa volta faccio io. Glielo lecco tutto, anche le palle. Gli giro attorno con la lingua. Lo sego e lo ingoio a fondo, mentre con la lingua lo accarezzo. Lo lascio, prendo la punta e la succhio forte. La saliva mi cola dalla bocca. Mi tiene la testa e mi affonda dentro e ancora mi scopa la bocca.
Poi mi lascia, gettandomi indietro.
"Dimmi che vuoi la mia sborra"
"..."
Me lo spinge in gola. Lo toglie
"Dimmi che vuoi la mia sborra"
Non riesco
Me lo spinge nella fica e mi tira uno schiaffo. "DILLO!"
"La voglio"
"E io voglio dartela" sogghigna.
Mi scopa ancora la fica qualche secondo, adagio adagio, ma fino in fondo. Poi leva il suo cazzo e mi rovescia sul ventre tutto il suo liquido.
"Voglio che ti bagni le dita con la tua fica e poi con la mia sborra e te le lecchi!" ordina.
E io lo faccio.
"Guardami, apri gli occhi"
Rossa e vergognosa mi lecco le dita bagnate del nostro piacere.
Credo che sarà soddisfatto allora. Cammino verso di lui con le gambe che tremano, gli occhi bassi, le gote in fiamme. "Guardami!" urla. Alzo lo sguardo, le lacrime mi pungono gli occhi. Resisto un secondo appena. Ghigna. "Togliti le scarpe, mi fanno schifo quelle che porti". Mi abbasso e slego le stringhe. Lui si sposta e si posizione dietro di me, mi accorgo che mi sta guardando il culo. Paonazza, piego le ginocchia per accosciarmi e impedirgli di guardare. Mi arriva, potente, una sculacciata. Mi fa male, anche se sono ancora vestita. "Se voglio guardarti, devi lasciarmelo fare!". Mi fermo, imbarazzata. Non so più cosa fare, se togliermi le scarpe, se lasciarle, se chinarmi per mostrarmi.
Ride e, rude, mi abbassa i pantaloni fino alle caviglie. Sono in piedi. Lui, in ginocchio dietro di me, ha il naso a pochi cm dal mio sedere. "Apriti le natiche, chinati, ondeggia! Insomma, mostrami questo culo con grazia, con malizia!"
Non sono capace. Piango e con mani tremanti mi apro le chiappe e mi piego in avanti ondeggiando, goffa. Un'altra sculacciata mi colpisce forte e poi un'altra e un'altra ancora. Cado in avanti. "Rimbambita! Idiota! Sacco di patate! Ti insegno io a sedurmi! Voltati! E GUARDAMI!" abbaia al mio indirizzo.
Mi volto e sono penosa: le scarpe slacciate, i pantaloni alle caviglie, il volto rosso, rigato di lacrime. Mi copro il viso con le mani e lo guardo, occhieggiando tra le dita.
Repentino, cambia modi. Si alza. Mi abbraccia: "Piccola, piccola, non preoccuparti, ti insegno io. Vieni qui"
Si siede e mi tira sulle sue ginocchia. Mi toglie le scarpe e i pantaloni. Poi mi fa alzare e mi fa girare su me stessa. Ho il culo esposto, anche se ancora racchiuso nelle mutandine.
"Guardami"
Mi sforzo, ma non ce la faccio, provo troppa vergogna.
Si allontana di parecchi passi: "Cammina verso di me, un po' sulle punte, come se indossassi i tacchi alti, ondeggia quei fianchi e intanto succhiati un dito. Poi, quando arrivi da me, chinati, carezzati una caviglia e risalendo percorri con le dita la gamba fino all'orlo del maglioncino che poi sfilerai dalla testa sporgendo in avanti le tette. Nuda ti voglio vedere, capito? NUDA. Per me, in offerta."
Piango. Chino il capo. Cammino senza guardarlo, cercando di fare quello che mi ha detto. Mi sento impacciata, incapace. Quando arrivo da lui, mi prende per il mento e mi tiene la testa alta, fissandomi negli occhi. "Voglio che mi guardi SEMPRE. Voglio vedere il tuo viso arrossire. Ritorna indietro e ritorna, guardandomi".
Questa volta lo faccio. Sostengo il suo sguardo mentre cammino sulle punte ondeggiando i fianchi e sentendomi le gambe molli per la vergogna. Vedo i suoi occhi nei miei, lui, fermo, io in fiamme. Mi fermo davanti a lui e mi chino. Mi carezzo una gamba dalla caviglia in su e poi risalgo fino al bordo del maglione che levo, sporgendo avanti le tette, come mi ha chiesto. Getto l'indumento a terra e chino il viso. Subito mi solleva il mento: "Guardami, idiota. Brava, sei stata brava. Ora gira su te stessa. Chiedimi di guardarti".
Giro su me stessa, ma non riesco a parlare. Mi afferra ai fianchi, mi butta a terra. "Dimmi di guardarti! Implorami di guardare la tua nudità!"
Piango. Non riesco.
Mi prende di nuovo da terra, con mala grazia. Si siede sul letto e mi tira sulle sue ginocchia. Con rabbia mi abbassa gli slip e me li sfila. Poi inizia a picchiarmi con la mano aperta sul mio culo. "Conta i colpi! Così impari a parlare quando te lo comando io!"
Con un filo di voce, inizio a contare. Ciaff! "Uno" Ciaff! "Due". Conto piangendo fino a dieci. Poi si ferma e ordina: "Dimmi che vuoi che ti guardi il culo rosso, che te lo apra che ti palpi il sesso!"
A fatica, piangendo, gli sussurro: "Guardarmi"
"COSA? Dannata cretina! Cosa vuoi che ti guardi?"
"Il culo", un soffio
Ciaff! "E com'è questo culo?" Ciaff!
"Rosso"
"Si, carina. E' rosso." Lo palpa, lo schiaffeggia ancora, lo preme, lo impasta. "E adesso, sentiamo... che ci devo fare con questo culo?"
"...."
CIAFF! "Ho chiesto: COSA FACCIO CON QUESTO CULO?"
Piango e quasi grido, tra un singhiozzo e l'altro: "aprilo. Palpami"
"Brava maialina. Ti piacerebbe eh?"
Mi fa alzare e mi ordina: "Siediti"
Mi siedo su di lui, viso a viso. Mi palpa il seno. Mi slaccia il reggiseno. "Porgimi le tette e chiedimi di succhiarle".
Raccolgo i miei seni tra le mani, li avvicino alle sue labbra. "Succhiami".
Si avventa sui miei capezzoli. Li succhia forte. Gemo. Sono, malgrado tutto, molto eccitata. Per interi minuti mi lecca e mi succhia, mi impasta, mi palpa, mi tocca.
Io sono bagnatissima.
"Chiedimi di scoparti, non vedi l'ora, vero?" Ride
"Scopami"
Mi prende per i capelli e facendomi alzare, ghigna: "NO! Tu fai quello che voglio io, non il contrario".
Con rabbia si spoglia, mi getta sul letto e mi infila, brutale, il suo cazzo in bocca, fino in gola: "Succhiamelo, piccola incapace. Succhiamelo"
Non posso fare altro. Con una mano mi tiene per il collo. E' sopra di me e il suo cazzo non mi lascia mai la bocca, lo spinge fino in gola, tossisco e piango, ma non molla. Il suo membro mi scopa la bocca con foga, e lui bercia: "Toccami le palle, intanto che ti scopo e GUARDAMI!"
Sono senza fiato. Cerco di fare come mi chiede, ma non mi riesce. Il suo cazzo così grande che mi soffoca mi impedisce di muovermi.
Ride e si sposta.
Sollevo la testa leggermente, grata di avere di nuovo libertà di respiro.
Mi guarda, e mi ordina: "Apri le gambe e mostrami la tua fica. Non l'ho ancora vista bene. E chiedimi di guardarla, descrivila"
Avvampo. Sollevo le ginocchia e le apro. Lui si siede per terra, con il volto tra le mie gambe. Chiudo le ginocchia immediatamente. Mi vergogno. Non voglio che mi guardi così da vicino.
Mi arriva un potente schiaffo sulla coscia. "APRI LE GAMBE! APRI LA FICA! DESCRIVILA!"
Non ce la faccio. Resto inerte sul letto, piangendo forte. Mi apre le ginocchia con forza e con violenza mi introduce un dito nel sesso. "STUPIDA TROIA! Non vuoi che ti guardi ma sei tutta bagnata!"
Mi scopa con un dito, poi con due, poi con tre. "Non sei capace a descriverti? Te lo dico io come sei, puttana. Sei bagnata. Fradicia, caldissima. Hai una fica rosa e rossa, delicata come un fiore, depilata, bellissima e.... dolce" dice, dopo essersi succhiato le dita.
"Chiedimi di scoparti"
"Scopami" sussurro.
Apre un cassetto del comodino e ne estrae un piccolo vibratore che mi porge da succhiare. Lo succhio, stremata ed eccitata.
Lo infila con delicatezza nella mia fica e lo muove, roteandolo piano.
Io sto impazzendo di desiderio. Lo accende e inizia a muoverlo con più forza. Smanio. Mi agito. Voglio venire. "Chiedimi di scoparti. Chiedimi di farti venire"
"Scopami. Fammi venire"
"NO!" Ghigna. Toglie il vibratore, mi prende i polsi e mi sibila in viso: "SONO IO CHE DECIDO. TU FAI QUELLO CHE VOGLIO IO. Alzati"
Mi alzo, tremante. Si allontana.
"Vieni qui"
Cammino verso di lui.
"Non così. A quattro zampe"
Umiliata, mi chino e faccio come mi chiede. Arrivo da lui e mi fa alzare. "Adesso offrimi la tua mercanzia. Vediamo se hai imparato".
Sospiro. Mi afferro le tette e, massaggiandole, gliele porgo, poi mi volto e mi piego appena. Gli mostro il culo, muovendolo piano a destra e sinistra. Mi apro le natiche, scopro il sesso, lo allargo con le dita.
"Brava" sussurra "Brava. Abbiamo ancora tanto da fare, ma mi piace come sei già diventata". Mi spinge in avanti, fino al letto su cui cado, a culo in fuori. Prima che possa rendermene conto, mi ha infilato ancora il vibratore nel sesso. Alla velocità massima vibra. Lui lo muove, lo gira forte. Mi fa male, ma mi piace. Mi tira qualche altro sculaccione.
Poi getta il giochino e si avventa su di me con la bocca. Mi lecca e mi succhia il clitoride, mi penetra con la lingua. con due dita. Mi scopa con le dita forte. Fortissimo.
Io vengo e, mentre ancora tremo, mi affonda dentro con il suo cazzo grande e durissimo. Una, due, tre volte. Colpi forti. Fortissimi. Fondi.
Poi mi lascia. tremante.
"Succhiamelo"
Questa volta faccio io. Glielo lecco tutto, anche le palle. Gli giro attorno con la lingua. Lo sego e lo ingoio a fondo, mentre con la lingua lo accarezzo. Lo lascio, prendo la punta e la succhio forte. La saliva mi cola dalla bocca. Mi tiene la testa e mi affonda dentro e ancora mi scopa la bocca.
Poi mi lascia, gettandomi indietro.
"Dimmi che vuoi la mia sborra"
"..."
Me lo spinge in gola. Lo toglie
"Dimmi che vuoi la mia sborra"
Non riesco
Me lo spinge nella fica e mi tira uno schiaffo. "DILLO!"
"La voglio"
"E io voglio dartela" sogghigna.
Mi scopa ancora la fica qualche secondo, adagio adagio, ma fino in fondo. Poi leva il suo cazzo e mi rovescia sul ventre tutto il suo liquido.
"Voglio che ti bagni le dita con la tua fica e poi con la mia sborra e te le lecchi!" ordina.
E io lo faccio.
"Guardami, apri gli occhi"
Rossa e vergognosa mi lecco le dita bagnate del nostro piacere.
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