Cucinerò per te

di
genere
dominazione

Un breve racconto di dominazione femminile.

***

Finito di lavorare sono finalmente a casa.
Chiudo la porta, tolgo le scarpe, allento il nodo della cravatta.
Tu sei già arrivata? Sì, ti trovo sul divano col cellulare in mano. Mi chino per baciarti.
Vuoi che preparo io la cena stasera? Risotto? Fammi dare una sciacquata e poi lo faccio.
Stasera non mi sembri in vena, niente porcellate prima di cena.
Metto a bollire l'acqua per il brodo, preparo cipolla e riso, poi il vino bianco.

Dopo un po' ti sento arrivarmi alle spalle. A piedi nudi faccio fatica persino io a sentirti.
Mi abbracci da dietro, mentre io continuo a rimestare.
I tuoi baci caldi sul collo mi fanno venire i brividi lungo la schiena.
Lo sai che mi piace quando...sì, proprio lì brava.
"Zitta Troia"
Ah ecco dove vuoi andare a parare! È la stessa cosa che ti ho detto io ieri sera quando TU stavi cucinando e io sono venuto a molestarti.
Allora è questo che vuoi, vuoi farmi eccitare mentre cucino.

Ti sento armeggiare con la mia cintura, poi con la zip e infine sento le tue mani rovistarmi nei boxer.
Sì sai quanto adoro quando me lo prendi in mano.
Quando accarezzi i miei testicoli mentre con la mano libera mi strofini la cappella ancora semi-avvolta nella sua guaina sensibile.
Sei così abile a masturbarmi, lo sento diventare rigido in breve tempo.
Ogni tanto una sculacciata, ogni tanto un bacio o i tuoi denti sul collo. Mi allenti ancora di più la cravatta e sbottoni quasi del tutto la camicia.
"Puttana" e "Cagna" sibilano nelle mie orecchie. A che gioco vuoi giocare?

Sento un tintinnio metallico, poi tu mi afferri la mano libera dal mestolo e me la giri dietro la schiena.
E va bene, appoggio il cucchiaio di legno e lascio che guidi anche l'altra, chiudendola nella morsa d'acciaio delle manette.
Mi era sembrata una buona idea prendere quelle che si possono aprire solo con le chiavi e non con quella insulsa levetta: ora mi maledico per la mia stupidità. Me l'hai già fatto una volta lo scherzetto di lasciarmi legato al letto un pomeriggio, e non è stato divertente.
Abbiamo un bel rapporto io e te. Tutto quello che ti faccio mi torna indietro. E viceversa. La regola implicita è "non esagerare", altrimenti la nostra relazione diviene una spirale di depravazione e di violenza.

Ma non posso smettere di rimestare, rischia di attaccarsi il riso sul fondo! dai lasciami andare almeno una mano.
Tu prendi il cucchiaio di legno e infili il manico fra le mie labbra. Anche senza vederti in faccia percepisco il ghigno che increspa la tua bocca.
Lo infili e poi lo sfili lentamente. Godi nel vedermi dare piacere ad un cucchiaio di legno.
Dai smettila, non è divertente...no, ce l'ho duro perché ti stai strofinando contro di me e mi fai sbattere contro la pulsantiera delle piastre...
Sì sono la tua puttana, fammi rimestare se no si brucia il risotto.
Mi piace fare l'indifferente, adoro come cerchi di attirare la mia attenzione. Sai che muoio per ogni tuo gesto, e che non dartelo a vedere mi costa fatica.

Mi afferri la cravatta e la giri all'indietro, come una specie di guinzaglio. Stringe un poco, ma con il cucchiaio di legno in bocca non posso fare molto altro.
Continuo a rimestare la pentola, lasciandomi guidare dai lievi strattoni della cravatta.
Ti sento armeggiare sul tavolo dietro di me, ma non posso vedere: ho gli occhiali appannati dal vapore.
Cosa stai facendo?

Poi mi cali i boxer e ti sento armeggiare col mio fondoschiena.
Sento la punta fresca del plug sfiorare la mia entrata secondaria.
Mugolo di fastidio quando lo sento farsi strada dentro di me. Non sarebbe male, se non fossi una stronza sadica bastarda di merda, lo sai che odio quando lo lasci a metà nel punto più largo.
Rimestare il risotto è diventato un'impresa, adesso che hai sincronizzato la penetrazione con la masturbazione del mio pene eretto, ormai quasi dolorosamente al massimo.
Sento l'enfasi che metti quando lo fai entrare, schiacci proprio sulla prostata, facendomi rabbrividire.
Sì, sono la tua puttana, va bene. Cerco di dirtelo il più chiaro possibile, ma non riesco a non biascicare col cucchiaio in bocca.

"Ora in ginocchio" mi comandi.
Mi sfili il manico dalla bocca e mi fai mettere in ginocchio, dando le spalle alle piastre.
Solo allora vedo che hai indossato le mutandine di pizzo nero, e non indossi altro che quelle.
Tu prendi a rimestare al posto mio. Sei sufficientemente eloquente nel farmi capire che è venuto il mio momento di soddisfarti.
Mi strofini in faccia la tua vagina, la sento attraverso la stoffa.
Sento quel mix fra il tuo odore e il detergente intimo che usi per lavarti.
Mi eccita da impazzire, sopratutto perché non posso fare altrimenti. Ho ancora le mani legate dietro la schiena, la cravatta mi stringe un poco e mi toglie il fiato...e la tua patata attende di essere leccata.

Mi adopero per sfilarti le mutandine coi denti, operazione che sembri quasi ostacolare intenzionalmente, mentre fingi di concentrarti sulla cottura della nostra cena.
È come scartare il regalo di Natale che si aspettava da tempo, e quando appare in tutto il suo splendore, non si può che gioire.
Ammiro la pelle liscia, il tuo clitoride e le labbra già lucenti.
So che ti piace essere ammirata mentre vieni soddisfatta con la bocca, per cui alzo lo sguardo ad incrociare il tuo. Che bel sorriso malizioso...adoro quando mi guardi così.
Sì sono la tua puttana, posso leccarti?
Sì me lo devo meritare...va bene. Dai ora posso?

Fingi di pensarci un attimo, poi mi dai il permesso.
Infilo goloso la mia lingua fra le tue cosce, carezzando contemporaneamente il clitoride e le labbra.
Bleah, in sé il gusto non è granché, non mi piace...ma adoro la situazione, amo sentirmi obbligato, costretto a darti piacere.
E poi me lo merito, in fondo ti ho fatto la stessa cosa ieri sera.
E quindi lecco senza ritegno, bagnandomi la faccia dei tuoi umori e guardando di tanto in tanto il tuo viso mentre godi.

Lecco le labbra, infilandoci la lingua e penetrandoti fin dove posso estenderla.
Mentre sono dentro di te, muovo le mie labbra solleticando le tue. Così facendo sento colare nella mia bocca i tuoi fluidi, ma ci sto facendo l'abitudine.
Poi stimolo il tuo clitoride, lo succhio e lo accarezzo coi denti. dolcemente, so che non ti piace troppo, ma in fondo è divertente vederti trasalire.
Con la mano libera guidi la mia testa, talvolta accarezzandomi per spingermi a continuare, talvolta tirandomi i capelli.
Poi dopo un po' ti sento infilare la mano e toccarti il clitoride: è venuto il momento del tuo orgasmo.
Inizi a stimolarti e io non posso fare altro che mettermi sotto di te, aprendo la bocca e leccando il tuo buco vaginale.
Sento le contrazioni e dopo un istante un rivolo caldo cola nella mia bocca e sulla mia barba di qualche giorno.
Cola lungo il collo e sul torace, mentre cerco di catturarne il più possibile, deglutendo e ansimando.

Hai goduto veramente come una maiala, te lo si legge in faccia.
Dai ora liberami.
Tu per tutta risposta afferri il cellulare e scatti una foto alla mia faccia: spettinato, con l'uccello al vento ancora mezzo teso, la barba e la faccia sporchi dei tuoi umori.
Finirà nell'album di famiglia? Mi auguro di no.
"Il risotto è pronto, ora finisco con te e poi mangiamo" dici.
Mi fai alzare tirandomi per la cravatta (ahia, aspetta sono in ginocchio da troppo, non tirare così forte!).
Mi sbatti contro le piastre e sento il calore dei fornelli vicino alle chiappe: fortuna che ho acceso le due dietro e non quelle vicine al bordo se no...

Me lo prendi di nuovo in mano e mi masturbi con veemenza, sei quasi brutale. Afferri il glande e lo streghi, talvolta conficcando le unghie nella carne tenera.
I tuoi baci sono lunghi ed intensi, ti sento leccare via parte dei tuoi fluidi vaginali.
Sei davvero ingrifata stasera! Che hai mangiato oggi per pranzo?
Sto per godere.
Tu ti inginocchi e me lo prendi in bocca, spompinandomi avidamente.
Una mano tira avanti e indietro la pelle, mi stai facendo impazzire.
L'altra mano si infila veloce fra le mie gambe e raggiunge il plug.
Mi ero quasi dimenticato che era ancora saldamente conficcato dentro di me.
Lo afferri e inizi a strattonarlo dentro e fuori, procurandomi più dolore che piacere.

Una volta, sotto tortura, ti ho confessato che mi piace quando giochi col mio buco.
Adoro sentirti infilare le dita e giocare con le mie profondità.
E adesso non ce la faccio a reggere, sto per venire.
Dai ti prego, finiscimi...FINISCIMI BRUTTA STRONZA HO DETTO.
Ahia, ok ok scusami. Ahia basta...va bene, scusami PADRONA, sei contenta ora? Dai ti prego fammi venire, non ce la faccio più.
Chissenefotte del risotto cazzo, fammi venireeeeee!

ormai hai smesso di masturbarmi, la bocca vicina alla punta sorride sadica. Che begli occhi che hai...
Tanto ho capito a che gioco vuoi giocare, infatti sento il plug che si muove mentre lo fai ruotare e lo spingi dentro e fuori.
Oddio...oddio sì. Strabuzzo gli occhi e la bocca si apre in un "oh" muto mentre con forza il plug preme contro la prostata.
Un filo di sborra inizia a fuoriuscire dalla punta, subito raccolto dalle tue labbra.
Sento il piacere travolgermi come un'onda, con un unico sospiro i miei polmoni si svuotano dando voce ad un gemito di godimento troppo a lungo represso.
Il mio seme zampilla in un fiotto unico, liquido e vischioso al tempo stesso. Tu afferri con la bocca il mio membro, che si impenna come un cavallo al rodeo, e inizi a succhiarlo con forza.
Non sento dolore, sento solo gli spasmi del mio ventre mentre eietta con forza tutta la sborra che c'è racchiusa.

...che vuoi ancora?
Mentre ti rialzi mi guardi intensamente con i tuoi occhi stupendi. Hai la bocca piena del mio seme, e quel sorrisetto non lascia presagire nulla di buono.
Dai per favore, è ora di cena...non mi va.
La frase muore in gola mentre mi strattoni per la cravatta e mi fai abbassare, di quel 20 centimetri perché sia più basso di te.
Poi mi baci. Inizialmente le labbra si uniscono in una strana danza di strofinamento, frammisto ad un gusto vagamente amarognolo.
Con le mani bloccate e la testa reclinata all'indietro, schiudo le labbra. Tanto ormai...
Tu apri la bocca e la mia sborra cola sulla mia lingua e nella mia gola. Bleah che gusto orribile. Ci baciamo più intensamente. La mia lingua acchiappa la tua e iniziano ad intrecciarsi, mentre tutt'attorno iniziano a formarsi fili vischiosi.
Mi stacco per un attimo solo per ingerire il mio stesso carico. Tu sorridi, sadica come un gatto mentre infila le unghie nel ventre morbido di un topolino appena catturato.
Poi ci baciamo di nuovo, questa volta con dolcezza e trasporto.

Mentre mi avvio verso il bagno, i polsi ancora legati, ti sento armeggiare con i piatti della cena. Sono sicuro che il risotto avrà un sapore ancora più intenso, questa sera.
scritto il
2018-09-16
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