Sono viva.
di
Della Morte della Vita
genere
masturbazione
È passato davvero tanto, tantissimo tempo dall’ultima volta che ho scritto. Avevo anche promesso che non l’avrei più fatto e con queste parole sto infrangendo una promessa. So già che me ne pentirò.
E io sono in una casa che non è la mia, stesa in un letto che non è il mio.
Non è nemmeno quello del mio ragazzo, lui non c’è più. O di mio fratello, andato via.
Sono sola.
Sapevo che, prima o poi, sarebbe successo. Quello che non mi potevo aspettare è che sarebbe successo nel peggiore dei modi.
Sospiro e mi rigiro nel lenzuolo.
Fuori c’è il temporale. Piove con furia, tuoni e saette si susseguono senza sosta.
E io ho voglia.
La sento dentro di me, scivolarmi sotto la pelle e infiammandomi i nervi come fosse lava.
Ho voglia di sentirmi piena, appagata, soddisfatta.
Ho voglia di godere.
Non so più da quanto tempo io non abbia un orgasmo di quelli che ti lasciano spossata. E dire che… di certo non mi mancavano.
Con che velocità può cambiare la vita, a volte, non è vero?
Sono infastidita.
Mi alzo a sedere, scendo dal letto e attraverso la camera, passando davanti allo specchio. Indosso solo una maglietta lunghissima che mi arriva a metà coscia. Mi fermo per un attimo a guardare la mia immagine allo specchio.
Sono bella.
E allora perché non posso avere un dannato orgasmo?
Vado in bagno, mi siedo sul water e mi rilasso.
Da troppo tempo la mia vagina non vede un amico.
Se solo penso a tutto quello che ho vissuto fino ad ora…
Sospiro.
“Vaffanculo.”
Quando apro gli occhi il flacone della mia schiuma da barba di mio zio è lì, davanti ai miei occhi.
“Vaffanculo.”
Torno in camera e chiudo la porta. Vorrei poterla chiudere a chiave, ma non posso. Non c’è chiave. Non ci sono chiavi in questa casa, fa parte delle regole della mia nuova vita. Fa parte della terapia che ho accettato per non perdere tutto, persino me stessa.
Appoggio il flacone a terra e io mi siedo sul bordo del letto, proprio davanti allo specchio.
È grosso. Davvero grosso. E io sono totalmente fuori allenamento.
Ma cazzo… ho voglia…
Sento già la mia vagina colare.
Sento già la voglia dentro di me che sale.
Ho paura di quel… quel finto cazzo, ma al tempo stesso lo voglio.
Sto contravvenendo a tutte le regole.
Sto fallendo come persona.
Vorrei piangere.
Due dita affondano dentro la mia carne e mi manca il respiro.
Da quanto tempo non lo facevo?
Le tiro fuori… e affondo di nuovo.
Oddio…
Affondo ancora.
È… è bellissimo…
Faccio entrare quelle due dita dentro di me e chiudo le cosce.
Oddio… è meraviglioso.
Mi sento bene.
Resto immobile, godendo di tutto quello che sto provando.
Apro le gambe e inizio a masturbarmi.
Non ce la faccio.
È troppo forte.
È troppo intenso.
Non riesco a controllarmi.
Ansimo.
Gemo.
Godo.
Mi muovo più veloce.
Prima che me ne renda conto… l’orgasmo esplode e io mi piego su me stessa.
Mi sono toccata.
Ho fallito.
Vorrei piangere.
Quando mi rialzo, il flacone è ancora lì a terra.
“La prossima volta.”
E io sono in una casa che non è la mia, stesa in un letto che non è il mio.
Non è nemmeno quello del mio ragazzo, lui non c’è più. O di mio fratello, andato via.
Sono sola.
Sapevo che, prima o poi, sarebbe successo. Quello che non mi potevo aspettare è che sarebbe successo nel peggiore dei modi.
Sospiro e mi rigiro nel lenzuolo.
Fuori c’è il temporale. Piove con furia, tuoni e saette si susseguono senza sosta.
E io ho voglia.
La sento dentro di me, scivolarmi sotto la pelle e infiammandomi i nervi come fosse lava.
Ho voglia di sentirmi piena, appagata, soddisfatta.
Ho voglia di godere.
Non so più da quanto tempo io non abbia un orgasmo di quelli che ti lasciano spossata. E dire che… di certo non mi mancavano.
Con che velocità può cambiare la vita, a volte, non è vero?
Sono infastidita.
Mi alzo a sedere, scendo dal letto e attraverso la camera, passando davanti allo specchio. Indosso solo una maglietta lunghissima che mi arriva a metà coscia. Mi fermo per un attimo a guardare la mia immagine allo specchio.
Sono bella.
E allora perché non posso avere un dannato orgasmo?
Vado in bagno, mi siedo sul water e mi rilasso.
Da troppo tempo la mia vagina non vede un amico.
Se solo penso a tutto quello che ho vissuto fino ad ora…
Sospiro.
“Vaffanculo.”
Quando apro gli occhi il flacone della mia schiuma da barba di mio zio è lì, davanti ai miei occhi.
“Vaffanculo.”
Torno in camera e chiudo la porta. Vorrei poterla chiudere a chiave, ma non posso. Non c’è chiave. Non ci sono chiavi in questa casa, fa parte delle regole della mia nuova vita. Fa parte della terapia che ho accettato per non perdere tutto, persino me stessa.
Appoggio il flacone a terra e io mi siedo sul bordo del letto, proprio davanti allo specchio.
È grosso. Davvero grosso. E io sono totalmente fuori allenamento.
Ma cazzo… ho voglia…
Sento già la mia vagina colare.
Sento già la voglia dentro di me che sale.
Ho paura di quel… quel finto cazzo, ma al tempo stesso lo voglio.
Sto contravvenendo a tutte le regole.
Sto fallendo come persona.
Vorrei piangere.
Due dita affondano dentro la mia carne e mi manca il respiro.
Da quanto tempo non lo facevo?
Le tiro fuori… e affondo di nuovo.
Oddio…
Affondo ancora.
È… è bellissimo…
Faccio entrare quelle due dita dentro di me e chiudo le cosce.
Oddio… è meraviglioso.
Mi sento bene.
Resto immobile, godendo di tutto quello che sto provando.
Apro le gambe e inizio a masturbarmi.
Non ce la faccio.
È troppo forte.
È troppo intenso.
Non riesco a controllarmi.
Ansimo.
Gemo.
Godo.
Mi muovo più veloce.
Prima che me ne renda conto… l’orgasmo esplode e io mi piego su me stessa.
Mi sono toccata.
Ho fallito.
Vorrei piangere.
Quando mi rialzo, il flacone è ancora lì a terra.
“La prossima volta.”
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