Fuori controllo
di
Della Morte della Vita
genere
incesti
Come al solito ho sbagliato il nome quando ho caricato il racconto, così lo ripubblico tutto qui. Sono un vero disastro...
È passato un sacco di tempo dall'ultima volta che ho scritto, ma sono stata travolta da un turbine di eventi e scrivere è stato l'ultimo dei miei pensieri. Beh, ora sono qua
L'una di notte è lassata da qualche minuto e sono costretta ad abbassare la luminosità dello schermo perché mi fanno male gli occhi. Mi sono svegliata inquieta, deve essere colpa di un maledetto sogno. Provo a ricordarlo, ma nulla. Ho solo questa tremenda inquietudine, questo malessere che mi stringe il cuore.
Tutto, attorno a me, è buio. Un buio fitto e denso al punto che posso toccarlo la mano. In realtà la allungo sotto le coperte, sulla mia pancia. Mi accarezzo la pelle, cercando di rilassarmi. Sento le coperte sulla mia pelle, è una sensazione piacevole. Due dita scivolano sul mio sesso, lo accarezzano piano, delicatamente, senza nessuna fretta. Sì, mi masturbo. Adoro masturbarmi, potrei dire che è il mio hobby preferito. E non ci vuole molto prima che dalle coccole al clitoride passi alla penetrazione. Anche di due dita mi stanco presto. Mi giro, apro il cassetto del comodino e, dopo poco, tiro fuori il deodorante della borotalco. È vuoto da tempo, ma io lo conservo con amore. È stato con questo che ho goduto infinite volte e… beh… vi racconto.
Quella sera tornammo a casa e, dopo aver detto a mio fratello di essere disposta a qualsiasi cosa pur di non perderlo, lui mi prese in parola. Non solo la sera stessa mi aveva fatto godere in maniera incredibile, ma la mattina dopo, mentre ancora dormivo, fece irruzione in camera mia e mi svegliò di colpo, tirando via le coperte.
“Sveglia!”
Io ero ancora nuda, mi ero addormentata dopo la scopata, ma mi rannicchiai coprendomi e lo insultai.
“Che cazzo fai? Sei impazzito?”
“Ho passato l’adolescenza a masturbarmi pensando alle due tette, alla tua figa, al tuo culo. Mi devi parecchie sborrate.”
Io ero divertita, lusingata e… non lo nego, quelle parole mi eccitarono subito. Tra l'altro i boxer non potevano nascondere l'erezione di Te e io… io lo volevo…
“Ci sono i vecchi, stai calmo.”
“No sorella, i vecchi sono già usciti. Siamo io e te. Togli le mani.”
Mi afferrò i polsi e mi forzò ad aprire le braccia, quasi facendomi male. Le mie tette erano in bella vista.
“Qui non è che ci sia tanto materiale, eh?”
“Sei uno stronzo!”
Feci per dargli due schiaffoni ma, non so come, lui fu più veloce e mi afferrò un capezzolo con due dita. Gridai per il dolore? No… gemetti come in un film porno.
“Ti piace?”
Annuii con un cenno del capo. Strinse ancora un attimo, poi allontanò. Io restai immobile, osservandolo mentre si sedeva comodo alla scrivania.
“Vuoi che ti scopi?”
Arrossii di colpo. Certo che lo volevo…
“Siamo fratello e sorella.”
Io lo guardai. Era più bello del sole, pendevo dalle sue labbra. Quelle parole, dette così mi fecero temere un suo ripensamento.
“Non mi pareva la cosa ti abbia dato fastidio ieri sera o mentre mi sbattevi sul cofano dell'auto.”
“Non ho detto questo. Intendevo che non potremo vivere per sempre insieme. Dovremo farci una vita, una famiglia.”
Pareva quasi rattristato. Oh mio dio, lui stava già pensando al futuro. Pensava già al giorno in cui ci dovremo separare. Sentii una stretta al cuore. Cercai di restare calma e forte.
“Beh… ci penseremo no? Io sarò sempre tua.”
“Sempre? E se avrai un marito?”
“Se la società vuole che mi sposi mi sposerò, ma ogni giorno correrò da te per essere tua.”
“Ieri sera hai detto… di fare quello che voglio.”
“Finché mi scoperai sarò a tua disposizione.”
Teo parve pensarci su.
“Sul serio?”
“Mettimi alla prova.”
“Voglio sapere tutto di te. Apri le gambe.”
In silenzio mi sedetti sul letto e aprii le gambe.
“Di più.”
Lo feci. Ero aperta. Completamente esposta. Per lui. I suoi occhi brillavano e non si staccavano dal mio sesso. Per altro tutt'altro che asciutto.
“Masturbati.”
Sgranai gli occhi.
“Cosa?”
“Masturbati. Voglio vedere come fai.”
“Ma…”
“Non dirmi che non lo fai perché non ti credo. Forza sorella.”
Restai ferma un attimo in imbarazzo. L'avevo già davanti a Lucky, mi ero allenata! Sorrisi a quel pensiero e al cane e iniziai a farlo guardando mio fratello. Dio mio… era tutto così pazzesco e fuori di testa. Eppure godevo.
“Stai colando.”
Era vero. Ero talmente eccitata che la mia figa stava colando. Iniziai a penetrarmi con due dita. Godevo. Godevo come una matta.
“Mettine tre.”
Obbedii e infilai tre dita. Ero talmente fradicia che non ci furono problemi. Sarei potuta venire da un momento all'altro se non che…
“Usi solo le dita?”
Sgranai gli occhi. Pensa a Lucky e alla volta che mi aveva leccata. Morii di vergogna e non sapevo come dirlo, se dirlo. Pensai, in qualche modo, che Teo sapesse. Ma quel giorno non era in casa… come poteva essere? Mi sentii nel panico.
“Allora? Usi mai oggetti?”
Salva! Ero salva! O almeno lo credetti. Infilai le dita più a fondo e gemetti.
“Sì… li uso…”
“Cosa?”
“Dipende…”
Io non capivo più nulla. Godevo.
“L'ultimo che hai usato?”
Girai il capo. Il fido deodorante della borotalco era ancora lì. Teo capì al volo.
“Quello?”
“Sì.”
“Tutto?”
A quella parola mia figa ebbe un fremito. Venni. D’istinto, per l’intensità dell'orgasmo, mi chiusi in me, rannicchiandomi. La voce di Teo mi giunse lontana.
“Cosa fai?”
“Io… sono venuta…”
“Ma non ti ho detto di spostarti.”
Alzai il capo. Non mi ero accorta che si fosse avvicinato al letto. Allungai il collo e lo baciai. Com'erano morbide le sue labbra.
“No… ma volevi sapere tutto di me? Ora sai come vengo quando mi mastrubo.”
Anche Teo mi baciò e, in quel momento, lo desiderai dentro di me. Lui, però, aveva altri programmi.
“Ora voglio sapere quanto è sfonda mia sorella. Tirati.”
“Teo… cosa vuoi fare?”
Parlai alzandomi a sedere. Aveva il deodorante tra le mani.
“Mostrami come lo usi. Quanto entra.”
“Ok…”
Avevo alternative? Volevo altre scelte? Sì, una. Presi il deodorante dalle sue mani e lo avvicinai alla figa.
“A una condizione.”
“Quale, sorella?”
“Dopo mi scopi.”
“Certo.”
Quella parola fu sufficiente a riaccendere il fuoco in me. Io non so come Teo possa avere un tale potere sul mio corpo e la mia mente, ma è la cosa più bella di questo mondo e, con lui, io mi sento realizzata. Sorrisi, innamorata.
Iniziai a sfregare il deo contro la mia vagina per lubrificarlo, gli occhi di mio fratello non perdevano un movimento. Quando fu pronto, con la mano libera aprii le labbra del mio sesso e feci entrare il tappo verde. Iniziai un lento avanti e indietro per quei pochi centimetri. Io già godevo, ma la mia figa pulsava, vogliosa della parte più larga.
“Tutto qui?”
Accennai un sorriso.
“No.”
“Fammi vedere quanto sei sfonda.”
Spinsi. Sentii la parte larga fare pressione contro le mie labbra. Tanto ero bagnata avrei potuto spingere che sarebbe entrato, ne ero certa, ma volevo fare un poco di spettacolo per mio fratello.
“Non lo sono molto…”
Ebbi il coraggio di dire.
“Cosa?”
“Non lo sono molto…”
“Sei uno stronzo. Non sono molto sfonda.”
Teo sorrise e mi baciò l'interno coscia. Era ora di dargli di più. Con un dito aprì un poco le labbra. Le mie carni avvolsero quel tubo di acciaio con piacere e voglia.
“Allora lo diventerai.”
Io non lo ascoltai, ormai ero preda del piacere. Lentamente iniziai a spingere il tubo dentro di me. Sentivo bene il mio sesso aprirsi e adattarsi a quell'intrusione. Era una sensazione che già conoscevo e che mo affascinava, mi sconvolgeva, mi faceva godere. Pensare di introdurlo tutto in una volta era impensabile, avevo bisogno di lubrificarlo bene. Avevo bisogno di godere. Così, davanti a mio fratello, iniziai a fare avanti e indietro con quel tubo dentro il mio sesso. E godevo. Eccome se godevo!
Iniziai a muovere il bacino per andare incontro a quell'oggetto dannato, come a volermi aprire ancora di più.
“Sei incredibile.”
I suoi occhi erano sbarrati, letteralmente inchiodati sulla mia passera che schiumava e colava umori, arrivano a inumidire anche le lenzuola. Io ormai mi sentivo piena, sentivo il tappo sbattermi contro la cervice.
“Ora giralo.”
“Cosa?”
“Giralo, mettilo dal fondo.”
Il solo pensiero di farlo mi regalò una scarica che mi arrivò dritta al cervello e per poco non mi deve venire. Non provai nemmeno a oppormi. Sfilai lentamente il deo dal mio corpo e pesi presi fiato.
“Wow…”
Ero sconvolta. Mi stavo masturbando senza contegno davanti a mio fratello, stavo godendo da morire e ora avrei fatto un altro passo verso la mia… depravazione. Tutto questo mi rendeva senza controllo e trasformava la mia vagina in una voragine che non aspettava altro che essere riempita. Girai il tubo e lo accostai al sesso.
“Dovrei filmarti.”
Ebbi un fremito, questa volta non proprio di piacere.
“No…”
“Ci penseremo.”
Rimasi in silenzio, facesse un po’ quello che voleva! Aprii le labbra, appoggiai il tubo al bordino inferiore della mia carne e cominciai a spingere. Oh se mi piaceva… mi sentivo aprire… la mia carne si allargava e faceva spazio a quel tubo di acciaio che pareva eterno. Lo spinsi con un movimento unico e costante finché non mi sentii piena fino all'utero. Restai lì ferma un istante per assaporare quell'intrusione, tanto che, per un attimo, chiusi persino le gambe per sentirlo meglio dentro di me.
Poi, pensando a mio fratello lì davanti a me, aprii di nuovo le cosce ed iniziai un lento dentro-fuori. Lento perché, viste le dimensioni, temevo di ferirmi e perché, devo essere onesta, volevo godermi ogni millimetro di quel gioco.
“Io… vengo…”
Riuscii a dire tra un gemito e l’altro e, prima ancora che potessi rendermi conto di quanto stava per succedere, l'orgasmo esplose dentro me forte e sconvolgente. Tuttavia fu diverso dal solito. La sua potenza non esplose di botto da farmi urlare, ma fu sinuosa e silenziosa, mi scivolò sotto la pelle infiammando ogni nervo. Spalancai gli occhi certa che il cervello mi sarebbe esploso e che avrebbero trovato il mio cadavere in quell'oscena e vergognosa posizione. Spalancai la bocca in un urlo silenzioso e, tra una convulsione e l'altra, con la mano tenni ben piantato dentro di me il mio amico intimo.
Poi fu silenzio.
“Cazzo sorella, sei oscena.”
Ritrovai piano piano la realtà, mi sentivo tutta indolenzita, non mi ero nemmeno accorta di essermi girata su di un fianco. Aprii un occhio, sorrisi a mio fratello gli accarezzai una guancia. Mi sentivo morire di vergogna, ma dall'altra parte ero contenta. Soddisfatta. Appagata.
“Sei davvero arrapante.”
Cosa potevo voler di più?
Teo mi accarezzò una gamba.
“Aprile.”
Feci come mi chiedeva. Ero oscena, con quel tubo tra le gambe che spariva per metà dentro il mio corpo.
“Quante volte l'hai usato?”
Teo iniziò ad accarezzarmi la pelle vicino al sesso provocandomi brividi piacevoli. Non mi aspettavo certo quello che avrebbe fatto in seguito.
“Un paio…”
Non era proprio la verità, ma nemmeno una così grossa bugia.
“Solo?”
Il tono con cui lo disse fu davvero imbarazzante, ma mai quanto le parole che seguirono dopo il mio cenno di assenso.
“Quindi ho sei abituata a prendere grossi cazzi o sei naturalmente sfonda.”
Mi stava guardando dritto negli occhi e ora che la “follia da orgasmo”, come la chiamo io, era passata, a quelle parole sarei voluta morire. Cosa avrei dovuto rispondere? La sua mano, nel frattempo, non si era fermata ed era giunta a conquistare il clitoride e aveva iniziato a stuzzicarlo.
“Teo che fai…?”
“Non hai detto che posso fare quello che voglio?”
“Sì…”
“Allora lasciami fare.”
Non dissi altro, chiusi gli occhi e mi rilassai. Voleva masturbarmi? Bene, che lo facesse pure. Aprì le gambe e mi abbandonai al piacere. Un piacere che non tardò a farsi sentire e che, in poco tempo, generò i suoi frutti facendomi bagnare di nuovo.
“Vedo che non ti dispiace.”
La voce di Teo mi giunse un poco distante ma perfettamente chiara. Di riflesso con una mano iniziai a stuzzicarmi un capezzolo, stringendolo prima tra i polpastrelli e poi tra le unghie. Che brividi… scosse elettriche potentissime che mi arrivarono dritte al cervello.
“Secondo me questo può entrare di più.”
“Cosa?”
Avevo sentito che aveva iniziato a giocare con il deo, ma non ci avevo fatto troppa attenzione, pensando che volesse toglierlo per scoparmi. Alzai la testa e guardai la mia fica violata dal tubo, ora retto dalla mano di Teo.
“Aspetta… cosa vuoi fare…”
Aveva gli occhi sbarrati e sembravano quelli di un bambino davanti al negozio di caramelle mentre iniziava a muovere l'oggetto indietro e avanti, di pochissimo, timoroso di farmi male.
“Vedere se entra.”
“È già dentro…”
No, non mi faceva male. Essere scopata da quel… coso… guidato da un altro diede una nuova ondata di piacere al gioco. Ora ero la vittima, non più la carnefice. E la cosa, dannata me, mi stimolava un sacco.
“Magari entra di più, magari entra tutto.”
Ecco, questo mi fece paura. D'un tratto quel tubo divenne immenso, di proporzioni bibliche ed ebbi paura.
“Teo no… tutto no… è troppo…”
“Buona sorella, buona. Tu pensa solo a godere.”
Potevo dargli torto? Ero già un lago.
“Non farmi male ti prego…”
“Vedrai, ti piacerà.”
Intanto il tubo si muoveva avanti e indietro. Lo estraeva quasi del tutto e poi lo spingeva dentro. E ogni volta che entrava lo sentivo spingere un po’ più a fondo. Era come… come se la cervice arretrasse dentro di me per fa spazio. Ma quando il fondo del deo arrivava a sbattere in cima, io avevo male.
“Teo basta…”
“Stai colando. Per me ti piace.”
Non avevo il coraggio di negarlo. Non avevo la forza di fermarlo. Il piacere si mischiava al dolore senza pietà ed io avevo il cervello annebbiato.
“Fermati è troppo…”
“Non dire cazzate, lo stai prendendo.”
“Cosa?!”
Abbassai lo sguardo. Aveva ragione. Era riuscito a spingerlo dentro più di quanto non fossi riuscita io da sola. Cosa mi stava succedendo? Cosa stava facendo al mio corpo? E se mi avesse lacerata in qualche modo? Avevo paura.
“Hai visto? Lo stai prendendo tutto.”
“Ti prego fermati…”
Faceva male. Sentivo la figa in fiamme ma quel riempirla sempre più stava aprendo non solo la mia carne, ma anche nuovi orizzonti. Lo vidi estrarre il tubo e tornare all'attacco. Cercai di fermarlo con una mano, ma lui l'allontanò di scatto.
“Adesso tu ti rilassi e io spingo finché non è dentro.”
“Cosa? Tu sei pazzo! No!”
Teo mi guardò dritto negli occhi.
“Ascoltami. Ti fai scopare come una troia da me, tuo fratello. Ti masturbi abitualmente con questa… trave… e ora fai la schizzinosa? No troietta, il gioco della santa con me non regge. Ora ti rilassi e ti lasci sfondare. Sono stato chiaro?”
Questa presa di posizione di mio fratello annullò ogni mia volontà. Lui era Teo, il mio fratello, poteva disporre di me in qualsiasi modo avesse voluto. Ed io ero lì per lui. Io non ero nessuna per oppormi al suo volere.
“D'accordo… come vuoi.”
“Cosa? Dillo sorellina.”
“Sfondami stronzo. Sfondami la figa. Spingi quel dannato tubo dentro di me.”
Lo fece. Eccome se lo fece.
Iniziò a muovere avanti e indietro quel dannato… coso ed io, finalmente con le mani libere, potevo finalmente abbandonarmi al piacere. Un piacere violento e, mi vien da dire, più che mai perverso. Un piacere che faceva male.
Faceva male eccome. Ogni volta che mio fratello spingeva dentro di me il tubo lo faceva con il preciso intento di affondare, di entrare… di sfondarmi. Io lo sentivo, anche bene, quel deodorante, farsi largo dentro la mia carne. Ma a tutto c’è un limite. Per quanto stessi godendo, il dolore si fece troppo forte. Cercai di farmi indietro, di sottrarmi a quella tortura, arrampicandomi sul materasso.
“Ti prego, ora basta.”
Teo alzò gli occhi su di me. Sembravano quelli di un pazzo, brillavano di una luce strana e quasi mi fece paura. Fece un po’ indietro il tubo, ma senza estrarlo. Avevo male. Avevo davvero male alla figa e avevo paura di guardarci temendo di trovarci sangue.
“Perché?”
“Mi fa male Teo, smettiamola.”
Mio fratello guardò il tubo. Guardò me.
“A me pareva stessi godendo.”
Sospirai. Potevo mentirgli? Potevo forse dire che non mi stesse facendo provare qualcosa di assurdo? No.
“Sì, sto godendo.”
“Allora rilassati e lasciami fare.”
Mi mise una mano su un fianco, impedendomi di allontanarmi di più, per poi ricominciare a muovere il tubo. Faceva male. Chiusi gli occhi.
“Guarda.”
Sentii la sua voce, ma non avevo il coraggio di guardare.
“Guarda ho detto.”
Li aprii e li abbassai.
Il tubo entrava davvero tanto, quasi tutto. Ebbi un fremito.
“Tiralo fuori.”
Fu tutto quello che riuscii a dire. Lo volevo. Ero affascinata dall'idea di poterlo accogliere tutto, ma terrorizzata dall'essere rotta in maniera… irreparabile. Matteo fece scivolare indietro il tubo, lasciandone dentro solo un centimetro, forse meno. Fu un sollievo vedere che non c’era sangue.
“Lo vuoi?”
“No… ti prego…”
Riprese a muoverlo, ignorando le mie parole.
“Voglio vederlo dentro.”
“Un’altra volta, ti prego.”
“Non lo vuoi forse anche tu? Non vuoi che tuo fratello sia fiero di te?”
Restai in silenzio.
“Fiero?”
“Avere una sorella figa come te e al tempo stesso troia al punto da farsi sfondare non è da tutti.”
Silenzio. Mi sentivo lusingata e offesa da quelle parole.
“Sei fiero di me che mi faccio sfondare?”
“Certamente.”
Non potevo desiderare nulla di più. Dentro di me avevo deciso. Mi sarei immolata per lui.
“D'accordo.”
Sorrise subito.
“D'accordo cosa?”
“D'accordo sfondami. Ma a una condizione.”
“Dimmi.”
“Dopo devi scoparmi.”
Rise, ma io ero seria.
“Anche se avrai la figa sfondata?”
“Fregatene di come starà la mia figa. Promettimi che mi scoperai.”
Si alzò e mi diede un bacio. Un semplice bacio che esplose nei miei nervi fino al mio sesso, dandomi una nuova ondata di eccitazione e voglia.
“Promesso.”
Sorrisi. Ero timorosa, ma felice.
“Allora spingi.”
“Sei senza vergogna, sorella.”
Mi alzai sui gomiti e guardai. Se quel dannato tubo doveva entrare dentro il mio corpo io l'avrei visto. Se dovevo essere sfondata avrei osservato, non posso negare con un certo gusto, ogni centimetro dell'operazione.
Mio fratello sorrideva, estasiato.
“Sei pronta?”
“Cambia qualcosa cosa?”
“No, in effetti no.”
Fu quasi divertente osservare la smorfia di Teo. Qualcosa era cambiato dentro di me. Avevo ancora paura, sentivo ancora il dolore, ma ora era diventata una sfida, una questione di orgoglio, una specie di traguardo da raggiungere ad ogni costo. E una parte di me, mi sono resa conto in seguito, voleva che soffrissi, che avessi male, come una specie di castigo per il mio provar piacere da una situazione tanto deplorevole e vergognosa.
“Allora cosa aspetti? Fallo.”
“Ti sfonderò.”
“Fallo.”
Ripetei quasi a denti stretti, temendo il momento in cui sarebbe successo. Il cuore batteva senza sosta a un ritmo fuori controllo. La mia stessa figa colava umori come un rubinetto rotto. Io stessa ero fuori controllo.
Fu quando vidi mio fratello cambiare posizione della mano che mi resi conto di essere finita. Infatti, se prima aveva impugnato il rubo quasi con grazia e lo muoveva tenendolo stretto con le dita, ora aveva appoggiato il palmo al tappo verde. In questo modo avrebbe spinto con più forza, più decisione, e senza il rischio che gli scivolasse.
“Ti sfondo.”
Fu un istante eterno. Vidi i muscoli del suo braccio irrigidirsi. Vidi l'espressione voluttuosa sul suo volto. Vidi la mia carne aprirsi. Vidi quel tubo farsi largo dentro di me. All'inizio non fu terribile. L'avevo già vissuto, anche se con meno forza. Ma poi, più entrava più mi sentivo piena. Invasa. Sentii il tubo arrivare alla cervice e continuare a spingere. Anche se mi sentivo la figa già dolorante dai precedenti giochi, fu in quel momento che persi la ragione per il dolore.
E non mento, per il piacere.
Mio fratello non accennò minimamente a fermarsi, ma la mia carne opponeva lo stesso resistenza. Io… non so cosa successe o come sia stato possibile… ma mi allargai. Urlavo di dolore, stringevo i denti, pregavo mio fratello di smettere e lo incitavo a continuare. Tutto questo senza che lui desse segno d ascoltarmi.
Lui spingeva.
E continuava a farlo.
E mentre io mi aggrappavo alle lenzuola con tutte le mie forze, all'improvviso, le labbra della figa si chiusero sul tappo verde e il palmo della mano di Teo si appoggiò al mio sesso.
Il deodorante era dentro per intero.
“Cazzo.”
Mi stava guardando la figa con occhi sbarrati. Io ero un lago. Ero fradicia. Ero colma a livelli impensabili. Ma, soprattutto, ero venuta. Ed ero senza parole. Passavo lo sguardo tra Teo e il mio sesso senza riuscire a realizzare realmente cosa fosse successo. Ero sudata come dopo una corsa sotto il sole.
Il deodorante non c’era più. Era tutto dentro il mio corpo.
“È dentro.”
Male? Questa parola non rende quello che provavo tra le gambe. Guardai mio fratello, che a sua volta mi guardava affascinato.
“Allora?”
Dissi io. Mi mostrò le mani. Vuote.
“Te l'ho messo tutto dentro la figa.”
Perché qualunque porcata mio fratello dicesse per me era come una scossa elettrica al clitoride?
“Tutto?”
“Tu lo vedi?”
“No… ma lo sento…”
Teo mi accarezzò il ventre.
“Come stai?”
“Avrò la figa fuori uso per un mese. Ma non posso dire di stare male. È stato… sconvolgente…”
“Sì cazzo… sì.”
“Ti è piaciuto?”
“Sei meglio di un film porno.”
Risi. Ma non avrei dovuto farlo. Sentii quel dannato tubo terribilmente dentro di me e non riuscii a capire se fu più forte il dolore o il piacere.
“Teo… dobbiamo toglierlo.”
“Aspetta.”
Posò le mani sulle ginocchia e mi invitò gentilmente a chiuderle.
“Ehi.. cosa fai?”
“Chiudi le gambe.”
“Con questo coso dentro? Sei pazzo!”
“Forza, smettila di lamentarti. Tanto lo sai che prima o poi farai quello che voglio.”
Aveva ragione. AVEVA RAGIONE!
Questo suo pensiero espresso ad alta voce ebbe un terribile potere su di me. Mi fece capire fino a che punto ero sua. Chiusi le gambe. Quel deodorante era davvero enorme! Non riuscivo più a capire cosa mi passasse per la testa, ero completamente fusa. Lui mi stava guardando con gli occhi sgranati e affascinati.
“Hai un tubo dentro la figa e chiudi anche le gambe.”
“Scopami.”
“Sei incredibile!”
“Scopami Teo.”
“Dovrei portarti a spasso in questo stato...”
“Tu sei pazzo...”
“E tu sei una troia.”
“Sì, ma la tua troia. Ora devi scoparmi.”
Teo si alzò in piedi e si spogliò in un istante. Il suo membro era già duro.
“Chissà se entra?”
“Cosa? No. No. No.”
Mi venne davvero paura che volesse farlo. Per mia fortuna, non accadde. Confesso che soffrii un poco quando tirammo fuori il deodorante. E mi sentii terribilmente vuota. E dolorante. Sentivo la figa in fiamme e… faceva male. Era come se fosse stata violentata. Ma il gioco mi era piaciuto e, dopo aver goduto in quel modo così estremo, volevo semplicemente essere posseduta.
Volevo semplicemente che Matteo mi prendesse.
E lo fece.
Facemmo l’amore.
Per me non ci sarebbe potuta essere ricompensa più grande.
Ritorno alla realtà. Mentre scrivevo le mie dita non hanno concesso tregua al mio sesso e il tubo ha fatto la sua parte, facendomi godere ancora una volta. Purtroppo, questa volta non c’era mio fratello e questo ha reso tutto molto… differente.
Avrei potuto continuare... ma io ormai sono venuta... il tempo è trascorso e il sonno inizia a farsi sentire... perdonate il finale un po' sbrigativo...
È passato un sacco di tempo dall'ultima volta che ho scritto, ma sono stata travolta da un turbine di eventi e scrivere è stato l'ultimo dei miei pensieri. Beh, ora sono qua
L'una di notte è lassata da qualche minuto e sono costretta ad abbassare la luminosità dello schermo perché mi fanno male gli occhi. Mi sono svegliata inquieta, deve essere colpa di un maledetto sogno. Provo a ricordarlo, ma nulla. Ho solo questa tremenda inquietudine, questo malessere che mi stringe il cuore.
Tutto, attorno a me, è buio. Un buio fitto e denso al punto che posso toccarlo la mano. In realtà la allungo sotto le coperte, sulla mia pancia. Mi accarezzo la pelle, cercando di rilassarmi. Sento le coperte sulla mia pelle, è una sensazione piacevole. Due dita scivolano sul mio sesso, lo accarezzano piano, delicatamente, senza nessuna fretta. Sì, mi masturbo. Adoro masturbarmi, potrei dire che è il mio hobby preferito. E non ci vuole molto prima che dalle coccole al clitoride passi alla penetrazione. Anche di due dita mi stanco presto. Mi giro, apro il cassetto del comodino e, dopo poco, tiro fuori il deodorante della borotalco. È vuoto da tempo, ma io lo conservo con amore. È stato con questo che ho goduto infinite volte e… beh… vi racconto.
Quella sera tornammo a casa e, dopo aver detto a mio fratello di essere disposta a qualsiasi cosa pur di non perderlo, lui mi prese in parola. Non solo la sera stessa mi aveva fatto godere in maniera incredibile, ma la mattina dopo, mentre ancora dormivo, fece irruzione in camera mia e mi svegliò di colpo, tirando via le coperte.
“Sveglia!”
Io ero ancora nuda, mi ero addormentata dopo la scopata, ma mi rannicchiai coprendomi e lo insultai.
“Che cazzo fai? Sei impazzito?”
“Ho passato l’adolescenza a masturbarmi pensando alle due tette, alla tua figa, al tuo culo. Mi devi parecchie sborrate.”
Io ero divertita, lusingata e… non lo nego, quelle parole mi eccitarono subito. Tra l'altro i boxer non potevano nascondere l'erezione di Te e io… io lo volevo…
“Ci sono i vecchi, stai calmo.”
“No sorella, i vecchi sono già usciti. Siamo io e te. Togli le mani.”
Mi afferrò i polsi e mi forzò ad aprire le braccia, quasi facendomi male. Le mie tette erano in bella vista.
“Qui non è che ci sia tanto materiale, eh?”
“Sei uno stronzo!”
Feci per dargli due schiaffoni ma, non so come, lui fu più veloce e mi afferrò un capezzolo con due dita. Gridai per il dolore? No… gemetti come in un film porno.
“Ti piace?”
Annuii con un cenno del capo. Strinse ancora un attimo, poi allontanò. Io restai immobile, osservandolo mentre si sedeva comodo alla scrivania.
“Vuoi che ti scopi?”
Arrossii di colpo. Certo che lo volevo…
“Siamo fratello e sorella.”
Io lo guardai. Era più bello del sole, pendevo dalle sue labbra. Quelle parole, dette così mi fecero temere un suo ripensamento.
“Non mi pareva la cosa ti abbia dato fastidio ieri sera o mentre mi sbattevi sul cofano dell'auto.”
“Non ho detto questo. Intendevo che non potremo vivere per sempre insieme. Dovremo farci una vita, una famiglia.”
Pareva quasi rattristato. Oh mio dio, lui stava già pensando al futuro. Pensava già al giorno in cui ci dovremo separare. Sentii una stretta al cuore. Cercai di restare calma e forte.
“Beh… ci penseremo no? Io sarò sempre tua.”
“Sempre? E se avrai un marito?”
“Se la società vuole che mi sposi mi sposerò, ma ogni giorno correrò da te per essere tua.”
“Ieri sera hai detto… di fare quello che voglio.”
“Finché mi scoperai sarò a tua disposizione.”
Teo parve pensarci su.
“Sul serio?”
“Mettimi alla prova.”
“Voglio sapere tutto di te. Apri le gambe.”
In silenzio mi sedetti sul letto e aprii le gambe.
“Di più.”
Lo feci. Ero aperta. Completamente esposta. Per lui. I suoi occhi brillavano e non si staccavano dal mio sesso. Per altro tutt'altro che asciutto.
“Masturbati.”
Sgranai gli occhi.
“Cosa?”
“Masturbati. Voglio vedere come fai.”
“Ma…”
“Non dirmi che non lo fai perché non ti credo. Forza sorella.”
Restai ferma un attimo in imbarazzo. L'avevo già davanti a Lucky, mi ero allenata! Sorrisi a quel pensiero e al cane e iniziai a farlo guardando mio fratello. Dio mio… era tutto così pazzesco e fuori di testa. Eppure godevo.
“Stai colando.”
Era vero. Ero talmente eccitata che la mia figa stava colando. Iniziai a penetrarmi con due dita. Godevo. Godevo come una matta.
“Mettine tre.”
Obbedii e infilai tre dita. Ero talmente fradicia che non ci furono problemi. Sarei potuta venire da un momento all'altro se non che…
“Usi solo le dita?”
Sgranai gli occhi. Pensa a Lucky e alla volta che mi aveva leccata. Morii di vergogna e non sapevo come dirlo, se dirlo. Pensai, in qualche modo, che Teo sapesse. Ma quel giorno non era in casa… come poteva essere? Mi sentii nel panico.
“Allora? Usi mai oggetti?”
Salva! Ero salva! O almeno lo credetti. Infilai le dita più a fondo e gemetti.
“Sì… li uso…”
“Cosa?”
“Dipende…”
Io non capivo più nulla. Godevo.
“L'ultimo che hai usato?”
Girai il capo. Il fido deodorante della borotalco era ancora lì. Teo capì al volo.
“Quello?”
“Sì.”
“Tutto?”
A quella parola mia figa ebbe un fremito. Venni. D’istinto, per l’intensità dell'orgasmo, mi chiusi in me, rannicchiandomi. La voce di Teo mi giunse lontana.
“Cosa fai?”
“Io… sono venuta…”
“Ma non ti ho detto di spostarti.”
Alzai il capo. Non mi ero accorta che si fosse avvicinato al letto. Allungai il collo e lo baciai. Com'erano morbide le sue labbra.
“No… ma volevi sapere tutto di me? Ora sai come vengo quando mi mastrubo.”
Anche Teo mi baciò e, in quel momento, lo desiderai dentro di me. Lui, però, aveva altri programmi.
“Ora voglio sapere quanto è sfonda mia sorella. Tirati.”
“Teo… cosa vuoi fare?”
Parlai alzandomi a sedere. Aveva il deodorante tra le mani.
“Mostrami come lo usi. Quanto entra.”
“Ok…”
Avevo alternative? Volevo altre scelte? Sì, una. Presi il deodorante dalle sue mani e lo avvicinai alla figa.
“A una condizione.”
“Quale, sorella?”
“Dopo mi scopi.”
“Certo.”
Quella parola fu sufficiente a riaccendere il fuoco in me. Io non so come Teo possa avere un tale potere sul mio corpo e la mia mente, ma è la cosa più bella di questo mondo e, con lui, io mi sento realizzata. Sorrisi, innamorata.
Iniziai a sfregare il deo contro la mia vagina per lubrificarlo, gli occhi di mio fratello non perdevano un movimento. Quando fu pronto, con la mano libera aprii le labbra del mio sesso e feci entrare il tappo verde. Iniziai un lento avanti e indietro per quei pochi centimetri. Io già godevo, ma la mia figa pulsava, vogliosa della parte più larga.
“Tutto qui?”
Accennai un sorriso.
“No.”
“Fammi vedere quanto sei sfonda.”
Spinsi. Sentii la parte larga fare pressione contro le mie labbra. Tanto ero bagnata avrei potuto spingere che sarebbe entrato, ne ero certa, ma volevo fare un poco di spettacolo per mio fratello.
“Non lo sono molto…”
Ebbi il coraggio di dire.
“Cosa?”
“Non lo sono molto…”
“Sei uno stronzo. Non sono molto sfonda.”
Teo sorrise e mi baciò l'interno coscia. Era ora di dargli di più. Con un dito aprì un poco le labbra. Le mie carni avvolsero quel tubo di acciaio con piacere e voglia.
“Allora lo diventerai.”
Io non lo ascoltai, ormai ero preda del piacere. Lentamente iniziai a spingere il tubo dentro di me. Sentivo bene il mio sesso aprirsi e adattarsi a quell'intrusione. Era una sensazione che già conoscevo e che mo affascinava, mi sconvolgeva, mi faceva godere. Pensare di introdurlo tutto in una volta era impensabile, avevo bisogno di lubrificarlo bene. Avevo bisogno di godere. Così, davanti a mio fratello, iniziai a fare avanti e indietro con quel tubo dentro il mio sesso. E godevo. Eccome se godevo!
Iniziai a muovere il bacino per andare incontro a quell'oggetto dannato, come a volermi aprire ancora di più.
“Sei incredibile.”
I suoi occhi erano sbarrati, letteralmente inchiodati sulla mia passera che schiumava e colava umori, arrivano a inumidire anche le lenzuola. Io ormai mi sentivo piena, sentivo il tappo sbattermi contro la cervice.
“Ora giralo.”
“Cosa?”
“Giralo, mettilo dal fondo.”
Il solo pensiero di farlo mi regalò una scarica che mi arrivò dritta al cervello e per poco non mi deve venire. Non provai nemmeno a oppormi. Sfilai lentamente il deo dal mio corpo e pesi presi fiato.
“Wow…”
Ero sconvolta. Mi stavo masturbando senza contegno davanti a mio fratello, stavo godendo da morire e ora avrei fatto un altro passo verso la mia… depravazione. Tutto questo mi rendeva senza controllo e trasformava la mia vagina in una voragine che non aspettava altro che essere riempita. Girai il tubo e lo accostai al sesso.
“Dovrei filmarti.”
Ebbi un fremito, questa volta non proprio di piacere.
“No…”
“Ci penseremo.”
Rimasi in silenzio, facesse un po’ quello che voleva! Aprii le labbra, appoggiai il tubo al bordino inferiore della mia carne e cominciai a spingere. Oh se mi piaceva… mi sentivo aprire… la mia carne si allargava e faceva spazio a quel tubo di acciaio che pareva eterno. Lo spinsi con un movimento unico e costante finché non mi sentii piena fino all'utero. Restai lì ferma un istante per assaporare quell'intrusione, tanto che, per un attimo, chiusi persino le gambe per sentirlo meglio dentro di me.
Poi, pensando a mio fratello lì davanti a me, aprii di nuovo le cosce ed iniziai un lento dentro-fuori. Lento perché, viste le dimensioni, temevo di ferirmi e perché, devo essere onesta, volevo godermi ogni millimetro di quel gioco.
“Io… vengo…”
Riuscii a dire tra un gemito e l’altro e, prima ancora che potessi rendermi conto di quanto stava per succedere, l'orgasmo esplose dentro me forte e sconvolgente. Tuttavia fu diverso dal solito. La sua potenza non esplose di botto da farmi urlare, ma fu sinuosa e silenziosa, mi scivolò sotto la pelle infiammando ogni nervo. Spalancai gli occhi certa che il cervello mi sarebbe esploso e che avrebbero trovato il mio cadavere in quell'oscena e vergognosa posizione. Spalancai la bocca in un urlo silenzioso e, tra una convulsione e l'altra, con la mano tenni ben piantato dentro di me il mio amico intimo.
Poi fu silenzio.
“Cazzo sorella, sei oscena.”
Ritrovai piano piano la realtà, mi sentivo tutta indolenzita, non mi ero nemmeno accorta di essermi girata su di un fianco. Aprii un occhio, sorrisi a mio fratello gli accarezzai una guancia. Mi sentivo morire di vergogna, ma dall'altra parte ero contenta. Soddisfatta. Appagata.
“Sei davvero arrapante.”
Cosa potevo voler di più?
Teo mi accarezzò una gamba.
“Aprile.”
Feci come mi chiedeva. Ero oscena, con quel tubo tra le gambe che spariva per metà dentro il mio corpo.
“Quante volte l'hai usato?”
Teo iniziò ad accarezzarmi la pelle vicino al sesso provocandomi brividi piacevoli. Non mi aspettavo certo quello che avrebbe fatto in seguito.
“Un paio…”
Non era proprio la verità, ma nemmeno una così grossa bugia.
“Solo?”
Il tono con cui lo disse fu davvero imbarazzante, ma mai quanto le parole che seguirono dopo il mio cenno di assenso.
“Quindi ho sei abituata a prendere grossi cazzi o sei naturalmente sfonda.”
Mi stava guardando dritto negli occhi e ora che la “follia da orgasmo”, come la chiamo io, era passata, a quelle parole sarei voluta morire. Cosa avrei dovuto rispondere? La sua mano, nel frattempo, non si era fermata ed era giunta a conquistare il clitoride e aveva iniziato a stuzzicarlo.
“Teo che fai…?”
“Non hai detto che posso fare quello che voglio?”
“Sì…”
“Allora lasciami fare.”
Non dissi altro, chiusi gli occhi e mi rilassai. Voleva masturbarmi? Bene, che lo facesse pure. Aprì le gambe e mi abbandonai al piacere. Un piacere che non tardò a farsi sentire e che, in poco tempo, generò i suoi frutti facendomi bagnare di nuovo.
“Vedo che non ti dispiace.”
La voce di Teo mi giunse un poco distante ma perfettamente chiara. Di riflesso con una mano iniziai a stuzzicarmi un capezzolo, stringendolo prima tra i polpastrelli e poi tra le unghie. Che brividi… scosse elettriche potentissime che mi arrivarono dritte al cervello.
“Secondo me questo può entrare di più.”
“Cosa?”
Avevo sentito che aveva iniziato a giocare con il deo, ma non ci avevo fatto troppa attenzione, pensando che volesse toglierlo per scoparmi. Alzai la testa e guardai la mia fica violata dal tubo, ora retto dalla mano di Teo.
“Aspetta… cosa vuoi fare…”
Aveva gli occhi sbarrati e sembravano quelli di un bambino davanti al negozio di caramelle mentre iniziava a muovere l'oggetto indietro e avanti, di pochissimo, timoroso di farmi male.
“Vedere se entra.”
“È già dentro…”
No, non mi faceva male. Essere scopata da quel… coso… guidato da un altro diede una nuova ondata di piacere al gioco. Ora ero la vittima, non più la carnefice. E la cosa, dannata me, mi stimolava un sacco.
“Magari entra di più, magari entra tutto.”
Ecco, questo mi fece paura. D'un tratto quel tubo divenne immenso, di proporzioni bibliche ed ebbi paura.
“Teo no… tutto no… è troppo…”
“Buona sorella, buona. Tu pensa solo a godere.”
Potevo dargli torto? Ero già un lago.
“Non farmi male ti prego…”
“Vedrai, ti piacerà.”
Intanto il tubo si muoveva avanti e indietro. Lo estraeva quasi del tutto e poi lo spingeva dentro. E ogni volta che entrava lo sentivo spingere un po’ più a fondo. Era come… come se la cervice arretrasse dentro di me per fa spazio. Ma quando il fondo del deo arrivava a sbattere in cima, io avevo male.
“Teo basta…”
“Stai colando. Per me ti piace.”
Non avevo il coraggio di negarlo. Non avevo la forza di fermarlo. Il piacere si mischiava al dolore senza pietà ed io avevo il cervello annebbiato.
“Fermati è troppo…”
“Non dire cazzate, lo stai prendendo.”
“Cosa?!”
Abbassai lo sguardo. Aveva ragione. Era riuscito a spingerlo dentro più di quanto non fossi riuscita io da sola. Cosa mi stava succedendo? Cosa stava facendo al mio corpo? E se mi avesse lacerata in qualche modo? Avevo paura.
“Hai visto? Lo stai prendendo tutto.”
“Ti prego fermati…”
Faceva male. Sentivo la figa in fiamme ma quel riempirla sempre più stava aprendo non solo la mia carne, ma anche nuovi orizzonti. Lo vidi estrarre il tubo e tornare all'attacco. Cercai di fermarlo con una mano, ma lui l'allontanò di scatto.
“Adesso tu ti rilassi e io spingo finché non è dentro.”
“Cosa? Tu sei pazzo! No!”
Teo mi guardò dritto negli occhi.
“Ascoltami. Ti fai scopare come una troia da me, tuo fratello. Ti masturbi abitualmente con questa… trave… e ora fai la schizzinosa? No troietta, il gioco della santa con me non regge. Ora ti rilassi e ti lasci sfondare. Sono stato chiaro?”
Questa presa di posizione di mio fratello annullò ogni mia volontà. Lui era Teo, il mio fratello, poteva disporre di me in qualsiasi modo avesse voluto. Ed io ero lì per lui. Io non ero nessuna per oppormi al suo volere.
“D'accordo… come vuoi.”
“Cosa? Dillo sorellina.”
“Sfondami stronzo. Sfondami la figa. Spingi quel dannato tubo dentro di me.”
Lo fece. Eccome se lo fece.
Iniziò a muovere avanti e indietro quel dannato… coso ed io, finalmente con le mani libere, potevo finalmente abbandonarmi al piacere. Un piacere violento e, mi vien da dire, più che mai perverso. Un piacere che faceva male.
Faceva male eccome. Ogni volta che mio fratello spingeva dentro di me il tubo lo faceva con il preciso intento di affondare, di entrare… di sfondarmi. Io lo sentivo, anche bene, quel deodorante, farsi largo dentro la mia carne. Ma a tutto c’è un limite. Per quanto stessi godendo, il dolore si fece troppo forte. Cercai di farmi indietro, di sottrarmi a quella tortura, arrampicandomi sul materasso.
“Ti prego, ora basta.”
Teo alzò gli occhi su di me. Sembravano quelli di un pazzo, brillavano di una luce strana e quasi mi fece paura. Fece un po’ indietro il tubo, ma senza estrarlo. Avevo male. Avevo davvero male alla figa e avevo paura di guardarci temendo di trovarci sangue.
“Perché?”
“Mi fa male Teo, smettiamola.”
Mio fratello guardò il tubo. Guardò me.
“A me pareva stessi godendo.”
Sospirai. Potevo mentirgli? Potevo forse dire che non mi stesse facendo provare qualcosa di assurdo? No.
“Sì, sto godendo.”
“Allora rilassati e lasciami fare.”
Mi mise una mano su un fianco, impedendomi di allontanarmi di più, per poi ricominciare a muovere il tubo. Faceva male. Chiusi gli occhi.
“Guarda.”
Sentii la sua voce, ma non avevo il coraggio di guardare.
“Guarda ho detto.”
Li aprii e li abbassai.
Il tubo entrava davvero tanto, quasi tutto. Ebbi un fremito.
“Tiralo fuori.”
Fu tutto quello che riuscii a dire. Lo volevo. Ero affascinata dall'idea di poterlo accogliere tutto, ma terrorizzata dall'essere rotta in maniera… irreparabile. Matteo fece scivolare indietro il tubo, lasciandone dentro solo un centimetro, forse meno. Fu un sollievo vedere che non c’era sangue.
“Lo vuoi?”
“No… ti prego…”
Riprese a muoverlo, ignorando le mie parole.
“Voglio vederlo dentro.”
“Un’altra volta, ti prego.”
“Non lo vuoi forse anche tu? Non vuoi che tuo fratello sia fiero di te?”
Restai in silenzio.
“Fiero?”
“Avere una sorella figa come te e al tempo stesso troia al punto da farsi sfondare non è da tutti.”
Silenzio. Mi sentivo lusingata e offesa da quelle parole.
“Sei fiero di me che mi faccio sfondare?”
“Certamente.”
Non potevo desiderare nulla di più. Dentro di me avevo deciso. Mi sarei immolata per lui.
“D'accordo.”
Sorrise subito.
“D'accordo cosa?”
“D'accordo sfondami. Ma a una condizione.”
“Dimmi.”
“Dopo devi scoparmi.”
Rise, ma io ero seria.
“Anche se avrai la figa sfondata?”
“Fregatene di come starà la mia figa. Promettimi che mi scoperai.”
Si alzò e mi diede un bacio. Un semplice bacio che esplose nei miei nervi fino al mio sesso, dandomi una nuova ondata di eccitazione e voglia.
“Promesso.”
Sorrisi. Ero timorosa, ma felice.
“Allora spingi.”
“Sei senza vergogna, sorella.”
Mi alzai sui gomiti e guardai. Se quel dannato tubo doveva entrare dentro il mio corpo io l'avrei visto. Se dovevo essere sfondata avrei osservato, non posso negare con un certo gusto, ogni centimetro dell'operazione.
Mio fratello sorrideva, estasiato.
“Sei pronta?”
“Cambia qualcosa cosa?”
“No, in effetti no.”
Fu quasi divertente osservare la smorfia di Teo. Qualcosa era cambiato dentro di me. Avevo ancora paura, sentivo ancora il dolore, ma ora era diventata una sfida, una questione di orgoglio, una specie di traguardo da raggiungere ad ogni costo. E una parte di me, mi sono resa conto in seguito, voleva che soffrissi, che avessi male, come una specie di castigo per il mio provar piacere da una situazione tanto deplorevole e vergognosa.
“Allora cosa aspetti? Fallo.”
“Ti sfonderò.”
“Fallo.”
Ripetei quasi a denti stretti, temendo il momento in cui sarebbe successo. Il cuore batteva senza sosta a un ritmo fuori controllo. La mia stessa figa colava umori come un rubinetto rotto. Io stessa ero fuori controllo.
Fu quando vidi mio fratello cambiare posizione della mano che mi resi conto di essere finita. Infatti, se prima aveva impugnato il rubo quasi con grazia e lo muoveva tenendolo stretto con le dita, ora aveva appoggiato il palmo al tappo verde. In questo modo avrebbe spinto con più forza, più decisione, e senza il rischio che gli scivolasse.
“Ti sfondo.”
Fu un istante eterno. Vidi i muscoli del suo braccio irrigidirsi. Vidi l'espressione voluttuosa sul suo volto. Vidi la mia carne aprirsi. Vidi quel tubo farsi largo dentro di me. All'inizio non fu terribile. L'avevo già vissuto, anche se con meno forza. Ma poi, più entrava più mi sentivo piena. Invasa. Sentii il tubo arrivare alla cervice e continuare a spingere. Anche se mi sentivo la figa già dolorante dai precedenti giochi, fu in quel momento che persi la ragione per il dolore.
E non mento, per il piacere.
Mio fratello non accennò minimamente a fermarsi, ma la mia carne opponeva lo stesso resistenza. Io… non so cosa successe o come sia stato possibile… ma mi allargai. Urlavo di dolore, stringevo i denti, pregavo mio fratello di smettere e lo incitavo a continuare. Tutto questo senza che lui desse segno d ascoltarmi.
Lui spingeva.
E continuava a farlo.
E mentre io mi aggrappavo alle lenzuola con tutte le mie forze, all'improvviso, le labbra della figa si chiusero sul tappo verde e il palmo della mano di Teo si appoggiò al mio sesso.
Il deodorante era dentro per intero.
“Cazzo.”
Mi stava guardando la figa con occhi sbarrati. Io ero un lago. Ero fradicia. Ero colma a livelli impensabili. Ma, soprattutto, ero venuta. Ed ero senza parole. Passavo lo sguardo tra Teo e il mio sesso senza riuscire a realizzare realmente cosa fosse successo. Ero sudata come dopo una corsa sotto il sole.
Il deodorante non c’era più. Era tutto dentro il mio corpo.
“È dentro.”
Male? Questa parola non rende quello che provavo tra le gambe. Guardai mio fratello, che a sua volta mi guardava affascinato.
“Allora?”
Dissi io. Mi mostrò le mani. Vuote.
“Te l'ho messo tutto dentro la figa.”
Perché qualunque porcata mio fratello dicesse per me era come una scossa elettrica al clitoride?
“Tutto?”
“Tu lo vedi?”
“No… ma lo sento…”
Teo mi accarezzò il ventre.
“Come stai?”
“Avrò la figa fuori uso per un mese. Ma non posso dire di stare male. È stato… sconvolgente…”
“Sì cazzo… sì.”
“Ti è piaciuto?”
“Sei meglio di un film porno.”
Risi. Ma non avrei dovuto farlo. Sentii quel dannato tubo terribilmente dentro di me e non riuscii a capire se fu più forte il dolore o il piacere.
“Teo… dobbiamo toglierlo.”
“Aspetta.”
Posò le mani sulle ginocchia e mi invitò gentilmente a chiuderle.
“Ehi.. cosa fai?”
“Chiudi le gambe.”
“Con questo coso dentro? Sei pazzo!”
“Forza, smettila di lamentarti. Tanto lo sai che prima o poi farai quello che voglio.”
Aveva ragione. AVEVA RAGIONE!
Questo suo pensiero espresso ad alta voce ebbe un terribile potere su di me. Mi fece capire fino a che punto ero sua. Chiusi le gambe. Quel deodorante era davvero enorme! Non riuscivo più a capire cosa mi passasse per la testa, ero completamente fusa. Lui mi stava guardando con gli occhi sgranati e affascinati.
“Hai un tubo dentro la figa e chiudi anche le gambe.”
“Scopami.”
“Sei incredibile!”
“Scopami Teo.”
“Dovrei portarti a spasso in questo stato...”
“Tu sei pazzo...”
“E tu sei una troia.”
“Sì, ma la tua troia. Ora devi scoparmi.”
Teo si alzò in piedi e si spogliò in un istante. Il suo membro era già duro.
“Chissà se entra?”
“Cosa? No. No. No.”
Mi venne davvero paura che volesse farlo. Per mia fortuna, non accadde. Confesso che soffrii un poco quando tirammo fuori il deodorante. E mi sentii terribilmente vuota. E dolorante. Sentivo la figa in fiamme e… faceva male. Era come se fosse stata violentata. Ma il gioco mi era piaciuto e, dopo aver goduto in quel modo così estremo, volevo semplicemente essere posseduta.
Volevo semplicemente che Matteo mi prendesse.
E lo fece.
Facemmo l’amore.
Per me non ci sarebbe potuta essere ricompensa più grande.
Ritorno alla realtà. Mentre scrivevo le mie dita non hanno concesso tregua al mio sesso e il tubo ha fatto la sua parte, facendomi godere ancora una volta. Purtroppo, questa volta non c’era mio fratello e questo ha reso tutto molto… differente.
Avrei potuto continuare... ma io ormai sono venuta... il tempo è trascorso e il sonno inizia a farsi sentire... perdonate il finale un po' sbrigativo...
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