L'amico di mio marito parte seconda

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L’amico di mio marito parte seconda
Dopo quella sera non incontrai più Antonio per alcuni mesi. Mio marito non sospettava di nulla. Ero combattuta tra il senso di colpa e il ricordo di quella notte.
Prima delle feste di natale mio marito partì per un breve viaggio di lavoro. Doveva restare via un paio di giorni. Partì la mattina presto e io rimasi a letto. Verso le 9 andai a farmi una doccia. sentii suonare alla porta. Guardai dallo spioncino e vidi che era Antonio. Non sapevo cosa fare. Per andare a vedere chi aveva suonato mi ero infilata l’accappatoio e sotto non avevo nulla. Antonio risuonò. Decidi di aprire. Ciao- sono passato per vedere come stavi .. non mi fai entrare?
Imbarazzata e senza parole lo feci entrare. Aveva con se una borsa di carta molto grande. Ero confusa, cosa voleva Antonio. E con quale sfacciataggine si presentava da me alle 9 del mattino. Di certo sapeva che mio marito era partito..
Mi offri un caffè? Mi disse. E si mise a sedere sul divano. mi sentivo nuda. Gli dissi che prima dovevo vestirmi ma lui rispose che non serviva beveva un caffè e scappava. Preparai il caffè. Avevo le gambe che tremavano. Tornai in salotto e mi chinai per servire il caffè e l’accappatoio si apri. Lui mi fissò le tettone. Mi ricomposi. – è da molto che non ci si vede… non hai detto nulla a tuo marito vero? Feci segno di no con la testa. – allora vuol dire che vuoi ancora fare la vacca per me… e si mise a ridere.
Bevette il caffè e poi si alzò. Si avvicinò a me e mi aprì l’accappatoio infilandomi una mano tra le cosce stringendo forte. – stasera vengo a prenderti alle 22. Nella borsa troverai ciò che dovrai indossare. Fatti trovare in strada. Puntuale. Mi infilò di colpo un dito nella figa. Lo spinse in fondo. Poi lo tolse di scatto, mi diede uno schiaffo fortissimo su una tetta e se ne andò ridendo.
Avevo il segno della sua mano sulla tetta. Il capezzolo sembrava scoppiarmi tanto si era gonfiato.
Aprii la busta e dentro c’erano ina camicetta trasparente alla quale erano stati tolti i bottoni, una minigonna nera cortissima, un paio di autoreggenti bianche e un biglietto.
Indossa solo questi indumenti, null’altro se non un cappotto e scarpe con tacco da puttana. A stasera.
Per tutta la mattina rimasi a letto. Combattuta. Mi alzai per pranzo e provai ciò che mi aveva lasciato Antonio. Mi guardai allo specchio. La camicetta trasparentissima mostrava il mio seno e il fatto che non vi erano i bottoni la teneva aperta e le tette non venivano coperte. La minigonna era cortissima. Così corta che copriva solo metà del mio sedere. Le autoreggenti bianche mi davano l’aspetto du una suora porca. Misi le scarpe rosse con il tacco vertiginoso ed ecco che ero una battona! Mi cambiai e uscii per andare a mangiare qualcosa. Ero eccitatissima.
Vero le 20 ancora non avevo deciso. Suonò il cellulare, era mio marito. Mi disse che sarebbe andato a dormire presto, era stanco. Mi salutò e mi diede la buonanotte. Guardai l’orologio, erano le 20 e 15. Di colpo mi prese un’eccitazione che mi prendeva la mente. Cosa aveva in mente Antonio per quella serata? Mi feci una doccia veloce, mi profumai e mi vestii. Mi guardai allo specchio. Vedermi vestita in quel modo mi fece eccitare. Guardai l’orologio. Mancavano una decina di minuti. Mi misi il cappotto e uscii. Tenevo il cappotto ben chiuso. Per il freddo e per non far vedere cosa avevo sotto.
Lui arrivò puntuale. Salii in auto.
Stasera ti faccio divertire…
Rimasi in silenzio. Dopo qualche chilometro lui fermò l’auto davanti ad un bar. Mi disse che saremmo scesi a prendere un caffè. Appena scesi mi slacciò il cappotto. Aperto si intravedeva la camicetta trasparente aperta sulle tette. I capezzoli dritti per il freddo. Entrammo. Dentro c’erano due signori al bancone che bevevano un caffè. Mi notarono subito. Feci per chiudere ilo cappotto ma Antonio mi fermò la mano. Ordinammo due caffè. I due non mi staccavano gli occhi di dosso. E nemmeno il barista. In uno specchio posto dietro al bancone mi vidi. Il cappotto aperto e la camicetta senza bottoni mostravano il mio seno a metà.
-vado al bagno. Disse Antonio. Rimasi li sola con i tre uomini. Uno di loro mi salutò. Ricambiai. Lui si avvicinò. Sa che lei è una bella signora? Mi fissava le tette.
Ero imbarazzata ma mi piaceva essere guardata. Antonio tornò e lo sconosciuto si spostò. Antonio pagò i caffè e poi mi prese sottobraccio. Il cappotto si aprì del tutto . avevo le tette alla vista di tutti. –se volete sentire come sono sode fate pure- i due si avvicinarono e senza farsi pregare cominciarono a palparmi . si aggiunse anche il barista. Antonio mi si fece dietro e mi bloccò le braccia dietro la schiena. Mi sussurrò di aprire le gambe. Sentii un dito entrare nella mia figa. I tre mi palparono e mi masturbarono a turno per un paio di minuti poi uno di loro mi spinse un dito nel culo. In fondo. Ebbi un sussulto.
Adesso dobbiamo andare. Buona notto-Antonio mi prese e mi accompagnò all’entrata. Ero sconvolta. Eccitata! Risalimmo in auto e ripartimmo.
- Sei mai stata con un vero superdotato?
Risposi di no.
- Bene stasera proverai cosa vuol dire farti scopare da uno che ha l’uccello di un somaro.
Arrivammo dalle parti di Reggio Emilia e Antonio prese una stradina di campagna e dopo poco si fermò davanti ad una casa di campagna. Dalla porta di casa uscì un uomo. Provai a capirne l’età. Dimostrava una sessantina di anni. Vestito con abiti vecchi. Scendemmo. – lui è mio zio, lei è Laura – Antonio fece le presentazioni. entrammo. mi sentivo a disagio. Lo zio di Antonio aveva mani grosse e callose. Dentro casa la stufa a legna rendeva l’ambiente molto caldo. L’uomo ci fece sedere intorno ad un vecchio tavolo da cucina e tirò fuori una bottiglia di un liquore di noci che faceva lui. Ne versò in tre bicchieri.- bevi, è buono. Mi disse. I due parlavano del più e del meno e io ingurgitai il liquore. Me ne venne versato altro. Antonio mi tolse il cappotto. Ero praticamente nuda. Il vecchio sembrava non accorgersene. In meno di un quarto d’ora ingurgitai quattro bicchierini di liquore. Cominciai a sentirmi confusa. La stanza girava intorno a me.
-io adesso vado, torno a prenderti tra un po’-Antonio uscì lasciandomi sola con lo zio.
L’uomo mi prese e mi fece sedere su un vecchio divano. Lui si mise al mio fianco e cominciò a palparmi. Sentivo le sue mani callose stringermi le tette. Avevo bevuto troppo e troppo in fretta e sentivo tutto ovattato. Quando mi infilò il dito calloso nella figa capii di essere bagnata come una ragazzina. Il ruvido del suo dito mi piaceva da morire.
Mi masturbò a lungo dicendomi di non venire ma io non seppi trattenermi e mi lasciai andare ad un orgasmo prolungato.
Stavo ancora venendo che l’uomo mi mise in mano il suo cazzo. Era enorme. Con due mani non riuscivo a coprirne la lunghezza. Lui mi prese la testa e me la mise sul suo cazzo. Non riuscivo a prenderlo in bocca . dovetti spalancarla. Piano piano quel cazzo diventava sempre più grande e duro.
Se lo fece leccare e succhiare a lungo poi mi disse di sedermi sopra di lui e di infilarmelo nella figa
. barcollavo. Mi misi seduta sopra di lui. Lui non aspettò e spinse il cazzo dentro di me. mi sentii riempita da un palo di carne che mi fece perdere la testa. Sembrava non finire mai.
Cominciai a cavalcarlo.
Mi sentivo esplodere dentro quel cazzo enorme. Pulsava, mi riempiva come mai prima ero stata riempita.
Cominciai ad urlare dal piacere. le mai dell’uomo mi stringevano le tette fino a volerle staccare. Io gli urlavo di montarmi ( usavo proprio questo termine…MONTAMI! ) ebbi un orgasmo che mi fece tremare tutta. Mi prendevo a schiaffi la figa mentre lui continuava a spingere su e già il suo bastone.
Mi sentii sollevare. L’uomo mi fece girare e mi fece salire in ginocchio sul divano. Lui era dietro di me.- ADESSO TI INCULO!
Ero in pieno orgasmo e non capii subito. L’uomo ripeteva ADESSO TI INCULO urlando e sentii sfondarmi il culo con un colpo secco. Urlai il dolore si mischiava a quel orgasmo.
Mi sentii spaccare dal suo uccello. Sentivo che l’uomo mi dava schiaffi su culo e sulle tette da dietro
Mi montava il culo come una bestia. I colpi mi facevano sobbalzare in avanti contro la spalliera del divano
Ero ormai fuori di me. urlavo e gli chiedevo di incularmi più forte. Gli urlavo di mungermi e di staccarmi le tette. L’uomo mi mungeva con rabbia e mi inculava come se fossi una bestia. improvvisamente ricominciai a venire non avevo più nessun limite. Mi sentivo una vacca. – ADESSO TI SBORRO IN CULO PUTTANA!
Sentii che mi riempiva il culo di sperma bollente. Gli urlavo di non uscire. E l’uomo continuava a scaricarsi dentro di me. quando di colpo si tolse io sentii le gambe tremare e mi ritrovai a terra. Poi il buio.
Quando riaprii gli occhi Antonio era sopra di me.
Sei svenuta vacca. Prova ad alzarti.
Provai a mettermi in piedi. Le gambe non mi reggevano, sentii un dolore . mi aveva rotto il culo il vecchio! Mi misi a sedere. Ero sporca di umori tra le cosce. Dal culo usciva liqiodo denso. Chiesi che ore erano. Antonio mi disse che erano le quattro del mattino. Il vecchio mi aveva montata per quasi cinque ore!
Mi sentivo dilatata. Aperta come non mi ero mai sentita prima.
Antonio mi riaccompagnò a casa. Mi diede un biglietto con un numero di telefono scritto sopra. – è il numero di mio zio, quando vuoi andarlo a trovare…è sempre solo….






scritto il
2018-11-15
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