Estremo degrado - capitolo 1b
di
Koss
genere
sadomaso
Le aveva catturate facilmente, prima la mamma, Anna, quando era sola in casa. Aveva suonato presentandosi come un dipendente dell’azienda del gas e quando la poveretta aveva aperto era stata rapidamente sopraffatta, legata ed imbavagliata. Poi era stato un gioco da ragazzi, si era trattato solo di aspettare che arrivassero prima la figlia e poi l’amica. Legate ed imbavagliate anche loro e poi bendate tutte e tre.
Ore dopo, come era stato promesso.
Nicoletta era nuda e legata ad un pilastro del salone, braccia tirate indietro con la corda, tesa, che dai polsi girava dietro il pilastro. Lo stesso in basso sulle caviglie. Le gambe erano leggermente divaricate. Nicoletta le poteva ancora allargare, ma non stringere. Era bendata e con una ball gag in bocca. Era impaurita e tremante, il seno ansava ed il corpo era leggermente sudato, lo stress.
Mamma ed amica non se la passavano meglio.
Carla era incorniciata in una porta. Viktor aveva piantato quattro chiodi sugli angoli in alto ed in basso e su quelli in alto aveva legato i polsi ed in quelli in basso le caviglie. La manza era squartata. Era nuda pure lei, bendata ed imbavagliata anche lei, ma al contrario di Nicolette non tremava e cercava di stare calma, era un grande sforzo, ma sembrava che ce la stesse facendo.
Infine, Anna. Era sdraiata su un tappeto, adagiata su un fianco con i polsi legati dietro la schiena e le caviglie legate fittamente. L’unica nuda, ma con le cosce chiuse. Era impaurita come la figlia, ma non tremava, forse la posizione la favoriva.
Lo squallido omuncolo entrò nella penombra della stanza e si guardò intorno, vide quelle tre donne nude e per poco non gli venne un colpo. Sudava e tremava anche lui, ma per ben altri motivi. Gli occhi guizzavano da una all’altra, dalle cosce di Nicoletta, alla fica di Carla, al seno abbondante e gonfio, ansante di Anna. Non sapeva decidere, non sapeva da dove cominciare. Si strofinò sopra i pantaloni, non c’era un’erezione, ma era eccitato, sbavava. Si passò il braccio sulla fronte per asciugare il sudore, poi si diresse deciso verso Nicoletta. Gli mise le mani sulle tette e strinse forte, la troia muggì e si dimenò cercando di gridare.
Lui colto di sorpresa l’abbandonò spaventato. Poi si arrabbiò con se stesso per la sua codardia, vide che la ragazza era impotente e ritornò all’attacco. Questa volta mise una mano sulla fica e la morse sul seno. Nicoletta muggì ancora disperatamente, ma stavolta lui era più sicuro e continuò a mordere quelle splendide tette mentre la ragazza cercava di immobilizzarsi e calde lacrime le scendevano da sotto la benda sulle guance. Lui sentì che stava rizzando, si sentiva potente, quella bella troietta era sua e poteva farne tutto quello che voleva. Iniziò a leccarla sul seno. Si sentiva potente anche sotto, qualcosa si stava muovendo. Succhiò un capezzolo voracemente e lo sentì diventare duro.
Viktor era nascosto dietro una porta e filmava. Era uno di quei filmini che piacevano tanto ai suoi clienti, spontaneo e naturale, pecoreccio e per niente artificiale. Inoltre, con quel filmino Viktor avrebbe ricattato sia l’omuncolo che le tre troie. L’omuncolo perché non parlasse, le tre troie per far fare loro tutto quello che voleva.
L’ometto leccava e succhiava, ma si rammentò che ce ne erano altre due da gustare e le voleva possedere tutte e tre. – Fai con calma gli aveva detto Viktor, hai più di un’ora per divertirti, ma lui aveva perso il senso del tempo e non sapeva quanto gliene restava, in verità erano passati solo dieci minuti da quando era entrato nella stanza, ma si diresse rapidamente verso Carla. Lasciò per ultima la sua preferita, Anna. Mentre si muoveva lanciò uno sguardo su di lei, allucinato e lussurioso, da paura. Anna per fortuna era bendata e non poteva vederlo, come le altre due, altrimenti ne sarebbe rimasta terrorizzata. Lo sguardo non sfuggì però alla telecamera di Viktor che sorrise soddisfatto. L’ometto era divertente, il filmino sarebbe risultato esilarante ed al tempo stesso oscenamente erotico.
L’ometto mise le sue due mani dietro le chiappe di Carla e l’attrasse a sé, spinse il bacino in avanti contro la fica nuda di Carla e mimò l’atto sessuale. Sbavò e leccò il collo della manza. Voleva urlare, insultarla, riempirla di epiteti come: troia, vacca, puttana, baldracca…, ma riuscì a trattenersi. La troia era una bambola tra le sue mani, Nicoletta aveva reagito, questa neanche ci provò, ma la cosa non gli dava soddisfazione e allora le strizzò i capezzoli ferocemente e la manza guaì. Lui sorrise e spinse il suo bacino in vanti, freneticamente, su quello di lei che continuò a muggire. Lui ansimava, sbavava, sudava, aveva gli occhi velati di piacere, sentì che stava per venire e stava per lasciarsi andare, ma si fermò, ci riuscì anche se gli costò molto. Voleva godere, ma voleva concludere con Anna non con Carla.
Anna era la sua preferita, era più tornita, con lineamenti più rotondi e dolci, lui in passato aveva cercato un approccio, ma lei non l’aveva degnato di nessuna considerazione, ed ora era a sua disposizione. Che goduria!
Cercò di rilassarsi, si allontanò da Carla e scalciò via le scarpe, poi si abbassò i pantaloni, se lo prese tra le mani, non si ricordava più quando era stata l’ultima volta in cui se l’era sentito così duro. Si avvicinò ad Anna e si sdraiò accanto a lei.
Lei senti la sua presenza ed ebbe un brivido, cercò di tirarsi indietro, di scalciare, provò a gridare, ma dal bavaglio uscì solo un suono soffocato.
Lui allungò le mani e l’accarezzò sulla coscia risalendo in su. Lei scalciò di nuovo e provò a colpirlo.
Lui voleva gridargli “stai ferma troia o ti massacro.”
Non gridò, ma le diede un ceffone sul viso e subito dopo un pugno nella pancia.
Anna guaì, pianse, ma si arrese. Non si mosse più.
L’omuncolo imperversò, l’accarezzò dove e come volle, sulle cosce, sul seno grosso e pesante, sulla fica succosa, sulle natiche generose.
Lei era inerte, ma a lui bastava strizzare qualcosa di quel morbido corpo, soprattutto i capezzoli per vederla guizzare e rantolare e questo gli dava un grande piacere ed un grande potere.
Non ce la faceva più, le sciolse le caviglie, la fece girare sulla schiena, supina, le allargò le gambe e la montò.
Si strofinò su quella fica voluttuosa, la penetrò e per un minuto provò a fotterla, venne e si abbandono su quel corpo caldo e morbido. Poteva addormentarsi su quel materasso di carne, ma si ricordò che aveva un tempo limitato. Viktor era stato tassativo e minaccioso.
La manza singhiozzava, lui si sollevò appoggiandosi ad un gomito, riuscì a mettersi in piedi, si tirò su i pantaloni e se ne andò. Soddisfatto ed al tempo stesso scornato.
Nell’ingresso trovò Viktor che lo guardò ironico. – Vai a casa e dimenticati di quello che è successo. Non parlare con nessuno, altrimenti farai una brutta fine. –
L’omuncolo tremò impaurito, ma non capiva. Allora Viktor gli fece vedere delle foto. - Se parli, - gli disse mostrandogli foto in cui lui era su Anna, Nicoletta e Carla nude, passerai un sacco di guai, anche perché queste da domani scompaiono... Me le porto via e tu non hai visto niente. Chiaro? –
L’omuncolo non ce la fece a parlare, annuì, poi abbassò la testa ed uscì dall’appartamento.
Viktor se la prese con calma, doveva aspettare la notte per portare le sue tre nuove schiave sul furgone. Le avrebbe per sicurezza avvolta in tappeti e coperte, ma era meglio che nessuno lo vedesse. Aveva un sacco di tempo da far passare, ma non si sarebbe annoiato, doveva far apparire che le tre donne, sia pure in tutta fretta si erano allontanate volontariamente e quindi doveva chiudere le due case per bene, staccare luce, gas, chiudere l’acqua… E poi si sarebbe divertito un po’ con le sue nuove tre schiave.
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Ore dopo, come era stato promesso.
Nicoletta era nuda e legata ad un pilastro del salone, braccia tirate indietro con la corda, tesa, che dai polsi girava dietro il pilastro. Lo stesso in basso sulle caviglie. Le gambe erano leggermente divaricate. Nicoletta le poteva ancora allargare, ma non stringere. Era bendata e con una ball gag in bocca. Era impaurita e tremante, il seno ansava ed il corpo era leggermente sudato, lo stress.
Mamma ed amica non se la passavano meglio.
Carla era incorniciata in una porta. Viktor aveva piantato quattro chiodi sugli angoli in alto ed in basso e su quelli in alto aveva legato i polsi ed in quelli in basso le caviglie. La manza era squartata. Era nuda pure lei, bendata ed imbavagliata anche lei, ma al contrario di Nicolette non tremava e cercava di stare calma, era un grande sforzo, ma sembrava che ce la stesse facendo.
Infine, Anna. Era sdraiata su un tappeto, adagiata su un fianco con i polsi legati dietro la schiena e le caviglie legate fittamente. L’unica nuda, ma con le cosce chiuse. Era impaurita come la figlia, ma non tremava, forse la posizione la favoriva.
Lo squallido omuncolo entrò nella penombra della stanza e si guardò intorno, vide quelle tre donne nude e per poco non gli venne un colpo. Sudava e tremava anche lui, ma per ben altri motivi. Gli occhi guizzavano da una all’altra, dalle cosce di Nicoletta, alla fica di Carla, al seno abbondante e gonfio, ansante di Anna. Non sapeva decidere, non sapeva da dove cominciare. Si strofinò sopra i pantaloni, non c’era un’erezione, ma era eccitato, sbavava. Si passò il braccio sulla fronte per asciugare il sudore, poi si diresse deciso verso Nicoletta. Gli mise le mani sulle tette e strinse forte, la troia muggì e si dimenò cercando di gridare.
Lui colto di sorpresa l’abbandonò spaventato. Poi si arrabbiò con se stesso per la sua codardia, vide che la ragazza era impotente e ritornò all’attacco. Questa volta mise una mano sulla fica e la morse sul seno. Nicoletta muggì ancora disperatamente, ma stavolta lui era più sicuro e continuò a mordere quelle splendide tette mentre la ragazza cercava di immobilizzarsi e calde lacrime le scendevano da sotto la benda sulle guance. Lui sentì che stava rizzando, si sentiva potente, quella bella troietta era sua e poteva farne tutto quello che voleva. Iniziò a leccarla sul seno. Si sentiva potente anche sotto, qualcosa si stava muovendo. Succhiò un capezzolo voracemente e lo sentì diventare duro.
Viktor era nascosto dietro una porta e filmava. Era uno di quei filmini che piacevano tanto ai suoi clienti, spontaneo e naturale, pecoreccio e per niente artificiale. Inoltre, con quel filmino Viktor avrebbe ricattato sia l’omuncolo che le tre troie. L’omuncolo perché non parlasse, le tre troie per far fare loro tutto quello che voleva.
L’ometto leccava e succhiava, ma si rammentò che ce ne erano altre due da gustare e le voleva possedere tutte e tre. – Fai con calma gli aveva detto Viktor, hai più di un’ora per divertirti, ma lui aveva perso il senso del tempo e non sapeva quanto gliene restava, in verità erano passati solo dieci minuti da quando era entrato nella stanza, ma si diresse rapidamente verso Carla. Lasciò per ultima la sua preferita, Anna. Mentre si muoveva lanciò uno sguardo su di lei, allucinato e lussurioso, da paura. Anna per fortuna era bendata e non poteva vederlo, come le altre due, altrimenti ne sarebbe rimasta terrorizzata. Lo sguardo non sfuggì però alla telecamera di Viktor che sorrise soddisfatto. L’ometto era divertente, il filmino sarebbe risultato esilarante ed al tempo stesso oscenamente erotico.
L’ometto mise le sue due mani dietro le chiappe di Carla e l’attrasse a sé, spinse il bacino in avanti contro la fica nuda di Carla e mimò l’atto sessuale. Sbavò e leccò il collo della manza. Voleva urlare, insultarla, riempirla di epiteti come: troia, vacca, puttana, baldracca…, ma riuscì a trattenersi. La troia era una bambola tra le sue mani, Nicoletta aveva reagito, questa neanche ci provò, ma la cosa non gli dava soddisfazione e allora le strizzò i capezzoli ferocemente e la manza guaì. Lui sorrise e spinse il suo bacino in vanti, freneticamente, su quello di lei che continuò a muggire. Lui ansimava, sbavava, sudava, aveva gli occhi velati di piacere, sentì che stava per venire e stava per lasciarsi andare, ma si fermò, ci riuscì anche se gli costò molto. Voleva godere, ma voleva concludere con Anna non con Carla.
Anna era la sua preferita, era più tornita, con lineamenti più rotondi e dolci, lui in passato aveva cercato un approccio, ma lei non l’aveva degnato di nessuna considerazione, ed ora era a sua disposizione. Che goduria!
Cercò di rilassarsi, si allontanò da Carla e scalciò via le scarpe, poi si abbassò i pantaloni, se lo prese tra le mani, non si ricordava più quando era stata l’ultima volta in cui se l’era sentito così duro. Si avvicinò ad Anna e si sdraiò accanto a lei.
Lei senti la sua presenza ed ebbe un brivido, cercò di tirarsi indietro, di scalciare, provò a gridare, ma dal bavaglio uscì solo un suono soffocato.
Lui allungò le mani e l’accarezzò sulla coscia risalendo in su. Lei scalciò di nuovo e provò a colpirlo.
Lui voleva gridargli “stai ferma troia o ti massacro.”
Non gridò, ma le diede un ceffone sul viso e subito dopo un pugno nella pancia.
Anna guaì, pianse, ma si arrese. Non si mosse più.
L’omuncolo imperversò, l’accarezzò dove e come volle, sulle cosce, sul seno grosso e pesante, sulla fica succosa, sulle natiche generose.
Lei era inerte, ma a lui bastava strizzare qualcosa di quel morbido corpo, soprattutto i capezzoli per vederla guizzare e rantolare e questo gli dava un grande piacere ed un grande potere.
Non ce la faceva più, le sciolse le caviglie, la fece girare sulla schiena, supina, le allargò le gambe e la montò.
Si strofinò su quella fica voluttuosa, la penetrò e per un minuto provò a fotterla, venne e si abbandono su quel corpo caldo e morbido. Poteva addormentarsi su quel materasso di carne, ma si ricordò che aveva un tempo limitato. Viktor era stato tassativo e minaccioso.
La manza singhiozzava, lui si sollevò appoggiandosi ad un gomito, riuscì a mettersi in piedi, si tirò su i pantaloni e se ne andò. Soddisfatto ed al tempo stesso scornato.
Nell’ingresso trovò Viktor che lo guardò ironico. – Vai a casa e dimenticati di quello che è successo. Non parlare con nessuno, altrimenti farai una brutta fine. –
L’omuncolo tremò impaurito, ma non capiva. Allora Viktor gli fece vedere delle foto. - Se parli, - gli disse mostrandogli foto in cui lui era su Anna, Nicoletta e Carla nude, passerai un sacco di guai, anche perché queste da domani scompaiono... Me le porto via e tu non hai visto niente. Chiaro? –
L’omuncolo non ce la fece a parlare, annuì, poi abbassò la testa ed uscì dall’appartamento.
Viktor se la prese con calma, doveva aspettare la notte per portare le sue tre nuove schiave sul furgone. Le avrebbe per sicurezza avvolta in tappeti e coperte, ma era meglio che nessuno lo vedesse. Aveva un sacco di tempo da far passare, ma non si sarebbe annoiato, doveva far apparire che le tre donne, sia pure in tutta fretta si erano allontanate volontariamente e quindi doveva chiudere le due case per bene, staccare luce, gas, chiudere l’acqua… E poi si sarebbe divertito un po’ con le sue nuove tre schiave.
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