Estremo degrado - capitolo 2b

di
genere
dominazione

Lui l’aveva conosciuta ad una di quelle feste che le aziende organizzano in occasione di lanci pubblicitari. Lei infatti si occupava di pubblicità e pubbliche relazioni, era una delle artefici della serata, lui era lì per lavoro, stava scrivendo un pezzo su quell’azienda e una delle persone con cui doveva parlare era proprio Martina.
Lei era molto presa, aveva il suo bel da fare. Gianni si avvicinò con un bicchiere di prosecco in mano e le disse porgendole il bicchiere – si rilassi, ormai la festa è avviata. –
Lei sorrise, quando sorrideva era fantastica, - grazie. Vero, la festa è avviata, ma io sono sempre ansiosa. –
Gianni si presentò e dichiarò il motivo per cui si trovava lì.
Lei lo esaminò guardinga, ma anche piacevolmente interessata, al contrario di tutti gli altri invitati quell’uomo non si curava molto del suo look. – Ora non ho tempo da dedicarle, come può vedere ho molto da fare. –
Gianni ragionò in fretta. Forse è meglio così pensò. – Va bene, la invito domani a pranzo. –
Lei a quel punto non poteva rifiutare.

Martina era una bionda che andava verso i quaranta anni, alta, ma dal corpo morbido e sinuoso, molte curve e nessun angolo, un bel seno, una quarta anche se scarsa. Un viso dolce e occhi splendenti, celesti, chiari ed intelligenti, i capelli lunghi, ondulati e morbidi le scendevano fino alle spalle.

Gianni era alto e ben piantato, i suoi quarant’anni erano portati egregiamente, i capelli castani non avevano un filo grigio. Sulla bocca grande e carnosa spiccavano un bel paio di baffi, il naso era anch’esso grosso, l’insieme lo rendeva simpatico a prima vista. Gli occhiali di tartaruga gli davano un’aria intellettuale che alle signore non dispiaceva, in effetti era un giornalista abbastanza noto. Vestiva in modo sportivo: pantaloni di velluto e giacca di tweed, sotto un gilè ed una camicia di flanella, le scarpe erano comode. La camminata indolente e dinoccolata unita all’abbigliamento volutamente trasandato ne davano una rappresentazione mite, niente di più sbagliato, dentro era molto duro e cinico.

Lei aveva mangiucchiato una mozzarella ed un’insalata, lui un filetto e delle verdure griglate, lei aveva bevuto dell’acqua frizzante, lui una caraffa di rosso. Lei era perfettina in tutto, lui era esuberante in tutto. Il dovere era stato portato a termine prima di iniziare il pranzo, ora lui aveva travolto le sue barriere ed aveva una mano tra le sue cosce mentre con l’altra le teneva fermo il polso sul tavolo e quindi la teneva inchiodata dove era. Lei era rossa in viso, calda e si sentiva umida tra le cosce. Non capiva come era successo.
Lui la stava prendendo in giro per la dieta salutista, ma era talmente carino che lei ridacchiava allegramente, si era rilassata. Aveva bevuto anche lei un bicchiere di rosso e si sentiva bene come non le succedeva da tempo, sorrideva del suo garbato corteggiamento e civettava come una ragazzina. Poi lui si era accostato a lei e le aveva appoggiato una mano sulle cosce, sopra la gonna, quindi si era chinato su di lei per baciarla. Erano in un locale che si stava svuotando dopo il pranzo, ma che non permetteva molto di più di un innocente bacio.
Eppure quelle labbra sulle sue, quel rapido e fugace contatto era stato elettrizzante, lei arrossì come una ragazzina e lui ne approfittò per passare da sopra a sotto la gonna, e la mano scomparve sotto la tovaglia.
Risalì teneramente sulle calze di nylon, strinse e la sentì gemere, superò la balza delle autoreggenti e arrivò a contatto della pelle, rovente. Lui le teneva il polso sul tavolo fermo e la guardava, lei non diceva niente, ma era color porpora, quando lui da sopra le mutandine la toccò sulla fica lei allargò le cosce e aprì le labbra sorpresa. Era smarrita e chiuse gli occhi.
L’orgasmo arrivò fulmineo e terrificante, lei si sentì scossa, tremante, una crisi epilettica. Un attimo, lei aveva perso il controllo e non aveva più freni. Ma lui non voleva uno scandalo, le mise una mano sulla bocca per impedirle di urlare, poi la tirò in piedi e le disse andiamo. Lei malferma sulle gambe gli camminò accanto, sostenuta, poi lo lasciò alla cassa a pagare, doveva uscire fuori, aveva bisogno di aria e di ridiventare lucida, non capiva cosa le era successo.
Lui uscì fuori, la prese per un gomito senza dirle una parola. Lei era ancora scossa ed inerte, lui la prese a braccetto e la guidò a casa sua, non stava lontano.



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2018-11-27
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