Come una vita può cambiare 2
di
Harael12
genere
etero
LA PAUSA PRANZO
Durante il weekend non ci sentimmo, effettivamente tranne per ragioni lavorative, nessuno dei due aveva mai mandato un messaggio all’altro e forse data la situazione, da parte sua non c’era l’effettivo interesse di rischiare di compromettere la routine familiare.
Il lunedì quando arrivò in ufficio venne a salutarmi, facendo un sorrisetto malizioso e ci recammo a bere il caffè in compagnia di altri colleghi, ognuno raccontava del proprio weekend dei viaggi fuori porta, chi aveva studiato insieme al figlio, la vita sociale dell’ufficio proseguiva nella sua naturalezza.
Tornammo ognuno nel suo ufficio, Daniela verso l’ora di pranzo mi chiamò al mio interno annunciandomi che l’indomani saremmo dovuti salire in Sede Centrale, prima di chiudere la telefonata mi chiese se preferissi andare in mensa con gli altri o andare al bar, per me era abbastanza indifferente, le dissi di deciderlo tranquillamente lei e che mi sarei adeguato.
Ci trovammo tutti nel parcheggio verso le 13 per recarci in mensa, non lo era propriamente, avevamo deciso noi di chiamarla in questo modo, era una trattoria a gestione famigliare che per pranzo preparava un menu molto semplice per i lavoratori.
Arrivati a destinazione ci accomodammo, iniziando a ridere tra di noi, chi parlava del campionato di calcio, chi di lavoro; tutto questo a Daniela non doveva interessare molto, infatti seduta difronte a me si era staccata da conciliabolo dei colleghi ed era intenta a conversare con una delle ragazze dell’ufficio acquisti, nel contempo sentii il suo piedino strusciarsi sulla mia gamba, mentre parlavo mi soffermai un attimo e per fingere naturalezza mi esibii in un finto colpo di tosse.
Il piedino in per se mi ha sempre eccitato, ma in una circostanza del genere mi stava facendo perdere ancor di più la testa, arrivò il cameriere con le portate e visto che tutti si erano concentrati e azzittiti sul piatto, la mia dirimpettaia non perse l’occasione, salì fino alla mia patta appoggiando il tallone al bordo della sedia, così da poter muovere solamente la punta del piede in maniera sinuosa; e guardandomi con estrema naturalezza:
o Allora domani facciamo alla solita ora nel parcheggio del casello autostradale?
(nessuno avrebbe potuto pensare che mentre mi parlava di lavoro, sotto il tavolo mi stava facendo un massaggio al mio membro, oramai veramente durissimo).
o Sì.. certo, come sempre per le 7.00, così possiamo fermarci a bere un caffè all’autogrill?
o Mi sembra un’ottima idea.
Era arrivato il momento del caffè lo ordinammo e bevemmo tutti, ma io non mi sarei potuto alzare in quelle condizioni e con le cosce decisi di cingerle il piede.
Tutti i colleghi iniziarono ad alzarsi, chi per fumare, chi per dirigersi verso le auto:
o Voi che fate non venite?
o Sì..sì.. andate pure, riuscite a starci in 3 auto? Dovrei passare un attimo in posta e poi vi raggiungiamo in ufficio, tanto se arriviamo in ritardo a lui segno permesso.
(E si misero a ridere tutti……).
o Perfetto, allora a dopo.
Mentre li vedevamo nel parcheggio salire sulle auto per tornarsene in ufficio, la guardai e ridendo la stuzzicai:
o Sei brava a raccontare bugie.
o Devo dire che sei stato furbo, volevo proprio vedere come te la saresti cavata.
o Alzarmi dopo mezz’ora del tuo piedino fatato.
o Sono brava, vero?
(Non sembrava una frase interrogativa, ma bensì un’affermazione).
o Sei stata meravigliosa, ad un certo punto giuro ho rischiato di venire….
(Questa era una bugia, ma volevo tirare un po’ la corda ed innalzare il suo ego).
o Vedrai se te lo prendo in mezzo ad entrambi i miei piedini, non resisteresti più di tre minuti, forse anche due ingegnerino….
(Guardandomi dritto negli occhi).
Daniela aveva un sex appeal innato, cosa che non avrei mai potuto immaginare, non era avvezza a farsi notare con battute a doppio senso, vestiti molto sexy, praticamente con nessuno dei collaboratori o colleghi amava confidarsi e raccontare della sua vita.
Iniziavo a chiedermi se fossi la prima persona con la quale si comportava in modo così spinto e fino a dove ci saremo spinti, salimmo in macchina per tornare in ufficio e la curiosità ebbe la meglio:
o Posso chiederti cosa ti ha spinto a cambiare in questo modo il nostro rapporto?
o La voglia di eccitare un ragazzo più giovane, la voglia di andare un po’ oltre.
(E mentre guidava si girò verso di me sorridendo).
o Mi fai impazzire… non puoi lasciarmi in queste condizioni.
o Eh… adesso dobbiamo pensare al lavoro, la pausa è finita.
Arrivammo in ufficio ed ognuno rientrò nella sua stanza; tornai a prendere in mano i lavori in funzione della giornata successiva in sede centrale, purtroppo non potevo rimanere a sognare la sua prossima mossa o cosa sarebbe potuto accadere, solo una cosa era certa, entrambi avevamo delle fantasie da realizzare e non avremo perso l’occasione per sfruttare ogni momento.
Prima di uscire passò a salutarmi, entrando si appoggiò alla mia scrivania:
o Mi raccomando fai il bravo a casa, vai a letto presto che domani sarà una giornata lunga e non giocare con il cetriolino da solo pensando a me.
o E se fossi tu, a toccarti pensandomi.
o Non crederti così irresistibile caro mio.
Spostandosi vicino alla porta del mio ufficio, per farsi sentire da tutti:
o Allora a domani, perfetto portalo via tu quel materiale.
o Perfetto, buona serata.
Durante il weekend non ci sentimmo, effettivamente tranne per ragioni lavorative, nessuno dei due aveva mai mandato un messaggio all’altro e forse data la situazione, da parte sua non c’era l’effettivo interesse di rischiare di compromettere la routine familiare.
Il lunedì quando arrivò in ufficio venne a salutarmi, facendo un sorrisetto malizioso e ci recammo a bere il caffè in compagnia di altri colleghi, ognuno raccontava del proprio weekend dei viaggi fuori porta, chi aveva studiato insieme al figlio, la vita sociale dell’ufficio proseguiva nella sua naturalezza.
Tornammo ognuno nel suo ufficio, Daniela verso l’ora di pranzo mi chiamò al mio interno annunciandomi che l’indomani saremmo dovuti salire in Sede Centrale, prima di chiudere la telefonata mi chiese se preferissi andare in mensa con gli altri o andare al bar, per me era abbastanza indifferente, le dissi di deciderlo tranquillamente lei e che mi sarei adeguato.
Ci trovammo tutti nel parcheggio verso le 13 per recarci in mensa, non lo era propriamente, avevamo deciso noi di chiamarla in questo modo, era una trattoria a gestione famigliare che per pranzo preparava un menu molto semplice per i lavoratori.
Arrivati a destinazione ci accomodammo, iniziando a ridere tra di noi, chi parlava del campionato di calcio, chi di lavoro; tutto questo a Daniela non doveva interessare molto, infatti seduta difronte a me si era staccata da conciliabolo dei colleghi ed era intenta a conversare con una delle ragazze dell’ufficio acquisti, nel contempo sentii il suo piedino strusciarsi sulla mia gamba, mentre parlavo mi soffermai un attimo e per fingere naturalezza mi esibii in un finto colpo di tosse.
Il piedino in per se mi ha sempre eccitato, ma in una circostanza del genere mi stava facendo perdere ancor di più la testa, arrivò il cameriere con le portate e visto che tutti si erano concentrati e azzittiti sul piatto, la mia dirimpettaia non perse l’occasione, salì fino alla mia patta appoggiando il tallone al bordo della sedia, così da poter muovere solamente la punta del piede in maniera sinuosa; e guardandomi con estrema naturalezza:
o Allora domani facciamo alla solita ora nel parcheggio del casello autostradale?
(nessuno avrebbe potuto pensare che mentre mi parlava di lavoro, sotto il tavolo mi stava facendo un massaggio al mio membro, oramai veramente durissimo).
o Sì.. certo, come sempre per le 7.00, così possiamo fermarci a bere un caffè all’autogrill?
o Mi sembra un’ottima idea.
Era arrivato il momento del caffè lo ordinammo e bevemmo tutti, ma io non mi sarei potuto alzare in quelle condizioni e con le cosce decisi di cingerle il piede.
Tutti i colleghi iniziarono ad alzarsi, chi per fumare, chi per dirigersi verso le auto:
o Voi che fate non venite?
o Sì..sì.. andate pure, riuscite a starci in 3 auto? Dovrei passare un attimo in posta e poi vi raggiungiamo in ufficio, tanto se arriviamo in ritardo a lui segno permesso.
(E si misero a ridere tutti……).
o Perfetto, allora a dopo.
Mentre li vedevamo nel parcheggio salire sulle auto per tornarsene in ufficio, la guardai e ridendo la stuzzicai:
o Sei brava a raccontare bugie.
o Devo dire che sei stato furbo, volevo proprio vedere come te la saresti cavata.
o Alzarmi dopo mezz’ora del tuo piedino fatato.
o Sono brava, vero?
(Non sembrava una frase interrogativa, ma bensì un’affermazione).
o Sei stata meravigliosa, ad un certo punto giuro ho rischiato di venire….
(Questa era una bugia, ma volevo tirare un po’ la corda ed innalzare il suo ego).
o Vedrai se te lo prendo in mezzo ad entrambi i miei piedini, non resisteresti più di tre minuti, forse anche due ingegnerino….
(Guardandomi dritto negli occhi).
Daniela aveva un sex appeal innato, cosa che non avrei mai potuto immaginare, non era avvezza a farsi notare con battute a doppio senso, vestiti molto sexy, praticamente con nessuno dei collaboratori o colleghi amava confidarsi e raccontare della sua vita.
Iniziavo a chiedermi se fossi la prima persona con la quale si comportava in modo così spinto e fino a dove ci saremo spinti, salimmo in macchina per tornare in ufficio e la curiosità ebbe la meglio:
o Posso chiederti cosa ti ha spinto a cambiare in questo modo il nostro rapporto?
o La voglia di eccitare un ragazzo più giovane, la voglia di andare un po’ oltre.
(E mentre guidava si girò verso di me sorridendo).
o Mi fai impazzire… non puoi lasciarmi in queste condizioni.
o Eh… adesso dobbiamo pensare al lavoro, la pausa è finita.
Arrivammo in ufficio ed ognuno rientrò nella sua stanza; tornai a prendere in mano i lavori in funzione della giornata successiva in sede centrale, purtroppo non potevo rimanere a sognare la sua prossima mossa o cosa sarebbe potuto accadere, solo una cosa era certa, entrambi avevamo delle fantasie da realizzare e non avremo perso l’occasione per sfruttare ogni momento.
Prima di uscire passò a salutarmi, entrando si appoggiò alla mia scrivania:
o Mi raccomando fai il bravo a casa, vai a letto presto che domani sarà una giornata lunga e non giocare con il cetriolino da solo pensando a me.
o E se fossi tu, a toccarti pensandomi.
o Non crederti così irresistibile caro mio.
Spostandosi vicino alla porta del mio ufficio, per farsi sentire da tutti:
o Allora a domani, perfetto portalo via tu quel materiale.
o Perfetto, buona serata.
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