Lo stagista 1
di
Harael12
genere
sentimentali
Questo racconto mi è stato commissionato da una donna che durante una lunga chat mi ha raccontato la sua storia, ringrazio (“Rosa”) per la fiducia concessami, come sempre scrivetemi alla mia e-mail harael12@gmail.com o cercatemi su kik, attendo i vostri commenti.
Mi chiamo Rosa ho cinquantadue anni e lavoro in uno studio di commercialista fin dalla sua inaugurazione, mi sono laureata in economia aziendale e da sempre mi occupo di consulenza del lavoro; il Dottore è un brav’uomo, all’incirca di una decina d’anni più grande di me, sposato con due figli, sua moglie si diletta a fare la casalinga, il figlio più grande è uno skipper, e la sua prediletta sta prendendo in mano lo studio, devo ammettere che è una ragazza preparata e caparbia.
Lui inizialmente lavorava in un’azienda metalmeccanica come responsabile del personale, poi agli inizi degli anni 90 decise di fare il grande passo e aprirsi un suo studio, che guardandolo ora lo si può considerare una meravigliosa realtà a livello locale.
Ora veniamo a me, mi considero una bella donna, sono mora con un taglio corto e a quanto dicono giovanile, occhi celesti e una terza abbondante di seno; da quando mi sono separata mi tengo in forma con degli allenamenti di ginnastica a corpo libero e questa cosa mi ha fatto rinascere in tutti i sensi; prima durante il matrimonio vivevo per mio marito, mio figlio, il lavoro e la casa; non esisteva altro e non avevo alcuna passione.
Il mio caro marito poco più di tre anni fa, quando mio figlio è uscito di casa per andare all’università, mi ha dato il ben servito, dopo ventidue anni di matrimonio. Inizialmente è stato un vero shock, ora pensandoci a mente fredda il nostro rapporto si era logorato, i nostri dialoghi erano solamente indirizzati sulla famiglia, tra di noi non c’era nessuna complicità e anche la nostra intimità era arrivata quasi allo zero assoluto; infine la sua nuova fiamma russa, ha influito per tutto il resto.
Adesso le mie giornate passano tra il lavoro, lo sport che è diventata una costante immancabile e lo splendido rapporto con mio figlio, seppur adulto e lontano da casa, purtroppo ci possiamo vedere ogni venti giorni, posso dire di essere tornata una donna single.
Nello studio siamo in sette, come ho detto prima il Dottore e la figlia, io come memoria storica, tre dipendenti, anche questi oramai integrati negli anni ed infine data la vicinanza dell’università di economia, ogni due/tre anni avevamo uno stagista nuovo.
Davide è arrivato quasi un anno fa, neo laureato, si è dimostrato un ragazzo inizialmente timido e introverso, quasi sempre gli stagisti vengono affidati a me, forse per il mio atteggiamento protettivo nei loro confronti; lui è alto all’incirca 1.90, capelli ricci e occhi di un marrone chiaro, si è affezionato a me e spesso mi chiede di mio figlio data la vicinanza della loro età, durante il lavoro chiacchieriamo molto e ci piace spettegolare, tanto che simpaticamente il Dottore ci chiama le due comari.
Il giovedì sera al termine della giornata, da quando lo studio si è trasferito in un grande centro servizi, il Dottore fa chiudere lo studio un’ora prima e offre l’aperitivo, è un suo modo per ringraziarci e mantenere le redini, anche perché dopo un paio di bicchieri di alcool diventa un vero e proprio confessionale.
Arrivò il giorno dell’aperitivo e come spesso accadeva Davide si era seduto vicino a me, erano i primi giorni d’estate, indossavo un vestitino fino al ginocchio nero con dei pois bianchi e una scarpa aperta con un tacco di circa otto centimetri, ci tengo a fare una precisazione, prima vestivo in maniera quasi bigotta, ma dopo il periodo di assestamento e spronata dalla mia migliore amica ho buttato via tutto, comprese le orribili ballerine variopinte che indossavo sempre, passando per il taglio dei miei lunghi capelli, tacchi, gonna e qualche generosa scollatura, fino a far fiorire una nuova Rosa.
Ogni stagista lo consideravo come un figlio ed ogni volta che finivano mi piangeva il cuore che dovessero andarsene, ma nessuno come lui mi è entrato in simpatia; tanto che avevo chiesto al Dottore di farci un pensiero a tenerlo con noi a fine stage; seduti al bar dopo il primo giro già terminato e la seconda caraffa in procinto di arrivare, ridavamo della pazzia di alcuni clienti e come spesso accadeva il Dottore allacciava aneddoti di quando eravamo solo noi due e il nostro cliente storico ci chiedeva alle nove di sera di fare le assunzioni e ovviamente non era tutto facile e telematico come oggi; i ragazzi ridevano di noi vecchi dinosauri in via di estinzione e in primis Davidino, quando spiegavamo che facevamo tutto con i soli fogli excel.
Verso le otto della sera il Dottore si alzò per andare a pagare e tutti ci alzammo, Davide rimase seduto dicendo che sarebbe dovuto uscire con degli amici, così dato che non avevo nulla da fare dissi agli altri che mi sarei fermata anche io per fargli compagnia.
Prendemmo un pezzo di pizza e una piadina per sgranocchiare qualcosa e scherzosamente gli chiesi se usciva con qualche ragazza, lui sbarrò gli occhi, come se non si aspettasse un quesito del genere, poi arrossendo disse di no, che da un po’ di tempo era single e che stava bene così, ovviamente mi rendevo conto che poteva essere mio figlio, seppur fosse un bel ragazzo.
Il bar stava per chiudere, così ci alzammo e ci dirigemmo verso la mia macchina ed il suo scooter, arrivati al parcheggio dietro l’edificio ci salutammo, salii sulla macchina e prima di partire lo vidi smanettare al cellulare, mi avvicinai feci scendere il vetro per salutarlo nuovamente, mi ricordo perfettamente le parole precise “ciao Davidino, non fare tardi questa sera, a domani. Ma tutto bene?”, lui scese, appoggiò il casco sullo specchietto dello scooter, venne verso di me, mise la testa all’interno dell’abitacolo e mi baciò, rimasi stupefatta a quel bacio a stampo, poi le nostre lingue iniziarono ad intrecciarsi, non capivo dove fossi e cosa stessi facendo, ci staccammo, lo guardai perplessa chiedendogli, se lo penso oggi in modo davvero stupido “a che ora raggiungi i tuoi amici” e lui asserì che mentre eravamo seduti aveva mandato un messaggio per dire che non sarebbe più uscito con loro.
Inebetita da tutto lo guardai e lui ruppe letteralmente il ghiaccio con un laconico, “andiamo da te?”, non sapevo come rispondere e mi uscì un “sì”, un’affermazione spinta certamente dal momento.
Lo vedevo dallo specchietto retrovisore e mi domandavo cosa fosse successo, potevo essere sua madre e lo avevo invitato a casa mia, ma non di certo per vedere un film e mangiare un gelato sul divano, a mano a mano che passavano i chilometri salì la paura, “cosa si sarebbe aspettato?”, “cosa avrebbe potuto chiedermi?”, “ma voleva quello? E io lo voglio?”, arrivai davanti al passo carraio.
Parcheggiai in garage e salimmo in ascensore, io abito al secondo piano in un piccolo trilocale, lo feci accomodare e gli chiesi se volesse qualcosa, “un bicchiere d’acqua frizzante”, recuperai due bicchieri, li misi su di un vassoio con la bottiglia e tornai in salotto, si era accomodato sul divano, mi sedetti accanto a lui, ci fu un momento di silenzio, dove l’unico suono nella stanza furono i bicchieri sul tavolo:
o Rosa a me tu piaci.
o Ma cosa dici Davide, potrei essere tua madre, dai..
o Mia madre non è sexy come te nel vestire, non è divertente ne spiritosa, anche perché mia madre è una vera palla.
o Dai Davide.. non si dice, povera signora.
Ma poi non è il caso, io farò finta che non sia successo nulla, non preoccuparti il nostro rapporto rimarrà identico.
o Rosa non mi interessa, io voglio te.
o Ma non scherzare, cosa vuoi trovarci in una come me, con tutte le ragazze che ti correranno dietro.
La sua risposta fu prendermi le mani, iniziò ad accarezzarmele, il suo viso si avvicinava al mio, capii in quel momento che il suo desiderio non sarebbe stato placcato da semplici parole, arretrai con la schiena fino a sbilanciarmi ed appoggiarmi con la stessa sul bracciolo, quello che voleva essere una fuga per declinare, si tramutò in una trappola, tanto che lui ne approfittò appoggiandosi a me, mise nuovamente le labbra sulle mie e ricominciammo, le mie ultime remore furono allontanate quando le sue mani iniziarono ad accarezzarmi prima il seno e poi una coscia sollevandomi il vestito.
La mia bramosia aumentò, gli scostai il viso invitandolo ad andare in camera, ci alzammo, mi tolsi le scarpe, gli chiesi di fare lo stesso, odio profondamente che qualcuno le indossi nella zona notte, vi ci trasferimmo, ed iniziai a spogliarmi calandomi il vestitino, sentivo il peso dei suoi occhi sul mio corpo, lo riposi e mi girai, lo trovai completamente nudo, io indossavo ancora le mutandine ed il reggiseno, si inginocchio sul letto invitandomi a raggiungerlo, per lui sembrava tutto così facile e ovvio, per me una barriera che cadeva di volta in volta.
Negli ultimi tre anni avevo avuto dei saltuari rapporti sessuali, dopo un lungo periodo di castità cominciai ad uscire con il padre anch’egli separato di un amico di mio figlio, ovviamente senza che lui sapesse nulla, o almeno lo spero. Ma capii rapidamente che era troppo simile al mio ex marito, ad ogni uscita mi ha sempre dato l’idea di uno interessato solo a portarmi a letto.
Devo essere onesta un gran porco, dotato di un bel cazzone, non ho mai raggiunto così tanti orgasmi in unica scopata, racconto un piccolo aneddoto, una sera mi portò fuori a cena, mi riportò davanti al portone ed iniziò a chiedermi di salire, ero parecchia stanca e gli dissi di vederci nel weekend, iniziò ad insistere fino a chiedermi di sentire in che stato lo avevo ridotto, era in piena erezione, spinta da un momento di pura voglia acconsentii, quando entrammo in casa mi spinse con le mani contro la porta, si abbassò facendomi risalire la gonnellina, mi spostò il filo del perizoma e con la sua ruvida lingua iniziò a leccarmela, indugiando ogni tanto anche sul mio forellino, era una ventosa sulla mia figa, un piacere assoluto.
Quella sera mi scopò come un rullo compressore per più di un’ora senza mai dare segni di cedimento, penso di avere avuto tre, forse anche quattro orgasmi, sentivo la mia povera micetta bruciare, tanto da implorarlo di venire, lui lo estrasse, non ero molto lucida per capire cosa volesse fare, scese dal letto mi afferrò le gambe coperte dai collant completamente strappati, fermandomi in equilibrio sul bordo del letto, appoggiò la sua cappella sul mio buchino e spinse, all’inizio ero un po’ contrariata, non era una pratica che mi entusiasmava, ma quando fu dentro, le sue spinte mi fecero cambiare idea, stavo godendo anche di quella penetrazione, le mie mani tenevano strette le lenzuola, il suo peso era tutto sopra il mio corpicino e le sue mani mi tenevano per i capelli ed il mento, fino a quando raggiunse il suo orgasmo.
Ricordo solo il momento in cui si stava rivestendo, fu sfacciato e autoreferenziale definendosi la più bella scopata della mia vita, tanto che seppur vero, mi promisi di eliminare questo tipo di uomini dalla mia vita.
Successivamente uscii con un compagno del corso di ginnastica, avevamo praticamente la stessa età, le stesse passioni, ma era diventato troppo morboso e appiccicaticcio, se poi devo dirla tutta sessualmente parlando per nulla appagante, ora lo posso definire un buon amico, perfetto per parlarci bevendo un aperitivo.
Guardavo questo bel ragazzo, alto e prestante con un bel pisello in mezzo alle gambe, mi sentivo sfacciatamente lusingata, voleva dire che era realmente eccitato, ma cosa vedeva in me, continuavo a sentirmi una vecchia gallina; mi tolsi il reggiseno e seppur titubante lo raggiunsi eccitata dalla sua erezione.
Mi rigirò nel letto, si mise sopra di me ed iniziò a baciami i seni, con le falangi me li accarezzava e con la bocca passava da uno all’altro, in modo inconscio scesi fino ad afferrare il suo pisello, masturbandolo in maniera vigorosa, lo sentivo teso e pronto per dare ad entrambi il piacere auspicato, passai a manipolarli le palle per incoraggiarlo a proseguire. La sua mano scese nel mio intimo, attraversando l’elastico e accarezzandomi la peluria “mi piacciono le donne che prendono l’iniziativa e ancora di più quelle con la passera pelosa”.
Non durarono molto questi preliminari, si staccò dalla mia presa, mi afferrò le mutande togliendomele, abbassò la testa dandomi una leccata, si posizionò sopra di me fino a penetrami, ero estremamente bagnata, tanto che entrò completamente in me:
o Uhmm.. bravo Davide, così..
o Sì.. Sì.. come godo.
Rosa.. Rosa.. vengo.. ohhh…. ohh..
(uscì, eiaculando sulla mia peluria, arrivando fino alla pancia).
Rimasi bloccata per qualche secondo, cercando di non darglielo a vedere gli accarezzai i capelli, lui provò ad accennare una via di mezzo tra delle scusanti e una richiesta per sapere se mi fosse piaciuto, sorrisi, affermando che era stato bello, non potevo mortificarlo, ma realmente era come non mi fossi accorta di nulla.
Dandogli un bacio, gli dissi che mi sarei andata a risciacquare, che nel mentre poteva aspettarmi facendo come se fosse a casa sua, lo lasciai sdraiato sul letto, attraversai il corridoio ed entrai in bagno chiudendomi la porta alle spalle, entrai in doccia per togliermi le tracce del suo orgasmo, onestamente ero perplessa, tanto dubbiosa inizialmente, eccitata quando me lo trovai tra le mani; ed infine tutto era finito nel giro di cinque brevissimi minuti, quando lo avevo afferrato per masturbarlo, lo avevo sentito teso, ma non pensavo eccitato fino a questo punto, non mi ero goduta neanche l’inizio dell’amplesso, ero ancora eccitata, ma sconsolata tanto da fermarmi sotto il getto di acqua calda. Continua..
Mi chiamo Rosa ho cinquantadue anni e lavoro in uno studio di commercialista fin dalla sua inaugurazione, mi sono laureata in economia aziendale e da sempre mi occupo di consulenza del lavoro; il Dottore è un brav’uomo, all’incirca di una decina d’anni più grande di me, sposato con due figli, sua moglie si diletta a fare la casalinga, il figlio più grande è uno skipper, e la sua prediletta sta prendendo in mano lo studio, devo ammettere che è una ragazza preparata e caparbia.
Lui inizialmente lavorava in un’azienda metalmeccanica come responsabile del personale, poi agli inizi degli anni 90 decise di fare il grande passo e aprirsi un suo studio, che guardandolo ora lo si può considerare una meravigliosa realtà a livello locale.
Ora veniamo a me, mi considero una bella donna, sono mora con un taglio corto e a quanto dicono giovanile, occhi celesti e una terza abbondante di seno; da quando mi sono separata mi tengo in forma con degli allenamenti di ginnastica a corpo libero e questa cosa mi ha fatto rinascere in tutti i sensi; prima durante il matrimonio vivevo per mio marito, mio figlio, il lavoro e la casa; non esisteva altro e non avevo alcuna passione.
Il mio caro marito poco più di tre anni fa, quando mio figlio è uscito di casa per andare all’università, mi ha dato il ben servito, dopo ventidue anni di matrimonio. Inizialmente è stato un vero shock, ora pensandoci a mente fredda il nostro rapporto si era logorato, i nostri dialoghi erano solamente indirizzati sulla famiglia, tra di noi non c’era nessuna complicità e anche la nostra intimità era arrivata quasi allo zero assoluto; infine la sua nuova fiamma russa, ha influito per tutto il resto.
Adesso le mie giornate passano tra il lavoro, lo sport che è diventata una costante immancabile e lo splendido rapporto con mio figlio, seppur adulto e lontano da casa, purtroppo ci possiamo vedere ogni venti giorni, posso dire di essere tornata una donna single.
Nello studio siamo in sette, come ho detto prima il Dottore e la figlia, io come memoria storica, tre dipendenti, anche questi oramai integrati negli anni ed infine data la vicinanza dell’università di economia, ogni due/tre anni avevamo uno stagista nuovo.
Davide è arrivato quasi un anno fa, neo laureato, si è dimostrato un ragazzo inizialmente timido e introverso, quasi sempre gli stagisti vengono affidati a me, forse per il mio atteggiamento protettivo nei loro confronti; lui è alto all’incirca 1.90, capelli ricci e occhi di un marrone chiaro, si è affezionato a me e spesso mi chiede di mio figlio data la vicinanza della loro età, durante il lavoro chiacchieriamo molto e ci piace spettegolare, tanto che simpaticamente il Dottore ci chiama le due comari.
Il giovedì sera al termine della giornata, da quando lo studio si è trasferito in un grande centro servizi, il Dottore fa chiudere lo studio un’ora prima e offre l’aperitivo, è un suo modo per ringraziarci e mantenere le redini, anche perché dopo un paio di bicchieri di alcool diventa un vero e proprio confessionale.
Arrivò il giorno dell’aperitivo e come spesso accadeva Davide si era seduto vicino a me, erano i primi giorni d’estate, indossavo un vestitino fino al ginocchio nero con dei pois bianchi e una scarpa aperta con un tacco di circa otto centimetri, ci tengo a fare una precisazione, prima vestivo in maniera quasi bigotta, ma dopo il periodo di assestamento e spronata dalla mia migliore amica ho buttato via tutto, comprese le orribili ballerine variopinte che indossavo sempre, passando per il taglio dei miei lunghi capelli, tacchi, gonna e qualche generosa scollatura, fino a far fiorire una nuova Rosa.
Ogni stagista lo consideravo come un figlio ed ogni volta che finivano mi piangeva il cuore che dovessero andarsene, ma nessuno come lui mi è entrato in simpatia; tanto che avevo chiesto al Dottore di farci un pensiero a tenerlo con noi a fine stage; seduti al bar dopo il primo giro già terminato e la seconda caraffa in procinto di arrivare, ridavamo della pazzia di alcuni clienti e come spesso accadeva il Dottore allacciava aneddoti di quando eravamo solo noi due e il nostro cliente storico ci chiedeva alle nove di sera di fare le assunzioni e ovviamente non era tutto facile e telematico come oggi; i ragazzi ridevano di noi vecchi dinosauri in via di estinzione e in primis Davidino, quando spiegavamo che facevamo tutto con i soli fogli excel.
Verso le otto della sera il Dottore si alzò per andare a pagare e tutti ci alzammo, Davide rimase seduto dicendo che sarebbe dovuto uscire con degli amici, così dato che non avevo nulla da fare dissi agli altri che mi sarei fermata anche io per fargli compagnia.
Prendemmo un pezzo di pizza e una piadina per sgranocchiare qualcosa e scherzosamente gli chiesi se usciva con qualche ragazza, lui sbarrò gli occhi, come se non si aspettasse un quesito del genere, poi arrossendo disse di no, che da un po’ di tempo era single e che stava bene così, ovviamente mi rendevo conto che poteva essere mio figlio, seppur fosse un bel ragazzo.
Il bar stava per chiudere, così ci alzammo e ci dirigemmo verso la mia macchina ed il suo scooter, arrivati al parcheggio dietro l’edificio ci salutammo, salii sulla macchina e prima di partire lo vidi smanettare al cellulare, mi avvicinai feci scendere il vetro per salutarlo nuovamente, mi ricordo perfettamente le parole precise “ciao Davidino, non fare tardi questa sera, a domani. Ma tutto bene?”, lui scese, appoggiò il casco sullo specchietto dello scooter, venne verso di me, mise la testa all’interno dell’abitacolo e mi baciò, rimasi stupefatta a quel bacio a stampo, poi le nostre lingue iniziarono ad intrecciarsi, non capivo dove fossi e cosa stessi facendo, ci staccammo, lo guardai perplessa chiedendogli, se lo penso oggi in modo davvero stupido “a che ora raggiungi i tuoi amici” e lui asserì che mentre eravamo seduti aveva mandato un messaggio per dire che non sarebbe più uscito con loro.
Inebetita da tutto lo guardai e lui ruppe letteralmente il ghiaccio con un laconico, “andiamo da te?”, non sapevo come rispondere e mi uscì un “sì”, un’affermazione spinta certamente dal momento.
Lo vedevo dallo specchietto retrovisore e mi domandavo cosa fosse successo, potevo essere sua madre e lo avevo invitato a casa mia, ma non di certo per vedere un film e mangiare un gelato sul divano, a mano a mano che passavano i chilometri salì la paura, “cosa si sarebbe aspettato?”, “cosa avrebbe potuto chiedermi?”, “ma voleva quello? E io lo voglio?”, arrivai davanti al passo carraio.
Parcheggiai in garage e salimmo in ascensore, io abito al secondo piano in un piccolo trilocale, lo feci accomodare e gli chiesi se volesse qualcosa, “un bicchiere d’acqua frizzante”, recuperai due bicchieri, li misi su di un vassoio con la bottiglia e tornai in salotto, si era accomodato sul divano, mi sedetti accanto a lui, ci fu un momento di silenzio, dove l’unico suono nella stanza furono i bicchieri sul tavolo:
o Rosa a me tu piaci.
o Ma cosa dici Davide, potrei essere tua madre, dai..
o Mia madre non è sexy come te nel vestire, non è divertente ne spiritosa, anche perché mia madre è una vera palla.
o Dai Davide.. non si dice, povera signora.
Ma poi non è il caso, io farò finta che non sia successo nulla, non preoccuparti il nostro rapporto rimarrà identico.
o Rosa non mi interessa, io voglio te.
o Ma non scherzare, cosa vuoi trovarci in una come me, con tutte le ragazze che ti correranno dietro.
La sua risposta fu prendermi le mani, iniziò ad accarezzarmele, il suo viso si avvicinava al mio, capii in quel momento che il suo desiderio non sarebbe stato placcato da semplici parole, arretrai con la schiena fino a sbilanciarmi ed appoggiarmi con la stessa sul bracciolo, quello che voleva essere una fuga per declinare, si tramutò in una trappola, tanto che lui ne approfittò appoggiandosi a me, mise nuovamente le labbra sulle mie e ricominciammo, le mie ultime remore furono allontanate quando le sue mani iniziarono ad accarezzarmi prima il seno e poi una coscia sollevandomi il vestito.
La mia bramosia aumentò, gli scostai il viso invitandolo ad andare in camera, ci alzammo, mi tolsi le scarpe, gli chiesi di fare lo stesso, odio profondamente che qualcuno le indossi nella zona notte, vi ci trasferimmo, ed iniziai a spogliarmi calandomi il vestitino, sentivo il peso dei suoi occhi sul mio corpo, lo riposi e mi girai, lo trovai completamente nudo, io indossavo ancora le mutandine ed il reggiseno, si inginocchio sul letto invitandomi a raggiungerlo, per lui sembrava tutto così facile e ovvio, per me una barriera che cadeva di volta in volta.
Negli ultimi tre anni avevo avuto dei saltuari rapporti sessuali, dopo un lungo periodo di castità cominciai ad uscire con il padre anch’egli separato di un amico di mio figlio, ovviamente senza che lui sapesse nulla, o almeno lo spero. Ma capii rapidamente che era troppo simile al mio ex marito, ad ogni uscita mi ha sempre dato l’idea di uno interessato solo a portarmi a letto.
Devo essere onesta un gran porco, dotato di un bel cazzone, non ho mai raggiunto così tanti orgasmi in unica scopata, racconto un piccolo aneddoto, una sera mi portò fuori a cena, mi riportò davanti al portone ed iniziò a chiedermi di salire, ero parecchia stanca e gli dissi di vederci nel weekend, iniziò ad insistere fino a chiedermi di sentire in che stato lo avevo ridotto, era in piena erezione, spinta da un momento di pura voglia acconsentii, quando entrammo in casa mi spinse con le mani contro la porta, si abbassò facendomi risalire la gonnellina, mi spostò il filo del perizoma e con la sua ruvida lingua iniziò a leccarmela, indugiando ogni tanto anche sul mio forellino, era una ventosa sulla mia figa, un piacere assoluto.
Quella sera mi scopò come un rullo compressore per più di un’ora senza mai dare segni di cedimento, penso di avere avuto tre, forse anche quattro orgasmi, sentivo la mia povera micetta bruciare, tanto da implorarlo di venire, lui lo estrasse, non ero molto lucida per capire cosa volesse fare, scese dal letto mi afferrò le gambe coperte dai collant completamente strappati, fermandomi in equilibrio sul bordo del letto, appoggiò la sua cappella sul mio buchino e spinse, all’inizio ero un po’ contrariata, non era una pratica che mi entusiasmava, ma quando fu dentro, le sue spinte mi fecero cambiare idea, stavo godendo anche di quella penetrazione, le mie mani tenevano strette le lenzuola, il suo peso era tutto sopra il mio corpicino e le sue mani mi tenevano per i capelli ed il mento, fino a quando raggiunse il suo orgasmo.
Ricordo solo il momento in cui si stava rivestendo, fu sfacciato e autoreferenziale definendosi la più bella scopata della mia vita, tanto che seppur vero, mi promisi di eliminare questo tipo di uomini dalla mia vita.
Successivamente uscii con un compagno del corso di ginnastica, avevamo praticamente la stessa età, le stesse passioni, ma era diventato troppo morboso e appiccicaticcio, se poi devo dirla tutta sessualmente parlando per nulla appagante, ora lo posso definire un buon amico, perfetto per parlarci bevendo un aperitivo.
Guardavo questo bel ragazzo, alto e prestante con un bel pisello in mezzo alle gambe, mi sentivo sfacciatamente lusingata, voleva dire che era realmente eccitato, ma cosa vedeva in me, continuavo a sentirmi una vecchia gallina; mi tolsi il reggiseno e seppur titubante lo raggiunsi eccitata dalla sua erezione.
Mi rigirò nel letto, si mise sopra di me ed iniziò a baciami i seni, con le falangi me li accarezzava e con la bocca passava da uno all’altro, in modo inconscio scesi fino ad afferrare il suo pisello, masturbandolo in maniera vigorosa, lo sentivo teso e pronto per dare ad entrambi il piacere auspicato, passai a manipolarli le palle per incoraggiarlo a proseguire. La sua mano scese nel mio intimo, attraversando l’elastico e accarezzandomi la peluria “mi piacciono le donne che prendono l’iniziativa e ancora di più quelle con la passera pelosa”.
Non durarono molto questi preliminari, si staccò dalla mia presa, mi afferrò le mutande togliendomele, abbassò la testa dandomi una leccata, si posizionò sopra di me fino a penetrami, ero estremamente bagnata, tanto che entrò completamente in me:
o Uhmm.. bravo Davide, così..
o Sì.. Sì.. come godo.
Rosa.. Rosa.. vengo.. ohhh…. ohh..
(uscì, eiaculando sulla mia peluria, arrivando fino alla pancia).
Rimasi bloccata per qualche secondo, cercando di non darglielo a vedere gli accarezzai i capelli, lui provò ad accennare una via di mezzo tra delle scusanti e una richiesta per sapere se mi fosse piaciuto, sorrisi, affermando che era stato bello, non potevo mortificarlo, ma realmente era come non mi fossi accorta di nulla.
Dandogli un bacio, gli dissi che mi sarei andata a risciacquare, che nel mentre poteva aspettarmi facendo come se fosse a casa sua, lo lasciai sdraiato sul letto, attraversai il corridoio ed entrai in bagno chiudendomi la porta alle spalle, entrai in doccia per togliermi le tracce del suo orgasmo, onestamente ero perplessa, tanto dubbiosa inizialmente, eccitata quando me lo trovai tra le mani; ed infine tutto era finito nel giro di cinque brevissimi minuti, quando lo avevo afferrato per masturbarlo, lo avevo sentito teso, ma non pensavo eccitato fino a questo punto, non mi ero goduta neanche l’inizio dell’amplesso, ero ancora eccitata, ma sconsolata tanto da fermarmi sotto il getto di acqua calda. Continua..
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