Spiaggia nudista, mare e luna
di
Lucrezia
genere
etero
Sto prendendo il sole stesa su un grosso sasso nel lato sinistro della spiaggia Banculuka di Baska, sull'isola Krk in Croazia.
La spiaggia è in sassi, ma questo non scoraggia nessuno; ognuno si organizza come può, materassini e sdraio sono tra i più gettonati.
Una famigliola con tanto di bambini, si è organizzata con sdraio, tavolino e ombrellone.
Suo padre, un bell'uomo, si guarda intorno, posando l'occhio sui corpi stesi ad arrostire al sole, mentre la signora ha il suo da fare a tenere a bada i figli.
Ad un certo punto decidono di andare a prendere un bagno, il sole si fa sentire.
Anch'io ne ho bisogno, poggio il libro che stavo facendo finta di leggere, in tre giorni sono ancora a pagina dieci.
Mi avvio lenta stando attenta a non cadere sui ciottoli, arrivata al mare entro piano, l'acqua trasparente è fredda ed io ho qualche limite nell'entrare in acqua fredda.
I capezzoli ne risentono e con essi la mia pancia che si ritrae, mentre la respirazione accelera; oh ragazzi è ghiacciata, penso.
Ci vuole un atto di coraggio per tuffarsi in quest'acqua diaccia, e sì che è agosto, che sono le tre del pomeriggio, ma niente da fare, qui si gela. Prendo coraggio e giù, mi piego sulle ginocchia e di colpo rischio la sincope, fortunatamente resto con la testa fuori dall'acqua, boccheggiò annaspando, poi cado all'indietro ma sento come due braccia che si insinuano sotto le ascelle, mi sfiorano il seno poi nulla, buio.
Mi risveglio o meglio rinvengo sdraiata sui ciottoli, un volto mi guarda e parla in una lingua che non comprendo, a dire il vero non la capirei in ogni caso, mi gira tutto, qualcuno mi alza le gambe, me ne rendo conto con calma.
Scalcio poco convinta, non lo fanno per guardarmi meglio, qui sono tutti nudi e insomma perché proprio io, ma non capisco che cercano solo di fare tornare più sangue al cervello, ho avuto un principio di sincope, ma io non lo so.
Piano riesco a mettermi seduta, c'è una folla intorno, radunata per l'occasione di vedere qualcosa di nuovo: l'italiana che si tuffa dopo aver passata la giornata sotto il sole cocente!
Mi portano su una sedia, è quella dell'allegra famigliola, lo capisco dal tavolo e dall'ombrellone; mi offrono acqua aromatizzata al limone da bere, buona come la cosa più buona che abbia mai assaggiato in vita mia e piano ritorno alla vita.
Sono loro che mi hanno salvato, la folla si dirada, lo spettacolo è finito; il marito mi sorride, mi parla ma non capisco una parola, oh l'ungherese è tosto.
Sorrido ebete a lui e alla moglie, guardo i bambini che hanno ripreso a giocare incuranti di quello che accade intorno, poi dico l'unica parola da me pronunciata da ieri sera: grazie, e sorrido.
La moglie mi sorride, finalmente e in italiano mi fa: ah sei italiana, mi dice.
Così parliamo un poco io e lei, mi racconta che è infermiera al Niguarda di Milano, che il marito invece è ingegnere ed rimasto in Ungheria, loro si vedono quando possono, io le racconto un po' di me, intanto penso a tutti gli italiani che in passato hanno sperimentato la loro stessa vita. Il mondo è una ruota, non c'è che dire.
Diventiamo amici e finisco la settimana di vacanza con loro, ci scambiamo i numeri di telefono e chissà ci rivedremo, sono pure simpatici.
Per i lettori: cercavate sesso? E no, non ce n'è, capita che nelle spiagge alcuni non ne cercano e non ne fanno.
E sì, la storia è inventata, anche se conosco il posto e ci sono stata più volte.
https://youtu.be/Z4GYjUQxg30
La spiaggia è in sassi, ma questo non scoraggia nessuno; ognuno si organizza come può, materassini e sdraio sono tra i più gettonati.
Una famigliola con tanto di bambini, si è organizzata con sdraio, tavolino e ombrellone.
Suo padre, un bell'uomo, si guarda intorno, posando l'occhio sui corpi stesi ad arrostire al sole, mentre la signora ha il suo da fare a tenere a bada i figli.
Ad un certo punto decidono di andare a prendere un bagno, il sole si fa sentire.
Anch'io ne ho bisogno, poggio il libro che stavo facendo finta di leggere, in tre giorni sono ancora a pagina dieci.
Mi avvio lenta stando attenta a non cadere sui ciottoli, arrivata al mare entro piano, l'acqua trasparente è fredda ed io ho qualche limite nell'entrare in acqua fredda.
I capezzoli ne risentono e con essi la mia pancia che si ritrae, mentre la respirazione accelera; oh ragazzi è ghiacciata, penso.
Ci vuole un atto di coraggio per tuffarsi in quest'acqua diaccia, e sì che è agosto, che sono le tre del pomeriggio, ma niente da fare, qui si gela. Prendo coraggio e giù, mi piego sulle ginocchia e di colpo rischio la sincope, fortunatamente resto con la testa fuori dall'acqua, boccheggiò annaspando, poi cado all'indietro ma sento come due braccia che si insinuano sotto le ascelle, mi sfiorano il seno poi nulla, buio.
Mi risveglio o meglio rinvengo sdraiata sui ciottoli, un volto mi guarda e parla in una lingua che non comprendo, a dire il vero non la capirei in ogni caso, mi gira tutto, qualcuno mi alza le gambe, me ne rendo conto con calma.
Scalcio poco convinta, non lo fanno per guardarmi meglio, qui sono tutti nudi e insomma perché proprio io, ma non capisco che cercano solo di fare tornare più sangue al cervello, ho avuto un principio di sincope, ma io non lo so.
Piano riesco a mettermi seduta, c'è una folla intorno, radunata per l'occasione di vedere qualcosa di nuovo: l'italiana che si tuffa dopo aver passata la giornata sotto il sole cocente!
Mi portano su una sedia, è quella dell'allegra famigliola, lo capisco dal tavolo e dall'ombrellone; mi offrono acqua aromatizzata al limone da bere, buona come la cosa più buona che abbia mai assaggiato in vita mia e piano ritorno alla vita.
Sono loro che mi hanno salvato, la folla si dirada, lo spettacolo è finito; il marito mi sorride, mi parla ma non capisco una parola, oh l'ungherese è tosto.
Sorrido ebete a lui e alla moglie, guardo i bambini che hanno ripreso a giocare incuranti di quello che accade intorno, poi dico l'unica parola da me pronunciata da ieri sera: grazie, e sorrido.
La moglie mi sorride, finalmente e in italiano mi fa: ah sei italiana, mi dice.
Così parliamo un poco io e lei, mi racconta che è infermiera al Niguarda di Milano, che il marito invece è ingegnere ed rimasto in Ungheria, loro si vedono quando possono, io le racconto un po' di me, intanto penso a tutti gli italiani che in passato hanno sperimentato la loro stessa vita. Il mondo è una ruota, non c'è che dire.
Diventiamo amici e finisco la settimana di vacanza con loro, ci scambiamo i numeri di telefono e chissà ci rivedremo, sono pure simpatici.
Per i lettori: cercavate sesso? E no, non ce n'è, capita che nelle spiagge alcuni non ne cercano e non ne fanno.
E sì, la storia è inventata, anche se conosco il posto e ci sono stata più volte.
https://youtu.be/Z4GYjUQxg30
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