Vacanze 3
di
biancaneve
genere
etero
Vacanze 3
“Finalmente siete tornate. Dove siete state? Stanco di aspettarvi ho pranzato da solo. Se avete fame dovete cucinarvi.”
È Camilla che gli risponde
“Siamo andate a fare un’escursione. Abbiamo fatto, nude, il bagno in un ruscello. Ci siamo stese al sole per asciugarci. Abbiamo assistito ad una scena d’amore. Io mi sono dissetata più volte ad una fonte da cui sgorgava un liquido cremoso e salmastro. Ho ancora il sapore in bocca. Ne sono piena. Ed eccoci qua.”
“Nude in un ruscello? Non vi ha visto nessuno? Che cosa è questa scena d’amore che avete visto? E dove si trova questa fonte da cui scorre liquido cremoso?”
Mia madre è una stronza. Praticamente gli ha detto tutto. Non ha resistito. Sono io a rispondere a mio marito. “Abbiamo assistito alla monta di due giumente. Pensa? Un solo stallone che ha montato due giumente. In quanto alla fonte la conosci. Anche tu ti sei dissetato più volte; lo fai ancora e non sei mai sazio.”
Roberto mi guarda incredulo. Sposta lo sguardo su mia madre la quale arrossisce.
“Mamma. Non stare lì imbambolata. Vatti a cambiare. Penso io a cucinare. Quando è pronto ti chiamerò.”
Camilla si riprende. Si gira e si dirige verso la sua camera. Faccio segno a mio marito di seguirla.
“Vai. È il momento.”
Roberto si precipita e prima che mia madre possa chiudere la porta è dentro anche lui. Non sento il suono della chiave girare nella toppa. Mi avvicino. Accosto l’orecchio alla porta. Sento dei mugolii provenire dall’interno. È fatta. Mio marito e mia madre si sono finalmente incontrati. Mi allontano. Vado in cucina e preparo da mangiare. Mangio e lascio la porzione di Camilla sul tavolo. Vado nel salone e mi siedo sul divano a guardare la televisione. Il tempo trascorre veloce. Ho sonno. Mi alzo e prima di andare nella mia camera, in punta di piedi, mi avvicino alla porta. Afferro la maniglia e lentamente l’apro quel tanto che basta per permettermi di sbirciare dentro e vedere quello che sta accadendo. Mia madre è nuda. La testa rovesciata all’indietro. E’ seduta sul bordo del letto. Ha i talloni appoggiati sul ciglio del materasso. Le gambe allargate al massimo. Davanti a lei, in ginocchio, c’è mio marito con la testa sprofondata tra le sue gambe. Le sta certamente leccando la fica. Richiudo la porta. Sono ancora ai preamboli. La notte è lunga. Sarò sola a dormire. È la prima di una lunga serie di notti solitarie. È il prezzo da pagare per rendere felice una madre arrapata. Il pensiero che mia madre e mio marito stanno giocando a marito e moglie mi impedisce di fare un sonno ristoratore. Dormo a sprazzi. Verso le sette mi alzo, indosso una vestaglia ed esco dalla stanza. Mi guardo intorno e noto che la camera di mia madre è socchiusa. Mi avvicino. Non sento rumori provenienti dall’interno. Accosto il viso alla spicchio d’apertura e lancio uno sguardo verso l’interno. Vedo mio marito steso sul letto. Il lenzuolo copre il suo testimone. È solo. Sento canticchiare. Il suono proviene dalla cucina. Vado in quella direzione. Mia madre ha le spalle rivolte alla porta. È lei che canticchia. È contenta. Mi avvicino alle sue spalle. La circondo con le braccia e le afferro le tette. Le do un bacio sul collo. “Buongiorno! Amore. Hai trascorso una felice notte?”
Le pastrugno le tette. Non cerca di divincolarsi.
“Ciao. Sì! È stata una meravigliosa notte. Ho vissuto una favola da mille ed una notte. Devo a te la mia felicità. Tuo marito è stato fantastico. Sono dieci anni che non scopavo. Lui mi ha chiavato per l’intera notte e stamattina ha cercato di nuovo di visitare la mia pussy”.
Un pizzico di gelosia affiora nella mia mente. Non so se attribuirla al fatto che mio marito ha chiavato mia madre oppure perché sono gelosa del fatto che Camilla si sia fatta fottere da Roberto. In ogni caso c’entrano loro due.
“E adesso cosa stai preparando?”
“Bimba. Tuo marito, pur essendo un giovane torello, ha bisogno che le sue forze non vengano mai meno. Non dimenticare che nella stalla le vacche sono due e non una. Lo dobbiamo trattare come un bambino che sta crescendo. Questa è una colazione adatta a sostituire parte di quanto ha sprecato questa notte.”
“Va bene per uova, prosciutto, succo di frutta, latte, ecc. ma perché anche il miele.”
“Oh! Quello è per il suo testimone. Dovrà immergerlo nel miele e lasciarmelo leccare. Non ho mai visto un cazzo di quelle dimensioni: lungo, grosso e nerboruto. Quello di tuo padre era di dimensioni normali. Stanotte quando mi ha penetrata con quel suo favoloso randello ho vissuto l’esperienza della prima volta. Di quando tuo padre mi prese. Con Roberto è stato come se mi stesse sverginando. Adesso lasciami. Smettila di torturarmi le tette. Il torello mi aspetta. Vuole che io lo sfami.”
“Senti un po’. Quanto tempo pensi di trattenerlo. Prima hai detto che le vacche sono due. Quando verrà il mio turno? E noi due? Quando pensi di poterci incontrare? Camilla sappi che non ti darò tregua.”
“Lasciami godere questi attimi. Dopo sarò tutta per te. Daremo il tempo allo stallone di recuperare le forze. La nostra vita da ieri è cambiata. Dovremo stare ben attente a non rovinare il tutto.”
Prende il vassoio e, sculettando, si dirige verso la sua camera dove l’aspetta suo genero. Mi siedo. Verso il caffè in una tazza e lo sorseggio. Ho davanti agli occhi la scena di mia madre che succhia il cazzo di Roberto. Avverto una contrazione alla fichina. Mi alzo e mi dirigo in direzione della camera di mia madre. Apro la porta e vedo mia madre carponi sul letto che tiene in una mano la borsa scrotale di Roberto e con l’altra mano sta stringendo l’asta. La sua bocca e sul glande e lo sta leccando. Entro. Mi avvicino. Salgo sul letto, allargo le gambe e con una scavalco il torace di mio marito. Gli do le spalle. Lentamente mi accovaccio. Con le mani mi sostengo sul suo petto. Il bacino scende sul suo viso. La mia pussy e contro la sua bocca. La lingua di Roberto svirgola veloce fra le mie grandi labbra e entra nell’orifizio vaginale. Gemo. Camilla alza la testa.
“Finalmente ti sei decisa a venire. Ti stavo aspettando. Mi correggo ti aspettavamo.”
Si alza. Si gira dandomi la schiena. Piano si abbassa e si fa penetrare. Le sue gambe sono stese in avanti. Si distende sulla schiena costringendomi ad erigere il busto. La sua testa è fra le mie gambe. La piega da un lato e porta la sue labbra sul mio clitoride. Lo aggancia. Lo lecca. Lo succhia. La sua lingua più volte s’incrocia con quella di Roberto. Io mi stendo. Le mie tette si schiacciano contro il suo piatto ventre. Ho le mani sulle sue tette. I capezzoli premono contro i palmi delle mani. Sono turgidi. Il mio sguardo è fisso sulla sua vagina il cui orifizio vaginale è occupato dall’intera lunghezza del bastone di mio marito. Chino la testa e vado a leccare le palle di Roberto. Le succhio. Roberto ha un fremito che si trasmette alla mia fica. Porto le labbra sul clitoride di mia madre. Lo imbocco. Lo lecco. Avverto la sua durezza. Lo succhio. Le faccio un pompino che dura più di dieci minuti durante i quali raggiunge orgasmi in successione ed a breve distanza tra loro. Io non le sono da meno. L’unico a non godere è mio marito il quale giunto alla disperazione si libera dei nostri corpi. Scende dal letto e offre la sua spingarda alle nostre bocche.
“Su! Venite piccole grandi troie. Il mio testimone è a vostra disposizione.”
Ci precipitiamo. Mia madre ed io facciamo a gara a prenderlo in bocca. Lo lecchiamo. Lo succhiamo. Le nostre lingue si incrociano sul glande e duellano. Le nostre bocche accolgono, ognuna, un coglione e lo succhiano. Mio marito non regge alla contesa che si è scatenata tra me e mia madre. Cede. Non ci coglie impreparate. Le nostre bocche aperte sono sotto al suo glande pronte a raccogliere quanto sta per uscire dal vulcano. Lunghi getti di sperma gli escono dalla fessurina del glande. Abbiamo la bocca aperta. Raccogliamo e ingoiamo il caldo magma. Quando l’esplosione ha termine, mia madre lascia a me il compito di pulirlo. Lo faccio con piacere e sotto lo sguardo attento di Camilla. Ci abbandoniamo sul letto. Roberto è tra noi due. Abbiamo la testa nell’incavo delle sue spalle. Lui ci tiene strette a se con le sue forti braccia. È l’inizio di una nuova era. I giorni passano veloci. Ad eccezione di qualche escursione lungo il ruscello fino allo spiazzo dove mia madre mi fece sua la prima volta la maggior parte delle vacanze la trascorriamo a letto. Mia madre vive la sua seconda luna di miele. Io sono contenta. Ho fatto felice mia madre e non ho perso mio marito. Arriva il giorno della partenza. Prima di consegnare le chiavi della villa all’agenzia, ci premuniamo di prenotarla per l’anno successivo e per lo stesso periodo avvertendo l’agente di farci trovare una delle stanze arredata con due lettini per neonati. L’agente ci guarda con aria meravigliata. Si! Siamo arrivati in tre e ripartiamo in cinque. Io e mia madre siamo incinte.
P.S. Questo è un racconto di fantasia. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
“Finalmente siete tornate. Dove siete state? Stanco di aspettarvi ho pranzato da solo. Se avete fame dovete cucinarvi.”
È Camilla che gli risponde
“Siamo andate a fare un’escursione. Abbiamo fatto, nude, il bagno in un ruscello. Ci siamo stese al sole per asciugarci. Abbiamo assistito ad una scena d’amore. Io mi sono dissetata più volte ad una fonte da cui sgorgava un liquido cremoso e salmastro. Ho ancora il sapore in bocca. Ne sono piena. Ed eccoci qua.”
“Nude in un ruscello? Non vi ha visto nessuno? Che cosa è questa scena d’amore che avete visto? E dove si trova questa fonte da cui scorre liquido cremoso?”
Mia madre è una stronza. Praticamente gli ha detto tutto. Non ha resistito. Sono io a rispondere a mio marito. “Abbiamo assistito alla monta di due giumente. Pensa? Un solo stallone che ha montato due giumente. In quanto alla fonte la conosci. Anche tu ti sei dissetato più volte; lo fai ancora e non sei mai sazio.”
Roberto mi guarda incredulo. Sposta lo sguardo su mia madre la quale arrossisce.
“Mamma. Non stare lì imbambolata. Vatti a cambiare. Penso io a cucinare. Quando è pronto ti chiamerò.”
Camilla si riprende. Si gira e si dirige verso la sua camera. Faccio segno a mio marito di seguirla.
“Vai. È il momento.”
Roberto si precipita e prima che mia madre possa chiudere la porta è dentro anche lui. Non sento il suono della chiave girare nella toppa. Mi avvicino. Accosto l’orecchio alla porta. Sento dei mugolii provenire dall’interno. È fatta. Mio marito e mia madre si sono finalmente incontrati. Mi allontano. Vado in cucina e preparo da mangiare. Mangio e lascio la porzione di Camilla sul tavolo. Vado nel salone e mi siedo sul divano a guardare la televisione. Il tempo trascorre veloce. Ho sonno. Mi alzo e prima di andare nella mia camera, in punta di piedi, mi avvicino alla porta. Afferro la maniglia e lentamente l’apro quel tanto che basta per permettermi di sbirciare dentro e vedere quello che sta accadendo. Mia madre è nuda. La testa rovesciata all’indietro. E’ seduta sul bordo del letto. Ha i talloni appoggiati sul ciglio del materasso. Le gambe allargate al massimo. Davanti a lei, in ginocchio, c’è mio marito con la testa sprofondata tra le sue gambe. Le sta certamente leccando la fica. Richiudo la porta. Sono ancora ai preamboli. La notte è lunga. Sarò sola a dormire. È la prima di una lunga serie di notti solitarie. È il prezzo da pagare per rendere felice una madre arrapata. Il pensiero che mia madre e mio marito stanno giocando a marito e moglie mi impedisce di fare un sonno ristoratore. Dormo a sprazzi. Verso le sette mi alzo, indosso una vestaglia ed esco dalla stanza. Mi guardo intorno e noto che la camera di mia madre è socchiusa. Mi avvicino. Non sento rumori provenienti dall’interno. Accosto il viso alla spicchio d’apertura e lancio uno sguardo verso l’interno. Vedo mio marito steso sul letto. Il lenzuolo copre il suo testimone. È solo. Sento canticchiare. Il suono proviene dalla cucina. Vado in quella direzione. Mia madre ha le spalle rivolte alla porta. È lei che canticchia. È contenta. Mi avvicino alle sue spalle. La circondo con le braccia e le afferro le tette. Le do un bacio sul collo. “Buongiorno! Amore. Hai trascorso una felice notte?”
Le pastrugno le tette. Non cerca di divincolarsi.
“Ciao. Sì! È stata una meravigliosa notte. Ho vissuto una favola da mille ed una notte. Devo a te la mia felicità. Tuo marito è stato fantastico. Sono dieci anni che non scopavo. Lui mi ha chiavato per l’intera notte e stamattina ha cercato di nuovo di visitare la mia pussy”.
Un pizzico di gelosia affiora nella mia mente. Non so se attribuirla al fatto che mio marito ha chiavato mia madre oppure perché sono gelosa del fatto che Camilla si sia fatta fottere da Roberto. In ogni caso c’entrano loro due.
“E adesso cosa stai preparando?”
“Bimba. Tuo marito, pur essendo un giovane torello, ha bisogno che le sue forze non vengano mai meno. Non dimenticare che nella stalla le vacche sono due e non una. Lo dobbiamo trattare come un bambino che sta crescendo. Questa è una colazione adatta a sostituire parte di quanto ha sprecato questa notte.”
“Va bene per uova, prosciutto, succo di frutta, latte, ecc. ma perché anche il miele.”
“Oh! Quello è per il suo testimone. Dovrà immergerlo nel miele e lasciarmelo leccare. Non ho mai visto un cazzo di quelle dimensioni: lungo, grosso e nerboruto. Quello di tuo padre era di dimensioni normali. Stanotte quando mi ha penetrata con quel suo favoloso randello ho vissuto l’esperienza della prima volta. Di quando tuo padre mi prese. Con Roberto è stato come se mi stesse sverginando. Adesso lasciami. Smettila di torturarmi le tette. Il torello mi aspetta. Vuole che io lo sfami.”
“Senti un po’. Quanto tempo pensi di trattenerlo. Prima hai detto che le vacche sono due. Quando verrà il mio turno? E noi due? Quando pensi di poterci incontrare? Camilla sappi che non ti darò tregua.”
“Lasciami godere questi attimi. Dopo sarò tutta per te. Daremo il tempo allo stallone di recuperare le forze. La nostra vita da ieri è cambiata. Dovremo stare ben attente a non rovinare il tutto.”
Prende il vassoio e, sculettando, si dirige verso la sua camera dove l’aspetta suo genero. Mi siedo. Verso il caffè in una tazza e lo sorseggio. Ho davanti agli occhi la scena di mia madre che succhia il cazzo di Roberto. Avverto una contrazione alla fichina. Mi alzo e mi dirigo in direzione della camera di mia madre. Apro la porta e vedo mia madre carponi sul letto che tiene in una mano la borsa scrotale di Roberto e con l’altra mano sta stringendo l’asta. La sua bocca e sul glande e lo sta leccando. Entro. Mi avvicino. Salgo sul letto, allargo le gambe e con una scavalco il torace di mio marito. Gli do le spalle. Lentamente mi accovaccio. Con le mani mi sostengo sul suo petto. Il bacino scende sul suo viso. La mia pussy e contro la sua bocca. La lingua di Roberto svirgola veloce fra le mie grandi labbra e entra nell’orifizio vaginale. Gemo. Camilla alza la testa.
“Finalmente ti sei decisa a venire. Ti stavo aspettando. Mi correggo ti aspettavamo.”
Si alza. Si gira dandomi la schiena. Piano si abbassa e si fa penetrare. Le sue gambe sono stese in avanti. Si distende sulla schiena costringendomi ad erigere il busto. La sua testa è fra le mie gambe. La piega da un lato e porta la sue labbra sul mio clitoride. Lo aggancia. Lo lecca. Lo succhia. La sua lingua più volte s’incrocia con quella di Roberto. Io mi stendo. Le mie tette si schiacciano contro il suo piatto ventre. Ho le mani sulle sue tette. I capezzoli premono contro i palmi delle mani. Sono turgidi. Il mio sguardo è fisso sulla sua vagina il cui orifizio vaginale è occupato dall’intera lunghezza del bastone di mio marito. Chino la testa e vado a leccare le palle di Roberto. Le succhio. Roberto ha un fremito che si trasmette alla mia fica. Porto le labbra sul clitoride di mia madre. Lo imbocco. Lo lecco. Avverto la sua durezza. Lo succhio. Le faccio un pompino che dura più di dieci minuti durante i quali raggiunge orgasmi in successione ed a breve distanza tra loro. Io non le sono da meno. L’unico a non godere è mio marito il quale giunto alla disperazione si libera dei nostri corpi. Scende dal letto e offre la sua spingarda alle nostre bocche.
“Su! Venite piccole grandi troie. Il mio testimone è a vostra disposizione.”
Ci precipitiamo. Mia madre ed io facciamo a gara a prenderlo in bocca. Lo lecchiamo. Lo succhiamo. Le nostre lingue si incrociano sul glande e duellano. Le nostre bocche accolgono, ognuna, un coglione e lo succhiano. Mio marito non regge alla contesa che si è scatenata tra me e mia madre. Cede. Non ci coglie impreparate. Le nostre bocche aperte sono sotto al suo glande pronte a raccogliere quanto sta per uscire dal vulcano. Lunghi getti di sperma gli escono dalla fessurina del glande. Abbiamo la bocca aperta. Raccogliamo e ingoiamo il caldo magma. Quando l’esplosione ha termine, mia madre lascia a me il compito di pulirlo. Lo faccio con piacere e sotto lo sguardo attento di Camilla. Ci abbandoniamo sul letto. Roberto è tra noi due. Abbiamo la testa nell’incavo delle sue spalle. Lui ci tiene strette a se con le sue forti braccia. È l’inizio di una nuova era. I giorni passano veloci. Ad eccezione di qualche escursione lungo il ruscello fino allo spiazzo dove mia madre mi fece sua la prima volta la maggior parte delle vacanze la trascorriamo a letto. Mia madre vive la sua seconda luna di miele. Io sono contenta. Ho fatto felice mia madre e non ho perso mio marito. Arriva il giorno della partenza. Prima di consegnare le chiavi della villa all’agenzia, ci premuniamo di prenotarla per l’anno successivo e per lo stesso periodo avvertendo l’agente di farci trovare una delle stanze arredata con due lettini per neonati. L’agente ci guarda con aria meravigliata. Si! Siamo arrivati in tre e ripartiamo in cinque. Io e mia madre siamo incinte.
P.S. Questo è un racconto di fantasia. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
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