Vacanze 2

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genere
saffico

Vacanze 2

Tempo mezz’ora e mio marito sparisce da casa. Mi alzo, indosso la vestaglia e vado nel salone dove trovo mia madre seduta in poltrona.
“Mammina, buongiorno. Faccio la doccia e poi ti invito a fare una passeggiata nei boschi. Preparati.”
Lungo il tragitto che faccio per andare in bagno gli umori miscelati allo sperma di Roberto fuoriescono dalla vagina e gocciolano sul pavimento.
“Alessia. Fai attenzione. Stai irrorando il pavimento con i tuoi succhi.”
Mi giro. Guardo a terra. Alzo il viso e guardandola fissa negli occhi rido fragorosamente. Entro in bagno e faccio una lunga e ristoratrice doccia con acqua fredda. Mi asciugo e vado in camera a vestirmi. Indosso mutandine, dei pantaloncini corti ed una t-shirt corta e stretta. A stento mi copre il seno. Non indosso il reggiseno. Ho parte delle costole e la pancia scoperte. Le rotondità inferiori delle tette sono alla portata di chiunque voglia vederle. Sono pronta. Vado in salone è trovo mia madre che sta vicino alla porta finestra del balcone. Anche lei ha un jeans con una camicetta bianca annodata in vita. Il sole la investe attraverso i vetri e mette in evidenza la trasparenza della camicetta. Non ha reggiseno. Le sue tette si notano attraverso la trasparenza. Dio! Com’è bella. Ho una madre da infarto. Capisco il desiderio di mio marito. Se fossi uomo la vorrei stringere tra le mie braccia.
“Mamma. Sei bellissima.”
“Grazie. Lo sono solo per te. Gli altri sembrano non accorgersene.”
Il riferimento a Roberto è palese.
“A chi ti riferisci? A qualcuno in particolare? C’è qualcuno che ti piace?”
“Parlo in generale.”
“Non mi pare che tu faccia qualcosa per incoraggiarlo.”
“Non voglio parlarne. Andiamo a fare questa escursione.”
La guardo. Sì! Il terreno è fertile. Prima di sera mi dirà che è innamorata di suo genero: mio marito. Prendiamo gli zaini. Li inforchiamo sulle spalle ed usciamo. È una magnifica giornata. Imbocchiamo un sentiero che si apre su lato sinistro della villa e ci addentriamo nel bosco. Il percorso ha una leggera pendenza ma non è per niente faticoso. Una brezza leggera ci allevia la fatica della salita. Costeggiamo un ruscello dalle acque limpidissime che scorre veloce. È piccolo: le sponde distano tra loro un tre metri. Dopo circa tre ore arriviamo su uno spiazzo erboso. C’è un silenzio assordante.
“Mamma. Adesso ci fermiamo e riposiamo.”
“Finalmente. Vado a rinfrescarmi con l’acqua del ruscello.”
Si avvicina alla sponda. Si togli le scarpe. Arrotola i jeans fin sopra i polpacci ed entra in acqua. Nel frattempo tiro fuori dallo zaino il plaid e lo stendo sull’erba. Mi ci siedo sopra e guardo mia madre che, china, si sta spruzzando l’acqua addosso. Si è tolta la camicia. Gira la testa verso di me.
“Alessia. Vieni. L’acqua è gelida, è bello sentirla sul corpo. Sapessi come è eccitante.”
“Mamma. Vieni ad asciugarti. Corri il rischio di ammalarti. Non è il momento di prenderti un raffreddore.”
Camilla si gira. La sua meravigliosa quarta taglia fa bella mostra di se. Si avvicina con un passo flessuoso. Ad ogni passo le tette sobbalzano. È eccitante guardarla. Si stende sul plaid. Prendo l’asciugamano dallo zaino e glielo porgo.
“Tieni; asciugati.”
“Lascia che sia il sole ad asciugarmi.”
Chiude gli occhi e volge il corpo verso il sole. La guardo. È bellissima. Ha gli zigomi alti. Le ciglia lunghe e folte. I lineamenti della bocca sono perfetti. Ha due labbra carnose che sembrano dire: baciatemi. Sposto lo sguardo facendolo scorrere sulla sua gola. E’ bianca. Il collo è lungo. Un vampiro impazzirebbe. Continuo. Eccoli. Sono due grossi globi di bianco alabastro. Le gocce d’acqua riflettono i raggi del sole. I globi splendono. Su di loro fanno capolino due grosse ciliegie rosso scuro circondate, ognuna, da una grande areola marrone scuro. Le ciliegie sono lanciate verso il cielo. Mi rapiscono. Sono incantata. Inconsciamente e lentamente abbasso la testa verso quelle meraviglie. La mia bocca entra in contatto con una di esse. Dischiudo le labbra e l’accolgo. Con la punta della lingua la stuzzico. La sento gonfiarsi ed indurirsi. La mia mente va indietro negli anni. Sono una bambina affamata. Mi aggrappo a quelle gonfie mammelle piene di latte e succhio fino a svuotarle. Forte di questo ricordo comincio a succhiare. Ma questa volta non è la fame che mi spinge ad attaccarmi alla tetta. È un'altra cosa. È un’altra sensazione. Camilla mugola. Una sua mano è dietro la mia testa e mi carezza la nuca. Avverto la mia micina miagolare. Dio! Sto provando piacere a succhiare le tette di mia madre. Stacco la bocca dalla meraviglia e la guardo. Ha gli occhi chiusi. Con voce flebile sussurra.
“Non fermarti. Continua.”
La sua bocca ha le labbra semiaperte. Avvicino la mia e la bacio. La sua lingua, veloce, penetra nella mia cavità orale e va alla ricerca della mia. La incontra. Ingaggiano un breve duello. Si toccano e si ritraggono. Si avviluppano. La succhio. Mi stacco. Sono sconvolta per quello che ho fatto.
“Mamma. Scusami. Sei troppo bella. Le tue tette sono così invitanti. Non ho resistito. Lo so. Sei mia madre e quello che ho fatto non è bene. Tu. Però. Cazzo! Potevi respingermi. Invece niente. Al contrario mi hai implorato di non fermarmi.”
“Bambina mia. Perché avrei dovuto fermarti? Non fartene una colpa. Sono anni che desidero che quanto è accaduto si concretizzasse. Da quando ho lasciato tuo padre non ho più cercato un uomo. Ho, però, permesso ad altre donne di possedere il mio corpo. Ho avuto diverse esperienze saffiche. Erano tutte belle donne. Tu, nel frattempo, crescevi. Sei diventata una donna. E sempre più bella. Sei la donna più bella che abbia conosciuto. Ho incominciato a guardarti con occhi diversi. La tua presenza mi turbava. Mi sono innamorato di te: mia figlia. Non ho più cercato altre donne. Ti volevo e ti voglio. Quante volte sono venuta nella tua stanza. Tu leggevi. Non ho avuto il coraggio di sedurti. Poi è comparso Roberto. I tuoi occhi erano solo per lui. Il sogno si liquefaceva. I tuoi pensieri erano solo per lui. Stavo abituandomi all’idea. Invece oggi il sogno che sembrava essersi smarrito per sempre riappare e si concretizza. Sono felice che sia accaduto.”
“Camilla. Sei diventata lesbica? In verità ti confesso che anch’io mi sentivo attratta da te ma non riuscivo a capire il perché. Oggi lo so e spero che non rimanga un fatto isolato.”
“Figlia mia io non sono lesbica e mai lo diventerò. A me piacerebbe farmi montare da un uomo ma non ho mai avuto il coraggio di farmi conquistare. Del resto anche tu non puoi dire di essere lesbica. Dal come ti sei fatta chiavare da tuo marito non credo che hai propensioni lesbiche.”
“Come fai ad affermarlo.”
“Stamattina ti ho sentita. I tuoi ululati sono trapelati attraverso la porta. Mi sono chinata ed ho guardato dal buco della serratura. Ho visto che avevi le gambe dilatate e quelle di tuo marito stavano dietro di te. Non ho potuto vedere bene perché tu avevi le mani poggiate alla porta. Vedevo solo sballottare le tue tette. Sono uscita sul giardino e vi ho visti attraverso i vetri. Avrei voluto essere al tuo posto.”
“Mamma, mi stai dicendo che vorresti che Roberto, tuo genero, venisse a farti visita. Scusa. Voglio dire: sei innamorata di mio marito? Ti faresti montare? Non pensi alle conseguenze che ne deriverebbero?”
“Girati. Guarda alle tue spalle.”
Mi giro e alla fine dello spiazzo d’erba c’è uno splendido stallone bianco che sta montando una giumenta fulva. Vicino a loro c’è un’altra cavalla. Lo stallone completa il suo atto annunciandolo con un nitrito e smonta dalla giumenta sfilandole il suo batacchio dalla fica.
“Mamma. Guarda quanto è grosso e lungo. Manca poco e tocca terra. Come fa una cavalla a prenderlo tutto dentro di se.”
“Non parlare. Continua a guardare.”
Lo stallone si avvicina alla seconda giumenta. Le annusa la fica. Si posiziona. Si solleva sulle zampe posteriori e poggia le anteriori sulla groppa della femmina. Il suo enorme pene si posiziona orizzontalmente al suo corpo. Il suo rosso glande e contro la vulva della cavalla. Muovendosi sulle zampe posteriori e saltellando a piccoli passi introduce il suo fallo nella vagina della cavalla. Passano pochi minuti e lo stallone emette un lungo nitrito. Sta venendo. Sta riempendo di liquido seminale la sua compagna, così come ha fatto con la prima.
“Bambina mia. Rispondi a questa domanda. Quali conseguenze credi che possano derivare a quello stallone per aver montato due giumente della stessa famiglia? Al massimo si troverà ad essere padre di due puledri. Rispondo alla tua prima domanda. Sì! Sono innamorata di tuo marito. Alla seconda domanda rispondo che anelo, fin dal primo giorno che l’ho visto, ad ospitare il suo cazzo nella mia vagina. Sì! Voglio chiavarlo. Voglio che mi chiavi. Tutto il mio corpo lo reclama.”
“Ed io cosa dovrei fare? Lasciartelo?”
“No! Noi dovremo essere come quelle due cavalle. Farci chiavare dallo stesso stallone e dormire nella stessa stalla.”
“Mamma. Sei convinta di quello che stai dicendo?”
“Sì! Non c’è altra soluzione se vogliamo non odiarci?”
“Camilla mi stai dicendo la verità. Voglio dire con mio marito non hai mai avuto rapporti sessuali? Non ti ha mai cavalcato?”
“Alessia, bambina mia. Il desiderio di cavalcarlo è forte, ma ti giuro che non l’ho mai fatto. Perché mi fai questa domanda?”
“Ascoltami. Tu piaci a tuo genero quanto lui piace a te. La sensazione che tu gli piaci l’ho avuta quando ci siamo fermati per la sosta nella stazione di servizio dell’autostrada. Ti mangiava con gli occhi. Ieri sera l’ò costretto ad ammetterlo. Ho fatto a lui la stessa domanda. Mi ha risposto con una proposta che credevo partorita da una mente malata. L’ho mandato a quel paese. Stanotte ha dormito da solo. Io invece sono stata sveglia tutta la notte. Dopo essermi spappolato il cervello per buona parte della notte, alla fine ho dovuto convenire che la migliore soluzione è accettare la sua proposta che tanto folle non è. L’amplesso di stamattina è la firma sul raggiunto accordo.”
“Posso conoscere a quale conclusione siete giunti?”
“Certo. Ti dico subito che a me non solo mi soddisfa, ma mi trova pienamente d’accordo. E quando te la dirò avrai la risposta alla tua domanda.
“Dai. Non tenermi sulle spine. Dimmi?”
“L’hai detto tu poco fa. Due cavalle, lo stesso stallone, la stessa stalla e che il mondo vada al diavolo.”
Camilla mi si lancia contro. Mi stende con le spalle a terra. Mi cavalca. Si china sul mio viso. Le sue mani bloccano i miei polsi sopra la mia testa. Le sue tette ballano sotto i miei occhi. Avvicina la bocca alla mia.
“Alessia! Alessia! Alessia! Figlia mia. Ti amo. Che figlia stupenda che ho.
Le sue labbra sono sulle mie. La sua lingua è dentro la mia bocca. Duello e la respingo. Introduco la mia nella sua bocca. La blocca stringendola con le labbra. La succhia. Continua a succhiare ed a duellare per diversi minuti. Mi manca il respiro. Sono in apnea. Attingo aria dai suoi polmoni. Finalmente si stacca. Sento una fitta al torace. E la conseguenza dell’aria che entra veloce nei miei polmoni.
“Amore. Non muoverti. Lasciami fare. Ti farò godere come non hai mai goduto. Mi implorerai di smettere.”
Si alza in piedi. Si toglie la camicetta. Si sfila i pantaloni unitamente alle mutandine. È nuda. E’ magnifica. Sembra scolpita nel marmo. Ed è mia madre. Si inginocchia fra le mie gambe. Fa scorrere la zip dei pantaloncini. Infila le dita nei bordi e con un unico movimento li fa scorrere insieme agli slip verso i piedi. L’aiuto sollevando il bacino. Con gli occhi fissi nei miei mi sfila la maglietta. Anch’io sono completamente nuda. Fa scorrere il suo sguardo sul mio corpo.
“Ti so bella ma ora che ti vedo nuda superi ogni mia immaginazione. Sei meravigliosa e sei mia figlia. E da oggi anche la mia amante.”
Abbassa la testa e comincia a leccarmi. Ogni centimetro del mio corpo è ispezionato dalla punta della sua lingua. La introduce, a turno, nei buchi delle orecchie e me li fotte. Vado in visibilio. Le tette sono frutto di una lunga esplorazione. Si sofferma sulle areole facendo picchiettare la punta della lingua tutt’intorno ai capezzoli che sono duri come due bulloni d’acciaio. Il piacere ha invaso il mio corpo. Si tramuta in un urlo che mi sale in gola e fuoriesce dalla mia bocca. Grido. Vengo. Allargo le gambe. Mia madre continua a leccarmi. Scende con la testa. Si sofferma sull’ombelico. Lo fotte. Un altro orgasmo mi invade. Un altro nitrito lo annuncia. Oramai sono una cascata. Camilla, implacabile, continua la sua azione. Sono un giocattolo nelle sue mani. Raggiunge il centro delle mie gambe. Con le dita si fa strada fra l’intreccio dei ricci peletti che difendono la mia vagina. Raggiunge le grandi labbra. Le dilata. Si ferma a guardarla.
“Amore mio. Hai una fica meravigliosa. Nessuna donna che ho posseduta ha una pussy bella come la tua.”
Queste parole mi eccitano ancora di più. La mia produzione di umori è inarrestabile. I liquidi colano a cascata. Camilla fionda la sua testa sulla mia vulva e comincia a lappare il miele che la mia ape regina sta producendo.
“Dio! Quanto è buono.”
Le sue labbra si sono chiuse intorno alle piccole labbra. Le succhiano. Barrisco. Vengo. Riverso nella sua bocca un’infinità di ormoni che ingoia. La sua lingua penetra il mio orifizio vaginale. Frenetica ne lambisce con la punta le pareti. Avvicina il dito medio e mi penetra. Non c’è attrito. Con la fica che è ormai un lago non può essercene. Mi chiava con il dito. La sua bocca è sul mio clitoride. Lo bacia. Lo stringe fra le labbra. Lo morde. Lo lecca. Fa titillare la punta della lingua su tutta la sua superficie. Sollevo il bacino. Camilla lo accoglie tutto nella bocca. Lo sento crescere ed indurirsi. Mia madre inizia a farmi un pompino. È il colmo. Basta. Non resisto più. Un urlo spaventoso rimbomba nello spiazzo. I cavalli si spaventano e galoppano via. Svengo. Deve essere passato un bel po’ di tempo quando riprendo coscienza. Sono stesa sul plaid girata con la pancia sotto. Ho il bacino sollevato e le gambe allargate. Le tette premono contro il suolo. Una dolce sensazione mi attraversa il corpo. Sollevo la testa e guardo indietro. Vedo la testa di mia madre che si abbassa e si solleva. Le sue mani mi dilatano le chiappe. Ha la lingua in fuori e mi sta leccando il buchetto del culo. E’ insaziabile. Il mio respiro diventa affannoso. Provo piacere. Mugolo. Camilla avvicina il dito indice al buchetto e facendo roteare la mano mi penetra il culo. Mi ritraggo.
“Uah! Che goduria. Sei ancora vergine. Roberto non ti ha ancora sodomizzata?”
Prima lentamente e poi con un crescendo mi chiava il culo col dito. L’altra sua mano è sul mio clitoride e me lo sta strizzando con le dita. La libidine e di nuovo padrona del mio corpo. Con il culo vado incontro al suo dito. Lo usa a mò di stantuffo. Non credevo che prenderlo nel culo fosse così piacevole. Mio marito dovrà colmare questa lacuna. La libidine esplode attraverso uno spaventoso orgasmo. Nitrisco e vengo.
“Camilla. Mamma. Non ce la faccio più. Mi hai distrutta. Sono disidratata. Mi hai prosciugata. Ti prego fermati. Abbiamo una vita per recuperare il tempo perduto.”
“Tesoro. Perdonami se sono stata violenta. È che sono anni che desidero esplorare il tuo corpo”.
“Mamma. Sei stata stupenda. Mi hai amato in modo meraviglioso. Niente e nessuno potrà più separarmi da te. Sono la tua amante. Tu sei la mia amante. Insieme saremo le amanti di Roberto. Tuo genero ha un compito gravoso. Dovrà soddisfare due puledre vogliose di sesso. Quello che abbiamo scoperto di noi due ci aiuterà a tenerlo in salute. Ora, ti prego, rivestiamoci. Torniamo a casa. Roberto starà in tensione. Vorrà sapere.”
“Hai ragione. Facciamo un bagno nel ruscello e poi di corsa a casa. Hai detto che vorrà sapere. Cosa deve sapere?”
“Dell’intesa raggiunta.”
“Non dirgli niente. Dal momento che so che lui mi desidera lascia a me il compito di sedurlo. Invece dimmi tu una cosa. Ho constatato che dietro sei ancora vergine. Tuo marito non ha mai cercato di chiavarti nel culo? Non ha mai tentato di impalarti?
“No! Raramente lo ha penetrato con il dito come hai fatto tu. Mai con il cazzo. Sta sicura che lo costringerò a farlo. Tu, invece? Mio padre ha avuto l’onore di sodomizzarti? Te l’ha rotto?”
“Non costringerlo. Offriglielo. Vedrai che sarà contentissimo di sverginare il buco del tuo deretano. Sì! Tuo padre, negli otto anni trascorsi con lui, mi ha impalata diverse volte. Mi è sempre piaciuto. No! Non lo ha rotto. Quando mi chiavava nel culo lo faceva con delicatezza. Era dolce. Ho sentito dolore solo la prima volta. Un avvertimento. Tenuto conto che dovrà entrare nel condotto anale tienilo sempre pulito e ben oleato. Prima di darglielo fatti un paio di clisteri. Assicurati che calzi sempre il preservativo. Oltre che igienico è anche più sicuro.”
Questo è un giorno da non essere dimenticato. Ho scoperto l’amore lesbico. Ed è stata mia madre a farmelo scoprire. Non conoscevo questo lato della sua persona. Ho una madre che è vogliosa di farsi chiavare davanti e dietro. Non disdegna di avere rapporti sessuali con le donne. Ha desiderato avere rapporti con me che sono sua figlia. Li ha avuti. Vuole che suo genero la chiavi. Sì! Ho una madre depravata e troia. Non mi importa. Sono innamorata di Camilla. Insieme a mio marito cercherò di renderla felice. Facciamo il bagno nel ruscello ci asciughiamo aiutandoci a vicenda. Ci vestiamo, raccogliamo gli zaini e ci avviamo per il sentiero del ritorno a casa.
“Mamma. Come faremo a dire a Roberto di noi due. Io già non resisto a non poterti stringere a me. Desidero assaggiare il tuo corpo. Voglio amarti.”
“Alessia! Cerca di resistere questi pochi giorni. Dammi il tempo di farmi montare dallo stallone. Vedrai. Dopo sarà tutto più facile. Non dimenticare che, almeno qui, siamo nella stessa casa. Può anche succedere che avremo degli incontri a tre.
“Mamma. Non ti facevo così porca.”
Mi da una pacca sul culo e scoppia a ridere.
Rientriamo a casa. Mio marito è in poltrona. Sta guardando la tv.

P.S. Questo è un racconto di fantasia. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
scritto il
2011-06-07
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