Vacanze

di
genere
etero

(Questo è un racconto che ho pubblicato anche su altro sito con lo pseudonimo di Liana)

Mi chiamo Alessia. Ho 18 anni e sono una gran bella fica. Sono alta 1,75. Ho un corpo che sembra scolpito nel marmo. Capelli neri, lunghi e lisci che alla luce del sole luccicano. Occhi di un nero intenso. Il colorito della pelle è bianco latte. Fianchi larghi e vita stretta. Ventre piatto. Gambe ben tornite e lunghe. Il seno è una terza taglia con capezzoli che sono due grosse ciliegie che si ergono al centro di larghe areole. Vince la forza di gravità. Indosso reggiseni sottoseno che lasciano in evidenza capezzoli e areole permettendo così lo strofinio degli stessi capezzoli contro la stoffa dei vestiti. Infatti sono quasi sempre turgidi. Ho un culo che è un mandolino diviso in due splendide natiche da un solco che nasconde uno meraviglioso buchetto. La micina è interamente coperta da un folto cespuglio di peli neri ispidi e ricci. È sempre coperta da un triangolino di velo nero. Le gambe sono inguainate in calze autoreggenti nere. Mi piaccio e piaccio. Quando passeggio avverto sul mio corpo gli sguardi famelici degli uomini: adulti e non. Anche le donne non disdegnano di guardarmi e di fare apprezzamenti pesanti sul mio corpo. Quando rientro a casa da queste passeggiate sono sempre eccitata e devo scaricare la libidine accumulata masturbandomi. Da circa tre mesi ci pensa mio marito a soddisfare la mia sete di sesso. Si! Sono sposata. Il mio uomo non è un grande fusto e non è nemmeno un palestrato. È alto 1,80 cm. Ha un fisico asciutto, magro, capelli castani e occhi verdi. Ha un fallo da dio greco. È un testimone di 20 cm grosso e nodoso. È sempre in tiro. È inesauribile. La nostra vita sessuale è intensa. I nostri amplessi sono sfibranti. In qualsiasi posto ci troviamo riusciamo sempre a trovare un angolo dove poter scopare senza essere disturbati. Arriva l’estate. Decidiamo di andare in vacanza in montagna. Non perché il mare non ci piace ma in montagna si sta più tranquilli. Attraverso un agenzia noleggiamo per due mesi un villino di tre stanze che si aprono su un salone, cucina, due bagni, circondato da giardino e con una piccola piscina. Lo comunico a mia madre la quale mi chiede se è possibile aggregarsi a noi.
Già, ho dimenticato che ho una madre.
Camilla, mia madre, è una bellissima donna. Ha 34 anni. Io, figlia unica, sono stata concepita quando ne aveva 16. E’ divorziata da circa 10 anni. All’epoca della separazione avevo 8 anni. È stata lei a lasciare il marito. Ha sempre detto che la causa è stata l’incompatibilità di carattere. Non ho mai approfondito. Mio padre lo vedo periodicamente. I miei rapporti con lui sono tranquilli e normali. Da quando è separata non l’ho mai vista con un altro uomo. Fisicamente mi somiglia. È alta 1,75. Ha le tette più grosse delle mie. È una quarta taglia. Anche il culo è più voluminoso. È di carnagione bianca. Occhi di un blu notte. Capelli neri. Gambe lunghissime su cui poggia un tronco libero da grasso. È molto più magra di me. Sono il suo ritratto. Istintivamente le dico che può benissimo accompagnarsi a noi. La sua presenza non ci darà alcun fastidio. Anche se mi fa piacere averla in mia compagnia, non mi nascondo l’imbarazzo in cui mi troverò quando farò sesso con mio marito. Sono abituata, quando raggiungo il culmine del piacere, a dare libero sfogo ai miei istinti primordiali. Non vorrei che ne restasse turbata. Non sapevo cosa mi aspettava. Devo assolutamente parlarne con mio marito. Cosa che faccio appena rientro a casa. Stranamente mio marito non fa alcuna obiezione. Al contrario mostra una malcelata contentezza. Un cattivo pensiero fa capolino nella mia mente. Sta a vedere che Roberto (è il nome di mio marito) approfitterà della presenza di mia madre per diradare i suoi assalti nei miei confronti. È, forse, stanco? Certo è che da quando siamo sposati non gli ho dato un momento di tregua. Non mi resta di stare a vedere cosa accadrà quando saremo in vacanza.I giorni passano. Arriva il momento della partenza. Carichiamo i bagagli in macchina e partiamo. Roberto indossa un pantaloncino ed una maglietta; io una gonna larga ed una camicetta annodata in vita. Non ho il reggiseno e nemmeno le mutande. Camilla indossa un pantalone attillato che mette in evidenza l’abbondanza del suo culo ed una maglietta bianca con una scollatura a V molto profonda. Anche lei non ha reggiseno. Si notano i capezzoli che premono contro la stoffa. È vestita in modo che pare che dica: “Ecco. Sono qui. Potete prendermi”. Mio marito la guarda con gli occhi fuori dalle orbite. Il pensiero che ho fatto sulla sua stanchezza sessuale viene relegato in un angolo remoto della mia mente. Un altro pensiero, ancora più cattivo, si presenta alla mia mente. Camilla piace a mio marito. Se così è devo stare attenta. La gelosia non deve impossessarsi di me. Guai. La mia vita sarebbe rovinata. E con me trascinerei anche mia madre. Devo far prevalere la ragione. In primo luogo devo verificare se i miei cattivi pensieri hanno corrispondenza con la realtà. Partiamo. Dopo tre ore di viaggio ci fermiamo per una sosta in una stazione di servizio. Scendiamo dall’auto e andiamo al bar. Io e Camilla attiriamo l’attenzione dei frequentatori del bar. Ci stanno spogliando con gli occhi. Ed è guardando tutti i frequentatori del bar che mi accorgo che anche Roberto guarda mia madre con una visibile cupidigia negli occhi. Mi avvicino a lui e furtivamente afferro il suo cazzo da sopra i pantaloncini e lo stringo forte. E’ duro. Accosto la bocca all’orecchio e gli sussurro:
“Sei un porco. Ti sei eccitato guardando mia madre. Ti piace? Non mentire?”
Mio marito mi guarda sorpreso. Non riesce a profferire parola. I suoi occhi parlano per lui. Si! Camilla le piace. Devo controllarmi. Devo ragionare. Primo, devo appurare se Roberto piace a mia madre. Se così è allora la cosa è seria e devo trovare una soluzione. Fino ad oggi mia madre non ha mai mostrato interesse per mio marito. È vero però che è sempre riuscita a nascondere le sue emozioni. Quando usciamo dal bar Roberto mi si avvicina.
“Quando arriviamo e ci saremo sistemati io e te dobbiamo parlare.”
“Sarò ad orecchie spalancate. Spero solo che tu mi dica la verità.”
Il viaggio prosegue. Sto seduta dietro. Ogni tanto mio marito mi guarda attraverso lo specchietto retrovisore. Io gli lancio sguardi fulminanti. Il silenzio tra noi è pesante. L’unica a parlare è Camilla ed, a turno, le rispondiamo con monosillabi. Finalmente giungiamo a destinazione. Scendiamo dall’auto e dopo i convenevoli con l’incaricato dell’agenzia, prendiamo possesso della villa. Lascio a mia madre la precedenza nello scegliere la camera dove dormire. Camilla sceglie quella vicino al bagno. Noi scegliamo quella al suo opposto. Tra la nostra e la sua stanza c’è un’altra camera. Questa farà da assorbente ai suoni e rumori notturni. Dopo esserci sistemati usciamo per andare a fare compere in un centro commerciale. Acquistiamo viveri per circa tre giorni. Guardo l’orologio e constato che sono le sette di sera. Tenuto conto che è tardi e che non conviene cucinare, suggerisco di andare a cena in un ristorante del posto. Roberto e Camilla si dichiarano di accordo. È una cena di poche parole. Quelli che si consumano abbondanti sono gli sguardi. I miei occhi sono puntati sul viso di mia madre. Cerco di cogliere qualche segnale di conferma ai miei pensieri. Niente. Camilla è una sfinge. Dopo cena rientriamo. Camilla dice che è stanca, che farà una doccia e poi andrà a letto. Roberto è seduto sul divano. Io sto seduta su una poltrona. Il televisore è acceso. Passa un’ora e mia madre esce dal bagno. Indossa un accappatoio bianco. Si avvicina; si china e mi da un bacio sulla guancia.
“Tesoro, ti do la buonanotte. Vado a dormire. A domani Roberto.”
“Buonanotte mamma”
Il porco la chiama mamma.
Camilla, ancheggiando, si ritira nella sua stanza e chiude la porta. Mio marito la segue con lo sguardo.
“Visto che tanto ti piace perché non la raggiungi?
“Non essere acida. Sì! È vero. Tua madre mi piace. Mi è sempre piaciuta. Ed è normale che mi piaccia. Sono un uomo e tua madre è una bellissima donna. Gli uomini farebbero qualsiasi cosa per entrare nelle sue grazie; nel suo letto.
”Anche tu faresti qualsiasi cosa? Mi lasceresti per lei?
“Mai. Tu sei mia moglie. Fra te e lei ho scelto te e non mi pento. La prima volta che vidi tua madre la sua bellezza mi colpì, ma mai ho pensato di sostituirti con lei. Del resto lei sapendo che ero il tuo ragazzo non mi avrebbe accettato. Se abbia capito che mi piace non te lo so dire. Segnali non ne ho mai avuti.”
“Vuoi dire che la desideri ma che rinunci ad averla per amore mio? Hai una bella faccia tosta. Quante volte pensi di chiavare lei mentre mi stai fottendo?”
“Nemmeno una volta.”
“Non ti credo. In ogni caso dovremo trovare una soluzione. Non posso correre il rischio di doverti contendere a mia madre. Sì! Perché prima o poi, non so quando, voi due finirete a letto. Non so ancora se tu piaci a mia madre ed è una cosa che appurerò a brevissima scadenza. Incomincerò ad indagare da domani mattina. Se scopro che anche lei si sente attratta da te allora riprenderemo il discorso.”
“Posso prospettarti una ipotesi di soluzione?”
“Dai già per scontato che mia madre confermerà i miei sospetti? Forza, sentiamo questa proposta?”
“Premetto che ti amo e il mio desiderio di possederti non si è mai assopito. Da quanto so, tua madre sono anni che non giace con un uomo. Me lo hai detto tu stessa. Hai detto che un uomo non è più entrato nel suo letto da quando si è separata da tuo padre. È giovane. Quando tempo potrà ancora stare senza un uomo? Tenuto conto che tua madre mi piace e fai conto che Camilla si sente attratta da me che ne diresti se facessimo vita in comune. Io giacerei con te e con tua madre. Vivremmo sotto lo stesso tetto. Sarei l’unico uomo a gironzolare per casa. Tu non avresti l’imbarazzo di accettare uno sconosciuto che stringe tra le sue braccia Camilla.”
Non credo alle mie orecchie.
“Mi proponi di continuare ad essere tua moglie e accettare mia madre quale tua concubina? Hai una grossa faccia tosta. Sei un maiale. Chi ti credi di essere? Meno male che questa villa ha tre stanze. Stanotte dormirai da solo.”
Sono infuriata. Mi alzo e vado a chiudermi in camera. Mi siedo sul letto e penso alla proposta. Le sue parole mi martellano il cervello. Le mie tempie pulsano. Fare vita in comune. Stare sotto lo stesso tetto. Propone di dividere il letto con mia madre. E’ matto. Non può essere che così. È uscito di senno. Mi spoglio e mi stendo sul letto. Passa circa un ora e avverto che sta tentando di entrare.
“Amore. Non fare la cretina. Apri. Discutiamo.”
Vado alla porta.
“Vai a dormire sul divano oppure nella stanza accanto e sparati una sega cosi ti si calmano i bollori.”
Rivado a stendermi sul letto. Ho bisogno di scaricare la tensione ed il nervosismo. Le mani si chiudono sui miei seni. Li accarezzo. Con le dita artiglio i capezzoli e li strizzo. Li tiro. Li sento indurirsi. Chino la testa verso una tetta. Con le mani la sollevo e porto il capezzolo a contatto con la bocca. Apro le labbra e tiro fuori la lingua. Solletico il capezzolo con la punta della lingua. Lo lecco. Lo stringo tra le labbra. Lo succhio. La micina incomincia a miagolare. Le mani scendono lungo il corpo, raggiungono il pube. Le dita si fanno largo tra i peli ricci e ispidi e avanzano verso la vagina. La raggiungono. Dilatano le grandi labbra e carezzano le piccole labbra gonfie e pulsanti. Le dita di una mano si introducono nell’orifizio vaginale e cominciano a stantuffare. L’altra mano va a posarsi sul clitoride. Con le dita lo solletico. S’indurisce. Lo sento crescere. Lo afferro e mi faccio una sega mentre mi sto chiavando la fica con le dita dell’altra mano. Un orgasmo prorompente mi assale. Soffoco contro il cuscino il grido che mi sale nella gola. Vengo. La mia micina erutta come un vulcano. Ad ogni spasmo del mio corpo fiotti di magma escono dalla mia uretra e vanno a perdersi sul letto. Mi sono scaricata ma non ho risolto il problema. Nella mente le parole di Roberto continuano a rimbombare. Certo il suo ragionamento ha una sua logica. Vivremmo sotto lo stesso tetto e lui giocherebbe a fare il marito con me e con mia madre. Farebbe la staffetta fra me e mia madre. Consegnerebbe il suo testimone alla mia pussy e la volta dopo a quella di Camilla. Farebbe sbattere il suo batacchio nella mia campana ed in quella di mia madre. Io continuerei ad avere un marito e mia madre avrebbe un uomo nel suo letto. Non importa se è lo stesso uomo. E se dovessero nascere dei figli? Mia madre ha 34 anni ed è feconda. Potremmo dire che eventuali figli di mia madre sono il frutto di sue avventure. No! Non è possibile. La faremmo passare per una prostituta. Una eventuale prole di mia madre dovrebbe assumere il cognome di Roberto oppure quello di mia madre stessa. Sto ragionando come se le cose stessero già camminando nel modo descritto da mio marito. Quel figlio di buona donna mi ha convinta. Il problema è di verificare se mia madre è disponibile a che Roberto entri nel suo letto. Dovrà essere lui a conquistarla. Io lo favorirò dando delle piccole spinte psicologiche a Camilla. Fortemente convinta che questa è l’unica soluzione possibile finalmente mi addormento. Al mattino mi sveglio. Sono le sette. Indosso la vestaglia ed esco dalla stanza e vado in cucina. Mia madre non c’è. Dorme ancora. Roberto è seduto vicino al tavolo. Ha il viso di chi non ha dormito. Sta sorseggiando il caffè. Mi verso una tazza di caffè e mi siedo anch’io vicino al tavolo. Il movimento fa aprire la vestaglia ed una tetta fa capolino dalla stoffa. Ho il capezzolo teso. Roberto la guarda affascinato.
“Amore. Tutta la notte ho riflettuto su quanto mi hai proposto. Ho concluso, anche se ho pensato che solo un folle può fare proposte come quelle che hai fatto tu, che si può fare. Io indagherò se piaci a mia madre e se è così la spingerò nelle tue braccia. Tu la corteggerai e la sedurrai. Poi vedremo gli sviluppi.Roberto mi guarda incredulo. Si alza. Gira intorno al tavolo. Mi raggiunge. Mi prende una mano.
“Vieni.”
-Dove?”
”In camera. Ti voglio.”
È un invito che non mi faccio ripetere. Lo seguo. La masturbazione di stanotte non mi è bastata. Mi sento come una cagna in calore. La mia vagina sta ululando. Ho bisogno di essere chiavata. E chi meglio di mio marito può farlo? Entriamo in camera. Chiudo la porta a chiave. Non voglio che mia madre ci sorprenda. Roberto non mi lascia il tempo di girarmi. E subito dietro di me. Il suo corpo è schiacciato contro la mia schiena. Il suo batacchio è tra le mie natiche. Con le braccia mi circonda e si aggancia al mio seno. Le mammelle vengono violentemente compresse contro il mio stesso torace. I capezzoli sono artigliati dalle sue dita e strizzati fino a strapparmi un grido di dolore. Mi morde il collo. Succhia il lobo dell’orecchio. Con la lingua penetra il condotto auricolare e lo fotte. Sento l’orgasmo montare. Mugolo. Nitrisco e vengo. La mia pussy è diventata una sorgente. I miei liquidi colano lungo le cosce. Porto le mani dietro al culo e afferro il suo cazzo. Mi vendico. Lo stringo forte. Si ritrae, ma non mi molla. Riesco a distanziarmi dalla porta. Ho le mani puntate contro la porta. Schiena e culo formano un angolo retto. Le gambe sono dilatate al massimo e formano un triangolo. Roberto mi solleva la vestaglia sulla schiena. Il mio culo e la mia pussy sono sotto i suoi occhi. Lascia le tette e porta la sua testa fra le mie chiappe. Bacia il mio sfintere. Ho un sussulto. Sento la punta della lingua solleticarmi il buchetto del culo. Ho una contrazione dei muscoli anali. Gemo. Un dito si fa strada nel mio condotto. Mi sta fottendo il culo. Contemporaneamente la sua bocca e sulla passera. Bacia le grandi labbra. La sua lingua titilla le piccole labbra. Le aggancia e le succhia. Con la mano libera mi accarezza il clitoride. Smette di succhiare le piccole labbra e con la lingua penetra nell’orifizio vaginale. La fa vibrare lungo le pareti. I muscoli vaginali si contraggono su quel vibrante piccolo muscolo. Un grido mi esce dalla bocca. Il secondo orgasmo mi pervade il corpo. Sono una fontana. Rovescio nella sua bocca un mare di umori. Lui li ingoia tutti. Li assapora facendo schioccare la lingua contro il suo palato. È la dimostrazione di quanto gli piaccio. Il rumore dello schiocco mi eccita ancora di più. Continuo ad eiaculare. Sposta la bocca sul clitoride. Lo afferra con i denti. Lo morde. Lo lecca. Il clitoride cresce e diventa duro come il granito. Inizia a farmi un pompino. Ci sa fare. Mi strappa un altro orgasmo. Di nuovo rovescio nella sua bocca un’infinità di umori che beve e lecca fino all’ultima goccia.
”Basta! Non resisto più. Ti prego. Fottimi. Metti il tuo batacchio dentro la mia campana e falla suonare. Sbattimi forte. Chiavami. Fammi urlare dal piacere.”
Frasi dette ad alta voce. Roberto si alza. Si abbassa i pantaloncini da notte. Mi dilata le natiche. Prende il batacchio con una mano e avvicina il glande all’entrata della mia pussy. Aiutandosi, con lente e piccole spinte, lo fa entrare nell’orifizio vaginale. Appena il glande e tutto dentro da un colpo di reni e tutti i 20 cm affondano nella mia fica. La spinta si esaurisce solo quando lo scroto urta contro il mio clitoride. Il grosso glande sbatte contro il mio utero. Poggia le mani sulle mie natiche e si immobilizza. Metto in azione i miei muscoli vaginali e incomincio a mungere quel grosso, nodoso e favoloso cazzo. Roberto si stende sulla mia schiena e mi abbraccia ancorandosi con le mani alle mie tette. Il mio corpo è in preda a continui tremori. La mia mente è uno sfavillio di fuochi artificiali. Ho caldo. Sono un vulcano in eruzione. Sono preda del piacere. Trascorro diversi minuti in quella posizione. Anche stando fermo e giocando con una mano sui miei capezzoli e con l’altra segandomi il clitoride, mi fa raggiungere diversi orgasmi, Ho un marito che sa come prendermi. Ecco che incomincia a muoversi. Lentamente si ritrae portando il pene a sfilarsi dalla vagina, e prima che il glande fuoriesca, lo riaffonda di nuovo. Continua in quel modo per diverso tempo. Di colpo aumenta il ritmo. I suoi fendenti si fanno più veloci e più violenti. Subisco il suo assalto con grande gioia. Il movimento delle dita che segano il clitoride è diventato frenetico. Dalla mia gola escono suoni e grida. Gli orgasmi si succedono uno dietro l’altro.
-Roberto! Mio amore! Mio stallone. Mio unico grande amante. Non ti fermare. Sto impazzendo. Dio, come è bello essere posseduta da un meraviglioso uomo quale tu sei. Non mi stancherò mai di ricevere il tuo splendido batacchio nella mia pussy.
Mio marito è ormai arrivato alla fine del suo pompaggio. Sbuffa pesantemente. Un grugnito gli esce dalla gola. Si blocca.
“Alessia, amore, sto godendo. Vengo.”
“Sì! Tesoro. Vieni. Deposita il tuo sperma dentro di me. Innaffiami. Riempimi.”
Un colpo violento contro le natiche mi avverte che sta eiaculando. Sento i fiotti di caldo sperma sparati nella mia vagina. Vanno ad infrangersi contro l’utero. Stringo le gambe. Non voglio che quel nettare venga disperso. Lui resta dentro di me fino a quando il cazzo si affloscia. Lo sfila dalla vulva. Io mi raddrizzo e corro a stendermi sul letto. Tengo le gambe strette. La vagina ha le labbra serrate. Dio! Che chiavata.
“Alessia. Mentre tu ti riposi vado a farmi la doccia.”
“Amore, non dimenticare di indossare l’accappatoio. Potresti trovare mia madre nel salone e non vorrei che ti vedesse nudo.”
“Dopo quello che ci siamo detti non credi che sarebbe meglio?”
“Non voglio che accada in questo modo. Non deve essere una scopata e basta. È mia madre. La devi trattare come una donna da amare. La devi corteggiare. Se non lo è già, deve innamorarsi di te. Non devi farla soffrire. Dovremo vivere insieme. Saremo le tue donne. Io ti aiuterò a conquistarla.“
Indossa l’accappatoio ed esce dalla stanza. Quando rientra dalla doccia mi dice che nel salone ha incontrato mia madre e che l’ha salutata con un abbraccio e con un bacio sulle guance. Mi dice che il viso di Camilla è diventato di un rosso acceso.
“Dai, mandrillo. Forse non dovrai penare molto per averla. Basta una piccola spinta ed entrerai nel suo letto. Lasciami un pò di tempo e ti prometto che prima che finisca la settimana Camilla ti implorerà di prenderla. Ma guarda cosa mi tocca fare. Sono diventata la ruffiana di mio marito. Roberto ride.
“Pensa al divertimento a cui andiamo incontro. Tua madre deve recuperare dieci anni di arretrati. Non so come farò a soddisfarla.”
“Al momento vedremo. Ora vestiti a vai a fare una passeggiata in paese. Restaci per l’intera mattinata. Lasciami sola con lei.”

P.S. Questo è un racconto di fantasia. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
scritto il
2011-06-05
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