Margot 2

di
genere
saffico

È’ il mese di agosto. Siamo rientrate dalle vacanze al mare. Siamo state su un isola riservata agli amanti del nudo integrale. Ricordi? Per noi era la prima volta che frequentavamo un circolo di nudisti. I primi giorni furono terribili. Mostrare i nostri corpi nudi agli occhi di tutti ci faceva star male. Infatti restavamo poco in spiaggia. Poi incominciammo ad abituarci e dopo appena 10 giorni fummo padrone assolute della spiaggia. Eravamo le più ammirate. Tu, in modo particolare, attiravi l’attenzione di uomini e donne. In diversi a vederti si eccitavano. Gli uomini erano costretti a nascondere la loro erezione sotto ampi asciugamani. Qualcuno si alzava e si allontanava per poi ritornare dopo 10 minuti con il pene afflosciato. Andavano in bagno a masturbarsi. Le donne invece erano quelle che resistevano di più. Fu allora che incominciai a guardarti. Volevo capire perché facevi quell’effetto. Mi resi conto che avevo ed ho una madre che ha un corpo bellissimo. Io ero orgogliosa delle mie forme, ma tu mi facevi ombra. Guardavo il tuo corpo nudo cosparso di crema protettiva brillare sotto i raggi del sole. I tuoi seni sormontati dai grossi capezzoli si proiettavano verso il cielo. Vincevano la forza di gravità. Il tuo ventre piatto era quasi a contatto con la tua schiena. Eppure avevi partorito una bambina: me. Ma la cosa che mi faceva impazzire era la foresta di peli che ti sbucava tra le cosce e che copriva la tua vagina. Inconsapevole di quanto suscitavi in me incominciai a desiderarti. Mi vedevo affondare la testa tra le tue cosce ed annusare la tua fica. Sentivo i tuoi seni sotto le mie mani. Immaginavo di avere i tuoi capezzoli nella bocca e di succhiare. Come molte donne sulla spiaggia anch’io ti desideravo. Mi ero innamorata di mia madre. Ti guardavo e la mia pussy miagolava. Non osai dirti niente per paura di una tua reazione negativa. Quando siamo ritornate a casa non ho fatto altro che stringerti in un forte assedio. Se ricordi, con scuse banali, ti costringevo a restare a casa sola con me. Aspettavo il momento propizio per palesarti il mio amore, il mio desiderio di averti. L’occasione capitò una sera di fine agosto e non la lasciai scappare. Tu stai, in salotto, seduta sul divano. Indossi una vestaglia trasparente. Le tue mammelle fanno bella mostra della loro bellezza e i tuoi capezzoli premono contro la stoffa della vestaglia. Sembra vogliono bucarla. Attraverso la trasparenza si nota la macchia nera formata dalla foresta di peli che tieni fra le gambe. Non hai mai avuto problemi a stare nuda davanti a me. Io sono stesa sul divano e poggio la testa sulle tue cosce. Indosso una canotta che a stento mi copre il seno ed uno striminzito tanga. Il tuo seno mi sovrasta. Tu stai guardando la televisione. Mi giro di lato con il viso verso la tua pancia. Con la mano ti apro la vestaglia, avvicino la bocca alla tua pancia e la bacio. Tiro fuori la lingua e con la punta stuzzico il tuo ombelico. Tu hai un sussulto.
“Amore, cosa fai?”
“Mamma, hai un ombelico che sembra un piccolo glande. E’ bello.”
“Non essere sciocca.”
“Dimmi, mamma, ti è piaciuto quando l’ho baciato?”
Senza attendere la tua risposta ho infilato una mano sotto la vestaglia ed ho raggiunto le tue tette. Sono grosse e sode. Dio, che piacevole sensazione carezzarle. Capisco perché gli uomini e le donne ti divorano con gli occhi. Il tuo corpo reagisce alle mie carezze. Fremi. Ho messo la mano a coppa sul tuo capezzolo. È’ duro. Lo sento spingere contro il palmo della mia mano. Lo prendo tra le dita e lo strizzo. Un gemito esce dalla tua bocca.
“Basta! Sei mia figlia. Non sai cosa stai facendo! Smettila. È’ sbagliato.”
Sono le uniche parole che pronunci. Il tuo corpo non vuole che io smetta. A te piace. Non ti sottrai. Lentamente, senza smettere di baciarti risalgo con la testa verso l’alto. La tua vestaglia è completamente aperta, le tue tette si mostrano ai miei occhi. Sono belle. Sono due globi di alabastro. Avvicino la bocca e le bacio. Prendo tra le labbra il capezzolo libero dalle mie mani e lo stringo. Lo mordo. Con la lingua lo titillo, lo stuzzico. Un ricordo ancestrale si affaccia alla mia mente. Mi rivedo bambina attaccata al tuo seno a succhiare il tuo latte. Inconsciamente con la bocca mi aggrappo al tuo capezzolo e succhio. L’altra mano continua a palpare l’altra tetta. La mano libera e dietro la tua schiena e ti stringe contro di me. E’ a questo punto che esplodi. Emetti un grido che sembra il nitrito di una cavalla. Hai raggiunto un orgasmo. Stai godendo.
“E’ sbagliato. Non lo devi fare. Fermati. Sono tua madre. Nooo! Continua. Siìì! Così. Dio, come è bello. Ti prego, ti prego, non smettere.”
La libidine ha sovrastato la ragione. Hai messo le mani sulla mia testa e l’hai spinta verso il tuo basso ventre. Con poche e piccole rapide mosse hai portato il tuo bacino sul bordo del divano ed hai allargato le cosce. Io sono in ginocchio fra le tue gambe. Guardo affascinata la tua foresta di peli attraverso i quali intravedo la fenditura da cui ha avuto origine il mondo. Abbasso la testa e porto la mia bocca a contatto con i tuoi peli. Come un pitone che striscia fra gli alberi della foresta in cerca della sua preda, la mia lingua si intrufola fra i peli e raggiunge la fenditura. Poggio le dita sulle grandi labbra e le dilato dando così modo alla lingua di penetrare la tua vagina. Durante il cammino verso l’orifizio vaginale incontro le piccole labbra. Le lecco, le prendo fra le labbra e le succhio. Sono gonfie e pulsanti. La punta della lingua guizza in tutte le direzioni. Voglio assaggiare ogni cm della tua fonte di vita. Vedo il clitoride e con le dita lo aggancio. E’ abbastanza pronunciato. Lo tratto come se fosse un cazzo. Ti faccio una sega. Tu mugoli e ti contorci. Fatico a tenerti ferma. D’un tratto inarchi la schiena, sollevi il bacino e lanci un urlo. Un furioso orgasmo ti assale.
“Amore mio. Figlia mia. Che meraviglia. Sto godendo.”
Guardo la tua vagina e vedo uscire dalla tua uretra, ad ondate, fiotti di liquido cremoso. Sembra lava che esce da un vulcano. Con la lingua lo lappo. E’ pappa reale. La ingoio. Lecco tutti residui. Alla fine la tua vagina è più pulita di quando possa esserlo dopo averla lavata. Ti abbandoni sul divano. Io sollevo la testa e ti guardo negli occhi.
“Mamma. Sono innamorata di te. Ti amo.”
“Bambina mia. Questo non potrà mai essere. Tu sei mia figlia. Quello che abbiamo fatto è pura pazzia. La colpa è mia che ti ho lasciato fare. Non ho avuto la forza di ribellarmi. I sensi hanno prevalso sulla ragione. Dobbiamo dimenticare quello che è accaduto questo giorno.”
“Mamma, come possiamo dimenticare. Non dovremmo più nemmeno sfiorarci. Viviamo nella stessa casa. Non potremo mai fare finta che oggi non è successo niente. Io ti sarò sempre intorno. A meno che non mi scacci non potrai evitarmi. Ti prego lasciati andare. So che anche tu lo vuoi. Il tuo corpo ha parlato per te. Non abbiamo fatto niente di male.”
“Ti prego, basta, taci. Non sai quello che dici. Sei uscita di senno.”
Ti alzi di scatto e scappi nella tua camera e ti chiudi dentro. A niente valgono le mie preghiere per farmi aprire. Resti chiusa dentro per tutto il resto della giornata ed anche il giorno successivo. E’ notte fonda quando ti vedo ferma nel vano della porta della mia stanza. La luce dei lampioni della strada che passa attraverso la finestra si riflette sulla tua figura. Sei nuda. Il mio cuore batte forte. Tu entri, ti avvicini al letto.
“Sei sveglia?”
“Sì.”
“Scostati. Fammi un po’ di posto.”Mi scosto. Alzo il lenzuolo e tu entri nel mio letto. Mi cingi con le tue braccia e mi stringi forte. Sono emozionata e piena di felicità.
“Ho riflettuto molto su quanto è accaduto. Hai ragione. Mi è piaciuto. In queste ultime ore l’ò nuovamente desiderato. Mi sono masturbata pensando a te. Mi sono vista con le gambe aperte che ti offrivo la mia vagina. E’ la prima volta che faccio sesso con una donna. Il colmo è che questa donna sei tu: mia figlia. Credevo di volerti bene perché sei la mia bambina. Dopo quanto è successo mi sono svegliata dal sonno. Tu sei cresciuta. Sei diventata una bella donna che, tra l’altro, mi fa concorrenza. Inconsciamente ti desideravo ma scacciavo il pensiero dalla mia mente. Anch’io ti amo. Da questo momento sarai la mia amante ed io sarò la tua amante. Quello che ci sarà tra noi sarà un nostro segreto. Nessuno dovrà mai sapere che noi siamo amanti. Tutti dovranno vederci sempre come madre e figlia. Un ultima cosa. Ebbene che tu sappia che non sono lesbica e ne lo diventerò. Non lo sono mai stata. Ho sempre desiderato trovare un uomo che mi chiavasse. Quando accadrà ti prometto che ne parleremo.”
“Mamma. Margot. Amore mio. E’ una gioia immensa quella che mi dai. Mi rendi la donna più felice di questa terra.”
Mi giro verso di te. Mi catapulto sul tuo corpo. Hai un buon profumo. Avvicino la mia bocca alla tua. Poggio le mie labbra sulle tue. Sono squisite. Le hai dischiuse. Ne approfitto. Introduco la mia lingua nella tua bocca e insieme diamo inizio ad un lungo e appassionato bacio. Finalmente siamo amanti. Ci amiamo. Io amo te e tu ami me.
“Ecco come è cominciato fra noi due. Niente e nessuno ci ha più separate. Ho avuto un poco di timore quando comparve nella nostra vita mio marito. Ho creduto che ci avrebbe separate. Poi tutto è finito bene. Io mi divido tra te e lui e tu fai altrettanto. Abbiamo fatto una giusta scelta nel far conoscere a mio marito il nostro rapporto.“

P.S. Questo è un racconto di fantasia. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
scritto il
2011-06-18
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