La casa, tratto da Histoire G.

Prima di allora non avrei mai immaginato di poter essere in grado di compiere azioni simili, alla sola idea di dover lambire il pene senile di uno sconosciuto individuo sarei stata assalita da un senso di istintivo ribrezzo che mi avrebbe impedito di poter elargire una prestazione così esclusiva.
Ora invece, dopo la frequentazione della CASA, dove le regole ne sancivano rigidamente le condizioni di accesso, avevo imparato a dominare quelle sensazioni di inevitabile disgusto nei confronti di chi, se pur privo di ogni possibile attrattiva, non desiderava altro che di essere stimolato in tal modo, godendosi il sublime spettacolo che gli avrei offerto una volta che mi fossi prostrata di fronte a lui pronta a gratificarlo come avrebbe preteso, dimostrando quanto fossi stata abile nel giostrare voluttuosamente attorno ai suoi organi genitali.
Fornendogli in tal modo la prova più esplicita di aver superato l’impulso di ritrarmi al solo pensiero di dover elargire una simile prestazione, la mia lingua avrebbe percorso l’intera lunghezza della rugosa protuberanza, scivolando giù sino ai testicoli, per poi risalire ancora più lentamente sino al glande che, scappucciato oltre al prepuzio, avrei avviluppato tra le mie labbra, iniziando a gonfiarlo pronta ad accogliere nel palato la copiosa minzione che certamente sarei stata in grado di mungere.
A suggello di quella mia insospettabile disponibilità mi sarei predisposta per ingollare consenziente la gelatinosa esplosione del liquido seminale che l’anziano amante mi avrebbe interamente riversato nelle viscere, cibandomene sino all’ultima goccia.
Certo il mio compagno non ne avrebbe gioito, ma le sue morbose passioni si sarebbero alimentate ulteriormente nella consapevolezza di quanto potessi dimostrarmi troia ben oltre ogni inimmaginabile limite delle fantasie che sovente avevamo già condiviso.