Work Shop

di
genere
sentimentali

Tra le molteplici invenzioni condivise assieme ad un nostro vecchio amico, complice nella materializzazione delle nostre reciproche fantasie, si era aggiunta quella di realizzare una inusuale sessione di posa aperta alla partecipazione di alcune persone che sarebbero state coinvolte nella condivisione di quel particolarissimo evento, e nei confronti delle quali mi sarei consenzientemente resa disponibile con l’intendimento di permettere loro di ritrarmi anche nella più integrale nudità.
Decisamente stimolato alla sola idea di registrare ogni sorta di emozione, quando fosse giunto il momento in cui mi sarei trovata di fronte a coloro che avrebbero benficiato di una simile opportunità, l’amico si attivò immediatamente nella selezione dei fotografi stabilendo a chi offrire l’insospettabile privilegio.
Al convegno presero parte alcuni cultori del genere fotografico dai quali l’amico aveva saputo in modo assai prevedibile ottenere un facile consenso alla loro partecipazione, già stabilendo nel contempo le modalità che avrebbero caratterizato il singolare confronto stabilendo quale luogo convenuto una sala di posa appositamente individuata per tale scopo.
L’idea di posare per gli sconosciuti individui, aggregati in una sorta di entità composta dai più svariati elementi, mi pose in una condizione molto inusuale alla quale avrei dovuto adeguarmi consapevole di dover eseguire quanto mi sarebbe stato espressamente richiesto.
Il workshop prese avvio in maniera alquanto soft prima di sfociare nel manifesto desiderio di potermi ammirare nella totalità più assoluta, sospingendo i presenti a coalizzarsi rapidamente chiedendo di potermi vedere anche attraverso una esposizione epidermicamente più assoluta, che gradualmente mi accinsi ad elargire sino a rimanere a loro di fronte come avevano eloquentemente preteso.
Ormai priva di qualsiasi altra forma di possibile inibizione ero finalmente pronta ad assumere ogni sorta di posa che mi venisse richiesta, cimentandomi in acrobatiche evoluzioni che ancor meglio sottolineavano la mia completa disponibilità nell’assecondare coloro che desieravano immortalarmi in quel modo, concedendo ad ognuno di essi l’opportunità di registrare indelebilmente un simile evento.
Mentre il mio corpo veniva posseduto dalla orgiastica platea degli astanti, tutti raccolti in un brusio di sottintesi ed in un susseguirsi di frenetici scatti che immortalandomi così integralmente si riperquotevano ininterrotti nella mente, non potevo distogliere il pensiero dal fatto che quelle immagini sarebbero divenute l’inconfutabile riprova della mia tangibile propensione esibizionista, procurandomi vibranti sensazioni cerebrali al limite dell’orgasmo.
scritto il
2011-11-26
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