Carla: prima lezione alla mia vicina

di
genere
etero

Storia vera
Questa è una storia che mi sono trovata così, davanti senza che abbia voluto e che è accaduta inconsapevolmente. Non ne vado particolarmente fiero ma è accaduta al culmine di una serie di arrabbiature, sgarbi e screzi quasi quotidiani da parte di una donna che ho la sfortuna di avere parete a parete. Sono anni che vivo in un appartamento in un palazzo di un quartiere storico di Roma e subisco continuamente le angherie di questa signora, sopra la trentina che spesso se non sempre protesta per le attività erotiche che da oramai da single conduco con le mie con le mie compagne. Devo ammettere che i rumori vi sono, e sono inequivocabili, ma il fatto che lei viva con una madre anziana nell’appartamento sebbene possa essere un altro motivo di frustrazione non può essere compresa. Ogni volta che ho rapporti intimi, nel bel mezzo dei momenti più topici mi ritrovo tempestato di urla improperi e sento battere sul muro senza remissione in un tam tam terribile e continuo con la lo spazzolone, pugni o addirittura il manico della scopa. Fortuna ha voluto che non venisse direttamente alla porta in quei momenti se no me la sarei mangiata. Comunque, ci odiamo più o meno cordialmente. Devo dire che spesso sono capitate battaglie fra lei e la sua anziana madre con epiteti e parolacce in romanesco terribili a sentire, e mi è capitato pure che lei abbia avuto incontri sessuali con suoi uomini, altrettanto espliciti a giudicare dalle sue urla, a cui io non ho mai risposto in alcuna maniera. Il sesso è natura e ognuno lo vive nel modo migliore, a mio avviso. Ebbene due giorni fa mi è capitato di incontrare la zitella mentre aspettavamo l’ascensore e lei come al solito si era dimostrata impaziente. Io ho cercato di calmarla sorridendo con una battuta della serie o si aspetta l’ascensore o si va a piedi. Carla questo è il suo nome, sembrò a disagio. La guardai e mi domandavo cosa trovassero gli uomini in quella pazzoide isterica che era di fonte a me. Era poco più di un metro e sessanta, robustella anziché no e un viso abbastanza comune, niente di particolare. Si aveva con un seno pieno e un culo grosso. Sapevo cosa diceva nel palazzo di me e sapevo che non mi poteva vedere sin dal primo momento in cui iniziai ad essere suo vicino, tuttavia, ebbe il garbo e l’educazione di non proferire parola e di salutare quando uscimmo dall’ascensore e questo mi bastò. Uscii, dovevo incontrare Cinzia a pranzo nella pausa di lavoro e Cinzia mi fece arrabbiare non poco. Adesso continuava ad avere una tresca con il suo Capoufficio ma non voleva chiudere il rapporto con me. Ero furente, fuori dalla grazia di dio e così arrabbiato giunsi a casa e stavo per aprire la porta di casa quando sentii aprire un’altra porta e vidi sul pianerottolo la Carla che ad alta voce si rivolgeva a me. Non capii subito ma quando capii che erano rimostranze becere e antipatiche, considerato il mio stato agii senza pensare. Ritornai sui miei passi, la presi per un braccio e intimandole di non fiatare in maniera durissima la spinsi dentro casa e chiusi la porta. Fu un istinto animale che la ammutolì finalmente e fu lo stesso che mi spinse rabbiosamente a sbatterla contro il muro spogliandola a viva forza, a piegarla, ad abbassarmi i pantaloni e ad imporle il mio pene dentro la sua bocca con lei che tentava di rifiutare ma io che la costrinsi a prenderlo tutto. Nonostante lo avesse in bocca e non potesse parlare recalcitrava e io le assestai una serie di ceffoni e lei subito iniziò a spompinare con avidità. Era frenetica e quindi andava regolata la porca e così feci con altri schiaffi finché non iniziò a scappellare a tutta lingua continuando il pompino. Aveva voglia di un pene e io gli e lo stavo fornendo forse per sfregio, mentre io oramai ero proprietario dei suoi seni che mungevo e soppesavo senza problemi. Carla si godeva la nerchia e ora era in ginocchio ad assolvere in pieno il compito. La liberai del maglioncino e fui tutto per le sue tette, morbide e i capezzolotti che si appuntivano. Carla iniziò a toccarsi parossisticamente in figa infilandosi le dita in modo assatanato mostrando una evidente esperienza masturbatoria e soprattutto una voglia infinita nervosa violentemente carnale. Mi resi conto che era piena di umori e questo mi spinse a pastrugnarle la figa con le mani facendola ansimare in maniera indescrivibile. Fortunatamente eravamo nel soggiorno e non nella camera da letto se no la madre avrebbe sentito sua figlia urlare con tutta la sua violenza il suo desiderio irrefrenabile. Io feci tutto quello che mi andò di fare in questa prima fase, quindi liberatomi il pene dalla sua bocca, una volta assecondatala e presala in mio possesso, scesi a maneggiare, leccare e suggere tutto il ben di dio che Carla seppe produrre. Compresi che Carla era una multiorgasmica e ciò mi rese particolarmente felice. Avevo sempre avuto ottimi rapporti con le donne capaci di avere multi orgasmi. Lei era ancora in trance, forse ancora non si stava rendendo conto che il vicino che lei tanto criticava era quello che adesso l’aveva messa sotto senza alcuna pietà e remissione e le voleva prendere tutto in maniera assolutamente famelica. Mi interessava solo sottometterla, soggiogarla per un mio piacere tutto interiore ma mai prima di allora avevo provato. Volevo dominarla per tutte le cazzate che aveva fatto e detto nei miei confronti, per tutte le piccole angherie e i mezzucci che si inventava e perché mi stava profondamente antipatica. La ripresi senza difficoltà e mentre era sfranta di umori che si pervadevano sul pavimento le diedi dignità sbattendola sul divano. Ricominciai a prenderle di mira il clitoride e sgrillettavo la vagina in maniera intensa, gestivo le mie mani nel suo antro sugoso senza nessun imbarazzo e indipendentemente da quello che lei diceva e faceva io la ciurravo a tutta forza. Mordicchiavo e succhiavo tutto senza scampo anche se lei tutto voleva al di fuori dello scampo, tanto che ora si toccava e faceva sporgere il culo offrendolo. Rabbioso le infilai diverse dita nel culo ed in vagina con urli di protesta da parte sua… ma Carla per quanto mi constatava doveva stare solo zitta e subire. Iniziava a sentire il mio comportamento come oppressivo ed autoritario e nonostante iniziasse a protestare bastavano i soliti due ceffoni diretti a smorzare i suoi ardori di protesta. La misi a pecorina senza sforzo e lei si posizione, cominciando a muovere il culo come se stesse per prenderlo da dietro. La costrinsi a cosce e così partii in una galoppata scatenata che fece ridestare Carla la quale dagli urli gutturali raggiunse finalmente l’articolazione delle parole, sempre urlando però, mentre si mungeva i seni con una violenza che per me aveva dell’inverosimile. Carla mi chiedeva di sbatterla violenta e urlava usando un turpiloquio. Dicendomene di tutti i tipi e sottolineando quanto io fossi porco degenere e intanto veniva squirtava il suo orgasmo senza tregua più volte e di seguito, finchè preso dalla novità dell’eccitazione fui convolto anche io e la irrorai per la prima volta di tutto il mio succo in figa con lei che rantolava i suoi urli ancora. Le tolsi la nerchia ancora piena di sborra e con un atto violento e deciso gli e lo infilai nella bocca che dovette aprire, come al solito iniziò a malincuore ma poi prese gusto, lo leccò alla grande e succhiò tutto l’orgasmo sebbene si dimostrasse schizzinosa. Fui io a costringerla a inghiottire quel liquido che le avevo offerto e lei ubbidì sotto costrizione. Carla ora era sottomessa e mi pregava di poter ritornare a casa da sua madre che magari avrebbe avuto bisogni di lei. Mi disse che avevo avuto quello che volevo e che non avrebbe detto niente dei miei metodi ma io le feci capire che io non avevo avuto nulla e che soprattutto quello era stato solo l’inizio. A avrebbe dovuto smettere di lamentarsi sempre e lei annuì. Cosa c’era di meglio per non farla lamentare che riempirle la bocca per un altro pompino. Carla non fu entusiasta ma l’entusiasmo suo non mi interessava per cui le aprii la bocca e le infilai il bastone che lei sapientemente dovette lavorarsi con la sua lingua e la sua saliva, mentre io la mungevo e lei con la mano destra si sditalinava. Dovette lavorare molto per il bocchino dopodiché come al solito le tolsi il cazzo e lei rimase frustrata e urlante. Anche in questo caso le arrivò un ceffone a pieno viso

Incurante delle sue finte proteste la misi a cosce larghe e iniziai a leccarla con una intensità che sapevo l’avrebbe messa in crisi, creando i soliti fiotti di umori che assaporai e presi in maniera copiosa. Le torturai i capezzoli con le mie mani e la mia bocca la infilai nella vagina e trionfai in quella vagina grondante di liquidi. Carla non sapeva cosa fare. Urlava e questo mi fece scaricare quanto più orgasmo mi fu possibile. A Quel punto incurante che sua madre la poteva sentire la presi di forza e la accompagnai verso il letto dove ci posizionammo per un fantastico lunghissimo e appagante 69.

Mi diede del porco ma questo per me non contava nulla. Lei era mia succube. Io la rigirai e ormai avevo voglia di fotterla a più non posso. La infilai in vagina e cavalcai senza fine pistonandola con foga violenta. Più la guardavo in viso più non mi piaceva ma mi creava una particolare ebrezza il fatto che ora urlasse senza limiti perchè il mio cazzo la stava penetrando in profondità. Non volli venire e di fatti non venni se non quando la vidi inerme e mi volli soddisfare. Ecco allora la inondai senza darle alcuna altra attenzione verso lei nonostante Carla cercasse il contatto baciandomi e urlando ancora. Carla appariva stremata, non era abituata a maratone sessuali per cui quando la vidi che si rivestiva mentre io ero ancora sdraiato sul letto le chiesi in maniera ferma e perentoria cosa stesse facendo e lei mi rispose che andava via. Mi alzai e le feci capire che ancora non era il momento e che quando il momento sarebbe stato giusto io l’avrei accompagnata alla porta. Le specificai che la lezione non era finita, per cui la rispogliai e la portai nel bagno, la predisposi di fronte allo specchio, tutto con un fare estremamente risoluto, spiccio, rapido senza perdere tempo inutile e lei obbedì non voleva altri ceffoni e si sdraiò lasciando le gambe penzoloni. La inarcai a 90 gradi. Dovetti ammettere che il buco del culo era molto eccitante e tutto il culo era meritevole. Scesi ad onorare la zona perianale e a titillare la figa e il clitoride. Carla sembro irrigidirsi e rivoltasi a me mi chiese che volevo fare ma io non risposi era così evidente che la volevo inculare. Iniziai a lavorare con le dita con lei che adesso sembrava non starci e gridava che le facevo male ma io sapevo cosa volevo farle e le inserii le altre due dita, con ampi movimenti circolari. Non mi posi il problema di quanto elastico o meno fosse il suo sfintere sapevo solo che volevo penetrarle il culo, volevo incularla, sodomizzarla senza scampo e quando ritenni che era pronta iniziai ad imporre la mia nerchia attorno al buco del culo. Il mio glande era prontissimo a fare il suo mestiere. Lo inoltrai comprimendo con lei che protestava e io che le feci le natiche rosse dai ceffoni. Carla tentava una inutile quanto strenua resistenza ma io la dominavo e le fui dentro con lei che mugghiava. Era tutto dentro e ora io mi godevo il possesso mentre Carla sembrava fosse rimasta senza fiato. Stavo dentro e iniziai a pistonarla con un senso di potere ben noto ma questa volta ancora più godibile. Possedevo un altro culo e sembrava essere un culo ribelle. La infilavo sempre più forte ed in maniera sempre più dura e Carla si piegava ad ogni colpo. Non era abituata ad assecondare l’impeto di un uomo che la inculava. La sentivo piegarsi su se stessa mentre io le mungevo i seni come la troia che era e ora le dicevo di battere al muro, di protestare dei rumori. Doveva protestare mentre era sotto di me doveva protestare mentre il mio cazzo le squarciava l’ano, le mie mani le mungevano le tette. Avrei voluta sentirla che sbatteva al muro e gridava e basta si e basta e basta ma doveva gridare e basta per quante volte lo avrebbe preso….. gli e lo dissi che le avrei dato una lezione che non se la sarebbe mai più dimenticata e intanto inculavo con lei che sudava e la sua fica emanava toppi di orgasmo a schizzi. La mia inculata era sempre più forte e lei continuava ad aver perso la parola con il cazzo nel culo e le dita in fica. Annaspava Carla…subiva gemeva e ansimava. Le dissi che fai ora non protesti stronza, non protesti più…. Che cazzo fai….ti è passata la voglia di protestare ancora eh eh eh ed intanto spingevo e aprivo il suo buco. Carla si teneva al mobile e ogni mio scatto in avanti coincideva con un colpo della sua testa allo specchio. Il mio ritmo a questo punto era davvero forsennato e più rapidamente uscivo dal culo più potentemente entravo nel tunnel. Ero possente e lei era in mio possesso L’avevo spaccata era nel mio dominio più completo e ora lei in balia mia aspettava che la inondassi, ma io non lo feci per lungo tempo. Mantenevo quel ritmo forsennato senza mai scaricare e fu la stessa Carla a dire basta, vienimi dentro dai, ti prego vieni dentro tutto richiamando lo sperma che finalmente trovò la via di uscita irrigandole il retto. Furono istanti. Io mi accasciai su di lei ma lei fece passare quell’attimo e cosciente ormai di tutto quello che stavamo facendo insieme si inginocchiò e prese in bocca il cazzo spompinandomi. Ovviamente non la feci arrivare a meta ma appena fui di nuovo ringalluzzito dalla sua bocca la rimisi a pecora questa volta e la infilzai ancora nel culo mentre lei oramai aveva capito come assecondare il mio ritmo venendomi incontro con movimenti del bacino. Ripartii per spaccare senza tuttavia avere la foga che avevo avuto nella prima inculata. Era tutto più soft e Carla era mansueta. Il buco aveva un’apertura costante non era vergine ma neanche troppo sfruttato per cui fu un grande divertimento per me. Andai avanti a colpi di reni e Carla rispose sempre meglio tentando quando possibile di baciare ogni parte del mio corpo. Le mie dita abili sgrillettavano la vagina, il clitoride e la piegavano sulle gambe. Carla era sfinita e non faceva altro che dire che godeva balbettando per gli orgasmi che provava. Si vedeva che non reggeva più e quando fiottai il mio orgasmo cadde a faccia avanti con me che la sovrastai ancora. Si rialzò con il mio aiuto e mi guardò. Non sapeva che cosa fare sembrava avesse timore di essere sgridata. La accompagnai per pochi passi fino alla cabina della doccia e poi la misi dentro entrai con lei e le succhiai tutto quello che la sua anima poteva dare, la tenni masturbandola sempre in tiro e quando sentii il mio vigore al massimo la portai a letto, la feci rannicchiare infilando la mia nerchia tra le tettone e sborrai su di esse. Succhiai avidamente tutto ciurrai le poppe e i capezzoli come se in esse vi fosse la sua essenza, la munsi con tutta la forza che avevo e quando mi sfogai per l’ennesima volta sui suoi seni la feci rivestire e la accompagnai sul pianerottolo. Dicendole: questa la lezione che volevo darti

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2019-02-19
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