Ornella ha pagato quando ha cercato di farmi cornuto
di
alybas
genere
dominazione
Storia vera
Quella con Ornella è una storia lunga. A volte mi sono dimostrato entusiasta a volte svogliato una sorta di gioco perverso che si è instaurato fra me e lei di difficile soluzione. E’ stato un vero processo di dipendenza che Ornella ha vissuto da succube e io da dominatore. Non è una dinamica facile da smontare. Possono passare giorni, settimane, ma alla fine Ornella ha bisogno di me e del mio sesso concedendosi sempre di più ai miei voleri. Io ho puntato da diverso tempo a piegarla definitivamente e anche se lei prova a sottrarsi, oramai non credo le sia più possibile fare a meno di me. L’ho assoggettata, soggiogata, asservita, ma anche e soprattutto sessualmente avido e bramoso. Il mio appetito carnale è salito a dismisura, oltre ogni limite. A mettere altra benzina sul fuoco sono stato io, nel corso di una telefonata che Ornella di tanto in tanto a scadenza settimanale mi faceva. In quel caso la settimana scorsa le ho raccontato della mia breve relazione con Ronny, ovviamente non trascurando alcun particolare anzi scendendo nei rapporti sessuali e tutte le intimità più segrete specie del rapporto anale; sottolineando quante volte avevo avuto modo di farle fare squirting, con lo specifico intento di sentire Ornella sempre più indispettita ma incapace di chiudere il telefono. Ha subito di tutto e quasi a segnare il suo avvilimento sottomesso mi ha più volte chiesto: hai goduto? Ed io le ho risposto brutalmente: si da matti, come non avevo mai goduto! Forse lo avevo fatto per trarla d’impaccio, forse avevo capito che tutto stava divenendo troppo perverso e difficile da gestire sentii una fucilata quando lei mi disse che doveva dirmi qualche cosa. Aspettai e visto che non si decideva fui io a chiederle di cosa si trattava. Mi disse che aveva conosciuto un uomo e che visto che si poteva ritenere libera aveva iniziato a frequentarlo. Rimasi raggelato e in un brevissimo lasso di tempo immaginai questo nuovo uomo che violava Ornella come avevo fatto e facevo io e questo mi scatenò una voglia insolita. Chiusi il telefono di botto e nonostante la miriade di telefonate continue da parte di Ornella, sebbene io vedessi il nome sul display chiusi sempre la comunicazione con una delusione indescrivibile. Se la avessi avuta fra le mani non so cosa le avrei fatto. Dopo circa una ora, addirittura, staccai il telefono ed uscii. Riscoprii il gusto di camminare per Roma lungamente e ciò rasserenò il mio animo. Non volevo nulla stavo bene solo camminando e non sentivo più neanche quel maledetto fottuto desiderio di sesso, carne, orgasmo, saliva e sudore che creava in me quell’afrore carnale come se fossi nell’atto con Ornella e che spessissimo non mi lasciava, anzi mi attanagliava tutto. Preso da me stesso e solo da me stesso non mi resi conto di nulla, rispondevo solo all’esigenza di estraniarmi. Fu un breve momento di pausa perché il pensiero di Ornella posseduta da un altro uomo mi faceva morire. Fui preso dalla tachicardia. Ritornai a casa di gran fretta e mi masturbai furiosamente pensando ad Ornella, in maniera compulsiva. Non riuscivo a stare. Riaccesi il cellulare e vidi un messaggio di Ornella. Lo lessi ma non risposi. Mi faceva sapere che martedì sarebbe venuta a Roma e preferiva non incontrarmi visto il suo tentativo di costruire la vita con un altro uomo. Inutile dire che ciò mi fece imbestialire. Sapevo che lei aveva una casa a Roma, vi ero andato un paio di volte per cui la rabbia e l’istinto mi spinsero a dare sfogo a tutto quello che avevo in corpo. Passai i due giorni che separavano tesissimo dopodiché scelsi un orario che a me sembrava giusto e mi precipitai letteralmente a casa sua. Suonai al citofono del cancelletto e mi fu aperto, senza che mi fosse chiesto chi fosse, superai il piccolo giardinetto ed entrai nel portoncino, feci le scale con rapidità e suonai al campanello della porta, sentendo dei passi. La porta si socchiuse e comparve Ornella in vestaglia che sorrideva sicura di trovarsi di fronte ad una sua amica. Daria era, infatti, il nome che le era rimasto in gola. Aveva gli occhi del sonno e appena ripresasi dallo stupore di vedermi, mi chiese indispettita cosa facessi li. Si stava facendo la tintura ai capelli, il suo solito colore rosso mogano. Era tutta impiastricciata nonostante una cuffia in plastica simile ad una busta, che aveva in testa. Aveva imbarazzo mentre io ero furente e vederla in quella maniera. Aveva una camicetta da notte vecchia e sdrucita. Le strappai subito la vestaglia, ma lei aveva capito le mie intenzioni e aveva cercato di divincolarsi. Io fui molto più lesto e spietato. La presi subito alla pecorina, spingendola verso il tavolo che era nell’ingresso. Gridò in maniera stridula con quella busta in testa, mi disse di lasciarla, diceva no in continuazione. Io la mungevo con tutta la forza che avevo, con lei che era rimasta senza voce, senza fiato. Le strappai le mutandine che aderivano al suo culone e iniziai a sditalinare la figa. Lei si inumidì subito, poiché io la conoscevo bene e sapevo come trattarla. Provò a resistere ma iniziò subito ad andare sotto pressione. La sapevo suonare come uno strumento, senza darle un attimo di tregua e senza risponderle lasciai che il suo corpo rispondesse alle mie sollecitazioni. Ansimava. Rivolse il suo volto indietro verso me, ma io in maniera autoritaria la spinsi in giù e con il viso la sbattei violentemente sul tavolo più e più volte. La schiaffeggiai con forza e la colpii sulle natiche. Capì finalmente che questa volta ero determinato come mai. Ero intenzionato a farmela. Volevo sfogarmi di tutto il desiderio e la libidine che avevo accumulato…………. con lei che credeva di farmi cornuto. Si lamentò ma non più di tanto, doveva gemere e ansimare come al suo solito. Le ficcai in figa tutta la mano Tendeva il culo sporgente e io lo carezzavo ma non entravo mentre la figa era diventata una vera fontana di umori. Finalmente la rimisi di fronte a me. La schiaffeggiai e le imposi in bocca il cazzone, senza perdere tempo. Fece resistenza, ma aprì le labbra e iniziò a succhiare. Non mi aveva mai fatto un bocchino regale ma ora io lo esigevo.. La spinsi prendendola dalla nuca. Pompò con affanno. Quando vidi che andava a regime, come un mantice, le ordinai di alternare le intense succhiate con leccate a tutto il pene e ai testicoli. Gli e lo infilai non so quante volte e me lo feci leccare tutto senza darle un attimo di respiro. La sentivo a volte come soffocare, mi ritiravo ma la volta successiva entravo più forte. La sentii chiedermi perché doveva farmi questo, ma io non le risposi e imperterrito le ordinai di continuare e lei continuò mentre io la dominavo trattenendole la testa imbustata. Sentii emergere prepotentemente dai miei testicoli, ad un tratto, un enorme potenza: l’orgasmo che non trattenni e che buttai nella sua gola. Non potette espellere nulla. La costrinsi ad ingoiare. Doveva prendere in bocca il mio sugo ora più che mai e lo bevve. Troppo. Incattivito scesi a lappare la sua figa madida di liquidi e lei come previsto si accartocciò sul tavolo. Le lavorai il clitoride riempiendo letteralmente di saliva le sue grandi labbra. La sua figa rispondeva alla perfezione a questi miei lavoretti. E lei godeva. Avevo Ornella di nuovo nelle mie mani: la sentii, di nuovo, pienamente mia. Mi rialzai, la riposi a culone sporgente, cioè a 90 gradi e le infilai le dita titillandole la figa. La marinai a dovere, sinché i suoi mugolii e i suoi gemiti divennero continui. Ancora non si era arresa definitivamente al mio trattamento rude. Quel culo all’aria, così sporgente, così pronto grasso, largo ma non flaccido doveva ospitarmi e per me era un invito a forzarla. La infilai con violenza e entrai tutto al colpo di rinculo, poi iniziai a galopparla freneticamente. Avevo iniziato a vangarle il culo senza ritegno riprendendo la mia vecchia abitudine . Con l’intento di sfondare sempre di più e lei ansimate chiedeva di essere sfondata, mentre le mie mani impastavano i suoi umori sempre più densi nella figa. Era una vera maiala quando perdeva il controllo e io sapevo come prenderla. Sbattevo la troia e iniziai a forzare, mentre lei era accasciata con quella busta che ondeggiava sconvolta e io le mordevo il collo e le spalle, pastrugnandole la figa. Ritmava la scopata con i suoi si sempre più intensi e frenetici. Mi implorava ora lei di essere spaccata e io pompai come un indiavolato. La penetrai fino all’intestino con il mio cazzone. Mi supplicò di rallentare, non riusciva a resistere e come sempre faceva e ad un certo punto si annichilì rimanendo a gemere, quei suoi gemiti che mi facevano incazzare sempre di più e che mi spingevano a infilzarla con rabbia crescente. Le feci capire che del mio cazzo non si sarebbe mai più liberata. Il suo culo apparteneva a me e solo a me come ogni parte di se. Ogni affondo faceva si che il mio cazzo penetrasse nel retto. Avevamo ripreso le buone abitudini, lei subiva il ritmo ma era in grado di ospitare nel modo migliore il mio pene. Il mio bastone violento. Ero caldo per il desiderio e per la voglia sadica di sfiancarla, di spaccarla. Quanti umori mi lasciava in mano. Credetti di sentirla sforzarsi per trattenere qualche cosa ed in effetti il mio cazzo iniziò a bruciare in maniera indiavolata sicché tolsi il bastone e mi resi conto che ero sporco di escrementi, e quel che era più grave e che Ornella non riusciva a trattenere la defecazione mentre era interdetta e sconvolta per lo schizzo che le stava ancora colando copiosamente Corse nel bagno con me appresso, mentre lei si scusava per l’accaduto. Aspettai che finisse e la spinsi nella cabina della doccia, aprii il getto dell’acqua e iniziai a possederla nuovamente. Le feci togliere la busta, le feci sciacquare i capelli e poi le aprii nella sua massima estensione possibile il buco del culo riuscendo a ripulirla a fondo. La ripulii ben bene. Lavoravo con le mie mani la figona. Lei era sempre più accartocciata su se stessa, ansante, sfatta e soprattutto succube. Il mio desiderio era tutt’altro che sopito, con lei che urlava la sua eccitazione. Ricominciai in modo infinito a pastrugnarle la figa, cirrandole le tettone e i capezzoloni. Scesi a succhiare il buco del culo che ora sapeva di buono, di dolce e iniziai a infilarle la linguetta picchiettandole la rosona dell’ano mentre facevo sgorgare altri umori. Ero pronto per ripartire in una svangata ossessiva dentro il suo culo e posizionatala di fronte allo specchio della camera da letto, a 90 gradi, la lasciai masturbarsi in santa pace. Ornella mi fece vedere il prodotto nelle mani dei suoi ditalini, trionfante. Le aprii il culo, le sputai dentro una innumerevole serie di volte, e le infilai il mio cazzo. Aderivo perfettamente alle sue larghe pareti. Rimase a culo sporgente urlando e chiedendomi scusa, mentre facevo entrare e uscire il mio pene. Più pensavo, più in profondità mi spingevo, più le reazioni della donna erano contrastanti. Subiva una doppia penetrazione, era il colmo per lei. Uscii dal culo con lei che per l’ennesima volta mi chiedeva di prenderla in figa. Stapparla fu un piacere per me e un nuovo trauma per lei e dopo aver allargato nuovamente le natiche, le infilai il cazzone prepotente ancora iniziando a stantuffarla in tutti i modi possibili, alternandole a stantuffo dita e pene in culo e fica con lei che esplose. Non ero ancora soddisfatto. La rivolsi verso di me e imprimendo forza sulle sue spalle la feci scendere sulle ginocchia di fronte al mio pene svettante e le dissi che ora avrebbe dovuto prenderlo per farmi una spagnola e così fece. Aveva imparato a utilizzare quelle tettone e fu una magnifica cavalcata, dovette darmi tutto. La situazione era troppo arrapante. Come avevo già fatto le lasciai il cazzo infilato e lei temendo mie reazioni violente, quando le inondai il seno senza dire nulla leccò l’asta deglutì tutto. Le dissi di deglutire e lei deglutì. Le aprii di nuovo bene il culo e le infilai le mie dita. A quel punto si sentì lo squillo del cellulare e Ornella entrò in agitazione. Lo afferrai per primo io e lessi sul display il nome di un certo Sergio, forse il suo nuovo uomo, non mi voleva dire se la sua nuova fiamma fosse lui, e io le infilai il cazzo nel culo. Avevo aperto la comunicazione e Sergio sentiva Ornella ansimare, gemere, mentre la inculavo in diretta, alla pecorina. Urla Orny, urla, dici cosa ti sto facendo, diglielo al cornutone di come ti fotto bene, come ti sventro, dai e lei al massimo dell’eccitazione sbrodolante di umori e letteralmente sfranta urlava che godeva. Gemeva e guaiva laida la maialona. Il letto era dietro e io la buttai con violenza, mentre le torturavo i seni, strizzandoli e pastrugnandoli con la saliva che mi sbrodolava per il desiderio di fotterla senza tregua. Mugolava ancora, quando vidi che dal cellulare Sergio chiedeva: “cosa succede Ornella”…. Mentre in diretta Ornella godette senza ritegno, non riusciva a fermarsi guaiva, gemeva, e mi incitava. Decisi di fare un dono a Sergio e senza proferire parola rivolsi a pecora Ornella e la filmai mentre la montavo, poi inviai. Conclusi il mio dominio con un 69 spettacolare….Sergio è scomparso
Quella con Ornella è una storia lunga. A volte mi sono dimostrato entusiasta a volte svogliato una sorta di gioco perverso che si è instaurato fra me e lei di difficile soluzione. E’ stato un vero processo di dipendenza che Ornella ha vissuto da succube e io da dominatore. Non è una dinamica facile da smontare. Possono passare giorni, settimane, ma alla fine Ornella ha bisogno di me e del mio sesso concedendosi sempre di più ai miei voleri. Io ho puntato da diverso tempo a piegarla definitivamente e anche se lei prova a sottrarsi, oramai non credo le sia più possibile fare a meno di me. L’ho assoggettata, soggiogata, asservita, ma anche e soprattutto sessualmente avido e bramoso. Il mio appetito carnale è salito a dismisura, oltre ogni limite. A mettere altra benzina sul fuoco sono stato io, nel corso di una telefonata che Ornella di tanto in tanto a scadenza settimanale mi faceva. In quel caso la settimana scorsa le ho raccontato della mia breve relazione con Ronny, ovviamente non trascurando alcun particolare anzi scendendo nei rapporti sessuali e tutte le intimità più segrete specie del rapporto anale; sottolineando quante volte avevo avuto modo di farle fare squirting, con lo specifico intento di sentire Ornella sempre più indispettita ma incapace di chiudere il telefono. Ha subito di tutto e quasi a segnare il suo avvilimento sottomesso mi ha più volte chiesto: hai goduto? Ed io le ho risposto brutalmente: si da matti, come non avevo mai goduto! Forse lo avevo fatto per trarla d’impaccio, forse avevo capito che tutto stava divenendo troppo perverso e difficile da gestire sentii una fucilata quando lei mi disse che doveva dirmi qualche cosa. Aspettai e visto che non si decideva fui io a chiederle di cosa si trattava. Mi disse che aveva conosciuto un uomo e che visto che si poteva ritenere libera aveva iniziato a frequentarlo. Rimasi raggelato e in un brevissimo lasso di tempo immaginai questo nuovo uomo che violava Ornella come avevo fatto e facevo io e questo mi scatenò una voglia insolita. Chiusi il telefono di botto e nonostante la miriade di telefonate continue da parte di Ornella, sebbene io vedessi il nome sul display chiusi sempre la comunicazione con una delusione indescrivibile. Se la avessi avuta fra le mani non so cosa le avrei fatto. Dopo circa una ora, addirittura, staccai il telefono ed uscii. Riscoprii il gusto di camminare per Roma lungamente e ciò rasserenò il mio animo. Non volevo nulla stavo bene solo camminando e non sentivo più neanche quel maledetto fottuto desiderio di sesso, carne, orgasmo, saliva e sudore che creava in me quell’afrore carnale come se fossi nell’atto con Ornella e che spessissimo non mi lasciava, anzi mi attanagliava tutto. Preso da me stesso e solo da me stesso non mi resi conto di nulla, rispondevo solo all’esigenza di estraniarmi. Fu un breve momento di pausa perché il pensiero di Ornella posseduta da un altro uomo mi faceva morire. Fui preso dalla tachicardia. Ritornai a casa di gran fretta e mi masturbai furiosamente pensando ad Ornella, in maniera compulsiva. Non riuscivo a stare. Riaccesi il cellulare e vidi un messaggio di Ornella. Lo lessi ma non risposi. Mi faceva sapere che martedì sarebbe venuta a Roma e preferiva non incontrarmi visto il suo tentativo di costruire la vita con un altro uomo. Inutile dire che ciò mi fece imbestialire. Sapevo che lei aveva una casa a Roma, vi ero andato un paio di volte per cui la rabbia e l’istinto mi spinsero a dare sfogo a tutto quello che avevo in corpo. Passai i due giorni che separavano tesissimo dopodiché scelsi un orario che a me sembrava giusto e mi precipitai letteralmente a casa sua. Suonai al citofono del cancelletto e mi fu aperto, senza che mi fosse chiesto chi fosse, superai il piccolo giardinetto ed entrai nel portoncino, feci le scale con rapidità e suonai al campanello della porta, sentendo dei passi. La porta si socchiuse e comparve Ornella in vestaglia che sorrideva sicura di trovarsi di fronte ad una sua amica. Daria era, infatti, il nome che le era rimasto in gola. Aveva gli occhi del sonno e appena ripresasi dallo stupore di vedermi, mi chiese indispettita cosa facessi li. Si stava facendo la tintura ai capelli, il suo solito colore rosso mogano. Era tutta impiastricciata nonostante una cuffia in plastica simile ad una busta, che aveva in testa. Aveva imbarazzo mentre io ero furente e vederla in quella maniera. Aveva una camicetta da notte vecchia e sdrucita. Le strappai subito la vestaglia, ma lei aveva capito le mie intenzioni e aveva cercato di divincolarsi. Io fui molto più lesto e spietato. La presi subito alla pecorina, spingendola verso il tavolo che era nell’ingresso. Gridò in maniera stridula con quella busta in testa, mi disse di lasciarla, diceva no in continuazione. Io la mungevo con tutta la forza che avevo, con lei che era rimasta senza voce, senza fiato. Le strappai le mutandine che aderivano al suo culone e iniziai a sditalinare la figa. Lei si inumidì subito, poiché io la conoscevo bene e sapevo come trattarla. Provò a resistere ma iniziò subito ad andare sotto pressione. La sapevo suonare come uno strumento, senza darle un attimo di tregua e senza risponderle lasciai che il suo corpo rispondesse alle mie sollecitazioni. Ansimava. Rivolse il suo volto indietro verso me, ma io in maniera autoritaria la spinsi in giù e con il viso la sbattei violentemente sul tavolo più e più volte. La schiaffeggiai con forza e la colpii sulle natiche. Capì finalmente che questa volta ero determinato come mai. Ero intenzionato a farmela. Volevo sfogarmi di tutto il desiderio e la libidine che avevo accumulato…………. con lei che credeva di farmi cornuto. Si lamentò ma non più di tanto, doveva gemere e ansimare come al suo solito. Le ficcai in figa tutta la mano Tendeva il culo sporgente e io lo carezzavo ma non entravo mentre la figa era diventata una vera fontana di umori. Finalmente la rimisi di fronte a me. La schiaffeggiai e le imposi in bocca il cazzone, senza perdere tempo. Fece resistenza, ma aprì le labbra e iniziò a succhiare. Non mi aveva mai fatto un bocchino regale ma ora io lo esigevo.. La spinsi prendendola dalla nuca. Pompò con affanno. Quando vidi che andava a regime, come un mantice, le ordinai di alternare le intense succhiate con leccate a tutto il pene e ai testicoli. Gli e lo infilai non so quante volte e me lo feci leccare tutto senza darle un attimo di respiro. La sentivo a volte come soffocare, mi ritiravo ma la volta successiva entravo più forte. La sentii chiedermi perché doveva farmi questo, ma io non le risposi e imperterrito le ordinai di continuare e lei continuò mentre io la dominavo trattenendole la testa imbustata. Sentii emergere prepotentemente dai miei testicoli, ad un tratto, un enorme potenza: l’orgasmo che non trattenni e che buttai nella sua gola. Non potette espellere nulla. La costrinsi ad ingoiare. Doveva prendere in bocca il mio sugo ora più che mai e lo bevve. Troppo. Incattivito scesi a lappare la sua figa madida di liquidi e lei come previsto si accartocciò sul tavolo. Le lavorai il clitoride riempiendo letteralmente di saliva le sue grandi labbra. La sua figa rispondeva alla perfezione a questi miei lavoretti. E lei godeva. Avevo Ornella di nuovo nelle mie mani: la sentii, di nuovo, pienamente mia. Mi rialzai, la riposi a culone sporgente, cioè a 90 gradi e le infilai le dita titillandole la figa. La marinai a dovere, sinché i suoi mugolii e i suoi gemiti divennero continui. Ancora non si era arresa definitivamente al mio trattamento rude. Quel culo all’aria, così sporgente, così pronto grasso, largo ma non flaccido doveva ospitarmi e per me era un invito a forzarla. La infilai con violenza e entrai tutto al colpo di rinculo, poi iniziai a galopparla freneticamente. Avevo iniziato a vangarle il culo senza ritegno riprendendo la mia vecchia abitudine . Con l’intento di sfondare sempre di più e lei ansimate chiedeva di essere sfondata, mentre le mie mani impastavano i suoi umori sempre più densi nella figa. Era una vera maiala quando perdeva il controllo e io sapevo come prenderla. Sbattevo la troia e iniziai a forzare, mentre lei era accasciata con quella busta che ondeggiava sconvolta e io le mordevo il collo e le spalle, pastrugnandole la figa. Ritmava la scopata con i suoi si sempre più intensi e frenetici. Mi implorava ora lei di essere spaccata e io pompai come un indiavolato. La penetrai fino all’intestino con il mio cazzone. Mi supplicò di rallentare, non riusciva a resistere e come sempre faceva e ad un certo punto si annichilì rimanendo a gemere, quei suoi gemiti che mi facevano incazzare sempre di più e che mi spingevano a infilzarla con rabbia crescente. Le feci capire che del mio cazzo non si sarebbe mai più liberata. Il suo culo apparteneva a me e solo a me come ogni parte di se. Ogni affondo faceva si che il mio cazzo penetrasse nel retto. Avevamo ripreso le buone abitudini, lei subiva il ritmo ma era in grado di ospitare nel modo migliore il mio pene. Il mio bastone violento. Ero caldo per il desiderio e per la voglia sadica di sfiancarla, di spaccarla. Quanti umori mi lasciava in mano. Credetti di sentirla sforzarsi per trattenere qualche cosa ed in effetti il mio cazzo iniziò a bruciare in maniera indiavolata sicché tolsi il bastone e mi resi conto che ero sporco di escrementi, e quel che era più grave e che Ornella non riusciva a trattenere la defecazione mentre era interdetta e sconvolta per lo schizzo che le stava ancora colando copiosamente Corse nel bagno con me appresso, mentre lei si scusava per l’accaduto. Aspettai che finisse e la spinsi nella cabina della doccia, aprii il getto dell’acqua e iniziai a possederla nuovamente. Le feci togliere la busta, le feci sciacquare i capelli e poi le aprii nella sua massima estensione possibile il buco del culo riuscendo a ripulirla a fondo. La ripulii ben bene. Lavoravo con le mie mani la figona. Lei era sempre più accartocciata su se stessa, ansante, sfatta e soprattutto succube. Il mio desiderio era tutt’altro che sopito, con lei che urlava la sua eccitazione. Ricominciai in modo infinito a pastrugnarle la figa, cirrandole le tettone e i capezzoloni. Scesi a succhiare il buco del culo che ora sapeva di buono, di dolce e iniziai a infilarle la linguetta picchiettandole la rosona dell’ano mentre facevo sgorgare altri umori. Ero pronto per ripartire in una svangata ossessiva dentro il suo culo e posizionatala di fronte allo specchio della camera da letto, a 90 gradi, la lasciai masturbarsi in santa pace. Ornella mi fece vedere il prodotto nelle mani dei suoi ditalini, trionfante. Le aprii il culo, le sputai dentro una innumerevole serie di volte, e le infilai il mio cazzo. Aderivo perfettamente alle sue larghe pareti. Rimase a culo sporgente urlando e chiedendomi scusa, mentre facevo entrare e uscire il mio pene. Più pensavo, più in profondità mi spingevo, più le reazioni della donna erano contrastanti. Subiva una doppia penetrazione, era il colmo per lei. Uscii dal culo con lei che per l’ennesima volta mi chiedeva di prenderla in figa. Stapparla fu un piacere per me e un nuovo trauma per lei e dopo aver allargato nuovamente le natiche, le infilai il cazzone prepotente ancora iniziando a stantuffarla in tutti i modi possibili, alternandole a stantuffo dita e pene in culo e fica con lei che esplose. Non ero ancora soddisfatto. La rivolsi verso di me e imprimendo forza sulle sue spalle la feci scendere sulle ginocchia di fronte al mio pene svettante e le dissi che ora avrebbe dovuto prenderlo per farmi una spagnola e così fece. Aveva imparato a utilizzare quelle tettone e fu una magnifica cavalcata, dovette darmi tutto. La situazione era troppo arrapante. Come avevo già fatto le lasciai il cazzo infilato e lei temendo mie reazioni violente, quando le inondai il seno senza dire nulla leccò l’asta deglutì tutto. Le dissi di deglutire e lei deglutì. Le aprii di nuovo bene il culo e le infilai le mie dita. A quel punto si sentì lo squillo del cellulare e Ornella entrò in agitazione. Lo afferrai per primo io e lessi sul display il nome di un certo Sergio, forse il suo nuovo uomo, non mi voleva dire se la sua nuova fiamma fosse lui, e io le infilai il cazzo nel culo. Avevo aperto la comunicazione e Sergio sentiva Ornella ansimare, gemere, mentre la inculavo in diretta, alla pecorina. Urla Orny, urla, dici cosa ti sto facendo, diglielo al cornutone di come ti fotto bene, come ti sventro, dai e lei al massimo dell’eccitazione sbrodolante di umori e letteralmente sfranta urlava che godeva. Gemeva e guaiva laida la maialona. Il letto era dietro e io la buttai con violenza, mentre le torturavo i seni, strizzandoli e pastrugnandoli con la saliva che mi sbrodolava per il desiderio di fotterla senza tregua. Mugolava ancora, quando vidi che dal cellulare Sergio chiedeva: “cosa succede Ornella”…. Mentre in diretta Ornella godette senza ritegno, non riusciva a fermarsi guaiva, gemeva, e mi incitava. Decisi di fare un dono a Sergio e senza proferire parola rivolsi a pecora Ornella e la filmai mentre la montavo, poi inviai. Conclusi il mio dominio con un 69 spettacolare….Sergio è scomparso
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