Piccola confessione
di
E.sys
genere
confessioni
Scrivo perchè sento da un po' il bisogno quasi fisico di raccontare una cosa che mi è successa tempo fà e che ancora mi tormenta.
Il mio nome non ve lo dico, tanto non vi serve, immaginatevi Monica se vi piace, l'èta è più o meno sui trenta.
Due estati fà è nata mia figlia, la prima.
Facevo atletica da ragazza, quindi per rimettermi in forma ho deciso di riprendere con la corsa.
Dalle mie parti c'è una bella pineta a circa mezz'ora di macchina da casa mia, lungo il litorale.
Le prime settimane tutto tranquillo.
Vado li verso le dieci-undici del mattino, oppure nel pomeriggio verso le quattro.
C'è gente, non tantissima, mi piace stare all'aria aperta.
Un giorno, prima di salire in macchina, una ragazza mi ferma e mi chiede se ho da accedere.
Parliamo un po' fumando assieme una sigaretta.
Lei è bella, mora, con gli occhi chiarissimi.
Dice che viene tutti i giorni.
Ha un gran bel fisico, ben evidenziato dagli indumenti elasticizzati, ed effettivamente ricordo di averla già vista da lontano un paio di volte.
Riconosco da come parla che è straniera, le chiedo di dove e come si chiama.
Marika, dal Montenegro.
Ci salutiamo.
Passa qualche giorno, poi una mattina faccio tardi, arrivo in pineta che è quasi mezzogiorno.
Non c'è quasi nessuno a quell'ora, fa caldissimo.
Prendo a fare il mio solito giro, senza troppa energia, poi d'un tratto mi fermo perchè sento un lamento venire da un sentiero stretto che sembra sfociare in una radura.
Mi avvicino, pensando che magari c'è qualcuno che è caduto e s'è fatto male.
Individuo la fonte della voce, che ora mi sembra vagamente familiare.
A fatica mi faccio largo nella fitta vegetazione ormai disseccata dalla calura estiva, fin quando non vedo un movimento di fronte a me.
Nascosta dietro un cespuglio, appoggiata contro un'albero, c'è Marika.
Ha i leggings calati alle ginocchia come pure le mutande.
Un tipo, uno che pure avevo visto altre volte lì a correre, la tiene per i fianchi.
Ha anche lui i suoi pantalocini calati alle ginocchia e se la sta scopando.
Una cosa assurda.
Lo stavano facendo così, all'aperto, in pieno giorno.
Ci rimango una attimo, penso di andarmene, ma mi rendo conto che mi fà un certo effetto guardarli.
Con mio marito sono la situazione è freddina da quando ho avuto la bambina...
Sono tutti e due belli presi, mi nascodo meglio dietro un albero e li osservo per un po' pensando che in fondo non c'è niente di male a guardare.
E' un tipo atletico lui, con delle belle cosce muscolose ed abbronzate, oltre che terribilmente pelose.
La sta sbattendo fortissimo e non so come resista lei senza urlare.
Gli sussurra invece, lo incita, i bei lineamenti delicati contratti dallo sforzo o dal piacere, non saprei dire.
Si fermano.
Lui è venuto, vedo che si sfila un presevativo bello carico e lo getta a terra.
Lei si pulisce con una salviettina.
Si dicono qualcosa, che non capisco, ansimano.
In fretta si rivestono, poi lui si infila nella la boscaglia e sparisce da buon cinghialotto qual'è senza praticamente nemmeno salutare.
Marika invece viene verso di me.
Mi nascondo, il cuore mi batte a mille.
Fortunatamente mi passa senza vedermi e se ne va.
Torno a casa e sotto la doccia mi masturbo come una ragazzina.
Il giorno dopo e quello appresso evito di andare anche se sono quasi certa che non mi abbiano visto.
Quando decido di ritornare in pienta è pomeriggio.
Mi faccio un giro, passo davanti al sentiero. Non resisto e mi ci inoltro.
Mi ritrovo faccia a faccia con Marika, quasi le sbatto addosso.
Provo a far finta di essermi persa.
Le non fà una piega, sorride, mi dice che di là il sentiero finisce, che è meglio se non ci vado o potrei farmi male.
Corriamo un po' insieme, molto poco a dire il vero, più che altro chiaccheriamo, paliamo del più e del meno, poi ci salutiamo.
Semetto di andare, passano due settimane.
Ci ritorno, decisa a sfruttare le ultime belle giornate prima che cominci far freddo.
Vado un paio di volte, imponendomi di fare il mio solito giro senza deviazioni.
Noto l'assenza di Marika, con una punta di dispiacere, mi era simpatica.
La terza volto sono un po'annoiata, mi convinco che non c'è niente di male a passare davanti alla radura.
Quando sono lì mi guardo intorno, la pineta pare deserta, forse perchè è quasi l'una.
Fa parecchio caldo quel giorno per essere Settembre.
Non resisto e mi incamino per il sentiero, con il cuore che mi rimbalza in gola.
Spero ancora di rivedere Marika e il suo amante.
La radura invece è deserta, mi avvicino all'albero.
Per terra mi accorgo che è pieno di preservativi usati, ce n'è a decine. La cosa mi smuove, non so nemmeno io bene perchè.
Difficile credere che sia tutta opera di Marika...
Faccio per andarmene ma mi ritrovo a sbattere contro qualcuno che viene fuori dalla vegetazione in quel momento.
Un signore sulla cinquantina, bello piazzato, la fronte imperlata di sudore.
Non sembra che la corsa gli stia facendo il giusto effetto a guardarlo...
Prima che possa dire qualcosa mi agguanta per le braccia, sorride, mi chiede dov'è Marika.
Mi sento un po' imbarazzata, come se fossi stata scoperta fare qualcosa di sbagliato e gli rispondo che non lo so.
Lo faccio di riflesso, senza pensare.
Lui dice che va bene, tira fuori un foglio da cinquanta dalla tasca e me lo infila nel top elasticizzato, proprio fra le tette.
Allibita, gli chiedo che dovrebbe significare. Mi risponde che ha fretta, che ha tempo solo per uno "scoperto"...
Si slaccia i calzoncini e se li abbassa, poi mi prende per un polso e si mette la mia mano sul suo cazzo.
Io rimango di sasso, avvampo di vergona, balbetto che non ho capito.
Lui è davvero durissimo, lo sento sotto le dita, rimango un attimo imbambolata, stupita da quello sviluppo così assurdo.
Mi mette le mani sulle spalle e mi ritrovo in ginocchio col suo dritto cazzo in faccia.
Non è ne particolarmente grosso ne lungo, ma è congestionato all'iverosimile.
Il glande è un di viola cupo, completamente esposto.
Noto che l'asta è piena di venuzze e tutta piegata da un lato, non ha un per niente buon odore.
Non so ne come ne perchè, ma un minuto dopo ce l'ho in gola, sento le palle pelose e sudate dell'uomo che mi sbattono sul mento.
Mi tiente le mani sulla testa.
Viene in un attimo, io tossisco, sputo a terra tutto quanto, incredula.
Lui mi fa i complimenti, ride bonario e impacciato, mi dice che sono meglio di Marika mentre frettolosamente si riveste.
Quando mi riprendo è già sparito nella boscaglia.
Vado un'attimo nel panico, mi alzo in piedi e mi guardo attorno.
Sembra non ci sia nessuno.
Col dorso della mano mi pulisco la bocca, sento ancora il sapore di sperma sulla sulla lingua, ne trovo un po' rappreso sotto il labbro inferiore e sul mento.
Controllo ansiosa di non essermi sporcata il top o i leggins blu scuro.
Noto i cinquanta euro.
Li prendo, me li rigiro fra le mani per un attimo, si sporcano un po' inavvertitamente.
Strappo una foglia d'edera e provo a pulirmi come posso, piego il biglietto da cinquanta e lo infilo nel taschino per le chiavi, poi mi avvio verso la macchina...
Il mio nome non ve lo dico, tanto non vi serve, immaginatevi Monica se vi piace, l'èta è più o meno sui trenta.
Due estati fà è nata mia figlia, la prima.
Facevo atletica da ragazza, quindi per rimettermi in forma ho deciso di riprendere con la corsa.
Dalle mie parti c'è una bella pineta a circa mezz'ora di macchina da casa mia, lungo il litorale.
Le prime settimane tutto tranquillo.
Vado li verso le dieci-undici del mattino, oppure nel pomeriggio verso le quattro.
C'è gente, non tantissima, mi piace stare all'aria aperta.
Un giorno, prima di salire in macchina, una ragazza mi ferma e mi chiede se ho da accedere.
Parliamo un po' fumando assieme una sigaretta.
Lei è bella, mora, con gli occhi chiarissimi.
Dice che viene tutti i giorni.
Ha un gran bel fisico, ben evidenziato dagli indumenti elasticizzati, ed effettivamente ricordo di averla già vista da lontano un paio di volte.
Riconosco da come parla che è straniera, le chiedo di dove e come si chiama.
Marika, dal Montenegro.
Ci salutiamo.
Passa qualche giorno, poi una mattina faccio tardi, arrivo in pineta che è quasi mezzogiorno.
Non c'è quasi nessuno a quell'ora, fa caldissimo.
Prendo a fare il mio solito giro, senza troppa energia, poi d'un tratto mi fermo perchè sento un lamento venire da un sentiero stretto che sembra sfociare in una radura.
Mi avvicino, pensando che magari c'è qualcuno che è caduto e s'è fatto male.
Individuo la fonte della voce, che ora mi sembra vagamente familiare.
A fatica mi faccio largo nella fitta vegetazione ormai disseccata dalla calura estiva, fin quando non vedo un movimento di fronte a me.
Nascosta dietro un cespuglio, appoggiata contro un'albero, c'è Marika.
Ha i leggings calati alle ginocchia come pure le mutande.
Un tipo, uno che pure avevo visto altre volte lì a correre, la tiene per i fianchi.
Ha anche lui i suoi pantalocini calati alle ginocchia e se la sta scopando.
Una cosa assurda.
Lo stavano facendo così, all'aperto, in pieno giorno.
Ci rimango una attimo, penso di andarmene, ma mi rendo conto che mi fà un certo effetto guardarli.
Con mio marito sono la situazione è freddina da quando ho avuto la bambina...
Sono tutti e due belli presi, mi nascodo meglio dietro un albero e li osservo per un po' pensando che in fondo non c'è niente di male a guardare.
E' un tipo atletico lui, con delle belle cosce muscolose ed abbronzate, oltre che terribilmente pelose.
La sta sbattendo fortissimo e non so come resista lei senza urlare.
Gli sussurra invece, lo incita, i bei lineamenti delicati contratti dallo sforzo o dal piacere, non saprei dire.
Si fermano.
Lui è venuto, vedo che si sfila un presevativo bello carico e lo getta a terra.
Lei si pulisce con una salviettina.
Si dicono qualcosa, che non capisco, ansimano.
In fretta si rivestono, poi lui si infila nella la boscaglia e sparisce da buon cinghialotto qual'è senza praticamente nemmeno salutare.
Marika invece viene verso di me.
Mi nascondo, il cuore mi batte a mille.
Fortunatamente mi passa senza vedermi e se ne va.
Torno a casa e sotto la doccia mi masturbo come una ragazzina.
Il giorno dopo e quello appresso evito di andare anche se sono quasi certa che non mi abbiano visto.
Quando decido di ritornare in pienta è pomeriggio.
Mi faccio un giro, passo davanti al sentiero. Non resisto e mi ci inoltro.
Mi ritrovo faccia a faccia con Marika, quasi le sbatto addosso.
Provo a far finta di essermi persa.
Le non fà una piega, sorride, mi dice che di là il sentiero finisce, che è meglio se non ci vado o potrei farmi male.
Corriamo un po' insieme, molto poco a dire il vero, più che altro chiaccheriamo, paliamo del più e del meno, poi ci salutiamo.
Semetto di andare, passano due settimane.
Ci ritorno, decisa a sfruttare le ultime belle giornate prima che cominci far freddo.
Vado un paio di volte, imponendomi di fare il mio solito giro senza deviazioni.
Noto l'assenza di Marika, con una punta di dispiacere, mi era simpatica.
La terza volto sono un po'annoiata, mi convinco che non c'è niente di male a passare davanti alla radura.
Quando sono lì mi guardo intorno, la pineta pare deserta, forse perchè è quasi l'una.
Fa parecchio caldo quel giorno per essere Settembre.
Non resisto e mi incamino per il sentiero, con il cuore che mi rimbalza in gola.
Spero ancora di rivedere Marika e il suo amante.
La radura invece è deserta, mi avvicino all'albero.
Per terra mi accorgo che è pieno di preservativi usati, ce n'è a decine. La cosa mi smuove, non so nemmeno io bene perchè.
Difficile credere che sia tutta opera di Marika...
Faccio per andarmene ma mi ritrovo a sbattere contro qualcuno che viene fuori dalla vegetazione in quel momento.
Un signore sulla cinquantina, bello piazzato, la fronte imperlata di sudore.
Non sembra che la corsa gli stia facendo il giusto effetto a guardarlo...
Prima che possa dire qualcosa mi agguanta per le braccia, sorride, mi chiede dov'è Marika.
Mi sento un po' imbarazzata, come se fossi stata scoperta fare qualcosa di sbagliato e gli rispondo che non lo so.
Lo faccio di riflesso, senza pensare.
Lui dice che va bene, tira fuori un foglio da cinquanta dalla tasca e me lo infila nel top elasticizzato, proprio fra le tette.
Allibita, gli chiedo che dovrebbe significare. Mi risponde che ha fretta, che ha tempo solo per uno "scoperto"...
Si slaccia i calzoncini e se li abbassa, poi mi prende per un polso e si mette la mia mano sul suo cazzo.
Io rimango di sasso, avvampo di vergona, balbetto che non ho capito.
Lui è davvero durissimo, lo sento sotto le dita, rimango un attimo imbambolata, stupita da quello sviluppo così assurdo.
Mi mette le mani sulle spalle e mi ritrovo in ginocchio col suo dritto cazzo in faccia.
Non è ne particolarmente grosso ne lungo, ma è congestionato all'iverosimile.
Il glande è un di viola cupo, completamente esposto.
Noto che l'asta è piena di venuzze e tutta piegata da un lato, non ha un per niente buon odore.
Non so ne come ne perchè, ma un minuto dopo ce l'ho in gola, sento le palle pelose e sudate dell'uomo che mi sbattono sul mento.
Mi tiente le mani sulla testa.
Viene in un attimo, io tossisco, sputo a terra tutto quanto, incredula.
Lui mi fa i complimenti, ride bonario e impacciato, mi dice che sono meglio di Marika mentre frettolosamente si riveste.
Quando mi riprendo è già sparito nella boscaglia.
Vado un'attimo nel panico, mi alzo in piedi e mi guardo attorno.
Sembra non ci sia nessuno.
Col dorso della mano mi pulisco la bocca, sento ancora il sapore di sperma sulla sulla lingua, ne trovo un po' rappreso sotto il labbro inferiore e sul mento.
Controllo ansiosa di non essermi sporcata il top o i leggins blu scuro.
Noto i cinquanta euro.
Li prendo, me li rigiro fra le mani per un attimo, si sporcano un po' inavvertitamente.
Strappo una foglia d'edera e provo a pulirmi come posso, piego il biglietto da cinquanta e lo infilo nel taschino per le chiavi, poi mi avvio verso la macchina...
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