La discesa agli inferi del piacere (3° parte)

di
genere
dominazione

Tornati in camera, io ero tutto eccitato per il breve flirt avuto con la madre così le dissi di spogliarsi di nuovo.
Avevamo appuntamento con altri nostri amici al solito pub ma era ancora presto così ci stava bene un qualche altro giochetto.
Le ordinai di mettersi carponi mentre io mi sfilavo prima i pantaloni e poi la cintura.
“Mettiti a quattro zampe e avvicinati”. Lei con i suoi occhioni da cerbiatto impaurito obbedì e arrivò a mettermi la testa tra le gambe.
Aveva già capito quello che doveva fare: forse la sua totale sottomissione sarebbe stata più semplice del previsto.
Iniziò a prendere in bocca l’uccello ancora floscio. “Senza mani, zoccola. Devi lavorare tutto di bocca. E guardami perchè adesso ti darò un bel regalino”.
Il cazzo stava lentamente crescendo così come la mia eccitazione. “Ora ringraziami perchè per oggi userò la cintura non dalla parte della fibbia. Allarga bene le gambe. Ecco brava, così!”
La prima scudisciata le arrivò che aveva la nerchia tutta in bocca. Una, due, tre: che goduria sentirla gemere con il mio uccello tra le sue labbra e sapere che qualunque passo falso avrebbe comportato per lei una punizione anche peggiore.
“Non ti ho sentito ringraziarmi”. “Grazie”. Nuova scudisciata; “Grazie. Come?”. “Grazie mio signore”. “E poi?”. “Grazie le frustate che mi stai dando. Sono una porcella che si merita questo. E anche di più”. “Cosa intendi per anche di più”.
“Potresti... potresti... soffocarmi mentre... mentre mi frusti”. “Ottima idea! Mi piace quando sei propositiva”.
La presi per i capelli e la spinsi fino alle palle. La scudisciata arrivò come un fremito fino al mio uccello. “Grazie, mio padrone”.
Continuammo così per qualche minuto. Le vergate erano 5, poi 10, poi 19. La 20esima fu molto più forte delle altre ma così eccitante che le venni direttamente in gola per due minuti buoni.
Lei era in lacrime che mi guardava mentre mi ripulivo sul suo cuscino e mi rivestivo. Mi guardava dal basso. “Puoi rialzarti e ricomporti. Dobbiamo uscire. Ti voglio provocante. Voglio che ai nostri amici venga duro solo a guardarti. Ti do 5 minuti”.
Uscii dalla stanza e mi misi a chiacchierare di nuovo con la madre mentre lei si preparava.
Quando uscì dalla camera, la madre ebbe un fremito di sbigottimento. Minigonna ascellare, maglioncino di cotone bianco senza reggiseno, scarponcini di pelle con il tacco e un trucco non troppo accentuato ma che esaltava le sue labbra e gli zigomi da pompinara.
Salutammo e uscimmo. Mentre scendevamo le scale, le misi una mano sotto la gonna e una sul seno, la baciai con mezzo metro di lingua.
Rispose tutta eccitata al mio bacio tanto che volevo scoparmela lì per le scale. Mi ero però sincerato che non avesse le mutandine anche perchè avevo la mano completamente fradicia.
“Brava, brava. Ti sei comportata bene. Forse se continui così stasera potrei anche decidere di fare l’amore con te, invece che scoparti selvaggiamente in macchina come una troia da strada”.
Uscimmo e salimmo in macchina. Guidavo con la mano costantemente tra le sue cosce, sgrillettandola in continuazione. Ad un semaforo, ci si accostò una macchina con dentro 4 ragazzi che si accorsero di quello che stava succedendo visto che lei era decisamente accaldata (diciamo così) e rossa in viso.
Con naturalezza, tolsi le dita dalla sua passera e mentre aspettavo il verde “Succhiami la mano e fallo rivolta verso quella macchina”. Dall’altra macchina i ragazzi ululavano e facevano il tifo. Venne il verde, io sgommai via mentre lei ancora mi ripuliva le dita del suo succo.

Aspetto i vostri commenti per cercare di renderlo ancora più eccitante.
scritto il
2019-08-07
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