Piccola riflessione sull'essere schiava.
di
Serendipity1707
genere
dominazione
L'opportunità di essere la tua umile serva mi offre la possibilità di apprezzare oggetti, di uso quotidiano, che vengono ignorati dalla maggior parte della gente. Questo rende la mia vita più completa e ricca di quanto non sia quella di una normale ragazza.
Uno spazio, un luogo, che viene solitamente snobbato dalla gente comune è per me fonte di interesse:
Il Bagagliaio della macchina.
Ignorato dai più, è uno dei miei rifugi segreti.
Grazie alla tua pazienza e alla tua costanza è diventato uno dei luoghi in cui posso esprimere la mia essenza di schiava. Un posto banale come il retro di un'auto si è caricato si significati erotici e di piacere mentale.
Mi ricordo ancora la prima volta in cui lo hai aperto e, senza parlare ma solo col gesto del mento, mi hai invitato ad entrarci. Ricordo il disagio, ricordo la tensione per l'incognita. Ricordo anche il modo goffo in cui ne sono entrata a contatto per la prima volta.
Eravamo nel garage dello studio di architettura, il nostro studio. Avevi cominciato da poco a farmi spogliare nell'ascensore e farmi fare il garage nuda, i piedi che si insozzavano all'istante di polvere nera e fuligginosa, ma anche il sottile piacere di essere beccata, di urlare al mondo la mia sottomissione.
Dopo il tuo gesto del mento, sei rimasto fermo e paziente ad attendere che la tua schiavetta elaborasse la cosa e che ti ubbidisse. Non sapevo dove mettere mani e piedi, ho provato a salirci poggiando il piede sul retro, alzando la gamba fino a toccare la spalla col ginocchio, con il sesso e il culo esposti di fianco. Sono arrossita ingenuamente perchè mi sentivo vulnerabile e sgraziata.
Con un piccolo balzo sono entrata in quello spazio ristretto. Tu, sadicamente, non ha nemmeno atteso che io mi abituassi, ma mi hai chiuso il portellone sulla testa, relegandomi nel buio delle mie paure.
Dovevamo andare poco distanti, il viaggio è stato breve, ma disastroso.
Scossoni e frenate, io che sbattevo in spigoli che nemmeno pensavo esistessero. Senza la possibilità di allungarmi del tutto, senza la possibilità di trovare una posizione sicura.
Una volta arrivati, mi hai aperto gentilmente e mi hai aiutata a scendere. Un gesto cavalleresco se non fosse stato per il tono sprezzante in cui mi chiedevi le mie impressioni, in cui ti godevi il mio viso arrossito e in cui mi dichiaravi che, da quel momento in poi, quello sarebbe stato il mio modo di viaggiare.
Nei giorni successivi, i continui tentativi sgraziati di entrare mi avevano demoralizzata. Ho provato a entrare di ginocchio, sedermi e infilarmi di schiena, ma niente sembrava all'altezza di quello che mi prefiggevo.
Poi un giorno, riprovando col piede, ginocchio alla spalla, sempre esposta di lato, hai cominciato a palparmi il culo. Erano palpate libidinose e molto lusinghiere, avevi completo accesso ai miei intimi buchini e non ti curavi di perdere tempo per lasciarmi in quella posizione a goderti il mio corpo. Io continuavo a arrossire e pregavo che nessuno dei colleghi arrivasse per prendere l'auto. Ma tu non te ne curavi, eri concentrato sul mio culo. Esploravi con 2 dita insolenti la mia fighetta, ti divertivi a palpare le natiche esposte. Non hai cambiato espressone nemmeno quando te lo sei tirato fuori, dopo avermi fatta bagnare a dovere (perché si devo ammetterlo, nonostante il pericolo era eccitante farsi palpare da te cosi) e mi hai dato 6 colpi in figa, sborrandomi dentro e invitandomi a salire con una pacca sul culo, mentre ti riallacciavi i pantaloni e ti godevi la mia figa colante.
E' stato um modo gentile per farmi sentire apprezzata.
Lo spazio buio durante il viaggio è un non luogo, è una prova è un modo per dimostrare la mia totale inutilità. Nemmeno i cani vengono lasciati nel bagagliaio buio. Non c'è tempo per riflettere o assaporare il lato perverso della cosa, anche una volta trovata la posizione ottimale. Bisogna stare attente ai movimenti della macchina. Bisogna puntellarsi, bisogna ammortizzare i colpi. I viaggi lunghi sono faticosi, manca l'aria e ne esco sempre sudata e provata. E' un luogo che annulla la mente e che ti tiene in un mood costante di umiltà.
L'apertura del bagagliaio, dopo un tempo non determinato, è come una piccola rinascita. Mi permette di assaporare la mia fisicità nuovamente e mi rende ricettiva agli stimoli che mi dai. Anche quella volta che, all'apertura del bagagliaio, mi hai fatto trovare una fila di cazzi, duri e tesi nelle mani dei loro proprietari, camionisti che si stavano già masturbando e alla sorpresa nel vedermi hanno aumentato il ritmo e cominciato con le offese + indicibili.
Tu che mi ordini di toccarmi e di fare la porno star sensuale per i tuoi ospiti. Loro che vengono, spruzzando nel bagagliaio e su di me, alcuni prima, alcuni dopo. Poi rimangono li a godersi il pezzo di carne bianca che si dimena in uno spazio angusto, masturbandosi per loro e gemendo falsa come un'attrice.
Ma posso dire di aver conquistato la dimestichezza con un oggetto che mai avrei pensato.
Ora il mio modo di salire è veloce e sensuale. Un gesto fluido ed esperto. Sapere di farti eccitare mi ha aiutata a trovare il modo per scivolare nel bagagliaio a colpo sicuro lasciandomi concentrare sulla sensualità dei gesti.
Devo ammettere che provo una certa soddisfazione quando mi fai salire in presenza di tuoi amici, e sento le espressioni di stupore compiaciuto sulla flessuosità con cui entro.
Comincio a riconoscere i tragitti + comuni dalle buche e dalle curve. Sorrido tra me e me maliziosa quando acceleri brusco, per farmi sapere che pensi a me (e facendomi sbattere sul fondo).
Quindi, grazie.
Grazie Padrone per avermi fatto assaporare un dettaglio della vita di tutti i giorni che poche donne al mondo possono dire di conoscere.
Umilmente la tua cagna.
v
Uno spazio, un luogo, che viene solitamente snobbato dalla gente comune è per me fonte di interesse:
Il Bagagliaio della macchina.
Ignorato dai più, è uno dei miei rifugi segreti.
Grazie alla tua pazienza e alla tua costanza è diventato uno dei luoghi in cui posso esprimere la mia essenza di schiava. Un posto banale come il retro di un'auto si è caricato si significati erotici e di piacere mentale.
Mi ricordo ancora la prima volta in cui lo hai aperto e, senza parlare ma solo col gesto del mento, mi hai invitato ad entrarci. Ricordo il disagio, ricordo la tensione per l'incognita. Ricordo anche il modo goffo in cui ne sono entrata a contatto per la prima volta.
Eravamo nel garage dello studio di architettura, il nostro studio. Avevi cominciato da poco a farmi spogliare nell'ascensore e farmi fare il garage nuda, i piedi che si insozzavano all'istante di polvere nera e fuligginosa, ma anche il sottile piacere di essere beccata, di urlare al mondo la mia sottomissione.
Dopo il tuo gesto del mento, sei rimasto fermo e paziente ad attendere che la tua schiavetta elaborasse la cosa e che ti ubbidisse. Non sapevo dove mettere mani e piedi, ho provato a salirci poggiando il piede sul retro, alzando la gamba fino a toccare la spalla col ginocchio, con il sesso e il culo esposti di fianco. Sono arrossita ingenuamente perchè mi sentivo vulnerabile e sgraziata.
Con un piccolo balzo sono entrata in quello spazio ristretto. Tu, sadicamente, non ha nemmeno atteso che io mi abituassi, ma mi hai chiuso il portellone sulla testa, relegandomi nel buio delle mie paure.
Dovevamo andare poco distanti, il viaggio è stato breve, ma disastroso.
Scossoni e frenate, io che sbattevo in spigoli che nemmeno pensavo esistessero. Senza la possibilità di allungarmi del tutto, senza la possibilità di trovare una posizione sicura.
Una volta arrivati, mi hai aperto gentilmente e mi hai aiutata a scendere. Un gesto cavalleresco se non fosse stato per il tono sprezzante in cui mi chiedevi le mie impressioni, in cui ti godevi il mio viso arrossito e in cui mi dichiaravi che, da quel momento in poi, quello sarebbe stato il mio modo di viaggiare.
Nei giorni successivi, i continui tentativi sgraziati di entrare mi avevano demoralizzata. Ho provato a entrare di ginocchio, sedermi e infilarmi di schiena, ma niente sembrava all'altezza di quello che mi prefiggevo.
Poi un giorno, riprovando col piede, ginocchio alla spalla, sempre esposta di lato, hai cominciato a palparmi il culo. Erano palpate libidinose e molto lusinghiere, avevi completo accesso ai miei intimi buchini e non ti curavi di perdere tempo per lasciarmi in quella posizione a goderti il mio corpo. Io continuavo a arrossire e pregavo che nessuno dei colleghi arrivasse per prendere l'auto. Ma tu non te ne curavi, eri concentrato sul mio culo. Esploravi con 2 dita insolenti la mia fighetta, ti divertivi a palpare le natiche esposte. Non hai cambiato espressone nemmeno quando te lo sei tirato fuori, dopo avermi fatta bagnare a dovere (perché si devo ammetterlo, nonostante il pericolo era eccitante farsi palpare da te cosi) e mi hai dato 6 colpi in figa, sborrandomi dentro e invitandomi a salire con una pacca sul culo, mentre ti riallacciavi i pantaloni e ti godevi la mia figa colante.
E' stato um modo gentile per farmi sentire apprezzata.
Lo spazio buio durante il viaggio è un non luogo, è una prova è un modo per dimostrare la mia totale inutilità. Nemmeno i cani vengono lasciati nel bagagliaio buio. Non c'è tempo per riflettere o assaporare il lato perverso della cosa, anche una volta trovata la posizione ottimale. Bisogna stare attente ai movimenti della macchina. Bisogna puntellarsi, bisogna ammortizzare i colpi. I viaggi lunghi sono faticosi, manca l'aria e ne esco sempre sudata e provata. E' un luogo che annulla la mente e che ti tiene in un mood costante di umiltà.
L'apertura del bagagliaio, dopo un tempo non determinato, è come una piccola rinascita. Mi permette di assaporare la mia fisicità nuovamente e mi rende ricettiva agli stimoli che mi dai. Anche quella volta che, all'apertura del bagagliaio, mi hai fatto trovare una fila di cazzi, duri e tesi nelle mani dei loro proprietari, camionisti che si stavano già masturbando e alla sorpresa nel vedermi hanno aumentato il ritmo e cominciato con le offese + indicibili.
Tu che mi ordini di toccarmi e di fare la porno star sensuale per i tuoi ospiti. Loro che vengono, spruzzando nel bagagliaio e su di me, alcuni prima, alcuni dopo. Poi rimangono li a godersi il pezzo di carne bianca che si dimena in uno spazio angusto, masturbandosi per loro e gemendo falsa come un'attrice.
Ma posso dire di aver conquistato la dimestichezza con un oggetto che mai avrei pensato.
Ora il mio modo di salire è veloce e sensuale. Un gesto fluido ed esperto. Sapere di farti eccitare mi ha aiutata a trovare il modo per scivolare nel bagagliaio a colpo sicuro lasciandomi concentrare sulla sensualità dei gesti.
Devo ammettere che provo una certa soddisfazione quando mi fai salire in presenza di tuoi amici, e sento le espressioni di stupore compiaciuto sulla flessuosità con cui entro.
Comincio a riconoscere i tragitti + comuni dalle buche e dalle curve. Sorrido tra me e me maliziosa quando acceleri brusco, per farmi sapere che pensi a me (e facendomi sbattere sul fondo).
Quindi, grazie.
Grazie Padrone per avermi fatto assaporare un dettaglio della vita di tutti i giorni che poche donne al mondo possono dire di conoscere.
Umilmente la tua cagna.
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