Alessandra, la prima volta. Parte 1
di
Eliseo91
genere
etero
Alessandra si stava preparando per uscire. Era nuda nella sua stanzetta, un filo di musica latinoamericana gironzolava nella cameretta.
Giusto un po' di volume, i genitori detestavano la musica mondana che Alessandra ascoltava, avrebbero preferito ascoltasse solo i cantici che erano santi e puri ed invogliavano ad una vita casta e spirituale nel nome e nella paura di dio.
La musica mondana era invece, dicevano loro ovvio, “l'arma tentatrice che il diavolo utilizzava per corrompere le anime giovani e deboli dei ragazzi e delle ragazze della congregazione”.
Tutte queste canzoni parlavano di sesso, droga, omosessualità. Tutti argomenti tabù per un bravo Tdg.
Alessandra non si riconosceva più nell'espressione "brava Tdg". Quel pompino in sala del regno le aveva cambiato la vita e aperto gli occhi definitivamente. Non era quella la vita che voleva fare, si sentiva destinata a qualcosa di estremamente diverso.
Era attratta dal mondo malizioso del sesso, dallo scoprire nuove sensazioni, dallo scoprirle direttamente sopra e dentro al suo corpo.
Dopo aver parlato con Michela poi non sentiva nemmeno più la sporcizia per quel che aveva fatto, anzi si rendeva conto di voler osare ancora di più nel mondo del sesso. Voleva provare tutto. Tutto subito. Doveva recuperare gli anni perduti a suonare i citofoni e a passeggiare per strada come una vecchia zitella, doveva recuperare quelle serate che anziché andare al cinema stava li come una “megera” per due ore ad ascoltare le cazzate bibliche che qualcuno un giorno si era inventato per sottomettere altri uomini e altre donne, i più deboli e inetti della popolazione.
Profumava ancora di bagnoschiuma, si era lavata i capelli con un avvolgente shampoo alla camomilla e di era messa davanti allo specchio per ammirarsi.
Era davvero bella. Era davvero bella e da nuda si sentiva ancora più attraente.
Prese tra le dita una ciocca di capelli e se la portò alla bocca, assaggiandone il sapore di buono, di pulito.
Aveva veramente un bel corpicino, snello, suadente, con le curve al posto giusto. Faceva proprio eccitare, lo sapeva, si rendeva conto della propria sensualità e le piaceva l'idea di poter essere guardata dai maschi.
Si toccava le punte del seno, osservava nello specchio quelle belle tettine giovani.
Avrebbe voluto farsi un bel tatuaggio ma era assolutamente vietato dalla religione. Dicevano fosse un marchio del diavolo.
Ora le sue idee stavano cambiando radicalmente.
Non le interessava più quella vita monacale e in cuor suo si sentiva molto meno sporca in coscienza rispetto a prima.
Era stato eccitante succhiare quel bellissimo uccello di Marco. Era così duro, così potente. Lo sentiva ancora nella sua bocca.
Sentiva ancora quel forte profumo di cazzo, ricordava il momento in cui inginocchiandosi aveva tirato fuori il pisello di Marco per portarselo alla bocca. E quel sapore forte di sperma le era piaciuto.
Pensava le avrebbe fatto schifo ingoiare quel liquido appiccicoso e invece si era accorta che ne aveva ancora bisogno.
C'era una cosa che voleva fare. Andare oltre. Voleva farsi penetrare pure la figa da quel cazzone. Non le era bastato infilarselo fino in gola. Voleva godere molto di più. Voleva quel gigantesco arnese umido e potente dentro la sua tenera fighetta.
Voleva che Marco la penetrasse, voleva sentire tutta quella enorme potenza crearle il primo orgasmo della vita.
Era Marco l'uomo con cui perdere la verginità, in cuor suo sentiva di amare Marco. O almeno sentiva di amare il pisello di Marco. Sentiva il bisogno del suo uccello. Sentiva il bisogno di vederlo subito.
Dopo averne parlato con Michela si sentiva pronta a questa nuova doppia vita. I suoi non dovevano venire a sapere delle sue trasgressioni.
Che peccato, settimana prima quando si erano incontrati che lui era in servizio con Gianni non avevano potuto far nulla se non un breve saluto.
Sapeva che Marco era uscito con Marianna ma in cuor suo non le dava fastidio che uscisse con altre ragazze.
Non stavano insieme.
Un pompino per quanto intimo non era un contratto vincolante.
Prese il telefonino e si fece una foto.
Non la mise su Instagram, non poteva mettere foto di nudo. Fece un paio di foto veramente eccitanti. Si toccava la passerina immaginando che quel dito fosse un cazzo.
Stava per cancellarle quando le arrivò un messaggio.
Era Gianni.
Le chiedeva se fosse pronta.
“Cazzo”, - pensò Alessandra.
"mi son dimenticata dell'appuntamento".
Scrisse “ok” al whatsapp di Gianni, “mi vesto e arrivo”.
Si era dimenticata dell'appuntamento di servizio che aveva preso per quel pomeriggio. I suoi erano fuori in predicazione già da un'ora e pensava avrebbe preso l'auto per andare a fare shopping.
Gianni le mandò un altro messaggio.
MANDAMI LE FOTO DELLE NOTE CHE HAI PRESO DEL TERRITORIO DI VIA MARCO POLO. NON RICORDO GLI ASSENTI.
Alessandra si stava vestendo in fretta e furia, prese la prima gonna trovata nell'armadio e una leggera camicetta bianca. Si era dimenticata il reggiseno ma non aveva tempo di metterlo, era già in enorme ritardo, doveva preparare pure la borsa del servizio e lavarsi i denti.
Prese il telefonino e rispose a Gianni, cercò nel cellulare le foto del territorio di Via Polo per spedirle come allegato.
Aveva appena fatto in tempo a mettersi le scarpe che suonarono alla porta. Probabilmente era Gianni che la invitava a scendere.
Andò ad aprire ed effettivamente c'era Gianni che la stava aspettando.
- Ciao Gianni, scusa mi stavo vestendo, sono in ritardo.
- tranquilla Alessandra. Ti aspetto.
- hai letto il messaggio? T ho mandato le foto del territorio.
- ah no, ero sceso dall'auto per venire qui e non ho sentito la vibrazione.
In un'altra situazione sarebbe stato sconveniente farlo entrare in casa, era un uomo e lei era in casa da sola. Ma era in palese ritardo e le spiace a farlo aspettare fuori come un coglione. Tanto non c'erano grossi problemi, due minuti e sarebbero usciti in servizio senza creare imbarazzo o “situazioni sconvenienti”, come si usava dire in quei casi in congregazione.
- Entra Gianni, che devo ancora lavarmi i denti e prepararmi la borsa del servizio. Aspettami in soggiorno che arrivo.
Gianni era sorpreso della richiesta ma in fondo era la figlia di un amico e poi non c'era nulla di male, doveva solo aspettarla sul divano 5 minuti prima di uscire in servizio.
Si accomodò sul divano e ne approfittò per guardare il cellulare. Avrebbe esaminato gli appunti che Alessandra le aveva mandato via chat.
Aprì whatsapp e andò sulla chat con Alessandra.
Richiuse subito la schermata.
Non poteva essere vero quel che aveva visto. Si sentiva leggermente teso e una vampata di calore lo scosse nel profondo.
Guardò in direzione del corridoio, poco più avanti c'era il bagno, sentiva il rumore dell'acqua che scendeva dal rubinetto.
Aveva riaperto la chat e aperto le foto.
C'era Alessandra nuda in quelle foto. Completamente nuda. In una delle due foto si stava toccando la figa con il ditino. Da una parte gli occhi di Gianni brillavano di eccitazione, dall'altra un mix di sentimenti che oscillavano tra imbarazzo e paura avevano pervaso il fratello.
Non riusciva a capire.
Perché le aveva mandato quelle foto?
Si era sbagliata? Era una provocazione?
Ma soprattutto si chiedeva perché una ragazza così brava e casta si faceva delle foto del genere. Gianni non pensava che le “giovani sorelle” potessero avere “pensieri impuri” o immorali. Da quando era un testimone di geova aveva sempre creduto nella vita integerrima, soprattutto per la sfera sessuale che si richiedeva a chi apparteneva a questa organizzazione.
Non era uno sprovveduto Gianni. Era sposato, aveva dei figli grandicelli, sapeva com'erano fatte le donne. E indiscutibilmente in quelle foto Alessandra era completamente nuda, con le tette al vento e un dito infilato nella figa.
D'un tratto gli balenò un'ipotesi.
Aveva visto come lei e Michela se lo mangiavano con gli occhi quando si erano incontrati in servizio qualche giorno prima. E sapeva che queste ragazzine per quanto mostrassero una maschera di santità erano comunque immerse nel mondo delle tentazioni del mondo. Lui era ancora un bell'uomo, qualche capello ingrigito per l'età ma il fisico era ancora asciutto ed atletico.
L'aveva sicuramente fatto apposta per provocare una reazione.
- Diabolica. Pensò.
Tutto quadrava. Aveva finto il ritardo in modo che lui entrasse in casa, i genitori non c'erano. Voleva che lui la vedesse nuda in quelle foto.
Aveva mandato quelle foto per dargli uno stimolo.
Alessandra probabilmente era a conoscenza dei rapporti un po' tesi con sua moglie.
Non scopavano da mesi anche se fingevano con gli altri andasse tutto bene. Riguardò un paio di volte la foto, era eccitante. Alessandra era una ragazza molto provocante, quel viso angelico, acqua e sapone faceva sognare grosse perversioni. Gianni sentiva l'uccello che cominciava a giganteggiare dentro le mutande. Poteva sentirne il calore e la potenza uscire dai pantaloni. Pensava ad Alessandra nuda in bagno che lo aspettava per qualche bella porcata. Aveva una gran voglia di poter stare in intimità con una bella ventenne in calore. Queste ragazze che fan tanto le santarelline e poi scopri molto più porcelle del previsto mettono particolarmente di buonumore gli uomini. E riescono a far rizzare il cazzo in un secondo.
Gianni lasciò la borsa sul divano e andò verso il bagno.
Si era deciso. Avrebbe accettato la proposta. Aveva troppa voglia di scoparsi quella ragazzina. Già qualche giorno prima gli stava diventando duro quando aveva incontrato Michela ed Alessandra. Vedere il culetto di entrambe li a portata di mano e quelle belle tettine di Michela senza reggiseno gli avevano risvegliato istinti mai del tutto sopiti. Se non fossero scappati nuovamente a suonare citofoni con Marco, con la voglia che aveva quel giorno avrebbe sodomizzato entrambe le ragazze.
Bussò alla porta del bagno. Era sicuro che lei stesse aspettando il suo arrivo.
- Arrivo Gianni, son pronta. - sentì dire il fratello da dietro la porta del bagno.
Alessandra aprì la porta e si trovò Gianni con il cazzo fuori dai pantaloni.
Se lo stava tenendo in mano e lo stava masturbando. Voleva proprio che Alessandra vedesse il suo enorme pisello.
- Ti stavo aspettando. Ho visto le foto che mi hai mandato. Son tutto per te piccola - disse con tranquillità Gianni.
Alessandra non riusciva a capire. Era rimasta senza parole. Voleva gridare, aveva paura, aveva fatto entrare in casa una persona di fiducia e ora quella persona era lì davanti a lei con il cazzo in mano. E che enorme cazzo in mano aveva Gianni. Pur allibita e imbarazzata Alessandra non riusciva a distogliere lo sguardo dall'enorme membro dell'amico del padre. Nell'aria poi c'era già quel vago odore di “pesce” che emana un cazzo non pulitissimo quando viene tirato fuori dalle mutande per qualche motivo.
Prese il cellulare in mano, aprì la chat con Gianni.
Si morse le labbra. Per sbaglio aveva spedito le foto di lei nuda e non quelle del territorio. Ormai la frittata era fatta, come tornare indietro? Come gli avrebbe spiegato che si era sbagliata?
Gianni aspettava in silenzio, strofinandosi il cazzo. Continuava a segarsi l'uccello, lo voleva far diventare sempre più duro e potente, voleva veramente soddisfare la giovane figa pelosa di Alessandra. Ci sputò sopra per inumidirlo, in modo da non avere attrito con la figa di Alessandra. Non voleva farle male, voleva scivolarle ben bene dentro la figa.
Alessandra guardò il cazzo di Gianni. Era veramente enorme. Molto più grande di quello di Marco. Il destino, il karma, chiamiamolo in centomila modi, le aveva messo davanti un'altra occasione sessualmente esplicita da sfruttare.
E questo “misunderstanding” stava per dare il via a qualcosa di molto piacevole.
Decise di seguire l'istinto e non la ragione, ormai le toccava stare al gioco. Aveva creato lei l'occasione ambigua, non poteva tirarsi indietro. Marco era giovane e insesperto, aveva si un bel cazzo ma non lo si poteva paragonare con quello di Gianni. In più Gianni aveva sulle spalle il doppio dell'età di Marco e sapeva sicuramente usare quel bellissimo arnese con molta più dimestichezza. Ne era sicura, Gianni l'avrebbe fatta godere.
Dopo il pompino fatto a Marco in sala non c'era nulla che avrebbe superato quella cosa in gravità, quindi doveva assolutamente avere tra le mani quel bel cazzone che le si presentava innanzi.
- Voglio scopare... - Disse a bassa voce Alessandra, toccandosi le punte dei capelli con le dita. Era visibilmente eccitata, già sentiva la figa bagnarsi. Si mordeva le labbra e se le toccava con le dita, mimando il gesto della fellatio se ne portò uno dentro la bocca, succhiandolo. Poi prese una mano di Gianni e cominciò una ad una a succhiargli le dita.
Come una donna esperta prese tutta la mano di Gianni e lo portò nella sua cameretta.
- Tranquillo Gianni, oltre alle dita mi piacerebbe avere anche qualcos'altro di te nella mia bocca...
Il cazzo era veramente enorme. I suoi non sarebbero rientrati a casa prima di sera e lei aveva voglia di far l'amore. Sarebbe stata la sua prima volta, ma stavolta non si sarebbe limitata a succhiarlo. Stavolta avrebbero fatto tutto, tutto il pacchetto c'era da provare, non più solo un bel pompino, ma anche una benedetta penetrazione. La sua figa era li bella pronta per lasciarsi andare.
Gianni lasciava fare, Alessandra sembrava sapesse cosa fare.
Alessandra accese nuovamente lo stereo, nella stanza c'erano note sensuali di musica spagnola. La musica aiutava a distendere ulteriormente la situazione. I due si guardavano negli occhi, erano sempre più complici in quella che stava diventando una “danza verso il peccato”, verso il più grande dei peccati.
Si allontanò di qualche passo e iniziò a slacciarsi i bottoni della camicetta. Era veramente bella, continuava a ripetersi Gianni. Che corpicino perfetto, che pelle liscia, che buon profumo emanava Alessandra.
Uno ad uno i bottoni scivolarono via dalle sue agili dita. Lui faceva lo stesso con la sua camicia e la cravatta.
Buttarono le camicie per terra. Erano a petto nudo uno di fronte all'altra. Lui allungò le mani e iniziò a carezzarle i seni. Erano così duri e morbidi allo stesso tempo. Non c'era nulla di più eccitante delle tette di una ventenne.
Alessandra si abbassò, così come aveva fatto con Marco in sala del regno e iniziò a infilarsi il cazzo di Gianni in bocca. Era enorme, sembrava un bicipite. Lo sentiva indurirsi dentro la bocca. Con estrema delicatezza se lo passava avanti e indietro nella bocca, inumidendolo con la saliva. Ogni tanto doveva respingere l'istinto naturale dei conati di vomito. Puzzava un poco come cazzo, ma da un po' di tempo a questa parte non era più schizzinosa come a diciott'anni.
Forse tempo addietro avrebbe avuto qualche remora a infilarsi in bocca un pene, sapendo che un “pene” viene usato principalmente per pisciare dai maschi e che spesso non hanno nemmeno così tanta cura di lavarselo per bene.
Come aveva fatto con Marco se lo era messo tutto in gola ma questo uccello era più lungo e più grosso, quasi non ci stava tutto dentro le sue fauci.
Sopportava abbastanza l'odore del cazzo di Gianni, non era un problema tenerselo tra le labbra e infilarselo sempre più giù nella gola. Aveva un sapore diverso dall'uccello di Marco.
Lui le teneva dolcemente la testa e con le mani sulla nuca della ragazza istintivamente scandiva quel sensuale movimento del “pompino”.
Era in estasi. La moglie erano vent'anni che non lo prendeva in bocca. Agilmente Alessandra andava su e giù, aiutandosi con la mano destra, segando il cazzo di Gianni, contemporaneamente continuava a succhiare, sputando sulla cappella rosa del pene dell'amico di suo padre. Più sputava e più succhiava e più Gianni sentiva la gioventù della ragazza prender possesso della sua vita. Le stringeva forte i capelli, quasi volesse spezzarli. Dall'eccitazione continuava a sbattere sempre più forte la testa di Alessandra contro il suo cazzo, le aveva fatto finire la punta del cazzo nel punto più basso della gola. Sentiva le palle arrivare fin dentro la bocca della ragazza, che ansimava, cercava di divincolarsi. La saliva usciva dai lati della bocca. Era bellissima in quel momento, col suo pene in bocca. Era proprio una porca come non si sarebbe mai immaginato.
Alessandra si alzò, non voleva terminare con lo sperma subito in bocca. Voleva sentire la potenza del cazzo nella sua patatina ancora vergine.
Si sfilò la gonnellina e le mutande e si mise sul letto, nuda a gambe aperte. Lei lo invitò a possederla, li , sul suo lettino, su quelle belle e pulite lenzuola rosate.
Gianni si levò del tutto i calzoni e le mutande e si mise sopra la giovane.
Con le dita andò a cercare la figa, già bella inumidita.
Infilò il pisello nella passera di Alessandra. Entrambi sentirono un piacevole brivido caldo... del sangue uscì dalla figa di Alessandra, la verginità era finalmente perduta.
Con delicatezza iniziò a far su e giù per farle prendere il ritmo. Lei gemeva, dal piacere si mordeva le labbra. Gianni sorrideva compiaciuto, le mordicchiava i lobi delle orecchie e con sempre più insistenza spingeva il cazzo nella piccola figa pelosa della ragazza, come un martello pneumatico. Il ritmo aumentava, il cazzo le arrivava dritto nelle viscere, aveva voglia di gridare, allargò le gambe completamente e poi le strinse forte attorno al culo di Gianni che non accennava a fermarsi. Erano quasi al punto di raggiungere l'orgasmo quando la porta della stanza si aprì...
Giusto un po' di volume, i genitori detestavano la musica mondana che Alessandra ascoltava, avrebbero preferito ascoltasse solo i cantici che erano santi e puri ed invogliavano ad una vita casta e spirituale nel nome e nella paura di dio.
La musica mondana era invece, dicevano loro ovvio, “l'arma tentatrice che il diavolo utilizzava per corrompere le anime giovani e deboli dei ragazzi e delle ragazze della congregazione”.
Tutte queste canzoni parlavano di sesso, droga, omosessualità. Tutti argomenti tabù per un bravo Tdg.
Alessandra non si riconosceva più nell'espressione "brava Tdg". Quel pompino in sala del regno le aveva cambiato la vita e aperto gli occhi definitivamente. Non era quella la vita che voleva fare, si sentiva destinata a qualcosa di estremamente diverso.
Era attratta dal mondo malizioso del sesso, dallo scoprire nuove sensazioni, dallo scoprirle direttamente sopra e dentro al suo corpo.
Dopo aver parlato con Michela poi non sentiva nemmeno più la sporcizia per quel che aveva fatto, anzi si rendeva conto di voler osare ancora di più nel mondo del sesso. Voleva provare tutto. Tutto subito. Doveva recuperare gli anni perduti a suonare i citofoni e a passeggiare per strada come una vecchia zitella, doveva recuperare quelle serate che anziché andare al cinema stava li come una “megera” per due ore ad ascoltare le cazzate bibliche che qualcuno un giorno si era inventato per sottomettere altri uomini e altre donne, i più deboli e inetti della popolazione.
Profumava ancora di bagnoschiuma, si era lavata i capelli con un avvolgente shampoo alla camomilla e di era messa davanti allo specchio per ammirarsi.
Era davvero bella. Era davvero bella e da nuda si sentiva ancora più attraente.
Prese tra le dita una ciocca di capelli e se la portò alla bocca, assaggiandone il sapore di buono, di pulito.
Aveva veramente un bel corpicino, snello, suadente, con le curve al posto giusto. Faceva proprio eccitare, lo sapeva, si rendeva conto della propria sensualità e le piaceva l'idea di poter essere guardata dai maschi.
Si toccava le punte del seno, osservava nello specchio quelle belle tettine giovani.
Avrebbe voluto farsi un bel tatuaggio ma era assolutamente vietato dalla religione. Dicevano fosse un marchio del diavolo.
Ora le sue idee stavano cambiando radicalmente.
Non le interessava più quella vita monacale e in cuor suo si sentiva molto meno sporca in coscienza rispetto a prima.
Era stato eccitante succhiare quel bellissimo uccello di Marco. Era così duro, così potente. Lo sentiva ancora nella sua bocca.
Sentiva ancora quel forte profumo di cazzo, ricordava il momento in cui inginocchiandosi aveva tirato fuori il pisello di Marco per portarselo alla bocca. E quel sapore forte di sperma le era piaciuto.
Pensava le avrebbe fatto schifo ingoiare quel liquido appiccicoso e invece si era accorta che ne aveva ancora bisogno.
C'era una cosa che voleva fare. Andare oltre. Voleva farsi penetrare pure la figa da quel cazzone. Non le era bastato infilarselo fino in gola. Voleva godere molto di più. Voleva quel gigantesco arnese umido e potente dentro la sua tenera fighetta.
Voleva che Marco la penetrasse, voleva sentire tutta quella enorme potenza crearle il primo orgasmo della vita.
Era Marco l'uomo con cui perdere la verginità, in cuor suo sentiva di amare Marco. O almeno sentiva di amare il pisello di Marco. Sentiva il bisogno del suo uccello. Sentiva il bisogno di vederlo subito.
Dopo averne parlato con Michela si sentiva pronta a questa nuova doppia vita. I suoi non dovevano venire a sapere delle sue trasgressioni.
Che peccato, settimana prima quando si erano incontrati che lui era in servizio con Gianni non avevano potuto far nulla se non un breve saluto.
Sapeva che Marco era uscito con Marianna ma in cuor suo non le dava fastidio che uscisse con altre ragazze.
Non stavano insieme.
Un pompino per quanto intimo non era un contratto vincolante.
Prese il telefonino e si fece una foto.
Non la mise su Instagram, non poteva mettere foto di nudo. Fece un paio di foto veramente eccitanti. Si toccava la passerina immaginando che quel dito fosse un cazzo.
Stava per cancellarle quando le arrivò un messaggio.
Era Gianni.
Le chiedeva se fosse pronta.
“Cazzo”, - pensò Alessandra.
"mi son dimenticata dell'appuntamento".
Scrisse “ok” al whatsapp di Gianni, “mi vesto e arrivo”.
Si era dimenticata dell'appuntamento di servizio che aveva preso per quel pomeriggio. I suoi erano fuori in predicazione già da un'ora e pensava avrebbe preso l'auto per andare a fare shopping.
Gianni le mandò un altro messaggio.
MANDAMI LE FOTO DELLE NOTE CHE HAI PRESO DEL TERRITORIO DI VIA MARCO POLO. NON RICORDO GLI ASSENTI.
Alessandra si stava vestendo in fretta e furia, prese la prima gonna trovata nell'armadio e una leggera camicetta bianca. Si era dimenticata il reggiseno ma non aveva tempo di metterlo, era già in enorme ritardo, doveva preparare pure la borsa del servizio e lavarsi i denti.
Prese il telefonino e rispose a Gianni, cercò nel cellulare le foto del territorio di Via Polo per spedirle come allegato.
Aveva appena fatto in tempo a mettersi le scarpe che suonarono alla porta. Probabilmente era Gianni che la invitava a scendere.
Andò ad aprire ed effettivamente c'era Gianni che la stava aspettando.
- Ciao Gianni, scusa mi stavo vestendo, sono in ritardo.
- tranquilla Alessandra. Ti aspetto.
- hai letto il messaggio? T ho mandato le foto del territorio.
- ah no, ero sceso dall'auto per venire qui e non ho sentito la vibrazione.
In un'altra situazione sarebbe stato sconveniente farlo entrare in casa, era un uomo e lei era in casa da sola. Ma era in palese ritardo e le spiace a farlo aspettare fuori come un coglione. Tanto non c'erano grossi problemi, due minuti e sarebbero usciti in servizio senza creare imbarazzo o “situazioni sconvenienti”, come si usava dire in quei casi in congregazione.
- Entra Gianni, che devo ancora lavarmi i denti e prepararmi la borsa del servizio. Aspettami in soggiorno che arrivo.
Gianni era sorpreso della richiesta ma in fondo era la figlia di un amico e poi non c'era nulla di male, doveva solo aspettarla sul divano 5 minuti prima di uscire in servizio.
Si accomodò sul divano e ne approfittò per guardare il cellulare. Avrebbe esaminato gli appunti che Alessandra le aveva mandato via chat.
Aprì whatsapp e andò sulla chat con Alessandra.
Richiuse subito la schermata.
Non poteva essere vero quel che aveva visto. Si sentiva leggermente teso e una vampata di calore lo scosse nel profondo.
Guardò in direzione del corridoio, poco più avanti c'era il bagno, sentiva il rumore dell'acqua che scendeva dal rubinetto.
Aveva riaperto la chat e aperto le foto.
C'era Alessandra nuda in quelle foto. Completamente nuda. In una delle due foto si stava toccando la figa con il ditino. Da una parte gli occhi di Gianni brillavano di eccitazione, dall'altra un mix di sentimenti che oscillavano tra imbarazzo e paura avevano pervaso il fratello.
Non riusciva a capire.
Perché le aveva mandato quelle foto?
Si era sbagliata? Era una provocazione?
Ma soprattutto si chiedeva perché una ragazza così brava e casta si faceva delle foto del genere. Gianni non pensava che le “giovani sorelle” potessero avere “pensieri impuri” o immorali. Da quando era un testimone di geova aveva sempre creduto nella vita integerrima, soprattutto per la sfera sessuale che si richiedeva a chi apparteneva a questa organizzazione.
Non era uno sprovveduto Gianni. Era sposato, aveva dei figli grandicelli, sapeva com'erano fatte le donne. E indiscutibilmente in quelle foto Alessandra era completamente nuda, con le tette al vento e un dito infilato nella figa.
D'un tratto gli balenò un'ipotesi.
Aveva visto come lei e Michela se lo mangiavano con gli occhi quando si erano incontrati in servizio qualche giorno prima. E sapeva che queste ragazzine per quanto mostrassero una maschera di santità erano comunque immerse nel mondo delle tentazioni del mondo. Lui era ancora un bell'uomo, qualche capello ingrigito per l'età ma il fisico era ancora asciutto ed atletico.
L'aveva sicuramente fatto apposta per provocare una reazione.
- Diabolica. Pensò.
Tutto quadrava. Aveva finto il ritardo in modo che lui entrasse in casa, i genitori non c'erano. Voleva che lui la vedesse nuda in quelle foto.
Aveva mandato quelle foto per dargli uno stimolo.
Alessandra probabilmente era a conoscenza dei rapporti un po' tesi con sua moglie.
Non scopavano da mesi anche se fingevano con gli altri andasse tutto bene. Riguardò un paio di volte la foto, era eccitante. Alessandra era una ragazza molto provocante, quel viso angelico, acqua e sapone faceva sognare grosse perversioni. Gianni sentiva l'uccello che cominciava a giganteggiare dentro le mutande. Poteva sentirne il calore e la potenza uscire dai pantaloni. Pensava ad Alessandra nuda in bagno che lo aspettava per qualche bella porcata. Aveva una gran voglia di poter stare in intimità con una bella ventenne in calore. Queste ragazze che fan tanto le santarelline e poi scopri molto più porcelle del previsto mettono particolarmente di buonumore gli uomini. E riescono a far rizzare il cazzo in un secondo.
Gianni lasciò la borsa sul divano e andò verso il bagno.
Si era deciso. Avrebbe accettato la proposta. Aveva troppa voglia di scoparsi quella ragazzina. Già qualche giorno prima gli stava diventando duro quando aveva incontrato Michela ed Alessandra. Vedere il culetto di entrambe li a portata di mano e quelle belle tettine di Michela senza reggiseno gli avevano risvegliato istinti mai del tutto sopiti. Se non fossero scappati nuovamente a suonare citofoni con Marco, con la voglia che aveva quel giorno avrebbe sodomizzato entrambe le ragazze.
Bussò alla porta del bagno. Era sicuro che lei stesse aspettando il suo arrivo.
- Arrivo Gianni, son pronta. - sentì dire il fratello da dietro la porta del bagno.
Alessandra aprì la porta e si trovò Gianni con il cazzo fuori dai pantaloni.
Se lo stava tenendo in mano e lo stava masturbando. Voleva proprio che Alessandra vedesse il suo enorme pisello.
- Ti stavo aspettando. Ho visto le foto che mi hai mandato. Son tutto per te piccola - disse con tranquillità Gianni.
Alessandra non riusciva a capire. Era rimasta senza parole. Voleva gridare, aveva paura, aveva fatto entrare in casa una persona di fiducia e ora quella persona era lì davanti a lei con il cazzo in mano. E che enorme cazzo in mano aveva Gianni. Pur allibita e imbarazzata Alessandra non riusciva a distogliere lo sguardo dall'enorme membro dell'amico del padre. Nell'aria poi c'era già quel vago odore di “pesce” che emana un cazzo non pulitissimo quando viene tirato fuori dalle mutande per qualche motivo.
Prese il cellulare in mano, aprì la chat con Gianni.
Si morse le labbra. Per sbaglio aveva spedito le foto di lei nuda e non quelle del territorio. Ormai la frittata era fatta, come tornare indietro? Come gli avrebbe spiegato che si era sbagliata?
Gianni aspettava in silenzio, strofinandosi il cazzo. Continuava a segarsi l'uccello, lo voleva far diventare sempre più duro e potente, voleva veramente soddisfare la giovane figa pelosa di Alessandra. Ci sputò sopra per inumidirlo, in modo da non avere attrito con la figa di Alessandra. Non voleva farle male, voleva scivolarle ben bene dentro la figa.
Alessandra guardò il cazzo di Gianni. Era veramente enorme. Molto più grande di quello di Marco. Il destino, il karma, chiamiamolo in centomila modi, le aveva messo davanti un'altra occasione sessualmente esplicita da sfruttare.
E questo “misunderstanding” stava per dare il via a qualcosa di molto piacevole.
Decise di seguire l'istinto e non la ragione, ormai le toccava stare al gioco. Aveva creato lei l'occasione ambigua, non poteva tirarsi indietro. Marco era giovane e insesperto, aveva si un bel cazzo ma non lo si poteva paragonare con quello di Gianni. In più Gianni aveva sulle spalle il doppio dell'età di Marco e sapeva sicuramente usare quel bellissimo arnese con molta più dimestichezza. Ne era sicura, Gianni l'avrebbe fatta godere.
Dopo il pompino fatto a Marco in sala non c'era nulla che avrebbe superato quella cosa in gravità, quindi doveva assolutamente avere tra le mani quel bel cazzone che le si presentava innanzi.
- Voglio scopare... - Disse a bassa voce Alessandra, toccandosi le punte dei capelli con le dita. Era visibilmente eccitata, già sentiva la figa bagnarsi. Si mordeva le labbra e se le toccava con le dita, mimando il gesto della fellatio se ne portò uno dentro la bocca, succhiandolo. Poi prese una mano di Gianni e cominciò una ad una a succhiargli le dita.
Come una donna esperta prese tutta la mano di Gianni e lo portò nella sua cameretta.
- Tranquillo Gianni, oltre alle dita mi piacerebbe avere anche qualcos'altro di te nella mia bocca...
Il cazzo era veramente enorme. I suoi non sarebbero rientrati a casa prima di sera e lei aveva voglia di far l'amore. Sarebbe stata la sua prima volta, ma stavolta non si sarebbe limitata a succhiarlo. Stavolta avrebbero fatto tutto, tutto il pacchetto c'era da provare, non più solo un bel pompino, ma anche una benedetta penetrazione. La sua figa era li bella pronta per lasciarsi andare.
Gianni lasciava fare, Alessandra sembrava sapesse cosa fare.
Alessandra accese nuovamente lo stereo, nella stanza c'erano note sensuali di musica spagnola. La musica aiutava a distendere ulteriormente la situazione. I due si guardavano negli occhi, erano sempre più complici in quella che stava diventando una “danza verso il peccato”, verso il più grande dei peccati.
Si allontanò di qualche passo e iniziò a slacciarsi i bottoni della camicetta. Era veramente bella, continuava a ripetersi Gianni. Che corpicino perfetto, che pelle liscia, che buon profumo emanava Alessandra.
Uno ad uno i bottoni scivolarono via dalle sue agili dita. Lui faceva lo stesso con la sua camicia e la cravatta.
Buttarono le camicie per terra. Erano a petto nudo uno di fronte all'altra. Lui allungò le mani e iniziò a carezzarle i seni. Erano così duri e morbidi allo stesso tempo. Non c'era nulla di più eccitante delle tette di una ventenne.
Alessandra si abbassò, così come aveva fatto con Marco in sala del regno e iniziò a infilarsi il cazzo di Gianni in bocca. Era enorme, sembrava un bicipite. Lo sentiva indurirsi dentro la bocca. Con estrema delicatezza se lo passava avanti e indietro nella bocca, inumidendolo con la saliva. Ogni tanto doveva respingere l'istinto naturale dei conati di vomito. Puzzava un poco come cazzo, ma da un po' di tempo a questa parte non era più schizzinosa come a diciott'anni.
Forse tempo addietro avrebbe avuto qualche remora a infilarsi in bocca un pene, sapendo che un “pene” viene usato principalmente per pisciare dai maschi e che spesso non hanno nemmeno così tanta cura di lavarselo per bene.
Come aveva fatto con Marco se lo era messo tutto in gola ma questo uccello era più lungo e più grosso, quasi non ci stava tutto dentro le sue fauci.
Sopportava abbastanza l'odore del cazzo di Gianni, non era un problema tenerselo tra le labbra e infilarselo sempre più giù nella gola. Aveva un sapore diverso dall'uccello di Marco.
Lui le teneva dolcemente la testa e con le mani sulla nuca della ragazza istintivamente scandiva quel sensuale movimento del “pompino”.
Era in estasi. La moglie erano vent'anni che non lo prendeva in bocca. Agilmente Alessandra andava su e giù, aiutandosi con la mano destra, segando il cazzo di Gianni, contemporaneamente continuava a succhiare, sputando sulla cappella rosa del pene dell'amico di suo padre. Più sputava e più succhiava e più Gianni sentiva la gioventù della ragazza prender possesso della sua vita. Le stringeva forte i capelli, quasi volesse spezzarli. Dall'eccitazione continuava a sbattere sempre più forte la testa di Alessandra contro il suo cazzo, le aveva fatto finire la punta del cazzo nel punto più basso della gola. Sentiva le palle arrivare fin dentro la bocca della ragazza, che ansimava, cercava di divincolarsi. La saliva usciva dai lati della bocca. Era bellissima in quel momento, col suo pene in bocca. Era proprio una porca come non si sarebbe mai immaginato.
Alessandra si alzò, non voleva terminare con lo sperma subito in bocca. Voleva sentire la potenza del cazzo nella sua patatina ancora vergine.
Si sfilò la gonnellina e le mutande e si mise sul letto, nuda a gambe aperte. Lei lo invitò a possederla, li , sul suo lettino, su quelle belle e pulite lenzuola rosate.
Gianni si levò del tutto i calzoni e le mutande e si mise sopra la giovane.
Con le dita andò a cercare la figa, già bella inumidita.
Infilò il pisello nella passera di Alessandra. Entrambi sentirono un piacevole brivido caldo... del sangue uscì dalla figa di Alessandra, la verginità era finalmente perduta.
Con delicatezza iniziò a far su e giù per farle prendere il ritmo. Lei gemeva, dal piacere si mordeva le labbra. Gianni sorrideva compiaciuto, le mordicchiava i lobi delle orecchie e con sempre più insistenza spingeva il cazzo nella piccola figa pelosa della ragazza, come un martello pneumatico. Il ritmo aumentava, il cazzo le arrivava dritto nelle viscere, aveva voglia di gridare, allargò le gambe completamente e poi le strinse forte attorno al culo di Gianni che non accennava a fermarsi. Erano quasi al punto di raggiungere l'orgasmo quando la porta della stanza si aprì...
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